Ho guardato "Sciarada" almeno 5 volte. E ho sempre adorato la scena in cui Audrey Hepburn risponde elegantemente alle domande di Cary Grant sotto il sole delle Alpi francesi.
Da ragazzina sognavo di incontrare il "mio Cary Grant" guardandolo attraverso grandi occhiali da sole color tartaruga, con la grazia infinita di Audrey Hepburn.
Purtroppo, non avevo incluso nei miei piani quella che, fino alla mia ribellione avvenuta alla soglia dei 18 anni, è stata per me una perfida dittatrice di stile: mia madre.
La prima volta che ho trascorso la classica settimana bianca ai piedi delle Dolomiti avevo 14 anni. Nella spesa per la vacanza, mia madre ha incluso: una tuta da sci intera color verde smeraldo (che mi faceva orrore non tanto per il colore - il mio preferito - ma per la tuta in sé, così sgraziata), un paio di orribili occhiali da sole fucsia con lenti cangianti abbinati ai guanti (tutta roba tecnica, da sciatore "professionista", orribile) e una serie di calzamaglie, calzettoni, lupetti di lana. Mettiamoci pure i lividi delle cadute, le guance rosse per il freddo, le labbra screpolate, i capelli pieni di cristalli di neve ed ecco che da Audrey Hepburn a Bridget Jones il passo è breve.
E se è vero che a 14 anni non si è alla ricerca del proprio Cary Grant, è anche vero che rappresentano un delicatissimo momento in cui ci si gioca l' autostima per la vita.
Non so se tutto questo sia stata la causa del mio disamore per la montagna in inverno e non voglio nemmeno saperlo. Mi basta aver giurato, qualche anno fa, che in montagna sarei andata solo in estate.
E così ho fatto anche se - ahimé - questo non risolve il problema abbigliamento.
I tacchi, in montagna, NO. E lo sapete che io ci tengo. E abolisco anche le ballerine, soprattutto quelle con la punta rotondissima che fanno tanto finto trekking e invece sono solo molto brutte.
Rassegnatevi: in montagna ci vuole lo scarponcino (o, se non fate escursioni, scarpe da tennis o mocassini).
Sarà che io ho sempre in mente una foto di mia madre in cui lei era seduta sulla seggiovia con maglia verde bosco con calzettoni abbinati (il verde va forte in famiglia), pantalone beige in velluto e scarponcini con tanto di carrarmato (faceva vestire male me, non lei), ma per me in montagna bisogna vestirsi così.
Purtroppo, invece, le località montane in estate brulicano di giovani (e non) donne vestite con ampi pantaloni in tessuto tecnico (che farebbero sembrare grassa una gazzella), abbinati a polo in piquet (due tessuti davvero IN-ABBINABILI), ballerine gommose (l' ho già detto che le aborro? Ecco) e calzettoni a righe o altri improponibili grafismi.
A volte (spesso) mi chiedo dove sia finita la femminilità che emavano le donne di una volta. La freschezza di una ragazza, la sensualità di una donna, la sicurezza di una signora meno giovane.
Non si tratta di tacchi. E nemmeno di soldi.
Pensateci: non vedete tredicenni, trentenni e sessantenni vestite allo stesso modo? Il luogo non conta. Succede in città, in montagna, al mare.
Ragazze che tentano di sembrare più vecchie e signore che tentano di sembrare più giovani. Anche prima, sicuramente, succedeva: qualsiasi ragazza vorrebbe crescere in fretta e qualsiasi singora di una certa età vorrebbe fermare il tempo. Il problema è che ora la moda mette a disposizione terribili e dannosi strumenti che fanno compiere errori imperdonabili.
Eppure in montagna sarebbe così semplice: un paio di jeans (cortissimi o strettissimi fino ad una certa età, più ampi invecchiando) o un paio di 5 tasche in fustagno o in velluto a coste; una t-shirt basica bianca (a qualsiasi età) e un paio di sani scarponcini per camminare (o sneakers/mocassini in caso non si vada a fare escursioni).
Anche se di Audrey Hepburn ce n' è stata una sola e unica sarà per sempre, la montagna può ancora essere stilosa.
p.s. Questo è l' itinerario che abbiamo seguito (in verde). Non è chiarissimo, lo so, ma basta seguire le Alpi! :) I passi più belli in assoluto e che consigliamo sono:
Da est a ovest, partendo dalle Alpi Giulie:
Passo Predil (Italia/Slovenia): per scoprire una bella natura anche al di là del confine e per vedere il Mangart da "vicino";
Passo Falzarego (e tutti quelli delle Dolomiti): perché le Dolomiti non hanno bisogno di presentazioni;
Passo Stalle (Italia-Alto Adige/Austria in Valle di Anterselva): per scoprire un posto unico, con il più bel lago di montagna che io abbia mai visto;
Passo del Vivione (Italia, Valle Camonica): per entrare in un bosco da favola;
Passi Furka, Grimsel e Nufenen (Svizzera, dopo il San Gottardo): per arrivare quasi a toccare i ghiacciai;
Passo Acherli (Svizzera, poco prima di Lucerna): per vivere un mondo di dolci montagne verdi, dove le mucche hanno voglia di coccolare (e ci provano con il Moschettiere :D)