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giovedì 24 gennaio 2013

Cosa succede in questi giorni frenetici

Ho un piccolo attimo di tregua e scrivo.
 
Sono stanca e il mio ginocchio si lamenta ma devo proprio dire che mi aspettavo che reagisse molto peggio al mio su e giù tra campagna e Milano.
Sarà perché ho sofferto davvero tanto ma la sera , nonostante la stanchezza e gli orari impossibili, faccio fisioterapia e per la prima volta nella mia vita mi sto impegnando in questo senso. Ho capito che è importante pensare al mio corpo, non solo abbigliandolo come più mi piace, ma anche curando le sue piccole grandi ammaccature che mi trascino da anni.
Mi sono persino comprata l' abbigliamento giusto per fare ginnastica (giuro, non lo avrei mai detto) e voglio vincere la scommessa con chi sosteneva che non sarei riuscita a fare la stagione a Milano o ad impegnarmi per far crescere questi benedetti muscoli. Per ora vinco io. E sono una che non molla, per cui: preparatevi, cari gufatori!
 
Sul treno, la mattina e la sera, leggo molto, come spesso succede quando lavoro. In quelle due ore di viaggio sono capace di divorarmi capitoli e capitoli che traboccano di fiori e mi immagino, tra poche settimane, alle prese con la realizzazione dei progetti che ho in mente per il mio giardino.
 
Francesco mi sta dando molte soddisfazioni. La scuola gli piace molto. Pochi giorni fa ha imparato la sua prima poesia a memoria e la sera, nel letto, mi ha detto che era contento che una cosa nuova gli fosse entrata nel suo cervellino perché non ne uscirà più.
Non si immagina quante poesie, rime e nozioni entreranno nella sua testa negli anni che verranno per poi uscirne poco dopo e la sua ingenuità, anche solo in queste piccolissime frasi, mi commuove.
 
Con i suoi lunghi capelli biondi conquista molti cuori e, nonostante il suo cuore tenero, credo che in classe faccia il duro.
 
Quando parla di suo fratello traspare tutto il suo amore. Io so che gli sarà vicino per sempre. E spero che suo fratello cresca felice circondato da tutti i messaggi di Francesco, dai suoi disegni per lui, dai suoi pensieri che lo mettono al primo posto.
Mi dispiace per chi non ci crede, ma per me l' amore viene al primo posto su TUTTO, in assoluto.
 
(Oook, mi tolgo gli occhi a cuore e ritorno al servizio fotografico che è in corso in showroom)

martedì 27 novembre 2012

Menta, in inverno. E giubbini gialli. Aspettando Francesco sul divano.

Francesco, in  questo momento, è a scherma. Io, costretta a questa immobilità, lo aspetto qui sul divano un po' studiando, un po' sfogliando cataloghi di piante, un po' lavorando, un po' pensando.
Oggi sono venuti a trovarmi degli amici. E' stato bello mangiare tutti insieme.

Spero che il ginocchio guarisca in tempo per la prossima campagna vendite. Non ho scarpe invernali basse che non siano sportive (e quindi non portabili in showroom) e poi, credo mi sentirei sicura solo con un paio di stivali che mi tengano ben stretta la gamba. Ho la sensazione che mi scappi. Dovrò prenderne un paio basici neri o color cognac, senza tacco, da portare anche con una gonna a tubino sopra al ginocchio. Ma penso che andrò anche alla ricerca di un paio con tacco grosso e alto, in pelle marrone. Prima o poi riuscirò a metterli, no?

Ho rubato un giubbino giallo a mia madre. Voleva usarlo per i lavori di campagna. Pazza, è bellissimo!
L' ho già appeso tra i miei. In cambio le ho promesso qualche maglia grossa perché quest' anno va in montagna a Capodanno e non vuole attrezzarsi con capi che non metterebbe poi.

Se lo trovo con i saldi, compro un montgomery corto di questo colore:







Lo metterei sovrapposto ad altri verdi. O con il blu, l' arancio. Con un vestito marrone e una cintura in vita.

Vabbè, Francesco sta arrivando. Voglio un po' di coccole da lui, stasera ho un po' di pensieri.

mercoledì 1 dicembre 2010

Stylish hospital

Il Moschettiere mi ha presa in giro tutto il tempo perche' diceva che avevo fatto apposta a vestirmi abbinata ai medici: di verde. Invece io mi sono vestita cosi' perche' e' io metto sempre qualcosa di quel colore.
Fatto sta che ero abbinata al mio letto, al bagno della mia camera, al camice che mi hanno dato per salire in sala operatoria (verde trasparente, parliamone), a quello dei medici, degli infermieri, dell' anestesista.
Insomma, ero abbinata, dai.
E alla fine anche in sala operatoria abbiamo parlato di vestiti. Ha cominciato l' anestesista ad esaltarsi chicchierando di giacche mentre mi ficcava nel ginocchio tre aghi e ha continuato il chirurgo mentre giocava allegramente con la mia cartilagine mutilata.
Mi sono anche divertita, se non fosse che praticamente parlavo ad un telo (verde) ed ero un po' infastidita dal fatto che, anziche' parlare ancora di abiti, avrei voluto godermi in pace lo spettacolo dell' interno del mio ginocchio.
Le infermiere, nel frattempo, chiedevano approvazione per gli abbinamenti delle bandane e io, diplomaticamente, ho bocciato tutte quelle con i pupazzetti. Che noiosa che sono.
Quando mi sono alzata dal letto ho notato che anche le mie stampelle sono verdi.
Che chic.

sabato 11 settembre 2010

In tutto questo casino, almeno ho spazio per sognare.

