sabato 27 dicembre 2008

a Valentina e al suo futuro

A Valentina, giovane e bella, sicura ma fragile, fiera ma solare, sorridente ma seria.
A Valentina e al suo futuro, tutto davanti, tanto, tantissimo, da vivere, spremere, alla sua vita da succhiare fino al midollo.
Ai suoi lunghi capelli lisci che vedo svolazzare dalla scaletta dell' aereo, con gli enormi occhi che guardano lontano nei boschi del Canada.
Alla sua testolina, così piena di idee, di speranze, di progetti.
Al suo cuore, colmo di amore, ma libero e bisognoso di spazio.
Alla sua sua anima, che rimanga sempre così.
Ciao Vale, anche da parte del Francy. Fai la brava in Canada, sai che questo te lo dico sempre.

giovedì 25 dicembre 2008

uno schiaffo alla povertà



Ho seguito alla lettera tutte le indicazioni di Francesco e sono andata alla ricerca di ogni gioco che desiderava per non fargli mancare nulla, per renderlo il bambino più felice del mondo, per fargli strabuzzare gli occhi. E alla fine, di fronte alla bicicletta, al banchetto degli attrezzi, al supermercatino con carrello della spesa, al camion con la ruspa, Francesco mi ha chiesto la solita pentola e il solito cucchiaio per "cucinare" le solite noci sulla solita sedia-fornello. Che stupida sono stata, che illusa. Illusa di potergli dare una gioia che avrebbe avuto comunque, anche con un solo gioco, anche con il gioco dell' anno scorso. Tutto questo per colmare un vuoto che non c'è perchè Francesco non è un "poverino", anzi, è un gran figo. Sta dando una lezione di vita a tutti, compresi i suoi genitori.
Ci sta facendo capire che crescerà forte, camminerà sicuro e fiero, infrangerà cuori e ... diventerà cuoco. Eh, sì, altro che biologo marino come vorrebbe la sua mamma, sarà uno chef.
E se la tavola è complice dell' amore, lui con i suoi occhi verdi, le mani grandi, i piedi come quelli della mamma ( particolare non trascurabile ) ne conquisterà di donne. Purtroppo.
Amore, ascolta la mamma, divertiti, e non portarmi a casa una figa di legno. Per favore!

domenica 21 dicembre 2008

come in un film

Sembrava un film di quelli in cui i compagni di classe delle superiori, ormai tutti presi dalle loro vite, dai loro amori, dai loro figli, si ritrovano nella casa di uno di loro a ricordare e discorrere dei vecchi tempi. Forse - anzi, sicuramente - nei film i protagonisti non si svegliano al mattino con la voglia di salsiccia fresca da mangiare nella zuppiera con il pane ancora caldo e non cucinano la lepre in salmì, ma il sapore era proprio quello, quello di una rimpatriata tra vecchi grandi amici e i loro eredi, tutti a ridere, straridere con un bicchiere di buon vino in mano e la forchetta sempre a cercare qualcosa in una delle pentole di rame della grande e luminosa cucina.

Francesco alla faccia di tutti ha consumato la sua colazione con alle spalle uno scenario meraviglioso, soprattutto alle prime luci di un soleggiato mattino di dicembre; ha dormito nella quiete di una mansarda con il solo rumore dell' abbaiare dei cani in lontananza, ha assaporato la gioia di essere coccolato da venti persone contemporaneamente e ... ha mangiato la lepre in salmì ... !
E sono sicura che ne è stato felice. Felice come la sua mamma in quei momenti.


Il Monferrato è veramente un gran bel posto.




giovedì 18 dicembre 2008

il tappo mucoso



Uno pensa: esco con i miei ex-colleghi, faccio due chiacchere, un po' di spetteguless sui reduci dell' ufficio, accetto le critiche dell' incontentabile Giuseppe che scruta persin il capello per trovare un difetto ( ma poi tanto lo sappiamo che ci vuole bene ) ... e invece mi ritrovo a parlare del tappo mucoso. Eh, sì, il tappo mucoso, questo sconosciuto. Perchè finchè non sei pronta per il parto non sai nemmeno cosa sia, poi lo vedi e ... ancora non lo sai. Ma in quel momento, credetemi, non te ne può fregare di meno. E te ne dimentichi ... finchè alla cena di Natale degli ex-colleghi salta fuori Giuseppe con questa cosa e ne fa l' argomento top della serata ...

