sabato 29 maggio 2010

ebbene sì, mi sono ubriacata ( anche ) a Istanbul

Istanbul è una grande metropoli. Le moschee e le antiche case di legno del periodo ottomano si mescolano a grattacieli di vetro e ad una miriade di locali notturni.
Il Bosforo, rimasto l' unico sultano della città, detta legge.
E verso sera è così:



Tra tutte le formichine agghindate a festa che si dirigono verso uno dei milioni di ristoranti ... ci siamo anche noi.
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Cenare con amici turchi significa tante cose. Tra le altre, le due principali sono: divertirsi e ubriacarsi. Ecco, noi abbiamo fatto tutt'e due. E, dopo una meravigliosa cena sul Bosforo, siamo finiti in una delle discoteche più alla moda di Istanbul, il Reina. Dove la musica dance occidentale si mischia a quella locale.
L' unico posto al mondo - credo - dove mentre si balla si vede passare un' enorme nave mercantile che sta attraversando lo stretto a pochi metri di distanza dalla pista.
Il Moschettiere aveva un ricciolo che gli copriva l' occhio e per tutta sera era talmente fuori che nemmeno se n'è accorto. Nemmeno io, se è per questo. L' ho notato da una foto solo ora.
I nostri amici turchi sono speciali: non solo ti accolgono a braccia aperte e ti riempiono il bicchiere di raki ogni due secondi, ma parlano benissimo italiano e nella vita organizzano proprio viaggi e visite della città ( e di tutta la Turchia ).
Segnatevi questo contatto:
MARVELTOUR - incoming@marveltour.com.tr
Berra, Nur e tutti gli altri amici sapranno sicuramente come farvi sentire a casa vostra.
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A domani, con altre avventure istanbuliane.

venerdì 28 maggio 2010

alba a Istanbul - live

Come sempre abbiamo rischiato di perdere il volo, io e il Moschettiere. Non solo - il Moschettiere ha rischiato di perdere anche il passaporto, al momento dell' imbarco. Le hostess si sono persino segnate il suo nome per sfuggire a lui e alle sue trovate, nel caso dovessero rivederlo ad un imbarco futuro.
Alla fine sono stati solo dei rischi. Siamo arrivati.
Non vedevo l' ora di visitarla con lui, questa Istanbul, che è casa sua.
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E' l' alba. Di un nuovo viaggio.

domenica 23 maggio 2010

fare all' amore in campagna

Quando fai all' amore in campagna non sei mai sola. Devi esserci abituata, se no non ti viene di farlo ( io, che sono un po' zabetta, mi sono accostumata subito ).
Carlo Alberto puo' guardare invidioso da lontano ( perche' Peonia allatta ancora e non ha voglia ) e mettersi ancora piu' vicino alla sua amata. Che le pecore saranno anche gli animali piu' gregari di tutti, ma il Carlo Alberto proprio non sta solo un attimo.
In campagna scegli un albero o un grosso cespuglio - o la casa del cavallo - e li' amoreggi all' ombra. E al canto dei grilli.
Se le galline entrano in uno dei vasi per covare, non devi farci caso. Se no ti viene il nervoso e perdi il divertimento.
Quando i ciliegi sono in fiore, alzi gli occhi e vedi bianco.
Oggi il mondo sembrava di velluto: le rose rosse sono esplose.

mercoledì 19 maggio 2010

Carlo Alberto, Peonia e Ortensia. Per la serie: non ci facciamo mancare nulla.

Un giorno piovoso di qualche settimana fa, io e il Moschettiere siamo andati a trovare un pastore, sua moglie e i loro animali. Quando il Moschettiere mi ha visto scendere dalla macchina con i miei stivali vintage londinesi e la mia inseparabile borsa ysl, mi ha fulminato con lo sguardo. Non ho nemmeno risposto, visto che penso mi conosca bene, ormai. In effetti, anche il pastore e sua moglie mi hanno guardata un po' male, e cosi' anche le pecore, le capre e gli asini. Ma io sono andata avanti dritta per la mia strada, pensando che loro, al contrario, non mi conoscono affatto. E, soprattutto, non conoscono nemmeno bene il Moschettiere e non sanno che - nel suo stile - non mi aveva descritto il posto in cui stavamo andando.