Il venerdi' e' iniziato con mia mamma che alle 7 del mattino mi ha chiesto di comprarle un pigiama nuovo per la sua degenza in ospedale. Ok, una buona scusa per andare a fare shopping dopo il lavoro.

Entro da H&M ( sinceramente ... dove si comprano i pigiami??? Io ho tutto vintage, son fuori dal mondo ) e inizio a raccattare abitini in lame', maglie over-size a righe, shorts verde militare ( che alla fine ci stanno sempre ), t-shirts per Francesco, che sembra aver sviluppato un forte senso stilistico e ora vuole indossare SOLO magliette a maniche lunghe. Mi metto in coda alla cassa. Quando ho solo una persona davanti a me per pagare mi rendo conto di non aver assolto il mio compito. Mmmmh. Il pigiama. E in quel punto vendita H&M non vendono pigiami. Tiro su un paio di pantaloni morbidi in cotone color antracite e una maglia bianca con un sobrio scollo V.

Dopo aver portato Francesco da suo padre, fatto due ore in coda con il Moschettiere che odia il traffico milanese, recuperato la macchina alla stazione, raggiunto l' ospedale ... arrivo da mia mamma. Fiera, le mostro quello che avevo acquistato per lei. Ci e' mancato poco che non mi insultasse.

Ora. Capisco che per lei non esista nulla di meglio delle sue camicine da notte con pizzi, merletti e nastrini, abbinate alla vestaglia dello stesso colore e con gli stessi pizzi, merletti e nastrini.

Ma qualcuno deve capire anche me, visto che la mia giornata tipo e': sveglia ore 6,00 - sveglia bambino - lava bambino - vesti bambino - sfama bambino - prendi macchina - prendi treno - prendi filobus - lavoro - riprendi filobus - riprendi treno - riprendi macchina - risfama il bambino - rilava il bambino - rivesti bambino.

E, come se non bastasse, notte in bianco per il male alla gamba. Nelle tre ore in cui sono rimasta sveglia, e nell' attesa che il maledettissim oantidolorifico facesse effetto, ho creato la mia collezione su Polyvore , includendo tutto cio' che vorrrei indossare questo inverno.

Possiedo solo alcune delle cose che fanno parte della MIA pseudo-collezione. E cosi' e' ancora piu' divertente: altrimenti non avrei spazio nel mio immaginario per sognarle.

giovedì 15 luglio 2010

"Indossa un paio di tacchi alti e verrai operata ad una gamba" ( no, Manolo Blahnik non è impazzito tutto d' un colpo )

Ho difeso i miei tacchi come se fossero stati figli miei mentre l' ortopedico-dalla-battuta-facile scrutava le mie risonanze magnetiche e allungava di tanto in tanto lo sguardo con l' espressione di chi non crede ad una parola di quello che dici e che sa benissimo che ti stai arrampicando sui vetri.

La seconda domanda - subito dopo aver chiesto, come sempre: "com' è successo?" e avermi messo in imbarazzo per l' ennesima volta ( perchè non è possibile rompersi chiudendosi la gamba tra cancello e macchina ) - è stata: "dove lavora?". Da qui è stato praticamente scontato che io usassi i tacchi per stare in showroom.

Questo, nonostante mi fossi presentata alla visita con dei sandali piatti in suède gialli e azzurri - parte di una vecchia divisa Loro Piana e abbandonati nell' armadio delle scarpe da quel dì. Io di fare la fintona proprio non son capace.

Comunque, il simpatico dottore, dopo avermi fatto il disegnino della pedana che dovrei usare un' ora al giorno per la riabilitazione ( ma ha capito o no che parto al mattino alle 6 del mattino e torno alle 8 di sera in questo periodo e che ho un bambino di 4 anni che non appena vedrà la suddetta pedana vorrà usarla come base di lancio per i salti con il monopattino??? ), mi ha informato che la mia caviglia comincerà a migliorare tra un paio di mesi e che guarirà tra sei. Olé.

Sempre tra una battuta e l' altra sui miei tacchi, mi ha anche gentilmente informata che dovrà rompermi un osso, riattaccarmelo nel posto dove dovrebbe essere e inchiodarmelo con una vite ( corredando il tutto con un simpatico disegno a penna sulla gamba ). Ora. Io non ho paura dell' operazione, perchè non sarebbe la prima e perchè ormai mi sono rotta praticamente tutto. Ma caxxo, IO sono sempre stata l' artefice delle mie fratture! Nessun altro mi ha mai rotto niente ( a parte la mia macchina, il cancello di casa, il pavé di Via Turati a Milano, il pavimento di casa, la porta d' entrata della scuola , quella di un college di Londra ).