No dai, in realtà alle prime facce schifate della Cory ( che comunque ne ha persi ben tre - eh, sì, signore e signori, ben tre tappi mucosi ... ) abbiamo cambiato argomento e siamo tornati al vecchio sano - e sacro - spettegolo sugli ex-colleghi. Ma sì, perchè l' ufficio in cui lavoriamo, che si voglia ammetterlo o no, è il nostro mondo, il nostro confessionale. E quando te ne vai ti manca e una parte di te rimane lì, seduta alla scrivania dove quando avevi il pancione piazzavi il mezzo litro di latte, il nesquick, la frutta, il kinder cereali e chi più ne ha più ne metta; dove era bello schiacciare F2,F3,F6,F6,F6 e ... sì, ancora F6 ( vuria mai che il programma non mi salva la modifica ); dove era bello farsi sgamare dal presidente ( noi facciamo le cose in grande se no non ci piace ) a ritagliare le sagome di Giuseppe e Stefano da attaccare al portaombrelli; dove era bello - e sottolineo era - andare in ufficio.

Uffa, mi mancate. Un giorno forse pubblicherò una favola che ho scritto per ricordare questa splendida avventura ma adesso no, è troppo presto.

senza te





Ciao amore, questa mattina mi sono svegliata senza te. Senza te nel letto abbracciato a "osso", sul divano in attesa del biberon, nel lavandino per lavare il culetto, sullo sgabello con il body tirato su per farmi vedere che ti sta venendo una pancia da grande.


I nostri riti del mattino hanno il sapore della gioia di vederti, l' odore della notte sul pigiama appoggiato al calorifero, il gusto del latte con il miele millefiori.


Questa mattina non ho potuto vivere queste emozioni, ma ti avevo nella mente, nel cuore, nell' anima. Questa mattina di quasi Natale splendeva il sole e sapevo che eri felice perchè finalmente potevi uscire a piedi con la nonna Rosanna pucciando i piedini nelle pozzanghere e raccogliendo foglie di acero.
E a me basta questo, saperti felice.


Eccoti una canzone che ti renderà il cuore allegro quando l' ascolterai. Me l' ha donata una mia amica che, come me, ha pensato a te.


mercoledì 17 dicembre 2008

una spilla per 3 centesimi


Alla fine ci siamo riunite per ben tre compleanni e un Natale ... mica male, no??? Eh sì, si cresce e aumentano gli impegni, una alle prese con il cucciolo ( io ), una con il lavoro ( Marta ) e una con troppi amici da gestire sotto le feste ( Lauretta ). E il Teo, beh, lui era un intruso, è bastato invitarlo ed è arrivato subito.
Non come noi tre, che per trovarci abbiamo dovuto mandare e-mails e sms a decine. Fortuna che siamo nell' era della tecnologia ... se fossimo state ancora negli anni '60 forse non sarebbe bastato un epistolario. Ma in fondo quel che conta è avercela fatta ed esserne state felici - di vederci e di raccontarcela, questa vita così fitta di emozioni, pensieri, speranze. Questa vita che ci regala momenti tanto diversi ma da condividere.
Una spilla comprata con 3 centesimi, un pullover verde porta fortuna, una crema per il corpo profumata, tante parole, un vestito di maglia e una collana di feltro, un libro sul teatro, gli stivali bordeaux, qualche bicchiere di vino assaggiato anche dai pantaloni del Teo, gli orecchini rotondi e quelli pendenti, il mal di testa, le foto della casa di montagna.
Ah, ... e questa di foto. Vi voglio bene, ragazze.

martedì 16 dicembre 2008

beato Freud che sapeva tutto ...

Uffa, non si sa mai come comportarsi ... secondo Freud - scusate se semplifico un po' un concetto su cui probabilmente lui ha lavorato metà della sua vita - se si gratifica troppo un bambino per aver "evacuato" , si rischia di contribuire alla formazione di una personalità testarda, disorganizzata e restia all' autorità. Al contrario, se non lo si gratifica molto, svilupperà una personalità organizzata, meticolosa ed ostinata.
Ma scusa, con quel faccino come faccio a non dirgli che è stato bravo? Che da un momento all' altro ha dovuto rinunciare a quella cosa fantastica che è il pannolino? A quella cosa che gli permette di non rinunciare alla fase clou del suo cartone animato preferito ( tale Lazy Town ), di lasciarsi andare nel bel mezzo della coda al supermercato permettendo così a sua madre di superare tutti ( perchè hanno cambiato corsia )? Cavoli, lui la fa, te lo dice, tu lo cambi e tricchetetracchete butti via il tutto e non ci pensi più.
E invece no, bisogna toglierlo. Da una parte, sinceramente, con quello che costano e inquinano i pannolini ( che poi che inquinino me ne frega relativamente .. dò più peso al costo ! ) sono anche contenta. Ma dall' altra parte che fatica ... che fatica distoglierlo da quello che sta facendo, portarlo di peso e fargli fare il tutto con i piedini a penzoloni, scomodo come non mai, senza nemmeno una rivista di moto in mano ( gli dò tempo un paio d' anni, poi farà quello che hanno fatto tutti gli "uomini" ).
Senti Francesco, sai cosa ti dico? Che tanto Freud ne inventava sempre una, che finita una "fase", se ne usciva con un' altra. Quindi, secondo i miei calcoli, dopo la "fase anale" ( non l' ho mica detto io!!! ), arriva quella "fallica" ... e allora preferisco gratificarti ora anche se diventerai un testardo, un disorganizzato ed un restio all' autorità perchè quando ti beccherò in bagno con un certo giornalino, vedrai come ti ripiglierai e ridiventerai tanto ubbidiente, organizzato e docile ...
Scherzo amore, fai sempre quello che vuoi. Più o meno.

lunedì 15 dicembre 2008

come si cambia ...