Dopo il primo momento di imbarazzo, in cui ho cercato - invano - di scegliere un centimetro quadrato - uno! - non coperto di escrementi di pecora, capra o asino, mi sono avventurata seguendo il pastore e il Moschettiere alla ricerca di qualche esemplare da portare a casa. Gli asini erano particolarmente attratti dal Moschettiere. Ma anche dalla mia ysl, il che pareggia le cose.

Dopo qualche giorno, necessario per le pratiche burocratiche, sono arrivate a stare da noi tre pecore: Carlo Alberto ( non poteva non essercene una nera in casa nostra ), Peonia e Ortensia.

Credo sia molto semplice intuire chi ha dato il nome al maschio e chi alle due femmine, una delle quali - Ortensia - e' una piccola agnellina di appena due mesi.

Quando il pastore e' arrivato con loro, Francesco tremava dall' emozione. E credo abbia capito di essere tra i pochi bambini che hanno la fortuna di abitare in una splendida casa/vivaio - circondata da boschi, prati, tanti vasi, alberi da frutto, un orto, pecore, galline, cani e un cavallo.

p.s. Purtroppo Carlo Alberto non si vede bene. Ma - giusto perche' lo sappiate - e' un gran figo. E ha un gran bel colore. Non vedo l' ora di tosarlo per ricavare un tappeto dalla sua lana. Un golf sarebbe chiedere troppo, povero Carlo Alberto.

mercoledì 12 maggio 2010

dedicato a chi ha le competenze, ma ancora non lo sa


Giorni di libri. Un po' perche' Cinzia mi ha tentata e quasi quasi mi viene anche voglia di tornare a leggere nella mia amata madrelingua. E un po' perche', quando il Moschettiere mi ha fatto notare che ogni lunedi' appariva sul suo computer un promemoria per ricordarsi di comprare questo libro e ogni settimana doveva rimandare l' acquisto per la mancanza di tempo, mi ha fatto tenerezza e mi sono fiondata con questa scusa nella mia amata libreria.
Francesco ha scelto tipo 8 libri e io li ho comprati tutti - non posso resistere alla sua voglia di scoperta.
Nonostante abbia opposto resistenza alla sezione libri in inglese ( e solo perche' in aeroporto ho comprato una scorta che dovrebbe durare mesi ), la ragazza alla cassa - che ormai conosce me e le mie passioni - non si e' fatta scrupoli nell' offrirmi su un piatto d' argento l' ennesima tentazione: l' ultimo libro su di lei, Audrey. In particolare, si tratta di una serie di scatti e qualche riga sui dietro le quinte di "Sabrina".
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A casa, mentre Francesco apriva le finestrelle del suo libro a tema "cantiere", il suo preferito, e il libro per il Moschettiere attendeva di diventare sorpresa, mi sono seduta in veranda e ho cominciato a sfogliare il mio acquisto.
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Ormai sono troppo vecchia per non credere alle coincidenze della vita. E se mi aveva colpito al volo una frase di Audrey, in cui diceva che in ogni fase della sua carriera sentiva di non avere le competenze necessarie ( ?!? ), oggi, quando un' amica - purtroppo troppo virtuale e lontana fisicamente - mi ha parlato di competenze - competenze miste a sogni - ne ho avuto la conferma.
La conferma che le coincidenze esistono. Che i sogni esistono. E che le competenze forse no.
Forse. Forse esistono solo in determinati contesti. E forse si acquisiscono col tempo o tirando fuori la passione, non solo studiando. Forse dovrebbero insegnarci da piccoli ad essere competenti nel sognare. Che e' un gran bel lavoro. E un gran bel casino. Dovrebbero darci un manuale d' istruzioni. Dove potrebbe essere segnalato : " qui sognare con cautela" e " qui buttati, tranquilla, e' un sogno realizzabile".
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C' e' un film che a me ha cambiato la vita. A me. A me che - porco cane, sono nata Sagittario - ottimista non sono mai stata. Avventurosa si', ma solo nelle foreste, sui fiumi. Nei sentimenti no. A me, che ho sempre pensato fosse impossibile cambiare.
Non che sia diventata ottimista, eh? No, solo piu' sfrontata, sfacciata nei confronti della vita.
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Lo so, sono pensieri sparsi. Non e' facile capirli. Ma ... " Io sono una romantica realista. Non e' impossibile, sapete? " Audrey Hepburn.
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"I believe in pink. I believe laughing is the best calorie burner. I believe in kissing, kissing a lot. I believe in being strong when everything seems to be going wrong. I believe that happy girls are the prettiest girls. I believe that tomorrow is another day, and I believe in miracles."
"Io credo nel "rosa". Credo che ridere sia il modo migliore per bruciare calorie. Credo nei baci, molti baci. Credo nel diventare forte quando tutto sembra andare storto. Credo che le ragazze felici siano le ragazze più belle. Credo che domani sarà un altro giorno, ed io credo nei miracoli."
Audrey Hepburn. Si', ancora.

