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lunedì 14 ottobre 2013

Delfini

Erano quasi le sei di sera, quasi il tramonto. E noi fluttuavamo in canoa su un piccolo affluente del Rio delle Amazzoni, verso la nostra capanna. Avevamo trovato quel posto telefonando ad un tipo scovato sulla nostra adorata Lonely Planet Brasile. 
Era stato un viaggio lungo da Manaus. Avevamo gli occhi pieni di tutto e i cuori un po' spaventati dai piranha e dai caimani, dai racconti sulle anaconde e dai colori di quell'acqua che chissà cos'altro nasconde.

Erano quasi le sei di sera, dicevo, e abbiamo visto dei delfini. Rosa. 
Io per anni l'ho dimenticato. Poi stasera ne ho sentito parlare e, un flash: quel tardo pomeriggio, noi con le guance rosse, le zanzare che riempivano l'aria, la voglia di rimanere lì, in quella cornice di mondo che non era più mondo ma paradiso, i delfini di fiume che accarezzavano l'acqua e sfioravano la canoa.

I delfini hanno segnato un po' la mia vita, la nostra vita. 
E Francesco è un po' un delfino: a volte giocherellone, a volte silenzioso e riservato. A volte maldestro, mai fermo, a volte sinuoso e delicato. E' un delfino perché ha una testolina che lavora sempre e avverte gli stimoli che gli arrivano, li trasforma, li fa suoi e poi ti sorprende.

Io e le cose dimenticate nel tempo. Le persone che sono state di una vita fa e poi ritornano, per caso. Oggi ho parlato con un'amica di quella vita ed è stato bello. E' stato come quella sorpresa che mi ha regalato il fiume, quel quasi tramonto di dieci anni fa.

martedì 6 agosto 2013

D'estate

Finalmente ho finito di mettere a dimora tutte le rose che mi sono arrivate. È stato un lavoro pesante, un po' per il caldo, un po' perché la voglia di vederle tutte al loro posto ha offuscato la mia pazienza, quella famosa dote che ogni giardiniere ha. 


Nei giorni scorsi è finalmente venuta a trovarmi una persona, che penso di poter definire un'amica. Con lei, passeggiando sul mio pick-up sulle colline del Monferrato, abbiamo parlato anche di amicizia e di quello che significa. Sempre che a cose così grandi si possa dare un significato.
A volte è semplice, basta parlare e le cose arrivano facilmente, senza sforzi, come se fossero cascate di un torrente estivo, di montagna.
Poi ci sono i rapporti difficili, quelli che non si capiscono al volo o anche dopo anni e che fanno pensare. Io, però, ho deciso -un'altra volta- che le persone che mi stanno vicino mi piacciono e le voglio conservare con le loro frasi strane o i loro comportamenti che io cerco di leggere come se fossero anche loro dei fiumi.

Francesco mi manca, inutile dirlo. Penso alla festa a cui siamo andati insieme prima che partisse. Quel giorno ci siamo divertiti, tra i campi ormai rasati come se fossero stati di barba e ancora gialli, punzecchiati da grandi balle di fieno che sembrava rotolassero giù per le colline.
Il Moschettiere si è anche "perso" dietro il bancone cercandomi la gazzosa e si è fatto un'altra birra fresca, ridendo con gli amici.

Ho scattato una foto a Francesco, appoggiata al muro della chiesetta. 
Lui, seduto sulla colonnina alla fine della scala di pietra, mi ha ricordato quando io andavo in montagna con mia mamma e ci mettevamo sempre sulle scale di pietra a masticare fili d'erba.
Lui, però, è  biondo e io ero un po' rossiccia. 



giovedì 23 maggio 2013

Nonostante tutta questa premessa

Gli oroscopi non mi piacciono, mi mettono ansia. Se sono in macchina e alla radio ne mandano uno, io cambio frequenza. E i primi giorni dell'anno - uuuh - è uno strazio perché tutti ti vogliono dire cosa farai, come starai.
Ci sono volte, però, che nonostante tutta questa premessa, mi viene voglia di sapere cosa dicono le stelle sul mio futuro (si chiama masochismo). E la scorsa settimana è stata una di quelle volte.
Come tutte le volte precedenti, sono stata ben attenta ad andare a cercare il contesto giusto, quello che l'oroscopo mi diceva chiaramente di lasciar perdere. E sono stata fortunata, ne ho trovato più di uno.
Poi, ecco, come sempre mi sono pentita di aver letto l'oroscopo.
Anche tornando da Torino, domenica, in macchina, mentre piangevo sotto gli occhiali da sole, ho dato a lui la colpa. Come si può dare la colpa ad un oroscopo?
Non lo so, so solo che poi, quando realizzo che mi sono sfogata e magari ho pianto perché, così, ho tenuto tutto dentro e non ho vomitato tutto come serve a me, allora l'oroscopo sparisce.
E ritorno io, piano piano, con gli occhi rossi e le scarpe alte che affondano nella terra. Si chiama resilienza, questa spinta che ti fa rialzare.
C'è una mia amica che, puntuale come un oroscopo, mi aveva nominato questa parola all'inizio dell'anno. Ora credo se la sia dimenticata ma, lo so, presto riuscirà a ripeterla millemila volte davanti allo specchio e poi se la ristamperà sul cuore.