Oggi sono un po' nostalgica ... infatti questa mattina, parlando con la Lauretta durante il nostro consueto appuntamento telefonico, abbiamo discusso di quanto è importante il nostro bagaglio culturale, di quanto e cosa ci è rimasto dell' insegnamento dei nostri genitori e di altre storie "tese" ... ( non è che io e la Lauretta passiamo il tempo a filosofeggiare nel traffico, ma stamattina è andata così ... colpa mia ...).
...
Tutto torna, o quasi. La moda, la musica, le automobili ... gli oggetti e le tendenze nascono prendendo spunto dalle origini, da ciò che è già stato.
Ci sono cose però che, anche volendo, non potranno mai tornare. Questo perchè l' uomo si evolve, è inevitabile, è la legge della natura, la sopravvivenza. Eppure io mi aggrappo ancora a ciò che è stato, lo tengo stretto, nelle fotografie, nel ricordo di mio padre, nelle parole di mia madre, nelle favole che racconto a mio figlio. Lo faccio perchè è il nostro bagaglio familiare e culturale che ci fa crescere. Sono le parole dei nostri genitori e i loro gesti.
Tutti dobbiamo evolverci e diventare grandi, anche se i nostri piedi, se lo vogliamo e se c' è una base solida, rimangono legati con le catene alle nostre radici .
Vorrei tanto che da grande Francesco andasse alla scoperta del mondo, vedesse più cose possibili, incontrasse una miriade di persone, ma mi piacerebbe che un millimetro cubo del suo cervello rimanesse riservato alle persone e ai luoghi della sua origine, come un privé ...

venerdì 12 dicembre 2008

la morosa



E' ufficiale, Francesco è entrato nella " fase della fidanzata ", o, meglio, della morosa, come dice lui.
Di solito nomina quella rincoglionita della "Stephanie", ovvero la co-protagonista di un cartone animato osceno, ma che lui adora, Lazy Town. Ogni tanto mi chiedo se la vede davvero bella, visto che è un cesso e provo ad immaginare cosa percepiscono realmente i suoi grandi occhi verdi.
Ieri sera la Valentina, che è venuta a trovarci, gli ha chiesto chi era la sua morosa. E lui è venuto da me ad abbracciarmi e ha detto " E' la mia mamma! " ... e io mi sono sciolta ... Finalmente ho battuto Stephanie!!!
Quando siamo andati a letto, con il suo biberon pieno di lattuccio, mi ha detto " Mamma, la mia morosa sei tu ma anche la Vale".
Ci sono rimasta di merda ma sono contenta che non sia monogamo già in partenza ... ma sì, fai bene, amore mio ... goditi la vita! Ma ti prego, la Stephanie proprio no, è troppo bruttina.
E comunque, fatemelo dire ... povera la nuora che mi capiterà sotto le mani ...

giovedì 11 dicembre 2008

una ferita profonda

Questa mattina, appena uscita di casa, mi sono trovata davanti una brutta scena ... una ragazza era stata investita. Per fortuna era cosciente e riusciva a camminare, ma aveva una brutta ferita sulla fronte. Mi sono fermata e ho aspettato con lei che arrivasse l' ambulanza, ho cercato di fare qualcosa, più che altro tranquillizzarla, dicendo che non era niente di grave.
In realtà, la cosa era abbastanza seria in quanto la ferita era molto profonda.
Quando è arrivata l' ambulanza, sono andata via e l' ho lasciata in mani sicuramente più esperte. Salendo in macchina ho cominciato a tremare, a sentire freddo, ad andare in panico. A pensare. A pensare che ognuno ha le sue ferite, chi più evidenti, chi più nascoste, chi più superficiali, chi più profonde. La mia è nascosta e profonda. Ma chi mi conosce la vede bene, chiaramente, sul mio viso stanco e sul mio cuore triste.
Chi dovrebbe vederla o rendersi conto che c' è, invece, non lo fa.
Spero che tu stia meglio ora, ragazza ferita. Vedrai che il tempo guarirà in fretta la tua piaga.

mercoledì 10 dicembre 2008

... questo traffico fa pensare ... ( perchè già non lo faccio abbastanza )

