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martedì 7 maggio 2013

Le cose che so fare (e le novità che stanno sbocciando)

Quando ho cominciato a lavorare, mi ricordo che un giorno mi sono fermata e ho pensato: "Ehi, sono capace!". Perché quando studiavo e facevo lavoretti saltuari non avevo mai avuto questa conferma. Semplicemente, vivevo nel dubbio del: "Ma poi, quando sarò io seduta ad una scrivania e mi arriveranno le email e le telefonate e mille altre cose...sarò capace di lavorare davvero?".
Poi, piano piano, si sono delineate meglio le attitudini, le capacità e anche le passioni. Altre ne sono nate, maturando. 
E ora, che ho quasi 36 anni, sono diventata competente su cose che mi facevano paura, proprio perché erano così indefinite, creative. Non sono mai stata una ragioniera, insomma. Ci sono stati momenti in cui - giuro - avrei voluto fare la vigilessa, star lì in mezzo ad un incrocio e vedere il traffico scorrere in modo regolamentato e all' interno di corsie ben predefinite. Ecco, avrei voluto questo per un po'.
E invece la mia indole sognatrice che mai smette di pensare, progettare, creare, mi ha portata dove sono. Se mi guardo indietro mi vedo su una mongolfiera, trasportata dal vento che solo poche volte ho ostacolato abbassandomi di quota. 

Insomma, le cose che so fare sono quelle in cui ho creduto. 
Da poco ho scritto un libro e l'ho fatto di getto, come molte altre cose che fatto nella vita, appunto. Uscirà a fine maggio e per me metterlo in vendita significa anche regalare un pezzo del mio lavoro e parte del tempo passato in showroom o davanti ad armadi sconosciuti cercando di far sentire più belle molte donne.

Ma anche in questa fase della mia vita percorro due strade che sembrano parallele ma che in realtà si incrociano spesso nella moltutudine di colori e nella ricerca dello stile e della perfezione degli accostamenti. 
Ormai lo sapete, i fiori sono parte di me, proprio come lo sono i tacchi. Senza fiori e tacchi non sarei io. E così è nato "Giardini e Giardinetti", il sito in cui parlo della mia attività extra-showroom, quella di progettista di giardini (Anche se io preferisco i giardinetti, mi fanno tenerezza e si lasciano riempire di piante in modo più semplice e naturale).

E poi, visto che noi siamo creativi ma anche un po' abitudinari, portiamo avanti i nostri vecchi progetti. Ora che la primavera sembra essere finalmente sbocciata, la portiamo anche in casa e la attacchiamo sui biglietti per far felice qualcuno.

Mi piacerebbe, comunque, far contento anche chi avrà la voglia di leggere il mio libro e chi seguirà Giardini e Giardinetti. 
Per ora, un grazie a Lagom Sciué per avermi permesso di parlare dello stile che più mi piace, quello quotidiano, e per avermi fatto trovare questa frase che, oggi ma anche sempre, è perfetta per me:

"Una mente creativa sopravvive
a qualunque genere e tipo di cattiva educazione"
lo ha detto Anna Freud

giovedì 24 gennaio 2013

Cosa succede in questi giorni frenetici

Ho un piccolo attimo di tregua e scrivo.
 
Sono stanca e il mio ginocchio si lamenta ma devo proprio dire che mi aspettavo che reagisse molto peggio al mio su e giù tra campagna e Milano.
Sarà perché ho sofferto davvero tanto ma la sera , nonostante la stanchezza e gli orari impossibili, faccio fisioterapia e per la prima volta nella mia vita mi sto impegnando in questo senso. Ho capito che è importante pensare al mio corpo, non solo abbigliandolo come più mi piace, ma anche curando le sue piccole grandi ammaccature che mi trascino da anni.
Mi sono persino comprata l' abbigliamento giusto per fare ginnastica (giuro, non lo avrei mai detto) e voglio vincere la scommessa con chi sosteneva che non sarei riuscita a fare la stagione a Milano o ad impegnarmi per far crescere questi benedetti muscoli. Per ora vinco io. E sono una che non molla, per cui: preparatevi, cari gufatori!
 
Sul treno, la mattina e la sera, leggo molto, come spesso succede quando lavoro. In quelle due ore di viaggio sono capace di divorarmi capitoli e capitoli che traboccano di fiori e mi immagino, tra poche settimane, alle prese con la realizzazione dei progetti che ho in mente per il mio giardino.
 
Francesco mi sta dando molte soddisfazioni. La scuola gli piace molto. Pochi giorni fa ha imparato la sua prima poesia a memoria e la sera, nel letto, mi ha detto che era contento che una cosa nuova gli fosse entrata nel suo cervellino perché non ne uscirà più.
Non si immagina quante poesie, rime e nozioni entreranno nella sua testa negli anni che verranno per poi uscirne poco dopo e la sua ingenuità, anche solo in queste piccolissime frasi, mi commuove.
 
Con i suoi lunghi capelli biondi conquista molti cuori e, nonostante il suo cuore tenero, credo che in classe faccia il duro.
 
Quando parla di suo fratello traspare tutto il suo amore. Io so che gli sarà vicino per sempre. E spero che suo fratello cresca felice circondato da tutti i messaggi di Francesco, dai suoi disegni per lui, dai suoi pensieri che lo mettono al primo posto.
Mi dispiace per chi non ci crede, ma per me l' amore viene al primo posto su TUTTO, in assoluto.
 
(Oook, mi tolgo gli occhi a cuore e ritorno al servizio fotografico che è in corso in showroom)

mercoledì 27 luglio 2011

Barzellette, shorts e palle

Francesco ha inventato una "barzelletta":
"La gallina fa l' uovo?" "Sì, sodo!" (...)
La dice mille volte di seguito e ride come un matto. 
Ieri sera me l' ha urlata dalla sua camera a non finire. E' venuta la ridarola anche a me.
Poi ho provato a dormire ma non ce l' ho fatta. Tutta la notte a girarmi e rigirarmi.