lunedì 27 agosto 2012

Agosto (magia di)

La parola d' ordine di questo agosto è stata "MAGIA".
La magia dei saltimbanchi sulla collina, delle lucine attaccate all' albero dei cachi, dei peperoncini rossissimi - abbinati alle espadrillas a righe di Francesco, della marmellata fatta con le nostre albicocche, della sera - prima del tramonto - davanti alle colline, di come la carta e la colla possano formare delle buste porta-caramelle ma anche di come un insetto possa convivere con una pianta grassa appeso al lampadario della veranda.
Dell' amicizia di tre bambini che hanno condiviso colazioni, pranzi, cene, letti, salti, palloni, corse, letture sui ragni e insetti del mondo, il film di Harry Potter prima di andare a dormire. E non hanno mai litigato.


p.s. quando Francesco è partito per il mare con il suo papà, io e il Moschettiere siamo partiti per un giro delle Alpi - dalla Slovenia alla Francia passando per Austria, Alto Adige, Dolomiti, Svizzera.
Vorrei raccontarvi presto di queste Stylish Alps, alla mia maniera.

lunedì 9 luglio 2012

Abbiamo compiuto sei anni. E abbiamo fatto una grande festa.

Sabato abbiamo compiuto sei anni e abbiamo organizzato una grande festa portando inviti a forma di ghiacciolo. 
Il Moschettiere ha preparato un gelato in quattro gusti che gli è valso l' applauso dei 50 ospiti presenti (tra bambini e adulti), ma anche un tiramisù nel quale abbiamo fatto sprofondare le candeline da soffiare.
Io ho appeso ghiarlande e apparecchiato la tavola con i colori dell' arcobaleno e mazzi di margherite, Achillea millefolium e ortensie Annabelle.
E' sempre così, lui pensa al lato pratico, io a quello estetico.

Beh, c' erano proprio tutti (anche chi abita ancora nella pancia della sua mamma).
E tutti erano felici (e tanto stanchi da piangere accovacciati sul divano in veranda, quando è finita la festa).







lunedì 19 marzo 2012

Le leggi della campagna e della città

Chi mi conosce bene lo sa: sono una campagnola. Anche quando vivevo in città (quindi fino a 4 anni fa), ho sempre desiderato scappare. Mi sentivo stretta, osservata. Sentivo che i miei semi meritavano qualcosa di più di un balcone su cui diventare fiori inquinati.
Il destino mi ha portata in un posto in cui poche persone vivrebbero. Perché un conto è trascorrere un week-end in campagna, staccare dalla frenesia, respirare aria buona. Un conto è vivere tutti i giorni i rumori del bosco, il ritmo della natura, assecondarla e accettare quello che regala. E quello che toglie.
Questa mattina il Moschettiere mi ha detto che una gallina è morta e un' altra sta morendo. Ok, sono galline. Ma per noi, gente di campagna, sono parte della nostra vita. Per noi questo è un problema. Come è un problema quando una pecora viene uccisa o i cinghiali cercano di entrare nel nostro terreno.
Chi mi incontra, spesso mi confessa a distanza di tempo che non avrebbe mai creduto che un tipo come me potesse sentirsi così legata alla terra, così vicina alla campagna.
Credo sia lecito, visto che mi presento con un look decisamente cittadino e lontano da quelle che sono le "regole" del posto, dettate dalla consuetudine. Ma la campagna è dentro di me. Anche quando, come ho fatto ieri, passeggio per Bebek, a Istanbul, e dico che uno dei miei sogni è vivere lì, aprire le finestre al mattino e salutare l' Asia...ecco, anche in quel caso penso che se davvero un domani potessi realizzare questo sogno, forse lo farei in parte. Mi staccherei dalla strada affollata sul Bosforo e cercherei una casetta di legno con un po' di terreno sulle colline che stanno dietro. E coltiverei fiori e dormirei all' ombra di un albero di Giuda.
Andrei a passeggiare per le vie di Beyoglu, ma poi correrei ad innaffiare l' orto.
Lo farei come ho fatto nei giorni scorsi, sentendo mia quella città, in compagnia di due care amiche. Respirerei la sua aria, l' aria di Istanbul, che mi piace (mentre non sopporto gli odori del cibo, ma questo è tutto un altro discorso) e poi, se passassero un po' di giorni, porterei le mie amiche nella foresta che c' è sul Mar di Marmara, andando verso i Dardanelli. Perché ho bisogno di alberi, verde.

