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mercoledì 7 luglio 2010

Ehi, Francesco ... auguri!!!

Mi dispiace essere arrivata tardi ieri sera dal lavoro e aver passato un' ora al telefono con tuo padre a discutere di una questione di principio. Mi dispiace dover constatare ancora una volta che non per tutti esistono la pietà, la solidarietà, il valore, l' incontro.
Mi dispiace per tutto questo, anche se tu sei un bambino sereno e ieri sera hai giocato felice con le bolle di sapone sul terrazzo, mentre io impacchettavo i tuoi regali e ti spiavo dai vetri del salone. Piangendo.
Mi dispiace essere scappata questa mattina alle 6 del mattino per prendere il treno. Avrei dato non so cosa per poter rimanere con te e vedere la tua meraviglia.
La carta dei regali ha delle piegoline lasciate dalle mie lacrime, che ormai si sono asciugate. Tu non te ne accorgerai. E questo è quello che conta.
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Ehi, Francesco ... auguri.
E W noi due che abbiamo i piedi uguali uguali. E passiamo la sera sul letto a fotografarceli, tra una lettura e l' altra.
W noi due che, in questi 4 anni, lo so, abbiamo capito che di simile non abbiamo solo i piedi.
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Che questi tuoi piedi ti portino solo dove vuoi tu, come i miei hanno portato me.
Che ti portino dove c' è la poesia, la natura, il contatto con l' Uomo, con la vita. Che ti guidino verso la scoperta e il sapere ( tu, che insieme alla casa dei Gormiti e la mietitrebbia, hai chiesto un libro per il tuo compleanno ) e quel sacrosanto diritto che tutti noi abbiamo di essere felici.



lunedì 22 marzo 2010

io e i rimedi della nonna: di ansie da neomamma, pediatri, ormoni


Chi mi conosce sa quanto mi piaccia il vintage. Ecco, mi piace talmente tanto che per me, oltre che godermi mio figlio, fare giardinaggio o l' amore con il Moschettiere, il massimo è andar per mercatini e acquistare accessori, oggetti, passamanerie, gioielli appartenuti a chissachi. Mi piace ascoltare storie vecchie, sapere come si faceva un volta a far questo e quello.

Quando ero incinta immaginavo di stringere tra le mie braccia un fagotto avvolto in una vecchia coperta ricamata appartenuta a mia nonna, profumare i suoi cassetti con essenze e saponette profumate, vestirlo di bianco candido.

Mi vedevo come quelle mamme con i capelli a onde anni '40 e il viso sognante, che si affacciano sulla culla per vedere se il loro bambino dorme ancora o è sveglio e sta giocando con i piedini, talmente è bravo e non piange mai.

Quando tentavo di portare a spasso i 20 kg di grasso per gamba che mi ero elegantemente regalata per l' evento, mettevo un carillon in borsa e la appoggiavo alla pancia, pensando con quella musica al mio dolce sogno di bianco candido, pizzo sangallo, coperte vintage.

Poi è nato mio figlio.
Sono uscita dall' ospedale depressa. E di copertine ricamate, profumi, essenze non me ne poteva fregare di meno. Figuriamoci del vintage.
Oltretutto, la copertina ricamata si è riempita di rigurgito dopo forse 3 giorni, e la cavolo di vitamina nonsocosa macchiava qualsiasi cosa.
I giorni passavano. E io cominciai a scrivere lettere d' amore a mio figlio e ad appenderle alle travi del soffitto della sua camera. Gli comprai una scatola azzurra da esplorare. Lo massaggiai ogni giorno.
Francesco cresceva e con lui le mie ansie. Un po' erano le mie solite paranoie, accentuate da questa nuova responsabilità di cui ero stata rivestita. Un po' arrivavano da fuori, dalle altre mamme, dai parenti, dalla televisione, dalla simpatica pediatra che mi è stata raccomandata dall' impiegata dell' Asl e da quasi tutte le già mamme che conoscevo ( ho sempre saputo io di essere diversa ).
Quello che mi chiedevo ( e che ancora mi chiedo ) è:
  • perchè visitava in un grande studio con una mega finestra se la sala d' aspetto era un corridoietto senza nemmeno una fuga d' aria, se non la porta d' entrata ( che però era consigliabile non aprire per via degli odori provenienti dalle cucine degli altri appartamenti sul pianerotttolo ), stracolmo di bambini con 40 di febbre che lei faceva venire sovrapponendo gli appuntamenti;
  • perchè la prima visita ( il bambino aveva 10 giorni sì e no ) mi è stata fissata per le ore 13,00 di un giorno di metà luglio e la carrozzina affondava le ruote nell' asfalto rovente;
  • perchè sulle basi di quanto sopra e dell' antipatia dimostrata alla prima visita non ho capito subito che sarebbe nato in me il desiderio di mandarla a cagare;
  • perchè sulle basi del punto precedente non l' ho fatto subito dopo la prima visita.