E' vero, noi milanesi passiamo metà della nostra vita in macchina ... ore ed ore ad ascoltare la Pina e il Diego su Radio Deejay, a fumarsi una sigarettina, a cantare i Rolling Stones ... mentre si crea una sorta di Grande Fratello, eh sì, perchè diventa un rituale fermarsi allo stesso semaforo tutte le sere e vedere cosa sta guardando in tv la signora che è appena uscita sul balcone ad innaffiare i fiori.
E io, da buona rappresentante della mia "razza", ieri sera, come ogni benedetta sera, me ne stavo in macchina con la mia Radio Deejay, le guance di mio figlio fisse nella mente, l' occhio lungo nella casa illuminata al piano terra del palazzo al semaforo ... e i miei pensieri.
Quando si ha del tempo vengono in mente tante cose, troppe, vecchie, nuove, tristi, felici.
Ieri sera mi è venuta in mente una mia vecchia cara amica ... e l'ho chiamata. Ricordi lontani di quando la mia vita era totalmente diversa, di quando avevo altre priorità, altre preoccupazioni, altre speranze.
Ora è tutto diverso, quante cose sono successe, quante non tornano più, quanto ho riso, pianto, sofferto.
Spero che tu, amica mia, in questi mesi abbia pianto solo di gioia.

lunedì 8 dicembre 2008

che bella la campagna

Quand' ero piccola avevo paura delle mucche, mi arrampicavo da tutte le parti quando vedevo muoversi la mandria o anche una sola mucca verso di me ... invece Francesco vorrebbe abbracciarle, stringerle, accarezzarle, è affascinato dalle loro orecchie, dalla panciona, dal campanaccio, persino dalla loro cacca. Per lui la loro cacca è santa, come lo è per me la sua ... solo che la sua lo è veramente ...

sabato 6 dicembre 2008

l' albero blu




Quest' anno è tutto diverso, tutto tranne una cosa: il Natale. Francesco, ormai nell' età della "ragione" ( ... ), sente l' emozione e trema al pensiero dell' arrivo di questo giorno. Ha imparato persino a fare il conto alla rovescia per l' occasione e ora sa che manca "un mesetto".

L' albero di quest' anno è blu, perchè un maschietto è arrivato in una casa nuova, ma lui, aiutandomi a farlo, ha voluto a tutti i costi mettere anche una pallina "ossa" e una "aancione".

Sotto ha messo la sua letterina a Babbo Natale, che dice, testuali parole:

"Caro Babbo Natale, quest' anno sono stato proprio bravo. Mi porteresti per favore:


  • la bicicletta;
  • la carriola perchè la mia è rotta e l' ho portata alla discarica;
  • l' ovetto kinder;
  • il carrello della spesa;
  • il banco degli attrezzi;
  • il camion che porta la ruspa;
  • le caramelle.

Grazie, ti aspetto, Francesco"

Caro Babbo Natale - e questo te lo scrivo io - ti chiedo di portare a Francesco solo una cosa: la serenità e il perdono - lui sa per cosa.

E a me, ti prego, il suo sorriso ... ma non solo per un giorno, per tutta la vita.



sabato 22 novembre 2008

il fondo del mare

Forse sono io che sono sbagliata, ma andare all' acquario mi ha messo tristezza ...


E' vero, Francesco non sa che sul fondo del mare i pesci nuotano liberi nello spazio quasi infinito, ma, sarà perchè io lo so, mi sono sentita in colpa quando ho visto la vasca degli squali o quella dei delfini o anche quella dei caimani della foresta amazzonica ... In colpa perchè loro erano lì a nostra disposizione, in mostra, in vetrina ...


Francesco invece aveva gli occhi strabuzzati dalla meraviglia, alla ricerca della sua tartaruga "gande gande" come l' apertura delle sue braccine.


Che bello che sei amore. ti prometto che ti porto ancora al' acquario - e fa niente se mi sento in colpa. Tanto quando sarai grande lo so che diventerai un biologo marino e nuoterai in mare con le balene, i delfini e le "gandi gandi" mante alate.





lunedì 6 ottobre 2008

GOD SAVE SUOR CARLA ... anzi noi!

Londra l' è semper una gran Londra, detto alla milanese ... comunque è vero, è sempre bella. Peccato quel tempo di merda che si ritrova, se no sarebbe la città perfetta.
Bel week-end, non come la prima volta che ci sono andata ...
Avevo 11 anni e la scuola che frequentavo aveva proposto ai genitori di mandare noi ragazze con Suor Carla a Londra quell' estate.
Un incubo: centellinava i soldi che ci avevano dato i nostri genitori e noi povere sfigate guardavamo sbavando le vetrine dei "mc donald" sognando patatine, hamburgher, sundae al cioccolato; non ci faceva lavare perchè costava troppo; ci costringeva a dormire sui materassi tenuti insieme dallo scotch che di notte scricchiolava tutto ... e noi, per non pensare alla fame e alla sporcizia, organizzavamo spedizioni punitive contro i ragni che infestavano le nostre camere ...
Quando sono tornata, mia madre, al ritorno dall' aeroporto in macchina, mi fa: " ma come mai hai le braccia nere???" e io: " è l' abbronzatura". Lei, conoscendo il clima londinese e partendo dal pressuposto che la valigia conteneva prevalentemente giubbotti e k-way per la pioggia, arrivate a casa mi mette nella vasca da bagno e mi striglia come un cavallo; risultato: le braccia ritornano bianche. In effetti, mi sarò lavata due volte in tre settimane. Ecco perchè i ragazzi del college non ci cagavano di striscio, capisco tutto ...
Nel pomeriggio mia madre comincia la classica serie di telefonate alle mamme delle mie compagne di viaggio; si sentiva anche dall' altra parte del cortile che lei stava esclamando: " anche la tua??? Guarda, roba dell' altro mondo, pazzesco, mai vista una cosa del genere, che orrore, da pazzi, ho dovuto tenerla due ore in ammollo, era nera come la pece, eccetera eccetera ... ". Esagerata ...
Il mio papà, dall' altra parte della stanza mi ha guardata e mi ha fatto l' occhiolino ... Grazie papi, menomale che c' eri tu a proteggermi ...