Ormai ho imparato quali sono le leggi della campagna. E anche se le osservo - e a volte provo a contestarle - sui miei tacchi, questo non significa che le sottovaluti e che non mi senta pienamente parte di questo mondo.
Curarsi, selezionare una maglia con attenzione e sentire che un colore fa stare bene e un altro no non significa sapersi destreggiare solo all' interno di un negozio di vestiti o in una via trafficata piena di borse loggate. Significa volersi bene. E rispettare gli altri presentandosi con pulizia, ordine e dicendo loro: "questa è la mia personalità".
Ma questo, secondo me, dovrebbe essere parte di una legge, come dire, universale.
Di quello che abbiamo dentro ne parlano altre cose. Ne parlano le nostre parole, le nostre letture, i nostri sogni.
Le leggi della città e della campagna vanno oltre.
Per questo ora mi alzo, giro i miei tacchi alti e vado a vedere come stanno le mie galline (pensando che se avessi un piccolo terreno sulle colline dietro Bebek, nella mia amata Istanbul, sarei felice, forse. Ma forse non lo sarei come lo sono qui,in cucina, mentre guardo le colline e il bosco scrivendo un post).

martedì 29 marzo 2011

Racconti al ritorno da una balconata liberty, da un vicolo con i panni stesi fuori, da una chiesa che sembra una moschea. Storia di un giorno di terapia.

Quando sono davvero incazzata, io lo so, devo andare.
Vengo da una famiglia di vagabondi, come dicevo qui .
Cosi' ieri sono andata verso sud, come piace a me.

Questa e' forse la mia parte piu' egoista, quella che vuole - e si prende - uno spazio suo (grazie anche a delle coincidenze: Francesco era a festeggiare il compleanno di suo papa'), che non va via per pensare.
Anzi, va via per non farlo.
Libera, senza impegni, orari (se non quello del ritorno, ovviamente), ho parlato con tantissime persone (anche il parlare era uno degli obiettivi per questo viaggio). Ragazzi che mi dicevano di non andare in giro con quella borsetta (borsetta? E' praticamente una valigia!), che si vedeva che ero una turista (ma la mia amica mi ha detto di no, perche' i turisti non girano con i tacchi 10), altri che mi chiedevano perche' fotografassi lenzuola e altarini.
La cosa che piu' mi e' piaciuta di Palermo?  Le cupole rotonde, i panni stesi fuori, la salita sul monte pieno di finocchi selvatici e fichi d' India, una balconata liberty in un posto che mai avrei potuto trovare da sola.
E soprattutto lei, che e' cosi' riservata che faceva parlare solo me (a proposito di obiettivi...). Lei a cui vorrei dire che secondo me quel giardino esposto a nord-owest è una tenera prova da parte di qualcuno. Ci ho pensato tanto al ritorno.
Un po' di Palermo vista con i miei occhi:
























p.s. penso che non riusciro' a camminare per giorni. ma non importa, ho il cuore pieno.
p.p.s. propongo al Moschettiere, che mi legge, di inserire nel budget familiare una quota da destinare ai miei viaggi terapeutici. Sono sicura che ne varrebbe la pena, perche' tutta la famiglia ne trarrebbe vantaggio (non e' una battuta).

venerdì 11 marzo 2011

Consigli di savoir-vivre da una donna del secolo scorso

Consiglio di vita:
"Tieni sempre aperta la mente e libero l' intestino. Chiudi la prima e sarai una noia, chiudili entrambi e sarai un noioso cadavere. E nessuno ti ascolterà più. All' intestino servono fibre: mangia fiocchi d' avena alla mattina e patate con la buccia. Anche la mente ha bisogno di fibre: non addolcirla troppo con romanzi d' amore ma riempila di storie dure. Il tuo cervello ne espellerà la gran parte, così come l' intestino farà con avena e patate."

Da "I consigli di Zia Epp alle donne di oggi", di Elspeth Marr.

Ho scoperto questa chicca per caso.
Da un paio di giorni non riesco a fare a meno di aprire, di tanto in tanto, questo "manuale" (e anche il Moschettiere, ieri sera, si è deliziato con questa lettura) per afferrare qualche piccolo consiglio e/o sorridere della semplicità, spontaneità, raffinatezza mista a grossolanità di questa donna del secolo scorso.
Durante la sua vita ha raccolto nel suo diario i pensieri più disparati, dal senso dell' esistenza all' uso delle erbe mediche, dal sesso all' elastico delle mutande (sì!), dall' abbronzatura alla tristezza post-coitum (eh, già).
Quel che è certo è che, come spesso accade, nella primitività di certe frasi e nella saggezza popolare è racchiusa l' essenza della vita o quantomeno la spiegazione plausibile di tanti piccoli "misteri" quotidiani.
Non servono grandi filosofi, a volte. Magari basterebbe avere accanto le nostre nonne tutta la vita, per continuare a vedere la vita come - forse - va vista.

E queste sono per una mia amica:

Sospirare (questa è la mia preferita)
"Si dice che sospirare accorci la vita, così come baciare e avere rapporti sessuali. In tutti questi casi c'è una resa del respiro, dell' anima e della materia della vita. È solo superstizione.
Così come baci e copuli, sospira pure: tutte e tre le cose ti faranno bene."

Vita
"Se ti deprime, ricorda che la vita è causa di depressione per molti. La vita può essere un sogno, una farsa, una febbre spasmodica, un misero spettacolo, un' ombra, una vetrata istoriata, una scacchiera di notti e giorni e molto altro. Tante sono le immagini e le espressioni che i poeti hanno trovato per definirla. Solo una cosa è certa: NON È UNA PROVA. Dopo andrai avanti, ma non nella tua forma attuale, e questa vita che stai conducendo è l' unica che avrai. Non tornerà. Per questo non sprecarla. La miglior vita vissuta è quella che ti permette, alla fine di tutto, di dire con sincerità:" ho scaldato entrambe le mani vicino al fuoco della vita: affonda, e io sono pronto ad andarmene."

