lunedì 7 ottobre 2013
martedì 11 settembre 2012
Il sesto senso (delle donne, di certe donne)
"Ma sì, dai, si vede che quella/o è così, così e anche così. Fa così, così e anche così"
"Ma non fa anche così!"
"Oh, beh, quante storie. Avrà l' ascendente in quel tal segno. O sarà successo qualcosa. E' per questo che non ha ancora fatto quello che pensavo che facesse. (E che farà a breve)".
Da un certo punto di vista è una fregatura - è vero - ma la sensibilità regala anche emozioni uniche. A me piace avere sempre la pelle d' oca, anche solo guardando il cielo sopra casa mia, le colline che mi girano intorno, i fiori di campo, i miei uomini che lavorano vicino a me.
Pubblicato da PaolaFrancy h 19:08 Etichette: countrylife, fatti della vita, il Moschettiere, io e Francesco, la gente, questa sono io
lunedì 14 maggio 2012
Sogni di gloria
Pubblicato da PaolaFrancy h 07:55 Etichette: cattiverie, dreams, il Moschettiere, io e Francesco, la gente
venerdì 4 maggio 2012
Francesco e Istanbul, la loro prima volta.
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:39 Etichette: family and friends, i turchi, io e Francesco, Istanbul, la gente, la mia mamma
venerdì 6 maggio 2011
In paese
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:24 Etichette: countrylife, la gente
domenica 24 ottobre 2010
La' fuori, qua dentro.
Questa sera ho scoperto che un mio amico ha paura del mondo. Ci ho pensato. Anche io ho un po' paura del mondo, anche se poi ci sono cose evidentemente pericolose che io affronto senza problemi. Pero' penso che se avessi incontrato prima certe persone, la strada sarebbe stata meno in salita. Meno solitaria nelle mie idee.
Lo so, le persone girano. Le situazioni cambiano. Gli amori passano. Le mode tornano. Alcune cose restano. Altre partono. Altre ricominciano.
Pero' io sono fatta cosi', ho bisogno di parlare. Di partire. Di ricominciare. Mille volte.
Di ricominciare a conoscere le persone, di sentire ancora il contatto con qualcuno che capisca. E qualcuno c'e'. La' fuori non c'e' solo gente che mi giudica, che sa di farmi male con una lettera, che pensa solo ai soldi, che vive di menzogne.
La' fuori, qua dentro ... c'e' anche qualcuno che mangia umanita' e cerca sentimento, come me.
Mentre penso agli abbinamenti del prossimo colore e sorrido al pensiero di questa piccola, semplice, sciocca avventura, mi accorgo che questa rete non e' un freddo contenitore. E' pelle, sangue. E' un mondo di gente che puo' rendermi felice.
Con una pianta di gerbere ( che da cafona non mi ha spedito il giorno prima :D ), con una giornata davanti alla stufa, con due chiacchiere e un the indiano, con tre bambini, con i pastelli a cera.
Ma anche con due parole scambiate ad un tavolino di Via Dante, con il succo di frutta rovesciato sui pantaloni, con gli abbinamenti del nero, con una persona che avrebbe potuto turbarmi, con altri tre bambini che esplodono dalla voglia di gioco.
Sapete cosa penso del mondo? Che nonostante tutto, nonostante sia ancora un po' in ginocchio, nonostante abbia freddo - ora - io penso che voglio conoscerlo. Voglio mangiarmelo, questo mondo. Non voglio essere divorata. Ma a volte mi sembra di essere un piccolo pesce, di quelli che - porco cane - lo san gia' che entro la fine della giornata verrano mangiati da un pesce gigante - o anche da uno un po' piu' grande di loro.
Pero' la' fuori, qua dentro, son contenta di essere solo un piccolo pesce. Mi mangeranno anche, ma so di essere buona.
Ok, mi sono sfogata. Vado a lavorare sulle stylish classes ( ... manco fosse un lavoro davvero ).