venerdì 12 settembre 2008

la mia mamma


Ci sono dei momenti nella vita in cui ritorni bambino. E' come se avessi nuovamente bisogno di attaccarti al seno di tua madre e prenderne la linfa, di sdraiarti su un fasciatoio di legno e attendere di essere cambiato, di farti mettere il pannolino e toglierti anche questo pensiero ...

Ci sono dei momenti in cui vorresti tornare piccolo piccolo e farti coccolare. E invece non puoi, perchè sei grande, inevitabimente grande.

Però esistono tanti modi per coccolare anche un grande e mia mamma ne ha trovato uno, perchè ha capito che ne avevo bisogno. Volevo lei e il suo aiuto, la sua mano perfetta tra i capelli, il suo passo spedito, il suo seno accogliente, il suo rossetto rosso, i suoi capelli che qualsiasi cosa faccia sono sempre crespi. E le ho avute, queste cose, tutte per me. Non fisicamente, ma in un altro modo, nel suo modo.

Grazie mamma, sei stata grande. E continui ad esserlo.

Spero di non darti dispiaceri.

mercoledì 3 settembre 2008

A Marta

C’ era una volta un giardino incantato.
All’ ombra di una superba magnolia e di una delicata betulla, orchidee, mughetti, ranuncoli, rose, peonie, ortensie, camelie, margherite, tulipani e molti altri fiori venivano scrupolosamente curati dall’ anziana contessa proprietaria del castello adiacente al giardino.
Nessuno poteva immaginare che, non appena la contessa lasciava le sue belle aiuole e poneva tutti i suoi attrezzi nella casetta di legno all’ angolo del giardino, quest’ ultimo diventasse il fulcro di una vera e propria vita sociale.
C’ era la scuola per i più piccoli e attività commerciali come le pittoresche bancarelle dove le viole vendevano, oltre ad un’ infinità di bacche ornamentali, calde foglie di acero per l’ inverno e cappellini di rosmarino intrecciato per ripararsi dal sole estivo.
C’erano anche locali notturni gestiti dalle sinuose orchidee, capaci di allietare nell’ oscurità anche i clienti più difficili da gestire, come il cactus che ogni sera si spostava - non senza far danni – dal vivaio che la contessa aveva accanto all’ ala est del castello.
Durante una ordinaria mattinata di scuola, una margherita stava aspettando di essere interrogata dalla sua professoressa, una spinosa piantina di biancospino, quando notò una tulipana con delle bellissime foglie alle radici. Subito le chiese dove le avesse trovate e da lì cominciò una lunga conversazione a proposito del vecchio fogliame usato dalle loro nonne e di concimi miracolosi per petali.
Giorno dopo giorno, interrogazione dopo interrogazione, i due fiori cominciarono a conoscersi e a frequentarsi anche dopo la scuola. La margherita usciva con un gigantesco girasole sempre allegro … la tulipana girava per il giardino con un fides saffier, dai petali talmente fitti che sembrava quasi essere una palla liscia.
Tra varie vicissitudini, la tulipana terminò gli studi, mentre la margherita li lasciò in sospeso ( dove sono tuttora ) ed entrambe ebbero la fortuna/sfortuna di lavorare con i garofani screziati, i fiori che, grazie al loro gusto e alla loro finezza, avevano aperto degli atelier di successo dove davano consigli sui motivi ornamentali di tendenza.


I loro percorsi di vita furono molto differenti.
La margherita sposò il girasole ed ebbe con lui uno splendido fiorellino, portato da un’ ape nel mezzo di una calda estate. Purtroppo, proprio a conferma del significato del suo nome, il girasole si rivelò un amore infelice che finì lasciandosi alle spalle cuori spezzati ma consapevoli del fatto che il destino aveva ormai segnato la loro strada.