Ora vado a godermi la parte sull' insonnia e sul rimedio a base di cipolle.
In casa ne abbiamo cassette intere. Però non ne consumiamo tante e infatti facciamo l' amore (andate a leggere il libro...:D)

lunedì 21 febbraio 2011

Vivere e pensare. Anzi... vivere o pensare?

"Sembra quasi che gli uomini vivano i rapporti, mentre le donne li pensano"
Marcela Serrano

Ultimamente lo sto scrivendo e dicendo a destra e a manca. Ma ci credo fermamente.
Mi sembra che questa frase racchiuda in poche parole quello che in tanti anni ho cercato di capire della vita (che è fatta di rapporti) facendo finta di essere razionale.
Lo so, non è una gran scoperta. Ma son quelle parole, quelle immagini, quei film, quei libri che ti arrivano come mille altre cose non sono arrivate.
E il libro che racchiude questa frase è stato una tranvata sul muso.
Piacevole, però. Dura, ma piacevole. Per quanto possa esserlo una tranvata.

Questo è quello che cercavo di spiegarti, questa mattina. Solo che non trovo mai le parole per spiegare le cose.

A L.
(a tutte le L. che leggendo da una scrivania - o da un nuvola - capiscono che mi sto rivolgendo a loro)

venerdì 10 dicembre 2010

I nostri biscotti non potevano che essere vintage

Poco meno di un anno fa ero appena tornata dall'India ed ero in crisi nera; da grande idealista quale sono, ero fortemente determinata a dedicare gran parte del mio tempo al mio personalissimo "progetto India".
Partii dal mio blog decidendo di regalare in un give-away due libri che avevo acquistato in una delle giornate più importanti della mia vita, tra le polverose e affollatissime strade di Calcutta. Due libri che - uno in maniera più realistica, l'altro parlando con metafore e sogni - rendevano almeno vagamente l'idea di cosa significasse vivere l'India.
Quel give-away fu vinto da una certa Mamma Cattiva, che cominciai a riqualificare come una delle persone più dolci che avessi conosciuto non appena scoprii il suo nome, antico e musicale, e il suo modo di fare (beh, dolce sì, ma anche ben decisa e con un modo di scrivere e di parlare che ti fa capire che hai di fronte una che non scherza mica tanto).
Preparai il pacchetto immaginando che fosse infinito, che potesse includere tutta l'India con i suoi sari, i suoi bracciali, le sue sete, la sua carta sottile chiusa con lo scotch come si faceva una volta anche qui.
Quando ricevette il regalo, Mamma Cattiva mi scrisse un "Namaste, Paola" che mi prese il cuore (ma davvero).
E poi, con il tempo (lungo nelle settimane, nei mesi - corto nei giorni troppo pieni) abbiamo iniziato a scoprirci, ad incontrarci, a capirci e a pensare anche di condividere qualcosa di più. Il nostro passato e, forse, il nostro futuro.
Quello spirito vintage che ci fa sospirare davanti ad un vecchio divano francese (tanto per dirne una).
Vorrei che lei mi insegnasse a guardare solo avanti.
Io, forse, potrei insegnarle ad apprezzare i volants :-)
Per ora, con la scusa di un concorso - di questo concorso - mi ha donato un segreto (e io le ho aperto le porte della mia casa di campagna): la ricetta dei biscotti di sua nonna Anna che qui raccontano una storia di amicizia. E una giornata che è durata troppo poco per sfogliare riviste, aprire armadi di vecchi vestiti, guardare i nostri bambini ridere, stendere tovaglie antiche, sfornare biscotti con i granellini colorati (e accostarli a rose vintage di ceramica):

  

p.s. La ricetta? Chiedetela a Mamma Cattiva ...

domenica 24 ottobre 2010

La' fuori, qua dentro.

Questa sera ho scoperto che un mio amico ha paura del mondo. Ci ho pensato. Anche io ho un po' paura del mondo, anche se poi ci sono cose evidentemente pericolose che io affronto senza problemi. Pero' penso che se avessi incontrato prima certe persone, la strada sarebbe stata meno in salita. Meno solitaria nelle mie idee.

Lo so, le persone girano. Le situazioni cambiano. Gli amori passano. Le mode tornano. Alcune cose restano. Altre partono. Altre ricominciano.

Pero' io sono fatta cosi', ho bisogno di parlare. Di partire. Di ricominciare. Mille volte.

Di ricominciare a conoscere le persone, di sentire ancora il contatto con qualcuno che capisca. E qualcuno c'e'. La' fuori non c'e' solo gente che mi giudica, che sa di farmi male con una lettera, che pensa solo ai soldi, che vive di menzogne.

La' fuori, qua dentro ... c'e' anche qualcuno che mangia umanita' e cerca sentimento, come me.

Mentre penso agli abbinamenti del prossimo colore e sorrido al pensiero di questa piccola, semplice, sciocca avventura, mi accorgo che questa rete non e' un freddo contenitore. E' pelle, sangue. E' un mondo di gente che puo' rendermi felice.