Alla luce di tutto questo, visto che finché non sarò operata non potrò camminare molto ( dopo, poi ... ), ho deciso di farlo con stile. Pochi passi, ma fatti bene. Per questo, cari miei tacchi, sappiate che non vi abbandonerò ( tranne quando dovrò andare alla visita periodica dal simpatico ortopedico-dalla-battuta-facile, ovviamente ).

frase originale del mitico Manolo, qui .

venerdì 18 giugno 2010

vorrei essere un fottuto millepiedi

vorrei essere un millepiedi. un po' perchè delle mie due gambe, una al momento è ancora un po' messa male. ora s' è scoperto pure che ho la cartilagine del ginocchio consumata. ma non succede agli ottantenni? va bene che a 33 anni bisognerebbe avere anche i riflessi più pronti per evitare di fracassarsi una gamba intera tra macchina e cancello, però ora basta.
ho accennato al volo la cosa al Moschettiere - che ha mollato veterinaria a 9 esami dalla fine e tante cose le azzecca - e lui non si è pronunciato. in fondo alle mucche non si consuma la cartilagine. o sì?
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vorrei essere un millepiedi. per avere una zampetta qua e una al mare, dove andrà Francesco stasera. per essere lunga, lunga, lunga e la sera, dopo essere uscita da questo mondo di merda, arrivare con la testolina fino a quella casa che guarda il mare e metterla accanto alla sua sul cuscino. la prima zampetta giù dal letto. e anche l' ultima giù dal letto, ma a casa, così sarei pronta ad alzarmi la mattina e prendere il treno per venire a vendere vestiti per gente ricca.
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vorrei essere un millepiedi per poter indossare 500 paia di scarpe contemporaneamente. tutte con tacco 10. o 12. wow.
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vorrei essere un millepiedi lento lento, talmente lento che il suo culone e le zampette posteriori rimangono sempre indietro di due giorni. potrebbe essere che, mentre oggi la testolina è in questo bianco showroom patinato, la parte posteriore è ancora nel passato, a due sere fa, a quando Francesco era sul palco a fare il saggio di musica.
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vorrei essere un fottuto millepiedi per infilarmi dove ora non posso. e picchiettare con tutte le mie mini-scarpine tacco 10 - meglio 12 - sulla pelle di chi mi sta sulle palle. di chi non capisce che sono io la mamma di Francesco. e nessun altra.
e stavolta non sono incattivita per il brufen . oggi tutto "nature".
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vorrei essere un millepiedi per mangiare le foglie e i fiori. dormirci sopra. e diventare più bella.
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vorrei essere un cavolo di millepiedi..
e andare in giro a cantare la canzone del millepiedi - appunto -, come ha fatto Francesco sul palco l' altra sera. mentre io piangevo. e mi sono anche detta che anche al mio matrimonio pensavo di piangere e invece me la sono risa tutto il tempo e ho fatto lo spogliarello davanti ai parenti.
ma stavolta no, ho pianto.
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premetto che il video è un insieme di foto scattate mentre singhiozzavo tipo post-parto e che ci ho messo un pomeriggio per tirare insieme un video di sole 4 immagini( il resto è nero, non è il vostro pc che non funziona ) che mi permettesse di pubblicare la canzone del millepiedi. perchè deve rimanere nella storia di questo blog. io la amo.
ed è l' unica cosa che voglio sentire.

lunedì 3 maggio 2010

racconti al ritorno da un caldo, umido, rigoglioso giardino d' inverno.

Ecco che siamo tornati dall' India.
Il fuso orario ha colpito inesorabile anche questa volta.
Ieri sera il papa' di Francesco e' venuto a portarlo a casa ... peccato che io e il Moschettiere eravamo immersi in un profondo sonno - indiano, direi - e non abbiamo sentito le 40 ( si'! ) chiamate.
Poi la sveglia di colpo. A mezzanotte giravo per casa piangendo e dicendomi che sono proprio una madre di merda: come ho potuto farmi trasportare dal fuso orario ???Cosi' ho chiamato il papa' di Francesco e mi sono scusata in hindi, turco, russo e spagnolo. Sembra aver capito. Lui lo sa - mi conosce piu' che bene - che sono fuori. E, soprattutto, che il fuso orario per me e' una bomba che stravolge il mio organismo.
Stamattina mi sono svegliata alle 5,30 e sono andata a prendere Francesco a Milano. A lui non e' sembrato nemmeno cosi strano svegliarsi dal suo papa' un lunedi' mattina e attraversare i caselli dell' autostrada per andare all' asilo. Anzi, si e' divertito guardando i cantieri gia' all opera.