sabato 8 maggio 2010

cosa rimarra' di questi giorni ai nostri figli

Sull' aereo, al ritorno dall' India, ho scritto questo sul mio quaderno:

"Guardo la mia vita. E mi sento a meta'. A meta' tra una donna realizzata, indipendente, sicura e una donna-bambina, che ha paura di crescere suo figlio e se stessa. A meta' tra una cittadina amante di lustrini e pailettes, e una contadina, che affonda le mani nella terra e chiama eccitata Francesco per mostrargli uno strano bruco verde. Cosa vedra' di me mio figlio? Come mi giudichera'? Cosa amera' di me? Le mie lettere - tante, troppe - le mie scatole, i miei piccoli tesori, il bracciale d'oro con il suo nome e la data di nascita, i semi che lascio ovunque vada per non perdere traccia del mio passato? Oppure sara' attratto dal mio lato non romantico - forse un po' in ombra rispetto all' altra meta' del mio io, quello che mi ha fatto lottare, che mi ha fatto fare le valigie e scappare, lasciando ricordi e affetti. I miei viaggi, i miei fiori. Lo annoieranno? O mi chiedera' di raccontargli il mondo com' era. Com' era prima. Com' era l' India, l' America, l' Africa, la Russia, Milano, la campagna. E io cosa gli diro'? Gli mostrero' le foto di una giovane ragazza con la frangetta che attraversa ad occhi sbarrati il Rio delle Amazzoni, gli parlero' della gente che ho incontrato. Gli ricordero' che al ritorno da un viaggio mi sono addormentata e solo il mattino seguente sono andata a prenderlo dal suo papa'. Gli apriro' le mie scatole. Vorra'? Ci sono due poltroncine vintage in veranda. Le ho messe apposta per questo: per sedermi con lui a parlare, disegnare, guardare le foto, scoprire, vedere le piante crescere e i fiori sbocciare.

Francesco, racconto la nostra vita in un diario che tutti possono leggere. Ti mostro gia' da ora quali colori vanno abbinati nei vestiti. Ti insegno ad essere galante con le "donne" e per questo regali una margherita ad ogni bimba del parco. Ti faccio mangiare in piatti vintage e raccolgo i tuoi giochi in una grande borsa marocchina. Mi sveglio all' alba per seminare e ti chiedo di farlo con me dopo cena. Nella tua camera ci sono immagini di Dei indiani, una statuetta di San Francesco e le foto vecchie della nostra famiglia. Lo so, sono strana. Non so cosa amerai di me. Non so nemmeno se mi amerai da grande. Quel che e' certo e' che io ti amo. Davvero. E ti ho sempre amato"

Ora. Questa e' una delle tante riflessioni che ho buttato giu' su questo, come su tanti altri quaderni. Butto giu', butto giu'. non so perche'. Mio figlio lo sa, secondo me, che la sua mamma non e' come tutte le altre. Che si mette i tacchi, prende il computer e gli chiede di sdraiarsi con lei nell' erba per scattare questa foto, una domenica,

e di scegliere tra questa e molte altre quella da pubblicare in un articolo, uscito su "Gioia" in questi giorni ...

Anche se si tratta di poche righe, leggere di me su una rivista mi ha fatto effetto. E per questo ringrazio Paola. Non me, un' altra Paola.

In un momento come questo, in cui, giustamente, ci sono madri che escono allo scoperto e dichiarano apertamente che il post-parto e' stato allucinante, con tanto di desiderio assassino ( la butto sul ridere apposta ), io voglio gridare ad alta voce che per me non e' stata cosi'. Sono stata anche io depressa, ma io non ho mai desiderato di liberarmi di mio figlio, non ho mai provato fastidio quando piangeva, non ho mai trovato pesante allattare.