Con una pianta di gerbere ( che da cafona non mi ha spedito il giorno prima :D ), con una giornata davanti alla stufa, con due chiacchiere e un the indiano, con tre bambini, con i pastelli a cera.

Ma anche con due parole scambiate ad un tavolino di Via Dante, con il succo di frutta rovesciato sui pantaloni, con gli abbinamenti del nero, con una persona che avrebbe potuto turbarmi, con altri tre bambini che esplodono dalla voglia di gioco.

Sapete cosa penso del mondo? Che nonostante tutto, nonostante sia ancora un po' in ginocchio, nonostante abbia freddo - ora - io penso che voglio conoscerlo. Voglio mangiarmelo, questo mondo. Non voglio essere divorata. Ma a volte mi sembra di essere un piccolo pesce, di quelli che - porco cane - lo san gia' che entro la fine della giornata verrano mangiati da un pesce gigante - o anche da uno un po' piu' grande di loro.

Pero' la' fuori, qua dentro, son contenta di essere solo un piccolo pesce. Mi mangeranno anche, ma so di essere buona.

Ok, mi sono sfogata. Vado a lavorare sulle stylish classes ( ... manco fosse un lavoro davvero ).

domenica 17 ottobre 2010

vorrei che fosse sempre vintage

La moda non e' solo una rivista, una sfilata.
Dopo un po' - anzi - i vestiti annoiano. No? Forse perche' io con i vestiti ci lavoro.
Questo non per lamentarmi di quel che faccio o per snobbare quello che - diciamocelo - una parte del cervello di ogni donna ha inculcato dentro: scarpe, borse, abiti ( Uomini! Ho detto una parte, eh? ).
E' solo per dire che secondo me la moda e' bella se pensata, immaginata, vissuta come cosa personale, soggettiva. E non di massa.
E' anche per questo che il vintage mi piace: quel paio di orecchini, quelle scarpe, quella borsa sono unici. E quella giacca di Chanel l' ha davvero pensata LEI.
E forse l' ha pensata perche' tre donne ieri potessero gustarsela con gli occhi e divertirsi ad indossarla. Tre donne che son tre mamme e che hanno un blog.
Mamma Cattiva , Polly : e' stato bello, eh? *
.
Vorrei che fosse sempre vintage. Che la moda fosse davvero l' espressione di quello che siamo. Come lo era per lei, Coco Gabrielle Chanel:

p.s. Fino a domani il castello di
Belgioioso ospita una grande esibizione vintage. E' un' occasione per vedere la moda sotto un altro punto di vista, per rifarsi gli occhi con i meravigliosi gioielli esposti, per provare un lungo abito di organza o un paio di scarpe fatte su misura per chissa' quale ricca signora degli anni '60.

* e' stato bello anche perche' non abbiamo solo guardato, provato, comprato. E' stato bello perche' eravamo NOI, non i nostri vestiti.

mercoledì 12 maggio 2010

dedicato a chi ha le competenze, ma ancora non lo sa


Giorni di libri. Un po' perche' Cinzia mi ha tentata e quasi quasi mi viene anche voglia di tornare a leggere nella mia amata madrelingua. E un po' perche', quando il Moschettiere mi ha fatto notare che ogni lunedi' appariva sul suo computer un promemoria per ricordarsi di comprare questo libro e ogni settimana doveva rimandare l' acquisto per la mancanza di tempo, mi ha fatto tenerezza e mi sono fiondata con questa scusa nella mia amata libreria.
Francesco ha scelto tipo 8 libri e io li ho comprati tutti - non posso resistere alla sua voglia di scoperta.
Nonostante abbia opposto resistenza alla sezione libri in inglese ( e solo perche' in aeroporto ho comprato una scorta che dovrebbe durare mesi ), la ragazza alla cassa - che ormai conosce me e le mie passioni - non si e' fatta scrupoli nell' offrirmi su un piatto d' argento l' ennesima tentazione: l' ultimo libro su di lei, Audrey. In particolare, si tratta di una serie di scatti e qualche riga sui dietro le quinte di "Sabrina".
.
A casa, mentre Francesco apriva le finestrelle del suo libro a tema "cantiere", il suo preferito, e il libro per il Moschettiere attendeva di diventare sorpresa, mi sono seduta in veranda e ho cominciato a sfogliare il mio acquisto.
.
Ormai sono troppo vecchia per non credere alle coincidenze della vita. E se mi aveva colpito al volo una frase di Audrey, in cui diceva che in ogni fase della sua carriera sentiva di non avere le competenze necessarie ( ?!? ), oggi, quando un' amica - purtroppo troppo virtuale e lontana fisicamente - mi ha parlato di competenze - competenze miste a sogni - ne ho avuto la conferma.
La conferma che le coincidenze esistono. Che i sogni esistono. E che le competenze forse no.
Forse. Forse esistono solo in determinati contesti. E forse si acquisiscono col tempo o tirando fuori la passione, non solo studiando. Forse dovrebbero insegnarci da piccoli ad essere competenti nel sognare. Che e' un gran bel lavoro. E un gran bel casino. Dovrebbero darci un manuale d' istruzioni. Dove potrebbe essere segnalato : " qui sognare con cautela" e " qui buttati, tranquilla, e' un sogno realizzabile".
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C' e' un film che a me ha cambiato la vita. A me. A me che - porco cane, sono nata Sagittario - ottimista non sono mai stata. Avventurosa si', ma solo nelle foreste, sui fiumi. Nei sentimenti no. A me, che ho sempre pensato fosse impossibile cambiare.
Non che sia diventata ottimista, eh? No, solo piu' sfrontata, sfacciata nei confronti della vita.
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Lo so, sono pensieri sparsi. Non e' facile capirli. Ma ... " Io sono una romantica realista. Non e' impossibile, sapete? " Audrey Hepburn.
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"I believe in pink. I believe laughing is the best calorie burner. I believe in kissing, kissing a lot. I believe in being strong when everything seems to be going wrong. I believe that happy girls are the prettiest girls. I believe that tomorrow is another day, and I believe in miracles."
"Io credo nel "rosa". Credo che ridere sia il modo migliore per bruciare calorie. Credo nei baci, molti baci. Credo nel diventare forte quando tutto sembra andare storto. Credo che le ragazze felici siano le ragazze più belle. Credo che domani sarà un altro giorno, ed io credo nei miracoli."
Audrey Hepburn. Si', ancora.

