giovedì 24 gennaio 2013
martedì 27 novembre 2012
Menta, in inverno. E giubbini gialli. Aspettando Francesco sul divano.
Pubblicato da PaolaFrancy h 19:04 Etichette: fratture rotture, giallo/yellow, inverno, io e Francesco, la mia mamma, verde/green
mercoledì 1 dicembre 2010
Stylish hospital
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:16 Etichette: fatti della vita, fratture rotture, questa sono io, something stylish
sabato 11 settembre 2010
In tutto questo casino, almeno ho spazio per sognare.
Il venerdi' e' iniziato con mia mamma che alle 7 del mattino mi ha chiesto di comprarle un pigiama nuovo per la sua degenza in ospedale. Ok, una buona scusa per andare a fare shopping dopo il lavoro.
Entro da H&M ( sinceramente ... dove si comprano i pigiami??? Io ho tutto vintage, son fuori dal mondo ) e inizio a raccattare abitini in lame', maglie over-size a righe, shorts verde militare ( che alla fine ci stanno sempre ), t-shirts per Francesco, che sembra aver sviluppato un forte senso stilistico e ora vuole indossare SOLO magliette a maniche lunghe. Mi metto in coda alla cassa. Quando ho solo una persona davanti a me per pagare mi rendo conto di non aver assolto il mio compito. Mmmmh. Il pigiama. E in quel punto vendita H&M non vendono pigiami. Tiro su un paio di pantaloni morbidi in cotone color antracite e una maglia bianca con un sobrio scollo V.
Dopo aver portato Francesco da suo padre, fatto due ore in coda con il Moschettiere che odia il traffico milanese, recuperato la macchina alla stazione, raggiunto l' ospedale ... arrivo da mia mamma. Fiera, le mostro quello che avevo acquistato per lei. Ci e' mancato poco che non mi insultasse.
Ora. Capisco che per lei non esista nulla di meglio delle sue camicine da notte con pizzi, merletti e nastrini, abbinate alla vestaglia dello stesso colore e con gli stessi pizzi, merletti e nastrini.
Ma qualcuno deve capire anche me, visto che la mia giornata tipo e': sveglia ore 6,00 - sveglia bambino - lava bambino - vesti bambino - sfama bambino - prendi macchina - prendi treno - prendi filobus - lavoro - riprendi filobus - riprendi treno - riprendi macchina - risfama il bambino - rilava il bambino - rivesti bambino.
E, come se non bastasse, notte in bianco per il male alla gamba. Nelle tre ore in cui sono rimasta sveglia, e nell' attesa che il maledettissim oantidolorifico facesse effetto, ho creato la mia collezione su Polyvore , includendo tutto cio' che vorrrei indossare questo inverno.
Possiedo solo alcune delle cose che fanno parte della MIA pseudo-collezione. E cosi' e' ancora piu' divertente: altrimenti non avrei spazio nel mio immaginario per sognarle.
Pubblicato da PaolaFrancy h 13:10 Etichette: dai che ce la fai, dreams, family and friends, fratture rotture, il mio comunismo, la mia mamma, questa sono io, vintage
giovedì 15 luglio 2010
"Indossa un paio di tacchi alti e verrai operata ad una gamba" ( no, Manolo Blahnik non è impazzito tutto d' un colpo )
Ho difeso i miei tacchi come se fossero stati figli miei mentre l' ortopedico-dalla-battuta-facile scrutava le mie risonanze magnetiche e allungava di tanto in tanto lo sguardo con l' espressione di chi non crede ad una parola di quello che dici e che sa benissimo che ti stai arrampicando sui vetri.
La seconda domanda - subito dopo aver chiesto, come sempre: "com' è successo?" e avermi messo in imbarazzo per l' ennesima volta ( perchè non è possibile rompersi chiudendosi la gamba tra cancello e macchina ) - è stata: "dove lavora?". Da qui è stato praticamente scontato che io usassi i tacchi per stare in showroom.
Questo, nonostante mi fossi presentata alla visita con dei sandali piatti in suède gialli e azzurri - parte di una vecchia divisa Loro Piana e abbandonati nell' armadio delle scarpe da quel dì. Io di fare la fintona proprio non son capace.