Io sono stravolta. Il Moschettiere se l' e' dormita per tutto il volo mentre io mi sono disgustata davanti a "Avatar" e Twilight" . Ma ... - e con questo so di diventare molto impopolare - solo a me hanno fatto schifo?

Sono stravolta, si', nonostante abbia persino avuto un giorno libero in India ... due giorni li ho passati tra aerei e aeroporti, uno in riunione e uno ... beh, uno me lo sono goduto.

Avendo qualche ora a disposizione, non potevo certo farmi scappare un vivaio indiano, dove le piantine sono costate 10 rupie, circa 17 centesimi di euro. Ho comprato lavanda, delle rose, rampicanti vari, un oleandro. Peccato che non mi sia stato permesso di portarle in aereo, nonostante abbia beccato una poliziotta lesbica che per adescarmi ha perfino detto che assomigliavo ad una donna indiana. Vabbè. Tanto non credo sarebbero resistite al nostro clima, visto che fino ad ora hanno vissuto praticamente dentro una serra ( quando si atterra in India, al sud, la sensazione è proprio quella di entrare dentro un caldo, umido, rigoglioso giardino d' inverno ).

Abbiamo anche tentato di raggiungere un negozio di mobili, sperduto nella zona della marina, ma l' autista ha capito che volevamo acquistare dei libri all' università.

Ci siamo quindi buttati sullo shopping - come al solito - e risentito il profumo del Nally Silk Shop ( Mamma Cattiva, ti ricorda qualcosa? ) e di altre botteghe indiane, in una delle quali ho preso queste:

veramente molto, ma molto kitch ( con l' etichetta del prezzo che non si stacca, poi ... ), ma sdrammatizzandole con dei pantaloni a sigaretta blu e un top in pizzo sangallo fanno un figurone.
Per strada tenevo delle riviste di moda ( e la gente mi guardava sempre peggio: bianca, zoppicante - perche' la mia caviglia non guarisce? - , con Vogue India sottobraccio ), sulle quali ho trovato anche la pubblicità di una crema che promette di schiarire la pelle in sette giorni.
E qualche immagine di moda occidentale, che si sta integrando con quella locale, un po' rinnovandola, un po' intristendola.
Fare shopping qui significa abituare gli occhi alle migliaia di sfumature di colori.
E rassegnarsi ... in questa zona dell' India non esiste il concetto di vintage.
Un difetto dovrà pur averlo questo paese.

sabato 10 aprile 2010

di grandi donne ( e mamme ) e di grandi uomini ( ispirati. si', si'! )

Francesco e' da suo padre per il week-end. Io son qui che scrivo dalla veranda con i ciliegi in fiore davanti. Come al solito ho le mani sporche di terra. Le guance rosse per il sole. La caviglia viola perche' quel cavolo di giorno me la sono rotta.
Il Moschettiere e' andato a portare le camicie in lavanderia. Io gliele avrei anche stirate, eh? ( ?!? ) Ma visto e considerato che ha trascorso la notte sul divano perche' ha capito bene che lo avrei sbattuto fuori dal letto a calci ( ma che iena sono? ), ha anche ritenuto di fare cosa giusta portando le camicie ( 15 ... ) a farsi stirare da un' altra donna. O da un' altra macchina. Poco importa.
Che poi mi viene anche il dubbio ... perche' e' vero che la ragazza che ci aiutava ha preso altre strade e che quindi per il momento siamo sprovvisti di aiuto, ma lui le camicie le portava anche prima in lavanderia. Chissa' se ha una tresca con la lavandaia.
Vabbe'. Almeno mi ha aiutato a mettere i semini di pomodoro nei vasetti in preparazione dell' orto. Mi ha portato a comprare i guanti per il giardinaggio. E il terriccio per le acidofile. E poi mi ha spostato la mia adorata pianta morta di peonia. Che quella porta sfiga della signora del vivaio me l' ha tirata anche stavolta. E per scaramanzia non dico piu' niente, visto che una piccola speranza di risurrezione l' ho intravista.
Vabbe'. E due. Ci sono un po' di novita'.
Saranno stati i commenti di Verdesalvia , sara' stato che mia madre doveva fare la comica nella vita ( inconsapovolmente ) e io ho solo citato alcune delle sue migliori uscite, ma sono diventata partner ufficiale di "Mamma che ridere!". Wow.
E ieri, insieme ad alcune delle 15 mamme blogger partecipanti - e anche un po' vip - ci siamo trovate per farci due risate con l' attrice scelta per lo spettacolo ( una mamma moderna, spigliata e direi tenera nel chiederci consigli su spannolinamento e svezzamento ) e a buttar giu' un testo teatrale che piu' preso dalla realta' di cosi' si muore.
Ieri ho scoperto che mi ha fatto proprio bene quest' uscita. Che me la cavo ancora bene per le strade della mia vecchia citta'. E che le mamme blogger ... beh, alla fine sono delle gran fighe.
E io, si'. Io mi sento onorata di farne parte. Saro' anche senza arte ne' parte - come una volta mi e' stato detto - ma ... se prima avevo solo la parte ( della mamma blogger - forse - ) ora c' ho anche l' arte. E me la metto da parte. Eccome.
Da questo blog nato come automedicazione stanno nascendo tante cose.
Vado ad aggiornare il mio blog-roll, va'. Che poi mi aspettano i carciofi cucinati dal Moschettiere, che e' molto ispirato. Si', si'.