mercoledì 18 novembre 2009

mi sono rotta


Mi sono rotta. Non le scatole. Sì, cioè, quelle sempre. Ma anche la caviglia. E quello che si vede nella foto mimetizzato di nero è un gesso.
Con questo mio pretenzioso mascheramento, la gente pensa che io sia una che si diverta ad andare a danza con le stampelle, visto che sembra che io indossi uno scaldamuscolo mooolto morbidoso ...
Vabbè, in tutto questo Francesco crede che tutto sia come prima e che io possa fare con lui il puzzle gigante sul tappeto senza dover prima organizzare uno spostamento tipo trasporto speciale in autostrada con macchina della polizia al seguito. E stanotte il suo nasino ha deciso di chiudersi, per cui ho scoperto anche di essere abilissima nel portare "acqua di sirmione", siringa di fiosiologica e aspiratore con una mano mentre la stessa usa anche una stampella. Una soddisfazione che non vi dico.
Nel frattempo trascorro le mie giornate scroccando passaggi a destra e a manca. E, per fortuna, oltre al mitico Moschettiere, ho amiche che si prodigano per tenere Francesco qualche ora o portarlo all' asilo.
Nonostante questo, sono stata costretta a fargli saltare due giorni, perchè proprio nessuno poteva portarlo. Lui, strafelice, mi ha quasi supplicato di continuare a rompermi per poter approfittarne e saltare la sua adoratissima scuola materna ...
Tié. Piuttosto divento buona e gliela faccio saltare lo stesso, ma voglio ritornare ad essere tutta intera. E anche in fretta.

domenica 1 novembre 2009

a proposito di forza


E' strano come io mi veda sempre diversa da come mi vedono gli altri. Ed è strano ricevere un premio e sentirsi dire che sono forte. Proprio in questi giorni di pura impotenza.
Allora grazie a Diletta e Yaya e una precisazione: io non sono forte. Faccio la dura e mi butto nelle cose a 100 all'ora ma la sera stringo il cuscino e piango.
E mentre stringo il cuscino e piango, spero di cambiare e di cominciare ad aver voglia di sedermi sulla riva a guardare il fiume , anziché continuare a voler navigare le sue rapide. Perchè so che soffrirei meno.
( tra parentesi: mi scuso per non aver pubblicato e ringraziato prima ma nei giorni scorsi ho fatto da interprete per una persona che aveva dei fornitori turchi in visita in Italia ... e dovevo "interpretare" dal mattino presto alla cena, in cui questi poverini abituati a mangiare solo carne dura appesa ad uno stecchino, scoprivano le bellezze della cucina italiana )
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Comunque, ci sono vari blog che vorrei segnalare, ma in questo momento ho veramente pochissimo tempo per scrivere. Allora ne segnalo un paio ( Cinzia/Mamma fortunata e Lady/Finché giudice non ci separi ) perchè sono scritti da donne "sole", che poi forse tanto sole non sono. Insomma, come me.
Da donne forti, deboli, dure, fragili, chi lo sa.
E in fondo chi se ne frega. Tanto noi avanti ci andiamo comunque.
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..
p.s. Beba mi ha suggerito di inventare una storia da raccontare a Francesco per fargli capire che non deve picchiare gli altri bambini. Per ora è un piccolo successo, nel senso che è un modo per farlo stare seduto ad ascoltare 5 minuti. Che poi metta in pratica l' insegnamento della storia, beh, per ora la vedo dura.
E a proposito di fiabe, mi è stato chiesto di pubblicare una favola scritta qualche anno fa per un' occasione speciale. Lo farò, Alessandro, Lorena, Bety e Synta. Lo farò perchè per me è stato un momento speciale e perchè è giusto dare testimonianza della forza di questo grande, grandissimo amore.
p.p.s. oggi è un giorno particolare per me. un abbraccio al mio papà che mi guarda dal cielo.

mercoledì 14 ottobre 2009

menta selvatica e uva americana

Sono giornate intense, in cui purtroppo non ho quasi il tempo per aggiornare il mio blog. Ma questo tempo lo voglio, lo devo trovare perche' e' troppo bello appiccicare pensieri su questa superficie cosi' eterea ma cosi' immediata e vera che e' la blogsfera.