La margherita si ritrovò con una profonda ferita nei pistilli che colmò solo in parte frequentando un orgoglioso oleandro che la faceva sentire una rosa, la regina del giardino. Non riuscì mai ad eliminare tutta la tristezza che provava quando il suo fiorellino trascorreva la notte dall’ altra parte del giardino con i girasoli, ma almeno trovò l’ amore.
La tulipana, dopo essersi lasciata alle spalle il fides saffier, ebbe il cuore spezzato da un papavero bianco che, appunto per la sua incostanza, non seppe darle la sicurezza di cui lei aveva bisogno, si imbatté in una serie di narcisi, troppo preoccupati dei loro petali per darle conforto.
Solo un fiero ibiscus seppe corteggiarla nel modo giusto ma, al momento, non si sa ancora come è andata a finire …
Inutile dire che la margherita, per il bene che le voleva, sperava solo che questa altalena di sentimenti potesse un giorno aver fine e che la sua cara amica trovasse un fiore per tutta la vita.




Margherita significa Semplicità e Tulipano Onestà – forse non è solo una coincidenza. In te ho trovato una persona, un’ amica, una sorella che mi parla onestamente e sinceramente, anche quando sa che mi fa male e che cerca di aiutarmi e di guidarmi in questo momento troppo duro della mia vita.
Ti voglio bene, paola

lunedì 25 agosto 2008

in montagna con la 128

Se non le vedi, non ci credi ... e io non le avevo mai viste, le Dolomiti.



Francesco ha avuto la fortuna di andarci a soli due anni, non so quanto e cosa potrà rimanergli nella mente, ma sono sicura che in un cassetto della sua memoria ci sarà sempre spazio per quei prati così perfettamente tagliati, le pecorelle, i cespugli di mirtilli, il bastone da battere sulle rocce per spaventare le vipere, la polenta mangiata al rifugio, l' acqua gelata della sorgente, la salopette.

Com' era bella anche la mia montagna quando ci andavo da piccola e mio padre si arrampicava con la 128 sui tornanti, quando a fine agosto già nevicava, quando eravamo felici e ridevamo nell' erica.

Ti penso sempre papà.

lunedì 11 agosto 2008

vive la france

Hai presente quei paesini dove ti senti dentro un libro di favole, dove ti svegli al mattino e vai a comprare la baguette per fare colazione con pane, burro e marmellata, dove esci con la borsa di paglia e per non rovinare l' atmosfera ti metti anche il cappello di paglia abbinato e il vestito a fiori comprato al mercatino delle pulci di antibes, dove le barche ondeggiano nel porto quasi inscenando una danza che muove il mare e i suoi riflessi dorati dal sole, dove compri "deux oranges, trois apricots e des freises" dalla signora con il carretto ai bordi della strada ... ecco, queste sono state le nostre vacanze al mare.



Ovviamente a Francesco di tutte queste cose non gliene fregava niente ... e per fortuna ci ha pensato la luna ad organizzare una festa dedicata a lui e solo a lui. Una festa in una notte di stelle con i bambini che tremano dalla meraviglia e fanno cadere i gelati, le majorettes che si sincronizzano e partono con le ginocchia alte nella loro marcia, la banda e la sua magnifica musica, così di paese, così perfetta.