giovedì 25 marzo 2010

"Indossa un paio di tacchi alti e ti sentirai un' altra", Manolo Blahnik


Sguazzo nella moda da quando sono stata sfornata dalle scuole superiori. Ho sempre venduto abiti costosi, lavorato in ambienti ricercati, puliti, raffinati, fatto la pipì in bagni dal design d' autore.
Ma sono una "ragazza" semplice. Quello è il mio lavoro, la mia vita privata è un' altra cosa. Intendiamoci: la mia casa è pulita e decorosa. E' solo un po' più vintage e vissuta di uno showroom patinato.
E i miei vestiti sono altrettanto decorosi. Sono solo molto meno costosi di quelli che vendo.
Mai al mondo tradirei la sacra triade zara - h&m - mercatini vintage ( accessori a parte, ovviamente ).
Si può vestire con gusto spendendo molto poco - l' ho appurato dopo anni e anni di gavetta in questo mondo. Ma ... bisogna avere gusto.
Il gusto non è la stessa cosa dei gusti. E' qualcosa che si ha dentro, che non si può imparare, studiare. I gusti sono discutibili, il gusto no.
Ho visto persone che, appena varcata la soglia dello showroom il primo giorno di lavoro, sono state classificate come "casi disperati" e, in automatico, sono passate sotto le grinfie dei colleghi più esperti. Che hanno poi abbandonato la troppo ardua impresa.
Trovo comunque ingiusto imporre ad una persona di avere gusto. Non è obbligatorio a questo mondo.
Ma è lecito - anzi, è un diritto sacrosanto - stare bene con il proprio corpo e con i propri vestiti, vintage o nuovi, costosi o economici.
Credo si possa tentare di portare una persona su un' altra strada ( giusta o sbagliata che sia ), ma se questa persona non si sente a proprio agio su quel cammino - mi dispiace - sarà sempre fuori posto. Anche se vestita come Christy Turlington su una copertina di Vogue America.
Leggo in questi giorni di post che parlano di strani e sfortunati incontri fatti ai temibili parchetti. Dove pullulano mamme stronze, menose, che arrivano alle giostrine taccate, truccate e leccate.
Beh, anche io vado ai parchetti con i tacchi. E' fuori luogo? Non credo. E' fuori luogo ostentarli. E' fuori luogo ostinarsi ad indossarli se non si sa camminarci sopra. Anche questo significa non avere gusto. Al parchetto come in qualsiasi altro luogo.
Io coi tacchi mi sento benissimo. Potrei fare un passo doppio di Steve Lachance coi tacchi 12. Usavo le stampelle con i tacchi. Figuriamoci se mi spaventa entrare nella buca della sabbia del parco o salire sullo scivolo.
In scarpe da tennis, invece, posso fare un viaggio in macchina fino in Francia, se mi va. D' estate con la minigonna per sentirmi una 16enne.
O con la salopette e la maglia a righe.
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Beh ... tutto questo a difesa delle mie adorate scarpe. Per dire che una che vive sui tacchi 12 non è per forza una menosa. E per dire che sono state loro - le mie scarpe - insieme ai miei fiori e alle parole scritte qui, a conquistare il Moschettiere. Un giorno racconterò questa bella storia d' amore.
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... come dice quel sant' uomo del Manolo : "Indossa un paio di tacchi alti e ti sentirai un' altra" ( Pronta a conquistare tutti. Anche un Moschettiere ... se ci riesci. ) .
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foto: scarpe indossate oggi, Salvatore Ferragamo ( Audrey docet ). Rovinatissime ...

sabato 19 dicembre 2009

neve, ricordi. ti ricordi? oh, si' ...

Per la maggior parte dei milanesi neve significa solo problemi. E anche ora che sono diventata una campagnola, ancora il pensiero di una nevicata mi preoccupa.