Comunque, il simpatico dottore, dopo avermi fatto il disegnino della pedana che dovrei usare un' ora al giorno per la riabilitazione ( ma ha capito o no che parto al mattino alle 6 del mattino e torno alle 8 di sera in questo periodo e che ho un bambino di 4 anni che non appena vedrà la suddetta pedana vorrà usarla come base di lancio per i salti con il monopattino??? ), mi ha informato che la mia caviglia comincerà a migliorare tra un paio di mesi e che guarirà tra sei. Olé.
Sempre tra una battuta e l' altra sui miei tacchi, mi ha anche gentilmente informata che dovrà rompermi un osso, riattaccarmelo nel posto dove dovrebbe essere e inchiodarmelo con una vite ( corredando il tutto con un simpatico disegno a penna sulla gamba ). Ora. Io non ho paura dell' operazione, perchè non sarebbe la prima e perchè ormai mi sono rotta praticamente tutto. Ma caxxo, IO sono sempre stata l' artefice delle mie fratture! Nessun altro mi ha mai rotto niente ( a parte la mia macchina, il cancello di casa, il pavé di Via Turati a Milano, il pavimento di casa, la porta d' entrata della scuola , quella di un college di Londra ).
Alla luce di tutto questo, visto che finché non sarò operata non potrò camminare molto ( dopo, poi ... ), ho deciso di farlo con stile. Pochi passi, ma fatti bene. Per questo, cari miei tacchi, sappiate che non vi abbandonerò ( tranne quando dovrò andare alla visita periodica dal simpatico ortopedico-dalla-battuta-facile, ovviamente ).
frase originale del mitico Manolo, qui .
Pubblicato da PaolaFrancy h 08:46 Etichette: fratture rotture, io e Francesco, per ben apparire bisogna soffrire, tacchi 12
venerdì 18 giugno 2010
vorrei essere un fottuto millepiedi
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:52 Etichette: cattiverie, dai che ce la fai, dreams, estate, fratture rotture, i progressi di Francesco, il Moschettiere, io e Francesco, scuola materna, sei buffo...
lunedì 3 maggio 2010
racconti al ritorno da un caldo, umido, rigoglioso giardino d' inverno.
Stamattina mi sono svegliata alle 5,30 e sono andata a prendere Francesco a Milano. A lui non e' sembrato nemmeno cosi strano svegliarsi dal suo papa' un lunedi' mattina e attraversare i caselli dell' autostrada per andare all' asilo. Anzi, si e' divertito guardando i cantieri gia' all opera.
Io sono stravolta. Il Moschettiere se l' e' dormita per tutto il volo mentre io mi sono disgustata davanti a "Avatar" e Twilight" . Ma ... - e con questo so di diventare molto impopolare - solo a me hanno fatto schifo?
Sono stravolta, si', nonostante abbia persino avuto un giorno libero in India ... due giorni li ho passati tra aerei e aeroporti, uno in riunione e uno ... beh, uno me lo sono goduto.
Avendo qualche ora a disposizione, non potevo certo farmi scappare un vivaio indiano, dove le piantine sono costate 10 rupie, circa 17 centesimi di euro. Ho comprato lavanda, delle rose, rampicanti vari, un oleandro. Peccato che non mi sia stato permesso di portarle in aereo, nonostante abbia beccato una poliziotta lesbica che per adescarmi ha perfino detto che assomigliavo ad una donna indiana. Vabbè. Tanto non credo sarebbero resistite al nostro clima, visto che fino ad ora hanno vissuto praticamente dentro una serra ( quando si atterra in India, al sud, la sensazione è proprio quella di entrare dentro un caldo, umido, rigoglioso giardino d' inverno ).
Abbiamo anche tentato di raggiungere un negozio di mobili, sperduto nella zona della marina, ma l' autista ha capito che volevamo acquistare dei libri all' università.