Stamattina volevo vestirmi così per venire in showroom. Ma oggi non avevo abbastanza palle. Vabbè, dai...posso farlo anche domani.



giovedì 23 giugno 2011

Una giardiniera in borghese

In questi giorni gioco a fare la giardiniera tra una terrazza affacciata sulla via più ricca di Milano e il mio orto.
Di giorno saluto, sorrido, ringrazio, vendo, guardo servizi fotografici affacciata su una fioriera riempita di fragole che curo non appena ho una pausa. All' alba e al tramonto innaffio, semino, strappo foglie secche e gramigna, raccolgo verdure, parlo, canto, penso.
Milano è l' altra faccia della mia vita.
Oltre le colline spuntano i piani alti.

Mi sento dire da lontano, da chi so che mi vuole bene: "nessuno è davvero felice", nemmeno chi pensa davvero che la vita sia un abito impeccabile indossato pasteggiando a culatello e parmigiano e fragole e vino. Un po' quello che ci diciamo tutti noi comuni mortali - credo.
E chi lo sa se è davvero così. Non importa (anche se io, ogni tanto, me lo chiedo).
Quel che importa è che io, quando finisco di lavorare e lascio i tessuti e gli ordini sul tavolo, attraverso zompettante tutta la via evitando che i tacchi incontrino i tombini, scendo le scale della metropolitana circondata da manifesti griffati, corro sulle scale mobili della stazione per non perdere il treno - che quello dopo parte tra un' ora - ci salgo, respiro affannosamente, mi rilasso sul sedile, mi riprendo, mi guardo intorno, leggo qualche riga - no, ora no - chiamo un' amica, parliamo di umanità o di libri o di noi, arrivo a destinazione, accendo una sigaretta camminando, avvio il motore e vado incontro alle mie colline, passo sul Po e ogni tanto ci butto dentro i biglietti che scrivo quando sono in crisi, passo tra le viti  e il grano e la lavanda, apro il cancello, giro la chiave nella porta di casa e mollo la borsa su una sedia al volo, prendo i miei attrezzi, i guanti - non sempre - salgo le scale di pietra che mi portano all' orto. E qui mi siedo. Un attimo. Dieci attimi. Quanto voglio.

Il lusso è la libertà di poter scegliere: se assaporare solo le fragole finte, grandi, belle, lucide o anche quelle piccole, sporche di terra, che sanno di zucchero, terra, succo rosso, mani.
Che ne sa certa gente del vero sapore delle fragole? Sembra scontato. Ma per me lo è per niente.


Fragole in Via Montenapoleone, Milano.

mercoledì 16 febbraio 2011

La giostra della moda

A proposito di donne pesanti .
Questa mattina è arrivata da noi una delegazione di un' importante casa di moda (per intenderci, quella delle miriadi di borse con il monogramma stampato che si vedono ovunque. E che a me piacciono vintage).
Tutti con un bell' accento. Chic. Sì, insomma, molto francesi, dai. Soprattutto il ragazzo occhialuto, gran bel tipo.
Oltre a loro - tutti concentrati nella mattinata - arrivavano clienti da ogni dove.
"Questa campagna vendite s' ha da finire il prima possibile."
'Che bisogna consegnare in fretta, i negozi devono vendere subito, noi dobbiamo incassare, i soldi devono girare, la tendenza si deve lanciare, il marchio ri-lanciare.
Mi rendo conto che ci sia qualcuno che forse è messo peggio di me in ufficio, ma a volte mi sento su una giostra - quella con i cavalli, che è la mia preferita - che va veloce e mi nausea.
Magari son scema (bella questa!) e non mi rendo conto che forse si sta meglio chiusi tra queste quattro mura imbellettate a vendere vestiti che costano un sacco di soldi.
Tanto quando si esce la sera basta strizzare gli occhi (sapete che io uso questo metodo) per non pensare che dentro lì si corre tutti come dei matti solo per prendere il codino della giostra (ci fossi riuscita una volta, io).
La tv, la sera, non si accende. Tanto le notizie arrivano con i tweet, ora. Senza fronzoli, ma a volte con.
Si leggono le favole.
Alla fine sulla giostra bisogna salirci. Sperando di divertirsi il più possibile. Che poi dalla giostra si può anche alzare il dito medio e mostrarlo passando, giro dopo giro.
No, in effetti, questo non sarebbe in linea con il mio portamento chic. Eventualmente, potrei lanciare baci volanti (in cui il dito medio sarebbe, come dire, latente...).


foto scattata a Mirepoix , Francia. Gran bel posto.

martedì 1 febbraio 2011

Segreti di bellezza

Questa mattina mi sono svegliata alle 6 e mi sono fatta la ceretta. Perchè io preferisco farmi del male da sola, piuttosto che farmelo fare dagli altri, a tradimento.
Mi sono strappata le sopracciglia con la pinzetta, anche se a me piacciono abbastanza incolte, al naturale.
Mi sono tolta lo smalto.
Tutto procedeva liscio come l' olio. Ore 6,25: avevo fatto tutto.
Stavo per entrare in doccia quando mi sono ricordata che lo shampoo era stato spudoratamente finito dal Moschettiere, ieri sera. E io lo avevo anche notato.

Questa era già una di quelle mattine in cui mi guardo allo specchio e mi passo e ripasso le mani sul viso sperando di cambiare sembianze, di trasformarmi in una bella ragazza di colore con i capelli riccissimi e tutti in piedi sulla testa (è uno dei miei sogni).
Ma questa era già una delle mattine in cui i miei capelli erano più lisci del solito.

Devo dire però che il fatto di non avere lo shampoo non mi ha mandata in crisi. Anzi.
Ho semplicemente messo in pratica uno dei "trucchi della nonna", quelli che ostinatamente continuo ad usare su di me e su mio figlio.
Questo, nello specifico, consiste nel:

1) prendere del borotalco;
2) buttarselo sulla testa avendo cura di coprire anche i capelli sotto (quindi spostarli con il pettine, delicatamente);
3) lasciarlo agire;
4) non spaventarsi;
5) prendere un asciugamano pulito e sfrizionare a palla;
6) spazzolare tantissimo;
7) assaporare il meraviglioso profumo di borotalco che sprigionano ora i vostri capelli.