Pubblicato da PaolaFrancy h 21:52 Etichette: dai che ce la fai, il papà di Francesco, io e Francesco, la gente, le amiche, ma come faccio a farcela?, storie di blog
martedì 21 settembre 2010
avrei potuto accettare altre cose
Si tratta anche di dire le cose come stanno e come forse solo lei sa fare.
Ma non avevo mai parlato di quello che ho accettato. Di quello che L' ALTRA mi ha fatto. Di quello che non posso ancora mandare giù - l' ho scritto anche da mc -: quel desiderio accecante di far male a me, con la pistola puntata in fronte. Questo io non lo voglio nemmeno capire. Perchè avrei anche potuto perdonare il bisogno di amore. Quello lo perdono a prescindere. Avrei potuto ascoltarla se mi avesse fermato per strada supplicandomi di ridarglielo, di renderle quello che UNA VOLTA era suo, di parlare di lui, di piangere insieme, di mandarmi anche a cagare. Ma in faccia. Avrei potuto affrontarla se lei fosse andata oltre quello che sono fuori, perchè io sembro un facile bersaglio. Sembro una donna di plastica, con i tacchi alti e le gambe magre. Ma dentro di me ci sono i miei amori, il mio matrimonio, , c' è mio figlio, l' India, l' università, ci sono le cascate che ho visto, la savana, il Capo di Buona Speranza, c' è il mio parto, il mio latte, c' è la mia mamma, il mio papà, c' è l' uomo della mia vita.
Io ci penso tutti i giorni, dietro ai miei vestiti, dietro ai bolerini di pailettes, dietro il mio lavoro fatto di lustrini e tante cazzate. Dietro a tutto questo io sogno l' umanità.
Come te, Mc, non credo riuscirò mai a sotterrare quell' ascia. Però ci proverò. .
Lui', voglio divorarmi quel libro. Stanotte.
Pubblicato da PaolaFrancy h 09:49 Etichette: cattiverie, dai che ce la fai, io e Francesco, la gente, le pagine bianche, men's, pensieri autodistruttivi, questa sono io, storie di blog
mercoledì 28 luglio 2010
Ma noi ... siamo le scarpe che mettiamo???

foto: scarpe acquistate quando avevo diciott' anni ( 1995 ), al mercatino di P.le Lagosta, a Milano. Le avevo pagate 8,000 lire. 8,000 lire spese molto bene ( anche se dopo aver scattato la foto ho notato che si sono leggermente rovinate - dopo soli 15 anni. le porto subito in clinica ).
Pubblicato da PaolaFrancy h 09:22 Etichette: la gente, per ben apparire bisogna soffrire, poca spesa tanta resa, questa sono io, tacchi 12, tempi moderni, vintage
martedì 22 giugno 2010
la separazione nella nostra vita di tutti i giorni. e nei pensieri degli altri.
Quando ci si separa si ha spesso la mente offuscata dalla rabbia e dal rancore. L' unica cosa che fa rinsavire è il pensiero dei propri figli, se questi ci sono. A volte è proprio questo pensiero che non fa trovare il cancello d' uscita dal labirinto dei pensieri autodistruttivi.
I sensi di colpa, la preoccupazione per quello che sarà il domani e la tristezza infinita per il fallimento non permettono di dormire, di ragionare, di lavorare.