martedì 15 luglio 2008

L' ORSO E LA PRINCIPESSA

C’ era una volta n un bosco un orso bruno che con l’ andare del tempo era diventato brizzolato … alla mattina, guardandosi allo specchio, si arrabbiava notando che le sue basette erano diventate bianche e che la pancetta faceva fatica a diminuire pur allenandosi due volte a settimana nel bosco.
Tra gli orsi del bosco era uno dei più eleganti; dedicava alle cure quotidiane molto tempo e prestava particolare attenzione al suo mitico ciuffo sale e pepe, che molti gli invidiavano.
La sua grande passione era la velocità, spesso si sedeva sul cucuzzolo della “cresta delle querce” e osservava quegli strani ammassi di lamiera con cui gli umani sfrecciavano per le strade che costeggiavano il bosco. Anche lui sognava di potere un giorno andare tanto veloce da sentire l’ aria sfiorare la pelle, sotto i suoi lunghi peli bruni e grigi.
Gestiva in una caverna un ingrosso di vestiti da cerimonia per gli animali del bosco che si sposavano e aveva un bel gruzzoletto di clienti che gli volevano molto bene perché sapeva dare buoni consigli e rendere eleganti anche gli esseri più ciccioni.
Un giorno, il direttore dell’ ingrosso decise che era necessario avere anche un’ animo femminile che aiutasse l’ orso bruno a gestire l’ attività commerciale e a comprendere i gusti degli animali dell’ altro sesso. Durante i colloqui entrò nella caverna una pantera con scarpe viola da principessa che colpì al primo sguardo l’ orso bruno.
La pantera fu assunta; cominciò ad apprendere dall’ orso bruno i segreti della confezione ed imparò ad apprezzare la mano di un tessuto o il dettaglio di una cucitura.
Nel regno animale governavano regole ferree che volevano che ogni femmina avesse dalla nascita un promesso sposo e la pantera principessa, così la vedeva l’ orso bruno, era stata predestinata da sempre ad un puma che viveva al di là della foresta, oltre il grande fiume. Così si erano sposati e avevano generato un cucciolo.
Nonostante la gioia che le dava il suo piccolo, la pantera non era soddisfatta della sua vita … non si sentiva più desiderata come quando era un giovane e spensierato felino dalle zampe lunghe e continuava a sognare ad occhi aperti l’ arrivo di qualcuno che avesse considerazione di lei e dei suoi pensieri, che potesse farla sentire importante, che le regalasse momenti unici e che condividesse con lei ragionamenti e sensazioni. Cose semplici ma vere e profonde.
L’ orso bruno da parte sua aveva sempre avuto belle orse al suo fianco, alcune facevano le modelle nelle caverne dove aveva lavorato negli anni passati, altre vivevano vicino a lui ai margini della foresta.
Nella comunità degli orsi non esisteva la regola della promessa sposa perché alla base del loro carattere c’ era una certa chiusura, un certo “asocialismo” che non permetteva di creare forti e duraturi legami, tanto che la maggior parte di loro rimaneva “single” per tutta la vita.
L’ orso bruno, da parte sua, era veramente “ORSO”; spesso era nervoso e scorbutico e alla sua età si infervorava spesso perché sentiva il bisogno di avere accanto qualcuno con cui spartire gioie e dolori, a cui parlare di se stesso, regalare un ramo di abete, dedicare una canzone …
Questa combinazione di fattori fece sì che l’ orso bruno e la pantera principessa incrociarono i loro sguardi in un momento magico da cui nacque un amore apparentemente impossibile tra un essere abituato all’ isolamento e alla diffidenza e una creatura che nella vita aveva già visto tanto e aveva bisogno di isolarsi a suo modo.
L’ orso conobbe il cucciolo e smorzò il suo carattere duro grazie alla tenerezza e alla dolcezza del piccolo, che trovò per lui un soprannome e lo accettò come compagno di vita della sua mamma.
La pantera si sentì finalmente una principessa amata e desiderata e scoprì la gioia di parlare parlare parlare, condividendo pareri e opinioni, di imparare da chi aveva più esperienza di lei, di ascoltare della buona musica, di godersi un paesaggio mozzafiato e di trasmettere tutto questo amore ed entusiasmo per la vita al suo bellissimo cucciolo.



A Massimo, che mi fa sentire una principessa ogni giorno di più.
E al mio cucciolo, che ha saputo accettare come un vero ometto i cambiamenti della vita e che, sono sicura, crescerà forte come una roccia.

martedì 1 luglio 2008

è proprio un maschio

Quando era nella pancia pregavo in tutte le lingue perchè fosse un maschio e così ha voluto Dio: quando il ginecologo ha detto " che cos' è quella cosina lì che spunta???" suo padre non c' è stato più nella pelle e ha cominciato a dire "è un pisello, è un pisello, dottore, mi dica che è un pisello!!!"
Eh sì, perchè era un desiderio in comune.
E ora che non siamo più insieme mi chiedo: questo mio ometto come vivrà il rapporto con sua madre quando sarà più grande? Si farà lavare, vestire, toccare da queste mani femminili? Oppure la mia figura lo metterà in soggezione? E le partite allo stadio? Ci verrà anche con me? O mi vedrà solo come la rompiscatole, quella che gli farà fare i compiti tutti i pomeriggi mentre suo padre lo verrà a prendere per andare all' allenamento del pallone?
Chissà ... quel che è certo è che sono felicissima di avere accanto un "uomo" perchè so che mi proteggerà a spada tratta come un cavaliere difende la sua dama, lo so lo so, sono convinta che mi aiuterà a portare in casa la spesa come un boy-scout, mi sosterrà davanti alle malignità dei parenti-serpenti ( quanto vorrei che lo potesse fare già ora ... ), mi appoggerà nelle mie scelte.
Lo so perchè anche io farò così con lui. Passando sopra ogni cosa.