Ci siamo quindi buttati sullo shopping - come al solito - e risentito il profumo del Nally Silk Shop ( Mamma Cattiva, ti ricorda qualcosa? ) e di altre botteghe indiane, in una delle quali ho preso queste:


Pubblicato da PaolaFrancy h 12:00 Etichette: aerei, flower power, fratture rotture, il lavoro, il Moschettiere, il papà di Francesco, India, io e Francesco, questa sono io, racconti al ritorno, travelling, vintage
sabato 10 aprile 2010
di grandi donne ( e mamme ) e di grandi uomini ( ispirati. si', si'! )
Pubblicato da PaolaFrancy h 18:56 Etichette: countrylife, flower power, fratture rotture, il Moschettiere, il Moschettiere e le sue trovate, men's, orto
giovedì 25 marzo 2010
"Indossa un paio di tacchi alti e ti sentirai un' altra", Manolo Blahnik
Ma sono una "ragazza" semplice. Quello è il mio lavoro, la mia vita privata è un' altra cosa. Intendiamoci: la mia casa è pulita e decorosa. E' solo un po' più vintage e vissuta di uno showroom patinato.
E i miei vestiti sono altrettanto decorosi. Sono solo molto meno costosi di quelli che vendo.
Mai al mondo tradirei la sacra triade zara - h&m - mercatini vintage ( accessori a parte, ovviamente ).
Il gusto non è la stessa cosa dei gusti. E' qualcosa che si ha dentro, che non si può imparare, studiare. I gusti sono discutibili, il gusto no.
Ho visto persone che, appena varcata la soglia dello showroom il primo giorno di lavoro, sono state classificate come "casi disperati" e, in automatico, sono passate sotto le grinfie dei colleghi più esperti. Che hanno poi abbandonato la troppo ardua impresa.
Trovo comunque ingiusto imporre ad una persona di avere gusto. Non è obbligatorio a questo mondo.
Ma è lecito - anzi, è un diritto sacrosanto - stare bene con il proprio corpo e con i propri vestiti, vintage o nuovi, costosi o economici.
Credo si possa tentare di portare una persona su un' altra strada ( giusta o sbagliata che sia ), ma se questa persona non si sente a proprio agio su quel cammino - mi dispiace - sarà sempre fuori posto. Anche se vestita come Christy Turlington su una copertina di Vogue America.
Leggo in questi giorni di post che parlano di strani e sfortunati incontri fatti ai temibili parchetti. Dove pullulano mamme stronze, menose, che arrivano alle giostrine taccate, truccate e leccate.
Beh, anche io vado ai parchetti con i tacchi. E' fuori luogo? Non credo. E' fuori luogo ostentarli. E' fuori luogo ostinarsi ad indossarli se non si sa camminarci sopra. Anche questo significa non avere gusto. Al parchetto come in qualsiasi altro luogo.
Io coi tacchi mi sento benissimo. Potrei fare un passo doppio di Steve Lachance coi tacchi 12. Usavo le stampelle con i tacchi. Figuriamoci se mi spaventa entrare nella buca della sabbia del parco o salire sullo scivolo.
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:22 Etichette: audrey, flower power, fratture rotture, il lavoro, il Moschettiere, le vacanze, per ben apparire bisogna soffrire, poca spesa tanta resa, questa sono io, storie di blog, tacchi 12
sabato 19 dicembre 2009
neve, ricordi. ti ricordi? oh, si' ...
Per la maggior parte dei milanesi neve significa solo problemi. E anche ora che sono diventata una campagnola, ancora il pensiero di una nevicata mi preoccupa.
Si e' comunque fatto perdonare aiutandomi ad appendere guanti, sciarpa e cappello al filo della stufa.

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Vivevano in un posto dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, dove incontravano gente che parlava mille lingue diverse, dove si sentiva profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, dove gli uccelli volavano liberi sugli altipiani, dove le fortezze antiche sorgevano in mezzo al nulla e dove le donne erano di una bellezza esaltante, fatta occhi profondi e neri come voragini, di copricapi rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti.
Un giorno le due bimbe incontrarono un uomo e una donna venuti da tanto lontano e tanto diversi da tutte le persone che conoscevano. Avevano capelli biondi come l’ oro dei loro bracciali e occhi azzurri come la tintura che le anziane usavano per i cesti e i copricapi, parlavano una lingua sconosciuta e indossavano abiti dai colori tenui.
Questi due signori raccontarono alle bimbe che in pochi giorni le avrebbero portate con loro in un posto lontano, viaggiando su un grandissimo uccello grigio che andava veloce veloce.