Forse oggi il mega-cliente che aspetto mi dirà: "Ehi, there's something white on your hair!"
Ma io gli risponderò: "Yes, my darling. There is actually something white on my hair. But, please, please...note how good and clean it smells!"

Quanto sono chic???

giovedì 20 gennaio 2011

Storie e gusti di altri mondi

A volte lavoro in shoroom con clienti simpatici, predisposti al dialogo, con i quali è più semplice creare un' atmosfera rilassata. Diciamo che a volte si esagera, come l' altro giorno, quando il cliente australiano pensava di essere in spiaggia con sigaretta (e conseguente finestra aperta con meno 2 fuori) e caffè sheckerato (che G. doveva continuamente andare ad ordinare al bar).
Se però non si supera una certa soglia e si rimane entro certi limiti, diventa piacevole trascorrere qualche ora chicchierando mentre si selezionano tessuti e si abbinano camicie.

Sempre l' altro giorno, ho lavorato con un cliente di Teheran. Non era esattamente un bell' uomo, ma aveva degli occhi talmente profondi che mi ci sono persa dentro. Erano grandi e nerissimi. Con dietro dei capelli lucidi pieni di gel.
E poi, anche quel suo gusto nel scegliere i tessuti degli abiti mi faceva sognare. Così diverso dal nostro modo di interpretare la moda.
Mentre noi tendiamo ad avere un look sobrio e pulito, in altri paesi bellezza è sinonimo di opulenza. Dettagli, sfumature, fantasie. E i colori riflettono quello che certi occhi hanno dentro.
L' agente che accompagnava il cliente, che conosco bene, è di Beirut. Lui ha un nome da spia (francese) e mi ricorda sempre la descrizione che ho letto in un libro di un uomo europeo che arriva a Istanbul, con l' abito di lino bianco e il capello riccio, corto, biondo.
E allora, sarà che ormai leggo alternando libri indiani a quelli turchi, sarà che a me l' Oriente attira - che sia medio o estremo - sarà che in questi giorni ho voglia di tornare a Istanbul, ma io ad un certo punto mi sono persa.
Ho sognato un viaggio vestita di beige e bianco.
Ho immaginato di arrivare a Bebek - Istanbul - a guardare le navi passare.
Ve l' ho già detto che ho voglia di fare un pic-nic? Ecco, ora ho voglia di farlo guardando le navi passare, su una panchina (si chiama pic-nic lo stesso?).
Chiedo troppo? Beh, nessuno mi ha mai detto quanto, come e cosa sognare ( a volte , infatti, ho desiderato un libretto di istruzioni per i sogni).

(Istanbul, il Bosforo. Foto scattata nel Maggio 2010)

mercoledì 29 settembre 2010

Dai, portatemi via la testa

Il Moschettiere e' partito per la Turchia. Niente di strano, ci va anche un paio di volte al mese, per lavoro. Ma chissa' per quale strana congiunzione astrale, capita spesso quando e' in corso una crisi. Tipo Francesco con cagotto e 40 di febbre, io in piena campagna vendite e settimana della moda, sciopero dei treni e appuntamento con cliente russo alle 21 in showroom.
Questa volta abbiamo fatto bingo. Francesco in piena crisi, io alle prese con il rush lavorativo finale, mia mamma ancora impossibilitata a muoversi. Francesco ha probabilmente subito il fatto che mia mamma non e' stata bene - anche parlando con le maestre dell' asilo e' emerso questo. Forse anche il fatto di vederla star male, l' ambulanza che la portava via ( anche se lui era esaltatissimo nel vederla da vicino ), il fatto di non capire bene perche', se non e' una cosa grave, la nonna e' dovuta andare all' ospedale.
E poi, parliamoci chiaro: quando una mamma ha la testa piena, troppe cose da fare per azzeccare le coincidenze, il corri di qua e di la' da/per Milano, da/per l' ospedale, tanti pensieri dal banale: "devo fare la spesa - quando?" al "perche' mia mamma non migliora???" ... ecco, quando una mamma e' cosi', un bimbo lo sente.
Se poi la mamma ha dei sensi di colpa che dimorano fissi nel suo stomaco, pronti a saltar fuori alla prima occasione, la cosa si fa complicata.
.
E ieri sera eravamo a tavola io e lui. Qualche capriccio - per fortuna non forti come quelli della sera prima, tutto nella norma. Se non fosse che io mi sentivo come ai vecchi tempi, quando eravamo noi due. Noi due a far la spesa, noi due seduti a tavola, noi due a giocare dopo cena, noi due ad addormentarci.
Lo so, sono pochi giorni ( domani finisce la campagna vendite e il Moschettiere non stara' via molto ), ma quando si sta cosi' le ore sono infinite.
.
I nuovi progetti mi stimolano e mi stressano incredibilmente allo stesso tempo. Non riesco a far tutto. Ma persevero, non posso fossilizzarmi su questa terra malinconica. Per questo, studio, penso, leggo, lancio stylish competitions e creo sognando la primavera . Roba da poco. Ma che porta via la testa.
.
Detto questo, aspetto con ansia altri set creati da voi. E ascolto la musica che mi piace.
p.s. i fiori del background del set sono cosmos. semplici, raffinati. e attirano le farfalle.


Ayo - ONLY YOU
Caricato da jordhu. - Guarda altri video musicali in HD!

mercoledì 15 settembre 2010

le nostre notti

Non so a che ora:

"Amore, sono tornato"

"Ok"

Dopo non so quanto tempo da non so che ora.

Paola ha sognato qualcosa di indefinito. E' agitata.

"Sei arrivato?"

"No ... "

"???"

Ore 4.

"Mamma???"