Decisi quindi di affidarmi al pediatra che aveva fatto nascere Francesco. Non lo avevo ancora fatto perchè sinceramente mi vergognavo di farmi vedere ancora da quel grandissimo figo che durante il parto mi fissava la patata urlando "Dai, mamma!" mentre le spalle di mio figlio stavano tentando di farsi largo dentro di me ( "Dai mamma" cosa??? ).

Insomma, il gran figo del pediatra ha cominciato a far battute e a prendermi in giro dal primo giorno. Le cose potevano solo essere due: 1) aveva capito che ero depressa ( forse dal fatto che ero indifferente ai miei peli incolti sui polpacci e perchè mi vestivo ancora con i vestiti che usavo prima di partorire, esattamente 25 kg di differenza ) e voleva farmi ridere 2) gli facevo pena e mi stava veramente prendendo per il culo.

In realtà di motivi per farmi prendere in giro io ne ho forniti dal primo giorno. Le mie domande non erano le solite su allattamento, svezzamento o addormentamento. No. Non facevo quasi nemmeno delle domande. Raccontavo più che altro di come ero riuscita a guarire mio figlio da sola grazie ai rimedi della nonna oppure di come avevo sviluppato delle mie teorie sulla febbre. Tipo:

Io: Dottore, il bambino è caduto dal seggiolone ( 8 mesi ). Gli ho spalmato il burro sulla botta come ha suggerito mia mamma e, non solo non è uscito il livido, ma non si è nemmeno gonfiata.

Quel gran figo del dottore: Aaaahhhh, ma signora! sarà stato il freddo del burro! Non ci sono altre spiegazioni!

IIo: Dottore, ma il burro non era freddo gelato e l' ho anche sciolto un pochino con il calore per spalmarlo meglio.

Quel gran figo del dottore: senza parole.


Io: Dottore, Francesco stava mangiando un biscotto Plasmon, gli è andato di traverso, mia madre si è spaventata e le ha ficcato un dito in bocca per toglierlo. La sera, per lo spavento, gli è venuta al febbre.

Quel gran figo del dottore: Ma nooooooooooooooooooo signora! Cosa dice? La febbre non viene dallo spavento! Come l' ha curata?

Io: Con niente. Coccolandolo.

Quel gran figo del dottore: senza parole.

Mesi dopo mesi, anni dopo anni, le ansie ci sono ancora. A volte incrementate dall' esterno, a volte racchiuse nel "pacchetto mamma" che ti viene consegnato A GRATIS quando sforni la creatura. Per fortuna il pacchetto non comprende solo ansia, timore di non farcela, inadeguatezza. E l' amore che ti senti esplodere dentro ricompensa tutto.

Il problema è che dentro esplodono anche gli ormoni. E che a posteriori avresti tanto voluto averli ascoltati togliendoti la soddisfazione di mandare a cagare la pediatra incompetente.

E mi fermo qua.



E voi come avete affrontato le prime paure dell' essere mamme? Siete state fortunate e avete avuto da subito feeling con la/il pediatra?