E infatti così fu.
Il luogo in cui arrivarono non aveva un clima dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, un popolo che parlava molte lingue, il profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, uccelli che volevano liberi sugli altipiani, fortezze antiche che sorgevano in mezzo al nulla o donne di una bellezza esaltante, fatta di occhi neri come voragini, di copricapo rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti… ma sentivano tanto caldo dentro la loro casa e tanto freddo toccando la neve fuori, ascoltavano suoni e sillabe già familiari, odoravano profumo di pane, rosmarino, agrumi e fragole, guardavano le rondini fare il nido sul loro tetto, vedevano castelli lontani sulle colline e tutte le mattine e tutte le sere osservavano affascinate quella donna bionda dagli occhi trasparenti che era la più bella che avessero mai visto e che chiamavano mamma.
Non dimenticarono mai le loro origini, ma vissero per sempre serene e felici, circondate da un affetto incontenibile e crescendo, conoscendo, moltiplicandosi, portarono avanti quella stirpe multietnica che, da quel momento, era ancora più ricca.
A Lorena e Alessandro, che hanno già raggiunto molte cime…… e che in 4 ne raggiungeranno tante altre………
Pubblicato da PaolaFrancy h 16:20 Etichette: aerei, bianca neve, countrylife, fratture rotture, gli amici, il Moschettiere, inverno, io e Francesco, mammità
domenica 6 dicembre 2009
io e il Moschettiere
E' un mix di selvaggio e galanteria.
E' uno che propone di andare a bere una bottiglia di champagne seduti sulla collina a guardare le vigne al tramonto - e io già mi sono messa gli stivali di gomma e la camicetta di seta e sono pronta per andare.
E' uno che potrebbe fare l' orto in smoking - e io lo seguo col vestito in chiffon.
E' uno che quando litiga corre fuori a piedi nudi e urla nel prato - e io lo guardo appoggiata allo stipite della porta un po' ridendo un po' piangendo.
E' uno che poi torna dentro e mi ama come nessuno mai.
E' uno che quando arriva a prendermi, si precipita giu' dalla macchina per aprirmi la portiera ma poi non dice cose sdolcinate - e io lo guardo con la coda dell' occhio e comincio a parlare parlare parlare.

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E' uno che per il compleanno mi regala un viaggio a New York ma, se mi rompo la caviglia e non posso partire, allora mi porta in montagna in braccio nella neve. Ed esce presto presto a prendere le brioches - e io fuori guardo l' alba.
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Stasera torna anche Francesco. Gli porto le decorazioni per l' albero. Noi due abbiamo una tradizione da rispettare.
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Nel frattempo il Moschettiere ha fatto una pausa dalla lettura del suo quotidiano e si è preparato una tazza di karkadé. Non capisco se la faccia schifata che ha è per il karkadè o se non ha più voglia di stare in posa perchè io possa creare questo suo ritratto.
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Ok, vado a zampettare nella neve ( come dice il Moschettiere ).
Pubblicato da PaolaFrancy h 08:36 Etichette: countrylife, è arrivato il Natale, fratture rotture, il cuore, il Moschettiere, il Moschettiere e le sue trovate, inverno, le pagine bianche, mountains, New York, questa sono io
mercoledì 2 dicembre 2009
Quanto 'so PERFETTA con la caviglia rotta
Pubblicato da PaolaFrancy h 13:05 Etichette: cattiverie, dai che ce la fai, fratture rotture, il Moschettiere, la gente, per ben apparire bisogna soffrire, questa sono io, tacchi 12
lunedì 23 novembre 2009
adesso chiamo il Gabibbo
L' ho esorcizzata talmente tanto che il giorno seguente, dopo tentativi mantra/yoga/yan & yang, punto croce eccetera, non ce l' ho piu' fatta e sono ritornata in ambulatorio, la mitica "sala gessi".
Che fossero degli incompetenti l' avevo gia' capito quando ero arrivata al pronto soccorso e la gente entrava a uffo, senza un codice di priorita' ... vabbe'.
Alla mitica sala gessi, appunto, riferisco che ho un dolore ATROCE e che DEVONO farmi qualcosa, specificando che IO HO PARTORITO, quindi so BENISSIMO cosa significa il MALE VERO.