"Dormi amore, è notte"

"Ma io voglio coccolare!!!"

"Non ce la faccio amore, ho troppo sonno. Davvero. Vieni nel mio letto, TI PREGO."

Francesco viene nel lettone. Non dorme. Dopo qualche minuto dice di non volere stare lì e di voler dormire nel suo letto ( L' unico bambino al mondo? Forse. )

"Mammaaaaaaaaaaa"

"Amore, ti giuro, ho troppo sonno. Non ce la faccio"

"Ma ti devo dire una cosa!"

"Dimmela da lì"

"No, vieeeeeeeeeni."

Paola si alza trascinandosi sul pavimento. Si siede sul letto di Francesco.

"Volevo farti vedere che le stelline sono tornate. Vengono fuori con il buio"

"Che bello. Bene. Son contenta. Adesso dormi. STO SCLERAAAAANDO!!!"

"Buona notte mamma"

"Buona notte amore. Ti voglio bene"

Ore 4,30.

Sveglia. Il Moschettiere ha l' aereo per Parigi. Va in fiera. Io il solito treno per Milano.

giovedì 8 luglio 2010

di chiacchierate sui marciapiedi degli showroom

Oggi, fuori dallo showroom, ho beccato il mio amico Ste, che lavora da Paul Smith ( che nella nostra via son tutti showroom tamarri, tranne i nostri due. E menomale, così è più divertente ).
Ste è un gran buon partito: bello, buono, intelligente, sognatore ( che nella mia mente deformata vale forse più di tutte le precedenti. No, vabbè, più di tutte no. Però vale tanto. ), simpatico e anche positivo.
Ultimamente mi becca sempre che sono incazzata barra scazzata. Ma da dire a mia discolpa c' è che quel cavolo di blackberry non mi permette di stare serena. Alle 6 del mattino, quando mi alzo, la lucina rossa lampeggia inesorabile. A volte ci sono cose belle. Altre volte cose che mi fanno infuriare. E anzichè aspettare di arrivare in ufficio, aprire la posta elettronica, scorrere le varie emails, trovare quella che mi fa incazzare e incazzarmi di conseguenza, già alle 6 del mattino, io arrivo all' ultimo passaggio con un clic. Potrei rimanere ignara e beata per un paio d' ore - leggere il mio libro o giocare al brick-breaker sul treno - e rimandare l' incazzatura a quando il risveglio è già avvenuto ( ?!? ) da un po' e il respiro si è sintonizzato con il resto del mondo ( almeno, il mio ). Invece no.
Vabbè. Io e lo Ste - anche oggi - abbiamo chiacchierato delle nostre disgrazie ex-matrimoniali o similari. Lui mi guardava pacifico dicendomi che lui ormai non s' incazza più con la sua ex, che nella vita bisogna avere pensieri positivi, che non ne vale la pena, che la vita è bella. Ora. Io lo dico sempre, che è una questione di DNA, perchè anche il Moschettiere mi fa questi discorsi e perchè si sa che l' uomo vede la vita con gli occhiali lavati con la cera dei pavimenti - che fa scivolare tutto.
Però quando sono rientrata in showroom, avrei voluto fissare un punto nel muro e sbatterci la testa, anche con la rincorsa, magari. No, perchè io ho sposato l' unico uomo che si fa scivolare tutto - ma tutto tutto tutto - di dosso, ma che si fa aiutare da qualcun altro a rimanere attaccato con le unghie ai vetri. Non mi bastava lui, no. Ora c' ha pure l' aiutante. Veramente ce l' ha da un bel po', ma ora l' aiutante sta prendendo il sopravvento.
E io, che fino a poco tempo fa avrei risposto a certe provocazioni con le unghie, ora non son più capace di schiacciare quel cavolo di tasto "invia" e godere delle cattiverie che ho scritto. E questo è grave. Non è da me. Ora aspetto tranquilla che me lo si metta nuovamente in quel posto ( Sì, perchè sto diventando riflessiva, mica scema. Eh. ). Ma anche in quel caso sarò stoica, e resisterò intrepida finché verrà l' ora in cui potrò liberarmi da questa donna che si è impossessata di me. Perchè si può, vero? Cioè, voglio capire se un giorno tornerò ad essere quella di prima. Un' istintiva, rabbiosa, sadica risponditrice di email bastarde. La mia specialità erano quelle donna/donna.
Sì, perchè c' è più gusto ... quelli là si fan scivolare tutto, hanno pensieri positivi. Che palle.
Beh. Le cose son due: o sto diventando un uomo - e Dio me ne scampi - o la mia psicologa aveva ragione. E non ci ha messo neanche tanto a farmi diventare così. Peccato che io voglia tornare quella di prima: un' istintiva, rabbiosa, sadica risponditrice di email bastarde.

mercoledì 7 luglio 2010

Ehi, Francesco ... auguri!!!

Mi dispiace essere arrivata tardi ieri sera dal lavoro e aver passato un' ora al telefono con tuo padre a discutere di una questione di principio. Mi dispiace dover constatare ancora una volta che non per tutti esistono la pietà, la solidarietà, il valore, l' incontro.
Mi dispiace per tutto questo, anche se tu sei un bambino sereno e ieri sera hai giocato felice con le bolle di sapone sul terrazzo, mentre io impacchettavo i tuoi regali e ti spiavo dai vetri del salone. Piangendo.
Mi dispiace essere scappata questa mattina alle 6 del mattino per prendere il treno. Avrei dato non so cosa per poter rimanere con te e vedere la tua meraviglia.
La carta dei regali ha delle piegoline lasciate dalle mie lacrime, che ormai si sono asciugate. Tu non te ne accorgerai. E questo è quello che conta.
.
Ehi, Francesco ... auguri.
E W noi due che abbiamo i piedi uguali uguali. E passiamo la sera sul letto a fotografarceli, tra una lettura e l' altra.
W noi due che, in questi 4 anni, lo so, abbiamo capito che di simile non abbiamo solo i piedi.
.
Che questi tuoi piedi ti portino solo dove vuoi tu, come i miei hanno portato me.
Che ti portino dove c' è la poesia, la natura, il contatto con l' Uomo, con la vita. Che ti guidino verso la scoperta e il sapere ( tu, che insieme alla casa dei Gormiti e la mietitrebbia, hai chiesto un libro per il tuo compleanno ) e quel sacrosanto diritto che tutti noi abbiamo di essere felici.



venerdì 2 luglio 2010

col passare degli anni

Col passare degli anni ho imparato a non sperare più di trovare qualcuno che mi aspetti sulla banchina, quando arrivo con il treno. Ma non riesco ancora a non desiderare che qualcuno mi stia aspettando fuori dalla stazione.

