Sono una passionale. Ho ereditato da mia madre la poca diplomazia e il poco auto-controllo.
Un po' sono cambiata, negli ultimi anni. L' impulsività rimane uno dei lati predominanti del mio carattere, ma succede anche che rifletta - magari anche un secondo dopo essere esplosa - e che sappia cambiare strada. O strategia (anche se non amo la parola "strategia", mi ricorda un gioco sporco).
E se a volte fatico a riconoscere la donna furiosa, irruente, che mi si presenta davanti e me ne vergogno, altre volte mi piaccio, in questa mia passionalità.
Due secondi fa ero al telefono con il Moschettiere e, visto che mi ha chiamata proprio mentre mi veniva l' ispirazione per questo post, gli ho chiesto se la parola "passionalità" esisteva davvero (a volte sì, faccio questo tipo di domande).
Forse lui non si ricorda quando, un giorno estivo di tre anni fa, gli ho chiesto quale aggettivo avrebbe usato per descrivermi. Beh, lui ha risposto "appassionata". E io mi sono buttata dentro questa definizione con un tuffo di testa.
Il fatto è che anche lui è un passionale. Se ci fossimo conosciuti in un' altra epoca, secondo me saremmo stati una coppia di artisti stravaganti e squattrinati in giro per il mondo. Tipo due teatranti pieni di voglia di fare, creare, stupire. Passionali mangiatori di vita e di arte.
Ci vogliamo bene. Siamo un po' strani ma ci vogliamo bene.
In questi giorni in cui mia madre dorme da noi per aiutarci con Francesco, la vita non è sempre facile. Tre passionali in una sola casa.
Francesco, che dei quattro è quello più prudente - sia con le parole, sia con le azioni (ma, giuro, è mio figlio, anche se non si butta nelle cose, non mangia Nutella e non beve Coca Cola), osserva tutti dal suo posto a capotavola e poi, prima di dormire, mi fa domande strane sulla mia vita precedente alla sua nascita, su quello che mi piaceva e mi piace.
Mi chiede di elencargli i paesi che ho visitato. Si interessa all' India ma qualcosa mi dice che alcune foto scattate lì lo hanno un po' scioccato. Parla spesso di Istanbul. Gli è entrata dentro.
E poi riceve in regalo dalla sua fidanzata delle strane carte del supermercato con le immagini di ragazzini che si spacciano per cantanti, oltre ad una serie infinita di quegli orrendi bracciali di gomma dalle forme strane.
E' molto timido in pubblico. Questo lo ha preso da me. E non fa una cosa se non è sicuro di farla bene. Questo NON l' ha preso da me.
E' difficile infondergli sicurezza, in questo periodo fitto fitto di novità.
Ha deciso che da grande non farà più il supereroe o il calciatore, ma lo studioso. (!)
Il calcio, dice, continuerà ad essere una sua passione.
A me, per ora, basta che abbia capito che lui è libero e amato.
Libero e amato. Con tantissima passionalità, come ci amiamo tutti in questa famiglia.