Quando passa l' uragano dei conflitti che, purtroppo, troppo spesso si svolgono tramite avvocati, prendono il via i cambiamenti pratici nel quotidiano. Ritrovarsi soli in una casa che fino a poco tempo prima aveva visto solo momenti piacevoli - ma anche no - e la nascita di un figlio ( o più ) è devastante. Sapere che Lui è via. E non importa se fino a quel momento era ciò che avevi desiderato. Crescere un figlio in un momento in cui avresti solo voglia di rannicchiarti in un angolino e piangere. Vedere che tuo figlio ha 40 di febbre e renderti conto che non puoi più chiedere conforto e appoggio a Lui. E poi lo fai lo stesso. Perchè da sola non reggi, la sera tardi, quando la febbre non vuole scendere. Battere i pugni contro il muro perchè sai che nella vita di tuo figlio ci sarà un' altra donna ( che non sarà sua moglie ). Aprire le bollette e voler piangere in ascensore urlando. Desiderare di buttare dal balcone tutti i debiti: avvocato, mutuo, luce, gas, macchina. Non avere i soldi per fare la spesa. Non accendere il riscaldamento quando tuo figlio dorme da suo padre. E, colmo dei colmi, usare per scaldarti la coperta di cashmere che ti hanno regalato per il matrimonio.
Tante volte mi sono chiesta come ha affrontato Lui i primi momenti. Non si poteva parlare in quel periodo, non era nemmeno lontanamente pensabile un possibile dialogo. In quei giorni pensavo spesso che fino a poco tempo prima con quell' uomo avevo dormito per anni e anni. Avrei voluto - nella mia mente utopica - sedermi con lui a parlare della nostra sofferenza. Forse per soffrire di più. Forse di meno. Anche ora lo vorrei. E gliel' ho detto.
In una società in cui le separazioni sono all' ordine del giorno e in cui ovunque vada incontri persone separate - o divorziate - non è così scontato nella vita di tutti i giorni essere capiti. Sabato sera, per esempio, io e il Moschettiere eravamo alla serata di gala dello Squadrone Italiano dei "Mousquetaires d' Armagnac", appunto. E al tavolo eravamo: tre coppie formate da persone entrambe separate/divorziate - anche pluri, un amico pluriseparato, una coppia che resiste insieme da molti anni, per fortuna, ma con un figlio separato.
Questo è solo un esempio. Quotidianamente incontro persone separate o divorziate, soprattutto nel mio ambiente di lavoro. A volte è quasi scontato. Eppure mi sento spesso fuori luogo o giudicata. O meglio, non è una mia sensazione: vengo spesso giudicata. E la cosa che mi fa più male è che si pensa che una donna separata sia "protetta" dal fatto di avere uno o più figli e si faccia forte di questo, pretendendo di essere mantenuta. Non è sempre così. Io ricevo un mantenimento per mio figlio. Ma tutti sanno quanto costi ora mantenere un bambino, dalle piccole cose all' asilo. Dai giochi che chiede ( e che non gli darei in abbondanza nemmeno se fossi ricca, per principio ) ai vestiti.
Il fatto che io abbia un compagno, poi, non fa che allargare a dismisura il pensiero dei giudicanti. Come se la maggiore aspirazione di una donna fosse quella di essere mantenuta. E non di farcela da sola.
Mi ferisce la concezione ancora così retrò, semplicistica e spesso scontata della donna vista come una che ha acquisito talmente tanta libertà da potersi separare ( cosa che fino a pochi decenni fa era pensabile solo nelle alte sfere ), ma che non può però riuscire a gestire la sua vita da sola. Senza avere per forza un uomo che la mantenga. Non che le voglia bene, che le faccia ritrovare la serenità, che la aiuti nel quotidiano, che accetti suo figlio. No. Che la mantenga.