Col passare degli anni ho imparato a far buon viso a cattivo gioco ( o meglio, a farmi venire la faccia di culo ), anche se ho davanti il cliente più stronzo di tutte le Russie. Ma ogni tanto devo alzarmi dal tavolo con una scusa perchè sento che il vaffanculo sta per uscire ( e perchè devo andare in bagno a fare della ginnastica facciale per smorzare un po' il sorriso di plastica che mi è venuto ).

Col passare degli anni ho imparato a diffidare delle persone. Peccato che cominci a farlo solo dopo. Dopo che me lo sono già preso in quel posto ( in questo caso si può usare ancora il termine "diffidare"??? ).

Col passare degli anni ho capito qualcosa in fatto di uomini ( ?!? ), ma non mi spiego ancora perchè tutti - ma tutti tutti - quando hanno dei casini sentono il bisogno di scappare e vagare in moto per liberare la mente. Sì, beh, io non posso dire molto, visto che quando devo svuotarmi il cervello ho due alternative: a) sedermi sulla collina e piangere per due barra tre ore di seguito b) potare le piante con cesoie ben affilate ( la dottoressa mi ha detto che è normale ).

Col passare degli anni non ho ancora capito perchè per dire che sono incazzata uso duemila parole, quando potrei usarne solo due.

Che poi ... chissenefrega? Tra poco rivedo il mio Francesco, e andiamo insieme in treno verso la campagna.

mercoledì 12 maggio 2010

dedicato a chi ha le competenze, ma ancora non lo sa


Giorni di libri. Un po' perche' Cinzia mi ha tentata e quasi quasi mi viene anche voglia di tornare a leggere nella mia amata madrelingua. E un po' perche', quando il Moschettiere mi ha fatto notare che ogni lunedi' appariva sul suo computer un promemoria per ricordarsi di comprare questo libro e ogni settimana doveva rimandare l' acquisto per la mancanza di tempo, mi ha fatto tenerezza e mi sono fiondata con questa scusa nella mia amata libreria.
Francesco ha scelto tipo 8 libri e io li ho comprati tutti - non posso resistere alla sua voglia di scoperta.
Nonostante abbia opposto resistenza alla sezione libri in inglese ( e solo perche' in aeroporto ho comprato una scorta che dovrebbe durare mesi ), la ragazza alla cassa - che ormai conosce me e le mie passioni - non si e' fatta scrupoli nell' offrirmi su un piatto d' argento l' ennesima tentazione: l' ultimo libro su di lei, Audrey. In particolare, si tratta di una serie di scatti e qualche riga sui dietro le quinte di "Sabrina".
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A casa, mentre Francesco apriva le finestrelle del suo libro a tema "cantiere", il suo preferito, e il libro per il Moschettiere attendeva di diventare sorpresa, mi sono seduta in veranda e ho cominciato a sfogliare il mio acquisto.
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Ormai sono troppo vecchia per non credere alle coincidenze della vita. E se mi aveva colpito al volo una frase di Audrey, in cui diceva che in ogni fase della sua carriera sentiva di non avere le competenze necessarie ( ?!? ), oggi, quando un' amica - purtroppo troppo virtuale e lontana fisicamente - mi ha parlato di competenze - competenze miste a sogni - ne ho avuto la conferma.
La conferma che le coincidenze esistono. Che i sogni esistono. E che le competenze forse no.
Forse. Forse esistono solo in determinati contesti. E forse si acquisiscono col tempo o tirando fuori la passione, non solo studiando. Forse dovrebbero insegnarci da piccoli ad essere competenti nel sognare. Che e' un gran bel lavoro. E un gran bel casino. Dovrebbero darci un manuale d' istruzioni. Dove potrebbe essere segnalato : " qui sognare con cautela" e " qui buttati, tranquilla, e' un sogno realizzabile".
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C' e' un film che a me ha cambiato la vita. A me. A me che - porco cane, sono nata Sagittario - ottimista non sono mai stata. Avventurosa si', ma solo nelle foreste, sui fiumi. Nei sentimenti no. A me, che ho sempre pensato fosse impossibile cambiare.
Non che sia diventata ottimista, eh? No, solo piu' sfrontata, sfacciata nei confronti della vita.
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Lo so, sono pensieri sparsi. Non e' facile capirli. Ma ... " Io sono una romantica realista. Non e' impossibile, sapete? " Audrey Hepburn.
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"I believe in pink. I believe laughing is the best calorie burner. I believe in kissing, kissing a lot. I believe in being strong when everything seems to be going wrong. I believe that happy girls are the prettiest girls. I believe that tomorrow is another day, and I believe in miracles."
"Io credo nel "rosa". Credo che ridere sia il modo migliore per bruciare calorie. Credo nei baci, molti baci. Credo nel diventare forte quando tutto sembra andare storto. Credo che le ragazze felici siano le ragazze più belle. Credo che domani sarà un altro giorno, ed io credo nei miracoli."
Audrey Hepburn. Si', ancora.

lunedì 3 maggio 2010

racconti al ritorno da un caldo, umido, rigoglioso giardino d' inverno.