Non posso non lasciare un ricordo di un meraviglioso week-end in cui ho avuto il piacere di presentare il mio nuovo mondo a vecchi amici.
Il mio nuovo mondo di campagna, in cui la sera, dopo una pasta e fagioli coi fiocchi, abbiamo raccontato le favole della buona notte e chi non si e' addormentato con i bambini si e' goduto la veranda dai grandi vetri che fan vedere il mondo dal caldo di una coperta di lana.
E poi di giorno, complici il bel tempo e l' ultimo inatteso caldo, ci siamo riuniti intorno a prati di menta selvatica e vasi di oleandri per assaggiare una cucina vegana improvvisata e vedere i nostri bimbi fare la ruota nel prato, dare l' insalata alle galline, assaggiare l' uva americana..

E noi. Eh, noi. Noi ci siamo seduti a guardare la collina di fronte. Alcuni assaporando un sigaro, altri ridendo di vecchi ricordi..

Aspetto le foto, Ste, che sai che io ne faccio sempre poche ( e brutte ). E goditi il sigaro.






Chissa' chi indovina chi e' il moschettiere.

lunedì 13 luglio 2009

semplici immensità

Per festeggiare i 3 anni di Francesco ho scelto la campagna.

In compagnia della splendida Valentina ( è lei la bellezza che vedete in foto ... ) che ogni tanto saluta i grandi laghi del Canada e viene a salutarci, di amici vecchi e nuovi e del loro piccolo cucciolo di uomo che ha appena due mesi.
Racconti di cavalli, neve, amori lontani, fattorie.
E poi una scala per raccogliere le prime prugne tanto dolci ma dalla buccia un po' amara.
E poi ancora ricordi di un bimbo appena nato, del fasciatoio, del momento del cambio, dei rotoli di ciccia sui polsi.
Francesco mi sembrava così grande mentre osservava quel batuffolo di latte e cotone.
.
E i girasoli mi parevano così austeri,



i campi di grano così immensi, il cielo così infinito, gli alberi così alti, la verdura dell' orto così genuina,


i biscotti fatti in casa così puri e ...
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e, sì ... l' amore così semplice, racchiuso, ingenuo. E immenso.

mercoledì 24 giugno 2009

non voglio morire impiccata con le frange del mocio

In questi giorni ho occupato la casa di mia madre, che mi ha sostituita nella vacanza a Iseo.
E ieri sera ho approfittato della vicinanza per andare a bere qualcosa con la Giò, anche lei separata da poco.
Quando ci vediamo non passiamo di certo la serata a deprimerci, anzi. Ma, ovviamente, tra un racconto e l' altro, una birra, una risata condividiamo anche il pensiero di quelle serate in cui tuo figlio è a dormire dal papà mentre tu sei sola a casa e mediti di impiccarti con le frange del mocio.
Ecco, no. Io è la Giò abbiamo deciso che se proprio proprio dovesse essere al massimo lo facciamo con il filo di perle.
Poi io questa notte ci ho pensato ( non ho un caxxo da fare anche io, lo so ). Altro che filo di perle. Io voglio morire da principessa. Quindi mi sa che prenoterò un sicario e mi farò travolgere quando lo deciderò IO dalla sua macchina sotto il tunnel dell' Alma.
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Tanto perchè mi sento così principessa, questa mattina alle 5 ero sveglia con gli occhi a palla e ho pensato bene di farmi una bella stirata. Solo che quando mi sono ustionata il dito mignolo perchè io proprio non sono capace di stirare senza bruciarmi ( per fortuna stiro una volta l' anno, cioè quando mia madre è a Iseo ), ho creduto che il mio destino fosse quello di impiccarmi con il cordone del ferro da stiro.
Mi sono quindi buttata sul giardinaggio, che a casa di mia mamma consiste nel ramazzare con una scopa che penso sia del 1820 le foglie dei gerani della Mariangela ( che credo abbiamo deciso di suicidarsi loro questa notte, vista la strage che c' era sulle beole ).
Dopo 5 minuti - 5, dico - sento l' arrivo della mia allergia. No, non quella ai pollini, come tutti i comuni mortali. Io ho un' allergia da principessa. Eh. L' allergia al freddo. Sì, siore e siori. Io sono allergica al freddo. Mi vengono dei fantastici tonfi sulla pelle, tossisco, a volte starnutisco, a volte non respiro bene. Come qualsiasi altra allergia. Solo che io d' inverno, mentre aspetto il treno al mattino, sembra che abbia la varicella. Menomale che il naso che cola ce l' hanno tutti in quel periodo.
Insomma, stamattina, seduta sui gradini di pietra tossendo piena di tonfi, ho improvvisamente avuto ben delineato davanti a me il mio destino: come mi dice sempre qualcuno, io morirò come l' eroina di un romanzo dell' '800: di tisi, tossendo sangue tra le braccia di un bel principe che ha appena sbaragliato a colpi di moschetto il suo rivale in amore.
Ecco. Altro che tunnel dell' Alma, frange del mocio, cordone del ferro da stiro. Così fa molto più figa, dai.