Soprattutto perche' la mia caviglia non e' ancora guarita e il dottore, al controllo di giovedi', mi ha sgridato perche' mi sono presentata senza stampelle e mi ha ordinato di continuare ad usarle finche' non comincero' la fisioterapia, cioe' fino a Gennaio, almeno ( e pensare che io credevo di essere stata bravissima andando alla visita con le scarpe da tennis ... ).
Da ieri sera, comunque, la neve non e' piu' solo un pensiero, bensi' realta'.
Quando Francesco mi ha chiamata e mi ha detto: " Mamma, guarda! Un' infugine di neve!!!".
Sorvolando - almeno per il momento - sul significato di infugine di neve, io stessa ho sgranato gli occhi vedendo quello spettacolo e non ho potuto negargli un giretto fuori, da cui e' tornato letteralmente inzuppato.
Si e' comunque fatto perdonare aiutandomi ad appendere guanti, sciarpa e cappello al filo della stufa.
Come cambiano le cose.
In effetti, l' ultimo ricordo della neve e' stato un bianco centro di Milano raggiunto un giorno dello scorso inverno dopo esattamente due ore di macchina e duemila parolacce.
Quindi, quest' anno mi sembra cosi' magico vedere la neve coprire campi e colline e ricevere baci da un Moschettiere che torna a casa tutto infreddolito e prepara il letto caldo.
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Se non fosse che Francesco ha rischiato una congestione perche' ha voluto a tutti i costi ( e a tante lacrime ) uscire a fare un pupazzo di neve subito dopo aver bevuto il suo lattuccio del mattino, che alterna alla pasta in bianco ( io, nel titolo del blog l' ho scritto che siamo una strana famiglia ... ).
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E' rientrato in casa e ha vomitato per un quarto d' ora sul pavimento della sala da pranzo mentre io lo guardavo con una stampella e un pezzo di scottex.

Comunque.
Comunque mi e' venuto in mente che qualche anno fa - esattamente 4 - io aspettavo Francesco e aveva nevicato. Ho le foto in cui davanti alla finestra imbiancata mostravo una pancina che appena si vedeva, ma che per me era enorme.
E Beteleyem e Syntayeu arrivavano da lontano per vedere la neve.
E noi ragazze le aspettavamo guardando una foto e piangendo sedute al tavolo di una trattoria sui navigli..
Questa e' la loro storia. Anzi, e' la storia di una meravigliosa famiglia:
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C’ erano una volta due bimbe con tante treccine sulla testa dai nomi beteleyem e sintayeu.
Vivevano in un posto dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, dove incontravano gente che parlava mille lingue diverse, dove si sentiva profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, dove gli uccelli volavano liberi sugli altipiani, dove le fortezze antiche sorgevano in mezzo al nulla e dove le donne erano di una bellezza esaltante, fatta occhi profondi e neri come voragini, di copricapi rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti.

Un giorno le due bimbe incontrarono un uomo e una donna venuti da tanto lontano e tanto diversi da tutte le persone che conoscevano. Avevano capelli biondi come l’ oro dei loro bracciali e occhi azzurri come la tintura che le anziane usavano per i cesti e i copricapi, parlavano una lingua sconosciuta e indossavano abiti dai colori tenui.

Questi due signori raccontarono alle bimbe che in pochi giorni le avrebbero portate con loro in un posto lontano, viaggiando su un grandissimo uccello grigio che andava veloce veloce.
E infatti così fu.

Il luogo in cui arrivarono non aveva un clima dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, un popolo che parlava molte lingue, il profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, uccelli che volevano liberi sugli altipiani, fortezze antiche che sorgevano in mezzo al nulla o donne di una bellezza esaltante, fatta di occhi neri come voragini, di copricapo rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti… ma sentivano tanto caldo dentro la loro casa e tanto freddo toccando la neve fuori, ascoltavano suoni e sillabe già familiari, odoravano profumo di pane, rosmarino, agrumi e fragole, guardavano le rondini fare il nido sul loro tetto, vedevano castelli lontani sulle colline e tutte le mattine e tutte le sere osservavano affascinate quella donna bionda dagli occhi trasparenti che era la più bella che avessero mai visto e che chiamavano mamma.

Non dimenticarono mai le loro origini, ma vissero per sempre serene e felici, circondate da un affetto incontenibile e crescendo, conoscendo, moltiplicandosi, portarono avanti quella stirpe multietnica che, da quel momento, era ancora più ricca.

A Lorena e Alessandro, che hanno già raggiunto molte cime…… e che in 4 ne raggiungeranno tante altre………
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Stefano mi ha finalmente mandato le foto di questa bella giornata. Anzi, e' da un po' che l' ha fatto. Devo pubblicarle perche' sono dei bei ricordi.
E perche' la Bety e la Synta devono far vedere a tutti quanto sono belle.

domenica 6 dicembre 2009

io e il Moschettiere

Il Moschettiere è un ruvido gentiluomo.
E' un mix di selvaggio e galanteria.
E' uno che propone di andare a bere una bottiglia di champagne seduti sulla collina a guardare le vigne al tramonto - e io già mi sono messa gli stivali di gomma e la camicetta di seta e sono pronta per andare.
E' uno che potrebbe fare l' orto in smoking - e io lo seguo col vestito in chiffon.
E' uno che quando litiga corre fuori a piedi nudi e urla nel prato - e io lo guardo appoggiata allo stipite della porta un po' ridendo un po' piangendo.
E' uno che poi torna dentro e mi ama come nessuno mai.
E' uno che quando arriva a prendermi, si precipita giu' dalla macchina per aprirmi la portiera ma poi non dice cose sdolcinate - e io lo guardo con la coda dell' occhio e comincio a parlare parlare parlare.