Ecco che siamo tornati dall' India.
Il fuso orario ha colpito inesorabile anche questa volta.
Ieri sera il papa' di Francesco e' venuto a portarlo a casa ... peccato che io e il Moschettiere eravamo immersi in un profondo sonno - indiano, direi - e non abbiamo sentito le 40 ( si'! ) chiamate.
Poi la sveglia di colpo. A mezzanotte giravo per casa piangendo e dicendomi che sono proprio una madre di merda: come ho potuto farmi trasportare dal fuso orario ???Cosi' ho chiamato il papa' di Francesco e mi sono scusata in hindi, turco, russo e spagnolo. Sembra aver capito. Lui lo sa - mi conosce piu' che bene - che sono fuori. E, soprattutto, che il fuso orario per me e' una bomba che stravolge il mio organismo.
Stamattina mi sono svegliata alle 5,30 e sono andata a prendere Francesco a Milano. A lui non e' sembrato nemmeno cosi strano svegliarsi dal suo papa' un lunedi' mattina e attraversare i caselli dell' autostrada per andare all' asilo. Anzi, si e' divertito guardando i cantieri gia' all opera.

Io sono stravolta. Il Moschettiere se l' e' dormita per tutto il volo mentre io mi sono disgustata davanti a "Avatar" e Twilight" . Ma ... - e con questo so di diventare molto impopolare - solo a me hanno fatto schifo?

Sono stravolta, si', nonostante abbia persino avuto un giorno libero in India ... due giorni li ho passati tra aerei e aeroporti, uno in riunione e uno ... beh, uno me lo sono goduto.

Avendo qualche ora a disposizione, non potevo certo farmi scappare un vivaio indiano, dove le piantine sono costate 10 rupie, circa 17 centesimi di euro. Ho comprato lavanda, delle rose, rampicanti vari, un oleandro. Peccato che non mi sia stato permesso di portarle in aereo, nonostante abbia beccato una poliziotta lesbica che per adescarmi ha perfino detto che assomigliavo ad una donna indiana. Vabbè. Tanto non credo sarebbero resistite al nostro clima, visto che fino ad ora hanno vissuto praticamente dentro una serra ( quando si atterra in India, al sud, la sensazione è proprio quella di entrare dentro un caldo, umido, rigoglioso giardino d' inverno ).

Abbiamo anche tentato di raggiungere un negozio di mobili, sperduto nella zona della marina, ma l' autista ha capito che volevamo acquistare dei libri all' università.

Ci siamo quindi buttati sullo shopping - come al solito - e risentito il profumo del Nally Silk Shop ( Mamma Cattiva, ti ricorda qualcosa? ) e di altre botteghe indiane, in una delle quali ho preso queste:

veramente molto, ma molto kitch ( con l' etichetta del prezzo che non si stacca, poi ... ), ma sdrammatizzandole con dei pantaloni a sigaretta blu e un top in pizzo sangallo fanno un figurone.
Per strada tenevo delle riviste di moda ( e la gente mi guardava sempre peggio: bianca, zoppicante - perche' la mia caviglia non guarisce? - , con Vogue India sottobraccio ), sulle quali ho trovato anche la pubblicità di una crema che promette di schiarire la pelle in sette giorni.
E qualche immagine di moda occidentale, che si sta integrando con quella locale, un po' rinnovandola, un po' intristendola.
Fare shopping qui significa abituare gli occhi alle migliaia di sfumature di colori.
E rassegnarsi ... in questa zona dell' India non esiste il concetto di vintage.
Un difetto dovrà pur averlo questo paese.

venerdì 30 aprile 2010

India eccomi, sono ancora qua. Live from Madras.

Io e il Moschettiere siamo venuti a trovare un accordo con gli indiani. Io li adoro ma lavorarci insieme è uno incontro-scontro di culture.
Siamo partiti ieri pomeriggio e ripartiamo domani notte. Uno sbattimento mica da ridere. Ma non importa. Perchè per due giorni assaporerò il gusto della mia India.
Mentre scrivo è tutto un suonare di clacson. Mi ero scordata di questo particolare.
Tra poco andremo in azienda. E lì, lo so, non saprò essere agguerrita come mi vuole il Moschettiere - primo perchè ho un jet-lag da paura e secondo perchè io mi sciolgo quando vedo il tempietto all' interno degli uffici, gli uomini con la fronte dipinta per la preghiera, le donne che lavorano in sari.
Se ci confermano un incontro, domani prenderemo un altro aereo e dormiremo in un fantastico aeroporto di non so quale città indiana, perchè non facciamo nemmeno in tempo a tornare in hotel. Vabbè. Nuovi incontri, nuovi stimoli, nuove città.
Mi manca Francesco. Vorrei che fosse qui. A rimanere affascinato da questa magica India.

venerdì 23 aprile 2010

dorate coincidenze

La vita di campagna fa proprio per me. Ma devo ammettere che il richiamo di quello che ero prima al cento per cento - della citta', dei locali, del casino, della moda - a volte si fa sentire. Sceglie modi tutti suoi.

Ci sono momenti in cui vorrei catapultarmi nel centro di Milano e comprare comprare comprare. Questo e' strano, calcolando che tutto cio' che va di moda a me di solito non piace. E che faccio shopping compulsivo solo nei mercatini vintage.

Ci sono altri momenti in cui la moda - e tutto quello che ci gira intorno - bussa piano alla mia porta, trovandola per caso. E poi, giorno dopo giorno, contatto dopo contatto, prende spazio sul divano della veranda e si accomoda educatamente bevendo il rhum del Moschettiere.

...

Qualche settimana fa Tosca & Nella ( come poteva chiamare il Moschettiere due sorelle maremmane, se non in questo modo? ) decidono di scappare per la novantesima volta. Disperato, il Moschettiere vaga tra le colline senza avvistare nulla. Finche' non riceve la telefonata di un signore che dice di averle trovate e ospitate nel suo giardino.

Tralasciando le avventure che sono seguite, il tal signore e la sua famiglia si sono rivelati dei personaggi alquanto interessanti.