Pubblicato da PaolaFrancy h 17:27 Etichette: cattiverie, dai che ce la fai, il Moschettiere, il papà di Francesco, la gente, Les Mousquetaires, pensieri autodistruttivi, questa sono io, tempi moderni
giovedì 25 febbraio 2010
you are beautiful
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Pubblicato da PaolaFrancy h 09:17 Etichette: dai che ce la fai, family and friends, la gente, messages, storie di blog, tempi moderni
mercoledì 2 dicembre 2009
Quanto 'so PERFETTA con la caviglia rotta
Pubblicato da PaolaFrancy h 13:05 Etichette: cattiverie, dai che ce la fai, fratture rotture, il Moschettiere, la gente, per ben apparire bisogna soffrire, questa sono io, tacchi 12
giovedì 24 settembre 2009
una ballerina, per caso


giovedì 16 luglio 2009
mi sento una vecchia - ma almeno vestita bene
Pubblicato da PaolaFrancy h 20:51 Etichette: audrey, fatti della vita, la gente, la mia mamma, le mie radici, per ben apparire bisogna soffrire, questa sono io, tacchi 12, tempi moderni
venerdì 29 maggio 2009
vicini di oggi, parte II - sulla solidarietà con il popolo
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:39 Etichette: countrylife, dai che ce la fai, fatti della vita, il mio comunismo, io e Francesco, la gente, la mia mamma, la mia nuova casa, ma come faccio a farcela?, tacchi 12, vicini meschini
giovedì 28 maggio 2009
vicini di ieri, vicini di oggi
I vicini di casa sono sempre un' incognita. Ti deve andare di culo, non c' è niente da fare.

Pubblicato da PaolaFrancy h 09:17 Etichette: dai che ce la fai, fatti della vita, gli amici, la gente, la mia nuova casa, le amiche, ma come faccio a farcela?, vicini meschini
venerdì 15 maggio 2009
pagine bianche di un diario da scrivere
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foto: la prima pagina del diario di nascita di Francesco.
Pubblicato da PaolaFrancy h 13:19 Etichette: dai che ce la fai, dreams, il cuore, la gente, le amiche, le pagine bianche, questa sono io, storie di blog
sabato 9 maggio 2009
piccoli grandi uomini
-- Cleonice Parisi
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Oggi il papà di Francesco è venuto a prenderlo al parco giochi. Per ingannare l' attesa dell' arrivo abbiamo, nell' ordine: spinto ogni bambina che provava a salire sullo scivolo prima di noi, raccolto un camion di terra simpaticamente tutta finita nel risvolto dei jeans, ciucciato cucchiaini di plastica abbandonati sotto lo scivolo da nonsochi, comprato un cono al fior di latte visitando il chiosco dei gelati almeno tre volte, bevuto alla fontanella altre cinque rischiando la vita perchè proprio lì vicino si era piazzato un pazzo che augurava a tutti la morte e chiedeva gentili servizi orali alle deliziose mammine del parco - tra cui io. .
In tutto questo, molte delle mamme dei figli di plastica - cioè quelli che quando mangiano il gelato lo mangiano loro, non la maglietta, che quando vanno sullo scivolo non tentano MAI di scendere a pancia in giù e attendono in coda il loro turno riuscendo a scivolare esattamente dopo tre ore, visto che tutti gli altri li sorpassano - erano scappate per non ascoltare le parole del pazzo, tenendo le mani sulle loro orecchie vergini, per la paura di dover essere costrette veramente a fargli qualche bel servizietto.
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Quando il suo papà è arrivato, Francesco l' ha preso per mano e, da piccolo grande uomo, lo ha accompagnato nel suo mondo fatto di sogni.
p.s. questa è la prima volta che parlo del papà di Francesco e spero che lui lo apprezzi. spero che prenda questa foto e la tenga nel cassetto delle cose importanti. perchè quando si viene accompagnati nei sogni di qualcuno è veramente una cosa importante. tutto qua.
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:37 Etichette: crescere insieme, dreams, fatti della vita, il papà di Francesco, io e Francesco, la gente, mammità
martedì 5 maggio 2009
I bambini sono di sinistra
Pubblicato da PaolaFrancy h 15:44 Etichette: crescere insieme, disguises, il mio comunismo, io e Francesco, la gente, la mia mamma, le mie radici, mammità, sei buffo...
martedì 28 aprile 2009
supermercati
Pubblicato da PaolaFrancy h 14:34 Etichette: fatti della vita, il mio comunismo, io e Francesco, la gente, mammità
mercoledì 8 aprile 2009
ora sì: ovvietà, umiltà e pietà
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:32 Etichette: fatti della vita, il mio comunismo, Italia, la gente