martedì 2 giugno 2009

due amici, una pancia, tanti fiori


Per scappare dalle grinfie della brutta frustrata della mia nuova vicina ( che, tra l' altro, mi ha quasi supplicata di poter mettere le sue piante sotto la mia finestra - io le ho detto di sì, non tanto per gusto estetico, ma perchè almeno mi copre se ho un affare con qualche cliente ... ), sono scappata al lago. Ma con tappa a metà strada, perchè uno degli ultimi reduci della "compagnia del negroni sbagliato" e la sua dolce compagna aspettano una bambina..
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Ci sono arrivati anche loro. Loro che forse avrebbero dovuto essere i primi, perchè che hanno voglia di costruire una famiglia ce l' hanno scritto in fronte. .
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Mi sono ritrovata persino a "rassicurarti", Michela, sulle sue stranormali paure di quasi mamma, io che di consigli proprio non ne posso dare, visto che sono diventata mamma quasi inconsapevolmente, e che sono arrivata al giorno del parto senza aver partecipato a corsi o aver letto libri, e l' unica mia conoscenza del parto era rappresentata da "Reparto Matenità", in onda su Sky, che mi faceva rinunciare per la preoccupazione anche alle due ore di sonno notturno che l' acidità di stomaco mi concedeva ( a sentire gli altri Francesco sarebbe dovuto nascere con un caschetto tipo "Beatles" ... invece era pelato ... ).

Marta è podalica, e forse le viene voglia di girarsi.
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Ma questo non è importante. Importante è il fatto che stia arrivando, che la sua mamma la porti a passeggiare in un mercato pieno di fiori, piante, lanterne, che il suo papà si prepari al suo arrivo giocando con Saetta telecomandata con mio figlio ( dai, dai, Andre, ti dò un anno di tempo e poi so già che ti stripperai son l' ascensore della casa di Barbie ), che le tante foto sul mobile della sala lascino il posto anche a quelle con la pancia, che dei nipoti meravigliosi abbiano preparato e battuto la strada per la piccola Marta, che la culla di quando Michela era piccola è pronta ai piedi del letto.
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Dai, che tutto è perfetto: il momento, la vostra casa, la pancia, tutto. Come vi ho scritto, l' unico consiglio che mi sento di darvi è di sostenervi a vicenda e pensare che entrambi siete indispensabili per la riuscita di questo progetto. Che è il più importante della vostra vita e la segnerà per SEMPRE.

giovedì 28 maggio 2009

vicini di ieri, vicini di oggi

I vicini di casa sono sempre un' incognita. Ti deve andare di culo, non c' è niente da fare.

Ho già capito che nella nuova casa ho delle vicine rompicoglioni. Cioè, se mi vedi che faccio avanti e indietro 425 volte con 315 sacchetti e me ne cade uno, non puoi fermarmi scocciata e dirmi "Ho sentito un rumore". Mavààààà??? Hai sentito un rumore??? Scusa, eh? Se vuoi domani quando torno dal lavoro anzichè continuare con il trasloco m' impicco direttamente sulla palma che c' è in mezzo al cortile ( è piccola, ma sono piccola anche io quindi sotto ci starei ... ), così sei felice, brutta frustrata.
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Se poi una sera - dico, una - arrivo alle 10 con un amico che tra poco sarà nominato santo ( non prima beato, no, santo subito, come Papa Giovanni Paolo II ) con tanto di letto smontato, mobile del "soggiorno", lavatrice e altro ancora, il tutto legato con le cinghie e caricato su un carrello che normalmente serve a trasportare moto e in 1/2ora riusciamo a scaricare tutto ( ehmmmm, riesce, perchè io nel frattempo ero in casa a fare il letto per mio figlio ) ... se vedi tutto questo, dico, no, non puoi chiamare subito l' amministratore, il proprietario di casa, l' agenzia immobiliare e il sindaco del paese per segnalare che ho fatto rumore.
Forse queste simpaticissime vicine di casa pensano che noi ci siamo divertiti, dopo una giornata di lavoro, con il cassettino della lavatrice che per strada continuava ad aprirsi e io già me lo immaginavo spiaccicato sul parabrezza del tipo che disgraziatamente si trovava dietro di noi.
Insomma, ho il destino segnato. 100 a 1 che ci litigo subito.
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E' anche vero che io ero abituata bene e ieri, ripassando dalla mia vecchia casa, ho trovato tutta la disponibilità che mi aspettavo dalle persone che avevo accanto fino a poco tempo fa. Persone che non si fanno problemi se devono scendere dopo 10 minuti a spostare la macchina perchè il famoso carrello porta moto è piazzato in mezzo al cortile, persone che si affacciano dal balconcino delle scale con le tette al vento solo per dirmi ciao ( ?!? ), persone che mi aiutano a sdrammatizzare quando mi vedono alle 9 di sera ancora sui miei tacchi 12 a fare il trasloco.
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Persone che non vogliono apparire su questo blog, ma io le metto lo stesso, perchè tanto non si vedono nemmeno. Ma una traccia loro qua ci deve essere. Per forza.
Sapete che siete SEMPRE nel mio cuore, vero?