E' uno che adora andare all' Ikea a comprare le decorazioni dell' albero di Natale, e stare li' per ore, seriamente interessato ad ogni piccolo oggetto - e io lo guardo perchè sembra un bambino.
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E' uno che per il compleanno mi regala un viaggio a New York ma, se mi rompo la caviglia e non posso partire, allora mi porta in montagna in braccio nella neve. Ed esce presto presto a prendere le brioches - e io fuori guardo l' alba.
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Stasera torna anche Francesco. Gli porto le decorazioni per l' albero. Noi due abbiamo una tradizione da rispettare.
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Nel frattempo il Moschettiere ha fatto una pausa dalla lettura del suo quotidiano e si è preparato una tazza di karkadé. Non capisco se la faccia schifata che ha è per il karkadè o se non ha più voglia di stare in posa perchè io possa creare questo suo ritratto.
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Ok, vado a zampettare nella neve ( come dice il Moschettiere ).

mercoledì 2 dicembre 2009

Quanto 'so PERFETTA con la caviglia rotta

"Prima di giudicare assicurati di essere perfetto e, dopo aver appurato di non esserlo, abbi la capacità di perdonare i giudizi di coloro che credono di esserlo."
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Non so chi ha scritto 'sta cosa, comunque mi piace. O meglio, mi piace solo la prima parte. Perche' dovrei perdonare i giudizi di coloro che si credono perfetti?
Ecco. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Sara' la caviglia rotta, i legamenti andati ... ma mi sono un po' inviperita. Mi sa che devo chiamare la casa farmaceutica che produce il Brufen ... credo che tra gli effetti collaterali, oltre secchezza delle fauci, cagotto, gastrite, ulcera fulminante, morte, devono scriverci anche che fa incazzare di piu' ( ora che ci penso: magari anche a lei e' stata fatta la macumba, si e' rotta una caviglia nel frattempo ed e' costretta a ingurgitare bustine e bustine di Brufen ).
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Sono un po' una iena in questi giorni. Ma sentirmi dare della mantenuta dopo che per mantenere mio figlio mi sono lavata per un inverno con l' acqua fredda perche' non avevo abbastanza soldi mi fa un po' prendere male.
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Vabbe'. Perdonatemi questo sfogo di cui non frega niente - ma niente - a nessuno. Ma ho la caviglia rotta. E trangugio Brufen come se fosse acqua. Che bello, ma che bello usare questa scusa della caviglia per qualsiasi cosa ... non solo farsi portare il the, farsi fare il bucato, farsi stirare le cose ... tutte cose da casalinga frustrata, ovviamente.
No, perche' con questa caxxo di caviglia rotta quel poco di vita sociale che avevo se n'e' andata definitivamente. E badate: per vita sociale intendevo portare Francesco in piscina due pomeriggi a settimana. No, scherzo, dai.
Per un attimo, con questa gamba sifula mi ero dimenticata di essere sempre la Carrie Bradshaw de' noaltri.
Tacchi 12 sto arrivando!!! Beh, li ho su anche adesso, eh? ... in fondo il piede sinistro non si e' fatto niente. E poi il Moschettiere adora i miei tacchi.