Mamma che ridere!

martedì 7 luglio 2009

Tre anni fa ... ( auguri Francesco! )


Tre anni fa, a quest' ora, ero attaccata alla colonna di casa in preda alle doglie. Non avevo paura del parto, non ne ho mai avuta. La mia curiosità ha sempre offuscato qualsiasi timore. Ora che so cosa significa quel dolore, forse andrei in sala parto leggermente prevenuta, ma sicuramente più consapevole.
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Tre anni fa, a quest' ora, non avevo ancora stretto mio figlio al petto. Nella mia testa, grazie alle 200 puntate di "Reparto Maternità" che mi sono sparata, lo immaginavo ancora con tantissimi capelli e sporco di sangue. Invece è nato bianco e rosa, pulitissimo e profumato di prosciutto cotto.
Eppure ho mangiato mandarini e zucchine tutta la gravidanza. Boh, certe cose non si spiegano.
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Tre anni fa, di mattina, c' era un sole forte che illuminava le pozzanghere, proprio come oggi.
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Tre anni fa, tra poche ore, sarei andata in ospedale. Ci sono arrivata quasi da incosciente, senza preparazione, corsi pre-parto. Ho camminato con l' ossitocina nel sangue, mi sono data un morso sulla mano che mi è rimasto per settimane - giuro - , ho spinto guardando il pediatra strafigo che a sua volta mi fissava la patata e mi sono ritrovata Francesco urlante sul petto.
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Tre anni fa guardavo mio figlio attaccarsi voracemente al mio piccolo seno da adolescente e lo compativo perchè non credevo che non avrei mai potuto sfamare un bambino; quando dopo 2 giorni mi sono venute due palle da bowling sul petto e Francesco ha cominciato a prendere peso, ho capito che avrei potuto dare da mangiare ad un esercito.
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Tre anni fa non vedevo l' ora che lui arrivasse da me. E oggi non vedo l' ora di arrivare a casa da lui. Lui che ora sa andare in bicicletta ma vorrebbe una moto vera ed è rimasto deluso dal set di giardinaggio che gli ho regalato per il compleanno, che a volte si autogestisce e a volte si attacca alle mie gambe per non farmi andare a lavorare, che ama il suo ciuccio alla follia ma che ieri ha detto ad un bambino a cui la befana aveva portato via il suo: "capiterà anche a me".
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Auguri Francesco! Senza te questi tre anni sarebbero stati sprecati.

domenica 5 aprile 2009

dirsi "ti amo"

Dal momento in cui un figlio non abita più la tua pancia , prende la sua valigia di ricordi sottomarini, battiti ovattati, speranze fotografate da ecografi, voglie di cioccolata e mandarini, dolori portati dall' impetuosa forza della vita che sta arrivando, e si trasferisce nel tuo cuore. Qui rimane nelle ore che seguono il parto, quando la mente non può ancora ragionare perchè l' unica memoria che conserva è quella di un bambino bagnato, rugoso, STUPENDO appoggiato sul petto.
Solo dopo si sposta nel tuo cervello, solo pochi istanti dopo. Pochi istanti in cui realizzi - per modo di dire - che hai dato la vita. E uno tsunami di timori ti investe e ti trascina lontano, ai piedi di una montagna che ti guarda austera dalla sua cima.
Dal mare alla montagna, dall' acqua tiepida che ti è scorsa tra le gambe ai freddi brividi di un sottobosco. Dalla sicurezza della placenta che racchiude e protegge la vita, alle tue mani, i tuoi occhi, il tuo seno, che ora hanno la responsabilità di svilupparla.
La consapevolezza e la certezza che ce la farai arrivano ancora dopo, dopo i giorni, dopo molte conferme. E molte speranze, tra le quali quella di sentirti protetta a tua volta come una dama difesa dal suo cavaliere , come tu, figlia, senti di dover proteggere i tuoi genitori ( o, almeno, di averlo voluto fare senza esserci riuscita ).
La speranza di sentirsi sempre dire TI AMO dalla persona che ami più al mondo ( nonostante la voce da scema che fai quando cerchi le coccole da lui e vuoi un bacio ):

mercoledì 18 febbraio 2009

nella pancia


Quando eri nella mia pancia mi sentivo invincibile, avrei potuto conquistare il mondo, se solo me lo avessero permesso.

Ti ho portato al 102esimo piano di un grattacielo per farti respirare il profumo della Grande Mela, ti ho immerso in acque tiepide per farti circondare da cavallucci marini, pesci angelo e delfini, ti ho sfinito da quanto ho camminato, corso, scalato, costruito.

Poi sei uscito dalla mia pancia e, per simbiosi, mi sono sentita piccola e indifesa come te. Il mio mondo di sicurezze e benessere, il mio mondo rotondo e panciuto è stato tagliato insieme al lungo cordone ombelicale che ci teneva legati. Da quel momento io avevo solo 1 minuto di vita e dovevo imparare anch' io a respirare fuori dall' acqua, ad attaccarmi al seno, a vedere.