Non solo cantano gli Abba - e questo gia' fa acquistare 1000 punti - ma sono anche belli, simpatici, piacevoli e, soprattutto, responsabili di un meraviglioso progetto chiamato HORO.

Qui trovate solo parte di quello che e' sortito dalla mente diabolica di un ragazzo che ha pensato di stampare oro zecchino e altri metalli preziosi su tessuto. Un ragazzo a cui la Wintour regalerebbe 100 redazionali in un solo numero di Vogue, se vedesse quel suo sorriso tipo Tom Cruise in Cocktail. Per ora lui si "accontenta" di sbaragliare la stampa italiana. E di bussare. In alto.

Io non vedo l' ora di indossare una t-shirt in cotone ( rigorosamente bio ) screziata d' oro. In pieno giorno, con i jeans strappati e i piedi nudi. Non nel parco ... nel bosco. Da queste parti - lo sapete - si usa cosi'.

p.s. E non e' una marchetta, questa. E' solo una dorata coincidenza, visto che i nostri cuccioli si chiamano proprio Oro e Argento. Ottone si e' trasferito da amici. E Blu? Beh, Blu in realta' non e' un cane. E' una foca.

giovedì 25 marzo 2010

"Indossa un paio di tacchi alti e ti sentirai un' altra", Manolo Blahnik


Sguazzo nella moda da quando sono stata sfornata dalle scuole superiori. Ho sempre venduto abiti costosi, lavorato in ambienti ricercati, puliti, raffinati, fatto la pipì in bagni dal design d' autore.
Ma sono una "ragazza" semplice. Quello è il mio lavoro, la mia vita privata è un' altra cosa. Intendiamoci: la mia casa è pulita e decorosa. E' solo un po' più vintage e vissuta di uno showroom patinato.
E i miei vestiti sono altrettanto decorosi. Sono solo molto meno costosi di quelli che vendo.
Mai al mondo tradirei la sacra triade zara - h&m - mercatini vintage ( accessori a parte, ovviamente ).
Si può vestire con gusto spendendo molto poco - l' ho appurato dopo anni e anni di gavetta in questo mondo. Ma ... bisogna avere gusto.
Il gusto non è la stessa cosa dei gusti. E' qualcosa che si ha dentro, che non si può imparare, studiare. I gusti sono discutibili, il gusto no.
Ho visto persone che, appena varcata la soglia dello showroom il primo giorno di lavoro, sono state classificate come "casi disperati" e, in automatico, sono passate sotto le grinfie dei colleghi più esperti. Che hanno poi abbandonato la troppo ardua impresa.
Trovo comunque ingiusto imporre ad una persona di avere gusto. Non è obbligatorio a questo mondo.
Ma è lecito - anzi, è un diritto sacrosanto - stare bene con il proprio corpo e con i propri vestiti, vintage o nuovi, costosi o economici.
Credo si possa tentare di portare una persona su un' altra strada ( giusta o sbagliata che sia ), ma se questa persona non si sente a proprio agio su quel cammino - mi dispiace - sarà sempre fuori posto. Anche se vestita come Christy Turlington su una copertina di Vogue America.
Leggo in questi giorni di post che parlano di strani e sfortunati incontri fatti ai temibili parchetti. Dove pullulano mamme stronze, menose, che arrivano alle giostrine taccate, truccate e leccate.
Beh, anche io vado ai parchetti con i tacchi. E' fuori luogo? Non credo. E' fuori luogo ostentarli. E' fuori luogo ostinarsi ad indossarli se non si sa camminarci sopra. Anche questo significa non avere gusto. Al parchetto come in qualsiasi altro luogo.
Io coi tacchi mi sento benissimo. Potrei fare un passo doppio di Steve Lachance coi tacchi 12. Usavo le stampelle con i tacchi. Figuriamoci se mi spaventa entrare nella buca della sabbia del parco o salire sullo scivolo.
In scarpe da tennis, invece, posso fare un viaggio in macchina fino in Francia, se mi va. D' estate con la minigonna per sentirmi una 16enne.
O con la salopette e la maglia a righe.
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Beh ... tutto questo a difesa delle mie adorate scarpe. Per dire che una che vive sui tacchi 12 non è per forza una menosa. E per dire che sono state loro - le mie scarpe - insieme ai miei fiori e alle parole scritte qui, a conquistare il Moschettiere. Un giorno racconterò questa bella storia d' amore.
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... come dice quel sant' uomo del Manolo : "Indossa un paio di tacchi alti e ti sentirai un' altra" ( Pronta a conquistare tutti. Anche un Moschettiere ... se ci riesci. ) .
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foto: scarpe indossate oggi, Salvatore Ferragamo ( Audrey docet ). Rovinatissime ...

