lunedì 14 ottobre 2013

Delfini

Erano quasi le sei di sera, quasi il tramonto. E noi fluttuavamo in canoa su un piccolo affluente del Rio delle Amazzoni, verso la nostra capanna. Avevamo trovato quel posto telefonando ad un tipo scovato sulla nostra adorata Lonely Planet Brasile. 
Era stato un viaggio lungo da Manaus. Avevamo gli occhi pieni di tutto e i cuori un po' spaventati dai piranha e dai caimani, dai racconti sulle anaconde e dai colori di quell'acqua che chissà cos'altro nasconde.

Erano quasi le sei di sera, dicevo, e abbiamo visto dei delfini. Rosa. 
Io per anni l'ho dimenticato. Poi stasera ne ho sentito parlare e, un flash: quel tardo pomeriggio, noi con le guance rosse, le zanzare che riempivano l'aria, la voglia di rimanere lì, in quella cornice di mondo che non era più mondo ma paradiso, i delfini di fiume che accarezzavano l'acqua e sfioravano la canoa.

I delfini hanno segnato un po' la mia vita, la nostra vita. 
E Francesco è un po' un delfino: a volte giocherellone, a volte silenzioso e riservato. A volte maldestro, mai fermo, a volte sinuoso e delicato. E' un delfino perché ha una testolina che lavora sempre e avverte gli stimoli che gli arrivano, li trasforma, li fa suoi e poi ti sorprende.

Io e le cose dimenticate nel tempo. Le persone che sono state di una vita fa e poi ritornano, per caso. Oggi ho parlato con un'amica di quella vita ed è stato bello. E' stato come quella sorpresa che mi ha regalato il fiume, quel quasi tramonto di dieci anni fa.

lunedì 7 ottobre 2013

Pensieri da una veranda con intorno la pioggia

Questa mattina stavo aspettando una persona, in macchina, sotto la pioggia. Guardavo le persone passare: il muratore con il camion, la signora con la borsa della spesa, il tabaccaio che tirava su la serranda del negozio, il tipo in giacca e cravatta che correva a prendere la macchina guardando l'orologio. Mi sembrava di essere in uno di quei libri illustrati da Richard Scarry -avete presente, no? Quello di Sandrino. 
Scene di vita quotidiana. È che questa mattina mi sembrava diverso. 
Mi sono chiesta se fossero felici di fare quello che fanno, di correre o di andare lentamente verso il supermercato con la borsa di paglia. 

Quando sono arrivata a prendere Francesco a scuola, dopo aver fatto qualche commissione, ero un po' giù, dannata pioggia autunnale che ti entra nelle ossa e nella testa. 

Abbiamo acceso la stufa in veranda e in questo momento Francesco, dopo aver fatto un compito in cui gli veniva chiesto di parlare (ancora) di vacanze, sta guardando un cartone animato dove una tipa comunica con gli animali. Esattamente come io faccio con le piante (e anche lui).

C'è anche che poi questa mattina un mio amico mi raccontava che ha incontrato un signore anziano, amico di suo padre, che si ricordava di quando era piccolo e l'ha commosso dicendogli che l'ha visto nascere. E sí, anche questa è una storia semplice, di vita quotidiana, ma poi ci siamo detti che noi due siamo persone sensibili e anche io un po' mi sono commossa.

Vabbè, questo è un post cosí, di pensieri buttati giù in una veranda che ha intorno la pioggia. 
Vado, nel cartone animato qualcuno ha appena sparato un rutto e devo riportare Francesco nella realtá. Spegnendo la tv e aprendo un libro.

(A proposito di autunno, di foglie gialle e rosse -che sono sottointese- e di compiti, ecco qui, qui e qui quello che io e Francesco abbiamo preparato)