A parte che nella fretta mi sono infilata una maglia ( pesante ), ma senza il reggiseno e l' ortopedico probabilmente non ha mai visto un seno nudo, visto che la mia seconda taglia lo rapiva in quel modo.
Non solo! Secondo l' arrapato i legamenti sono andati. Vabbe'. E due.
Comunque, essendo passati piu' di 15 giorni dall' accaduto, mi rifiuto categoricamente di rimettere il gesso ( visto come erano andate le cose ) e strappo la grazia di mettere "solo" un tutore per altri 15/20 ( boh, era un terno al lotto per l' ortopedico ), che scopro poi essere uno strumento infernale, che non solo sembra tirarmi i legamenti, ma tenta ( lo so, ne sono sicura!!! ) anche di rompermi le poche cose che non ho rotto in quella caviglia.
Me ne torno a casa e mi imbottisco di antinfiammatori, antidolorifici, immaginette, santini.
Ma dopo due giorni - cioe' ieri - la situazione non migliora.
Spedisco il Moschettiere in farmacia, ma torna a mani vuote. Nessuno da' piu' niente per niente.
Chiamiamo la guardia medica, in modo da poter ottenere una cavolo di ricetta. Niente. Il tenero medico di campagna guarda la mia caviglia come se fosse una protesi inviata sul pianeta Terra da qualche essere malefico e ci dice di andare all' ospedale perche' secondo lui la frattura non e' a posto. Mavaaaaa'??? Sono passati meno di 20 giorni, secondo te e' a posto???
Comunque, non sono riuscita a corromperlo e sono dovuta tornare dagli incompetenti, che questa volta hanno offerto uno spettacolo da record.
Entro e dico che ho un' infezione che non e' passata con gli antinfiammatori e che mi serve la ricetta per un antibiotico, se voglio evitare di operarmi ai legamenti indossando l' attrezzo infernale, alias, il tutore ( ormai siamo amici ... ).
" No, signora, bisogna rifare le lastre, per escludere qualsiasi cosa"
" Ma cosa? Se ho la caviglia rotta e i legamenti andati, cosa cavolo posso avere di piu'? "
Vabbe'. Facciamo 'ste lastre. E tre.
Arrivo dal radiologo e mi dice: " Allora, piede e clavicola"
" Scusi???"
"Ah, no, solo piede. La clavicola no. Si saranno sbagliati"
"Si', ma io non ho rotto il piede, ho rotto la caviglia"
"Ah. Allora mi faccia chiamare"
Torna e spiega che il medico e' stato irremovibile.
Mi fanno la lastra al piede. Raggi X presi a uffo.
Torno dal medico SUPPLICANDO di darmi la ricetta e di mandarmi finalmente a casa. Ma lui mi fa vedere una lastra sul computer del mio meraviglioso piedino "fotografato" dall' alto e ... "MIRACOLO!!! non ha piu' fratture!"
Ho pensato: "Adesso, GIURO, chiamo il Gabibbo. Qui. In diretta. Seduta stante. E' troppo divertente 'sta cosa"
Invece mi limito a dire" "Ok, mi da' la mia ricetta??? Grazie. Comunque io ho rotto la caviglia, non il piede. Grazie lo stesso."
Con l' aria di una che ha il ciclo. Che in effetti era anche cosi'. Tanto lo ha saputo tutto l' ospedale perche' prima di fare le lastre ho dovuto giurare di non essere incinta. E visto che il rincoglionito del radiologo mi guardava come per avere una conferma gli ho detto a voce alta che avevo il ciclo. E non solo. Avevo il ciclo, una caviglia rotta e le scatole girate. Dopo mi hanno fatto firmare il foglio per togliersi da ogni responsabilita'. Si', dopo.
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:46 Etichette: countrylife, fatti della vita, fratture rotture, il Moschettiere, per ben apparire bisogna soffrire, punto croce, questa sono io, tempi moderni, yoga
mercoledì 18 novembre 2009
mi sono rotta
Pubblicato da PaolaFrancy h 06:20 Etichette: dai che ce la fai, fratture rotture, il Moschettiere, la nanna bella, le amiche, ma come faccio a farcela?, per ben apparire bisogna soffrire, scuola materna