domenica 1 giugno 2008

le decisioni

Il Dalai Lama ha detto: "Le decisioni sono un modo per definire se stessi. Sono il modo per dare vita e significato ai sogni. Sono il modo per farci diventare ciò che vogliamo."
Tutti noi prima o poi nella vita ci troviamo di fronte ad una decisione da prendere, più o meno importante, più o meno sconvolgente. La decisione più importante della mia vita è decisamente stata travolgente, nel senso che da quel momento nulla sarebbe più stato lo stesso, nel bene e nel male.
E' vero, ha dato significato ai miei sogni, a me stessa, una me stessa che non voleva vivere nell' ipocrisia e che sarebbe stata pronta a tutto pur di fare qualcosa per cambiare la sua vita. La mia non era proprio una "vita di merda", anche se, ovviamente, tutto scorreva e procedeva nel modo più normale possibile. La mia era la classica vita che tutte, o quasi, ti invidiano: un marito belloccio e premuroso agli occhi di tutti, un bellissimo bambino, una bella casetta, 1/2 mondo nella memoria e un fantastico lavoro nello strabiliante mondo della moda.
C' era solo un problema: il marito belloccio non mi si cagava di striscio, ero talmente stressata che non riuscivo a godermi mai a pieno il mio bellissimo bambino, la mia casetta era bella ma mi stava stretta, e, per concludere in bellezza, il mio fantastico lavoro non mi dava assolutamente soddisfazioni. E' vero, tutto era come prima, niente nuove buone nuove. E invece no, io ne volevo una di nuova. E nessuno mi ha capita. Avrei voluto cose semplici, mica la luna. Avrei voluto un abbraccio, una po' di ascolto ( anzi tanto ), un bacio e ... fare l' amore, ma tante volte, come non l' avevo mai fatto. Eh sì, perchè io, trentenne sicura di sè, nascondevo nel mio cuoricino un terribile segreto: non facevo l' amore. E per questo non sono andata a cercarmi amanti a destra e a manca, no. Sono stata lì e ho pensato che nella vita non si poteva avere tutto. Finchè ... finchè poi il troppo è diventato stroppioso e non ce l' ho più fatta. Sono sclerata e ho capito che avevo bisogno di una persona diversa accanto a me, che non avrei potuto invecchiare con qualcuno che non era nemmeno interessato alla mia crisi interiore ( non ho mica preteso che me la facesse passare, solo che la considerasse ).
E alla fine l' ho presa la mia decisione, nella sofferenza e nell' inquietudine, ma l' ho presa.
Spero solo una cosa, anzi due: che mio figlio mi capisca un domani e che prenda il mio carattere. ( evviva )
Scusate lo sfogo.

domenica 4 maggio 2008

la mia amica audrey

Oggi sarebbe il mio anniversario di matrimonio ... e invece ricordo - e ricorderò per sempre - questo giorno come l' anniversario della nascita di una bellissima persona: Audrey Hepburn.
Non ho la presunzione di parlare di lei come di un' amica, ma dopo aver letto e riletto la sua vita per mille e mille volte, mi sembra quasi di conoscerla.

Eri proprio una gran bella persona, Audrey, così umanamente diva e così divinamente donna.
E mi stai aiutando a ricordare questo giorno con poco - o quasi poco - dolore.

giovedì 1 maggio 2008

l' albero della vita




Quando mio padre e mia madre hanno deciso di prendere la casa di Iseo avevo solo 8 anni.

Diventata adolescente, la vedevo come una rottura di scatole; ogni sabato mattina dovevo abbandonare i miei progetti milanesi e andare con loro in questo paesino sperduto per un week-end intero.

Mio padre si lasciava trasportare dai colori del giardino, mia madre si perdeva nei meandri della nostra casetta.
Io ... oziavo liberamente.
Quando mio padre non c' è stato più ho cominiciato a scoprire il giardino, l' orto, il pozzo nascosto ... le sue due piante preferite: un acero rosso stupendo e delicatissimo e un meraviglioso faggio pendulo. Sembrano loro due, i miei genitori: mia madre leggera e affascinante come l' acero, mio padre protettivo e austero, ma accogliente come il faggio.
Sembra che Francesco adori il faggio, passa le ore sotto i suoi rami. E' il suo nonno che lo fa entrare nella sua casa, sì perchè credo che lui passi spesso di lì e si sieda a leggere un libro con la schiena appoggiata al tronco.

domenica 30 marzo 2008

la fine di tutto e l' inizio di un amore



Una tranquilla domenica di fine inverno, di fine week-end, di fine di un amore, di fine di tutto. Va beh, non mettiamola così sul tragico.

C' è sempre il mio Francesco che pensa a tirarmi su. Dopo questa scena meravigliosa credo che potrò dimenticare anche solo per un attimo tutti i miei pensieri ...
Francesco, credo che sarai proprio un ragazzo dolce. Basta che non ti fai pigliare per il culo dalle donne, che lo sai che sono stronze. Tutte, soprattutto le acque chete. Sai come la penso: "le acque chete rompono i ponti", ricordatelo sempre. Piuttosto vai con un uomo, che tanto gli uomini sono tutti babbi. Tranne te, ovvio.

lunedì 14 gennaio 2008

inventarsi una strada

"Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno, un padre, un amore, qualcuno capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso.
Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano.
Basterebbe la fantasia di qualcuno, un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare. ciao papà!"
non l' ho scritta io ma quando l' ho letta l' ho subito sentita mia ... vorrei che fosse così, vorrei che mio padre fosse qua ad indicarmi la strada, a dirmi quale bivio devo scegliere. E invece, non solo non ho lui, ma non ho nessun altro.