Oggi ho esattamente due anni, sette mesi e undici giorni, come te. Sento che il mio spirito, dopo la batosta dell' uscita dal tunnel, sta trovando la forza, si sta evolvendo e sviluppando con te.

Mi prendi per mano e mi porti ai giardinetti? Ti prego, ho bisogno di cadere dallo scivolo, sbucciarmi un ginocchio e andare a levare la terra dalla ferita sotto la fontanella.

Per poi tornare a casa saltellando a braccetto con te mentre mi si disfano i codini.
































Foto in alto: Francesco nella pancia della mamma a 14 settimane nel bagno di casa ( suo padre non è mai stato bravo nell' ambientzione delle foto ).

Foto in basso a sinistra: Francesco nella pancia della mamma a 25 settimane sotto il caldo sole dei Tropici.

Foto in basso a destra: Francesco nella pancia della mamma a 27 settimane durante una serata di presentazione della pancia alla società.





















venerdì 7 luglio 2006

Francesco e il prosciutto cotto: la nascita del mio amore


Luglio, ma un luglio stracaldo ... io a 40+2 e +27 kg ( sì, +27kg ... avete letto bene ... per fortuna persi in pochi mesi, non so come, forse allattando ) dopo tanti giorni di sole, arriva la pioggia e mia cognata mi chiede di andare al centro commerciale con lei e la bambina ... vabbè, andiamo ... proprio nel mezzo del pomeriggio, quando volevo sopprimere la mia nipotina ( povera... !!! ) che si faceva rincorrere come una pazza, inizio a sentire i primi doloretti ... non dico nulla e chiedo a mia cognata se vuole fare un salto al mcdonald - ho pensato che dopo, allattando, non avrei più potuto mangiare due/tre porzioni alla volta di patatine fritte ... quindi, dopo una bella rimpinzata, ce ne andiamo a casa mentre i miei dolori aumentano.

Michele non arriva, proprio questa sera fa tardi al lavoro, ma io lo aspetto ansiosa sul balcone, pensando alle parole romantiche da usare per comunicargli che da lì a poco sarebbe diventato papà ... peccato che al suo arrivo io sono attaccata alla colonna in preda alle contrazioni e del romanticismo nemmeno l 'ombra ...

a 1/2 notte partiamo per l' ospedale dove l' ostetrica mi dice: " ma non sei ancora in travaglio!" ... ho pensato - se questo non è il travaglio, i dolori del parto come diamine sono???!!!???

ritorniamo a 1/2 giorno e, lo giuro, se mi avessero detto che a quel punto non ero ancora in travaglio, avrei preso l' ostetrica a morsi ...

comunque, visto che i battiti del mio bimbo sono alti, mi dicono - testuali parole - " signora, se fa la brava, non facciamo il cesareo" ... cioè fatemi capire bene ... cosa vuol dire esattamente " fare la brava???!!!???" ...

mi rompono le acque, mi caricano di ossitocina e per 4 ore ho avuto una contrazione esattamente dopo l' altra, fino al momento fatidico ... quando ho cominciato ad implorare l' ostetrica di farmi andare in bagno ... perchè io dovevo andarci!!! ma lei - giustamente è il suo lavoro - mi dice che è arrivato il momento di spingere e mi chiede di salire sulla sedia ... mi sembra una montagna però dentro di me mi dico "dopo tutto questo male, le spinte saranno la parte meno traumatica" ... che sfigata ...

praticamente ho spinto pochissimo, ero una furia, anche il ginecologo era sorpreso ... ma io volevo che uscisse!!! e poi, detto sinceramente, il pediatra mi si è piazzato proprio davanti fissandomi e urlando " dai, mamma!!!" - volevo ucciderlo!

Francesco è nato il 07-07-06 alle ore 16.54. La cosa più strana è che me lo immaginavo tutto sporco di sangue, mentre lui era bianco e rosa, senza capelli e, ovviamente, stupendo. Odorava di prosciutto cotto, quello che dall' aroma sai già che è buono e senza grasso ... un profumo che non dimenticherò MAI!