lunedì 30 settembre 2013

Lo stile quotidiano, una chicca. (Un pdf in omaggio)

Un'altra fastidiosa mezza stagione è alle porte. 
Mentre i colori della natura cambiano, c'è chi anche quest'anno sarà costretta a ricnorrere i cambiamenti del tempo cercando di sentirsi bella, diversa, nuova...e pronta per il freddo che sta arrivando. 

E' questo il periodo in cui ricevo più richieste di consigli su come abbinare o su cosa acquistare di nuovo per evitare di bloccarsi di fronte al fatidico armadio aperto (e pieno di vestiti).
Per questo, ho pensato di regalarvi una chicca che potete scaricare e cominciare a fare vostra, entrando nella mentalità de "Lo stile quotidiano", che vorrebbe che ogni donna si sentisse soddisfatta di quello che ha nell'armadio e bella, bellissima nei suoi difetti e nei vestiti che porta.

Partite da qui.
Guardatevi.
Osservate i vostri punti di forza.
I vostri difetti. 
Aprite il vostro armadio.
Selezionate i capi senza paura: meglio pochi ma buoni.
Impostate il vostro stile in base ai colori che vi piacciono e alle forme che vi stanno meglio.
Continuate a leggere (qui) e preparatevi a non aver paura di cambiare o semplicemente rivalutare.

Buon divertimento. 
Vi assicuro che ne varrà la pena: una donna sicura del proprio stile si vede (e si fa del bene).

martedì 17 settembre 2013

Tradizioni {le nostre e non}

Quando Francesco torna dal week-end con il suo papà, la domenica sera, mangiamo la piadina. Ci mettiamo dentro prosciutto cotto e formaggio e mai niente altro. Abbiamo questa tradizione che, anche se può sembrare una stupidata, è stata una delle cose che ha aiutato Francesco ad abituarsi al ritmo del rientro.
Così, quando mi fermo a pensare, mi capita di immaginarlo seduto a tavola con la sua piadina in mano e mi fa tenerezza.
È una tradizione moderna, si può dire, un'abitudine che per noi ha del significato.

La scuola è cominciata e lui, nel primo compito in classe in cui gli veniva chiesto di parlare delle sue vacanze, ha scritto che è andato in vacanza con i suoi genitori. Quando io e il Moschettiere gli abbiamo domandato perché avesse scritto così lui, in modo del tutto naturale, ci ha detto che non sapeva cosa scrivere.
E poi ci ha guardati con quel sorriso sdentato che ha da quest'estate. A me è venuto un po' il magone e poi, ripensandoci, la sera, ho capito che ora che è cresciuto, ha bisogno di indicazioni pratiche su come descrivere la sua famiglia e il suo stile di vita. In effetti, a scuola non può dire che il Moschettiere è suo fratello, come fa in casa. 

Il giorno dopo questo episodio, facendo i compiti a casa, abbiamo letto una pagina del suo libro in cui erano disegnati tre bambini che raccontavano qualcosa che non ricordo. Uno di loro diceva che svolgeva quella cosa (che continuo a non ricordare) proprio quando tornava a casa dal week-end con il papà. E a Francesco si è illuminato il viso. E anche a me. Ha visto che certe cose si possono e si devono dire e anche scrivere.
Vorrei potergli dire che è molto meglio che papà e mamma continuino a volergli bene abitando in due case diverse, piuttosto che trascorrere una vita triste e povera d'amore, ma aspetto che lo capisca da solo. Perché so bene che lo capirà presto.

Ieri, al Palio di Asti, abbiamo mandato una foto a suo padre. Una foto in cui Francesco si tappa le orecchie per paura del botto della falsa partenza. È una bella foto, mi piace.
Ci diamo divertiti. È una tradizione che capisco e condivido in parte, ma è stato inaspettato osservare le dinamiche del Palio, sentire i fantini che litigavano tra loro, le trombe suonare prima della partenza delle batterie e vedere i cavalli arrivare velocissimi mentre Francesco e i suoi amici li aspettavano eccitati.
Facevo solo io il tifo ma non importa. 
E il Moncalvo non ha vinto, pazienza.
Sarà per il prossimo palio, come da tradizione.



P.s. Non potevamo non lavorare per l'inizio della scuola (e non solo). Guardate qui, qui e qui

domenica 1 settembre 2013

Quando si torna

Quando vivevo ancora con mia madre sfruttavo fino all'ultimo giorno di vacanza. Strizzavo il tempo arrivando la sera prima di ricominciare l'università o il lavoro. Disfavo le valigie e, lo ammetto, con la scusa dei miei impegni, lasciavo a mia madre la gioia delle lavatrici e tutto il resto. 
Non c'era la frenesia di tornare a controllare se in casa andava tutto bene, se le piante erano sopravvissute, se gli animali avevano combinato qualche casino. Si tornava e basta. 

Ora la voglia del proprio letto, del proprio cuscino, del proprio bagno fanno prenotare gli aerei con giorni di anticipo. E quando si arriva si gira per la casa riconoscendo profumi e oggetti; alcuni libri non ancora letti, nel frattempo, sono saliti in graduatoria, dopo che quelli spulciati durante le vacanze sono stati archiviati sullo scaffale dei preferiti o di quelli -ma sì- passabili.
C'è sempre sul tavolo la busta che deve essere portata in comune e la telefonata rimasta in sospeso perché tutti gli uffici chiudono i primi giorni di agosto.
La scuola si riaffaccia e si riguarda la pagella dell'anno appena passato, sbirciando con tenerezza quel biondino che in vacanza ha trovato un'amica dai riccioli neri e si è tuffato con lei tra le stelle marine.
E poi c'è il giardino, che esplode di lavoro. E io, io lo ringrazio sempre per questo.

P.s. Io e Francesco non stiamo mai fermi, si sa. E anche nel mese dell'ozio (o dell'avventura) ci siamo dati da fare. Se volete scoprire cosa abbiamo combinato, cliccate qui, qui e qui