domenica 17 gennaio 2010

al chiar di luna - pesantezze tra le luci dello showroom e la nebbia di Milano

sì, lo so, è giorno, non c' è la luna.
e io sono in showroom: un' altra campagna vendite, un' altra presentazione alla stampa, un' altra sfilata, un' altra sfilza di persone pretenziose da accontentare.
quanto mi è diventato stretto questo mondo di stracci? quanto poco mi interessa porgere un capo parlando della mano pregiatissima del tessuto di cui è fatto? stare attenta all' etichetta, a come mi porgo, parlo, muovo, siedo?
domande retoriche ovviamente.
veramente anche prima non me ne poteva fregare di meno. però ero una ragazzina abbagliata dalla leggerezza di questo mondo, che arrossiva ad uno sguardo. e che amava fermarsi a sistemare la collezione fino a mezzanotte e, come se fosse mezzogiorno, girava a piedi nudi per lo showroom mentre gli stilisti mettevano Barry White e ballavano.
ora invece, chiusa in questa gabbia dorata, alla donna che sono oggi, sembra di stare al chiar di luna. troppe preoccupazioni. troppi pensieri per poter stare sulla superficie di questa tavola imbandita di leggerezza. troppi affetti a casa. troppa volgia di stare con Francesco oggi che è domenica. troppe immagini di sofferenza estrema che da un oaio di settimane albergano nella mia mente.
troppe menate per riuscire a vedere che fuori è giorno. oggi ho l' impressione di uscire e vedere la luna.
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Milano questa mattina sembrava più bella del solito. L' ultima volta che ci sono venuta, settimana scorsa, ero reduce dall' India e in preda all' influenza vomitina, e l' ho attraversata per presenziare alla presentazione stagionale della mitica collezione.
vabbè, dire che ero presente è una parola grossa. sono arrivata come un automa e in preda ai conati mi sono trascinata fino ad una sedia. da qui ho fatto violenza su me stessa per scrivere tutto quello che si stava dicendo perchè penso di non aver capito il senso di una sola parola da quanto mi sforzavo di non vomitare in faccia al direttore commerciale.
ah, la moda. ah, Milano.
la città in cui sono nata. e che un po' ho rinnegato.
ma l' ho fatto per lasciar spazio alla campagna, che già premeva nel mio cuore per allargarsi dentro di me.
il Moschettiere, poi, con un colpo di spada ci ha messo un secondo per portarmi nel suo mondo. di prati, boschi, fiori. di un cielo che a Milano te lo scordi. perchè è pieno di stelle.
e poi la luna. quella luna che solo pochi giorni fa guardavo dal cortile di un haveli ai confirni del Rajastan.
ci mancava anche l' India. che già pensavo poco io.
Mamma quanto sono pesante oggi ... ( ci sono i clienti oggi che fanno a gara per lavorare con me, da quanto ho la faccia simpatica e accogliente ).
Al chiar di luna
Calma, calma questo cuore agitato
tu, notte tranquilla di luna piena.
Troppe gravi preoccupazioni,
più e più volte gravano sul mio cuore.
Versa tenere lacrime
sopra brucianti pene.
Con i tuoi raggi argentati,
portatori di sogno e di magia,
morbidi come petali di loto,
o notte, vieni, accarezza
tutto il mio essere
a fammi dimenticare
tutte le mie pene.
Rabindranath Tagore
p.s. nella foto cartello fotografato per le strade di Nuova Delhi

domenica 1 novembre 2009

a proposito di forza


E' strano come io mi veda sempre diversa da come mi vedono gli altri. Ed è strano ricevere un premio e sentirsi dire che sono forte. Proprio in questi giorni di pura impotenza.
Allora grazie a Diletta e Yaya e una precisazione: io non sono forte. Faccio la dura e mi butto nelle cose a 100 all'ora ma la sera stringo il cuscino e piango.
E mentre stringo il cuscino e piango, spero di cambiare e di cominciare ad aver voglia di sedermi sulla riva a guardare il fiume , anziché continuare a voler navigare le sue rapide. Perchè so che soffrirei meno.
( tra parentesi: mi scuso per non aver pubblicato e ringraziato prima ma nei giorni scorsi ho fatto da interprete per una persona che aveva dei fornitori turchi in visita in Italia ... e dovevo "interpretare" dal mattino presto alla cena, in cui questi poverini abituati a mangiare solo carne dura appesa ad uno stecchino, scoprivano le bellezze della cucina italiana )
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Comunque, ci sono vari blog che vorrei segnalare, ma in questo momento ho veramente pochissimo tempo per scrivere. Allora ne segnalo un paio ( Cinzia/Mamma fortunata e Lady/Finché giudice non ci separi ) perchè sono scritti da donne "sole", che poi forse tanto sole non sono. Insomma, come me.
Da donne forti, deboli, dure, fragili, chi lo sa.
E in fondo chi se ne frega. Tanto noi avanti ci andiamo comunque.
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p.s. Beba mi ha suggerito di inventare una storia da raccontare a Francesco per fargli capire che non deve picchiare gli altri bambini. Per ora è un piccolo successo, nel senso che è un modo per farlo stare seduto ad ascoltare 5 minuti. Che poi metta in pratica l' insegnamento della storia, beh, per ora la vedo dura.
E a proposito di fiabe, mi è stato chiesto di pubblicare una favola scritta qualche anno fa per un' occasione speciale. Lo farò, Alessandro, Lorena, Bety e Synta. Lo farò perchè per me è stato un momento speciale e perchè è giusto dare testimonianza della forza di questo grande, grandissimo amore.
p.p.s. oggi è un giorno particolare per me. un abbraccio al mio papà che mi guarda dal cielo.

giovedì 18 giugno 2009

tramonti di prati e albe di città

Oggi ricomincio a lavorare dopo un paio di settimane di pausa.
Il primo ostacolo da superare è stato vestirmi, perchè quando sono in quel giardino io mi metto bella biotta ( cioè in costume, non pensate male. E' solo che mia zia Micheline non riesce proprio ad accettare la cosa e scuotendo la testa dice: "sei come tua madre" ... ).
Francesco è andato al mare con la nonna e ci starà due settimane. Tornare nel traffico milanese e pensarlo mentre nuota con i suoi braccioli mi riempie il cuore di felicità e tristezza insieme.
Poi mettere piede in showroom con le spalle ancora calde dal sole e scure di lentiggini, l' aria condizionata, il telefono che suona, gli appuntamenti da fissare, volti vecchi e nuovi da affrontare.
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Da questa vacanza ho imparato una cosa: che "Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. Soltanto l'intelligenza che sa essere leggera, può sperare di risalire."
L' intelligenza leggera, sottile, spensierata che ti porta su una collina fischiettando una canzone, a mangiare pane e salame e bere birra su un prato. Mentre il sole va giù e tu risali, ti rivesti, ti metti nella macchina calda e da brava milanese stai attaccato al culo di quello davanti e suoni il clacson, ti siedi alla scrivania e ti specchi nel monitor del computer.
Questa è la tua alba - il tramonto è andato, ma non dimenticato.
In un attimo sei consapevole che la leggerezza ti ha fatto vedere ogni cosa e goderne.
E sai che anche tuo figlio ha potuto farlo.


NORAH JONES - SUNRISE