lunedì 23 novembre 2009

adesso chiamo il Gabibbo

Quando ho scritto il post sulla mia frattura alla caviglia, erano gia' passati piu' di 1o giorni dall' accaduto ... non sapevo se pubblicare o no questo fatto, non tanto perche' me ne frega di dover passare da sfigata ( anzi, questa e' forse la cosa meno sfigata dei miei ultimi ... boh, 2/3 anni??? ), ma perche' non mi andava di amplificare la cosa, darle importanza ... insomma, volevo un po' esorcizzarla.
L' ho esorcizzata talmente tanto che il giorno seguente, dopo tentativi mantra/yoga/yan & yang, punto croce eccetera, non ce l' ho piu' fatta e sono ritornata in ambulatorio, la mitica "sala gessi".
Che fossero degli incompetenti l' avevo gia' capito quando ero arrivata al pronto soccorso e la gente entrava a uffo, senza un codice di priorita' ... vabbe'.
Alla mitica sala gessi, appunto, riferisco che ho un dolore ATROCE e che DEVONO farmi qualcosa, specificando che IO HO PARTORITO, quindi so BENISSIMO cosa significa il MALE VERO.
A parte che nella fretta mi sono infilata una maglia ( pesante ), ma senza il reggiseno e l' ortopedico probabilmente non ha mai visto un seno nudo, visto che la mia seconda taglia lo rapiva in quel modo.
Mi tolgono il gesso e - sorpresa delle sorprese - scoprono che quest' ultimo era messo male, che mi aveva escoriato la pelle e che avevo una bella infezioncina.
Non solo! Secondo l' arrapato i legamenti sono andati. Vabbe'. E due.
Comunque, essendo passati piu' di 15 giorni dall' accaduto, mi rifiuto categoricamente di rimettere il gesso ( visto come erano andate le cose ) e strappo la grazia di mettere "solo" un tutore per altri 15/20 ( boh, era un terno al lotto per l' ortopedico ), che scopro poi essere uno strumento infernale, che non solo sembra tirarmi i legamenti, ma tenta ( lo so, ne sono sicura!!! ) anche di rompermi le poche cose che non ho rotto in quella caviglia.
Me ne torno a casa e mi imbottisco di antinfiammatori, antidolorifici, immaginette, santini.
Ma dopo due giorni - cioe' ieri - la situazione non migliora.
Spedisco il Moschettiere in farmacia, ma torna a mani vuote. Nessuno da' piu' niente per niente.
Chiamiamo la guardia medica, in modo da poter ottenere una cavolo di ricetta. Niente. Il tenero medico di campagna guarda la mia caviglia come se fosse una protesi inviata sul pianeta Terra da qualche essere malefico e ci dice di andare all' ospedale perche' secondo lui la frattura non e' a posto. Mavaaaaa'??? Sono passati meno di 20 giorni, secondo te e' a posto???
Comunque, non sono riuscita a corromperlo e sono dovuta tornare dagli incompetenti, che questa volta hanno offerto uno spettacolo da record.
Entro e dico che ho un' infezione che non e' passata con gli antinfiammatori e che mi serve la ricetta per un antibiotico, se voglio evitare di operarmi ai legamenti indossando l' attrezzo infernale, alias, il tutore ( ormai siamo amici ... ).
" No, signora, bisogna rifare le lastre, per escludere qualsiasi cosa"
" Ma cosa? Se ho la caviglia rotta e i legamenti andati, cosa cavolo posso avere di piu'? "
Vabbe'. Facciamo 'ste lastre. E tre.
Arrivo dal radiologo e mi dice: " Allora, piede e clavicola"
" Scusi???"
"Ah, no, solo piede. La clavicola no. Si saranno sbagliati"
"Si', ma io non ho rotto il piede, ho rotto la caviglia"
"Ah. Allora mi faccia chiamare"

Torna e spiega che il medico e' stato irremovibile.
Mi fanno la lastra al piede. Raggi X presi a uffo.
Torno dal medico SUPPLICANDO di darmi la ricetta e di mandarmi finalmente a casa. Ma lui mi fa vedere una lastra sul computer del mio meraviglioso piedino "fotografato" dall' alto e ... "MIRACOLO!!! non ha piu' fratture!"
Ho pensato: "Adesso, GIURO, chiamo il Gabibbo. Qui. In diretta. Seduta stante. E' troppo divertente 'sta cosa"
Invece mi limito a dire" "Ok, mi da' la mia ricetta??? Grazie. Comunque io ho rotto la caviglia, non il piede. Grazie lo stesso."
Con l' aria di una che ha il ciclo. Che in effetti era anche cosi'. Tanto lo ha saputo tutto l' ospedale perche' prima di fare le lastre ho dovuto giurare di non essere incinta. E visto che il rincoglionito del radiologo mi guardava come per avere una conferma gli ho detto a voce alta che avevo il ciclo. E non solo. Avevo il ciclo, una caviglia rotta e le scatole girate. Dopo mi hanno fatto firmare il foglio per togliersi da ogni responsabilita'. Si', dopo.
Prima pero' stavo per gambizzarlo. Lui e i suoi amici.
Gabibbooooooooooooooooooooo???
.
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... che poi a me Striscia la Notizia proprio non piace.

mercoledì 18 novembre 2009

mi sono rotta


Mi sono rotta. Non le scatole. Sì, cioè, quelle sempre. Ma anche la caviglia. E quello che si vede nella foto mimetizzato di nero è un gesso.
Con questo mio pretenzioso mascheramento, la gente pensa che io sia una che si diverta ad andare a danza con le stampelle, visto che sembra che io indossi uno scaldamuscolo mooolto morbidoso ...
Vabbè, in tutto questo Francesco crede che tutto sia come prima e che io possa fare con lui il puzzle gigante sul tappeto senza dover prima organizzare uno spostamento tipo trasporto speciale in autostrada con macchina della polizia al seguito. E stanotte il suo nasino ha deciso di chiudersi, per cui ho scoperto anche di essere abilissima nel portare "acqua di sirmione", siringa di fiosiologica e aspiratore con una mano mentre la stessa usa anche una stampella. Una soddisfazione che non vi dico.
Nel frattempo trascorro le mie giornate scroccando passaggi a destra e a manca. E, per fortuna, oltre al mitico Moschettiere, ho amiche che si prodigano per tenere Francesco qualche ora o portarlo all' asilo.
Nonostante questo, sono stata costretta a fargli saltare due giorni, perchè proprio nessuno poteva portarlo. Lui, strafelice, mi ha quasi supplicato di continuare a rompermi per poter approfittarne e saltare la sua adoratissima scuola materna ...
Tié. Piuttosto divento buona e gliela faccio saltare lo stesso, ma voglio ritornare ad essere tutta intera. E anche in fretta.