Sono stata e sono rigida con mio figlio in tante cose e non sono una mamma melensa. Ma, pur sapendo che non e' il concetto di amore ad essere messo in discussione, per me era importante ribadire questo. Il concetto di amore, che va oltre l' autonomia, l' apprensione, la rigidita', le regole, gli ormoni del post-partum. VOGLIO che a mio figlio - di questi giorni, di questo blog, di questa vita - rimanga l' amore. Solo e solamente quello.

lunedì 3 maggio 2010

racconti al ritorno da un caldo, umido, rigoglioso giardino d' inverno.

Ecco che siamo tornati dall' India.
Il fuso orario ha colpito inesorabile anche questa volta.
Ieri sera il papa' di Francesco e' venuto a portarlo a casa ... peccato che io e il Moschettiere eravamo immersi in un profondo sonno - indiano, direi - e non abbiamo sentito le 40 ( si'! ) chiamate.
Poi la sveglia di colpo. A mezzanotte giravo per casa piangendo e dicendomi che sono proprio una madre di merda: come ho potuto farmi trasportare dal fuso orario ???Cosi' ho chiamato il papa' di Francesco e mi sono scusata in hindi, turco, russo e spagnolo. Sembra aver capito. Lui lo sa - mi conosce piu' che bene - che sono fuori. E, soprattutto, che il fuso orario per me e' una bomba che stravolge il mio organismo.
Stamattina mi sono svegliata alle 5,30 e sono andata a prendere Francesco a Milano. A lui non e' sembrato nemmeno cosi strano svegliarsi dal suo papa' un lunedi' mattina e attraversare i caselli dell' autostrada per andare all' asilo. Anzi, si e' divertito guardando i cantieri gia' all opera.

Io sono stravolta. Il Moschettiere se l' e' dormita per tutto il volo mentre io mi sono disgustata davanti a "Avatar" e Twilight" . Ma ... - e con questo so di diventare molto impopolare - solo a me hanno fatto schifo?

Sono stravolta, si', nonostante abbia persino avuto un giorno libero in India ... due giorni li ho passati tra aerei e aeroporti, uno in riunione e uno ... beh, uno me lo sono goduto.

Avendo qualche ora a disposizione, non potevo certo farmi scappare un vivaio indiano, dove le piantine sono costate 10 rupie, circa 17 centesimi di euro. Ho comprato lavanda, delle rose, rampicanti vari, un oleandro. Peccato che non mi sia stato permesso di portarle in aereo, nonostante abbia beccato una poliziotta lesbica che per adescarmi ha perfino detto che assomigliavo ad una donna indiana. Vabbè. Tanto non credo sarebbero resistite al nostro clima, visto che fino ad ora hanno vissuto praticamente dentro una serra ( quando si atterra in India, al sud, la sensazione è proprio quella di entrare dentro un caldo, umido, rigoglioso giardino d' inverno ).

Abbiamo anche tentato di raggiungere un negozio di mobili, sperduto nella zona della marina, ma l' autista ha capito che volevamo acquistare dei libri all' università.

Ci siamo quindi buttati sullo shopping - come al solito - e risentito il profumo del Nally Silk Shop ( Mamma Cattiva, ti ricorda qualcosa? ) e di altre botteghe indiane, in una delle quali ho preso queste:

veramente molto, ma molto kitch ( con l' etichetta del prezzo che non si stacca, poi ... ), ma sdrammatizzandole con dei pantaloni a sigaretta blu e un top in pizzo sangallo fanno un figurone.
Per strada tenevo delle riviste di moda ( e la gente mi guardava sempre peggio: bianca, zoppicante - perche' la mia caviglia non guarisce? - , con Vogue India sottobraccio ), sulle quali ho trovato anche la pubblicità di una crema che promette di schiarire la pelle in sette giorni.
E qualche immagine di moda occidentale, che si sta integrando con quella locale, un po' rinnovandola, un po' intristendola.
Fare shopping qui significa abituare gli occhi alle migliaia di sfumature di colori.
E rassegnarsi ... in questa zona dell' India non esiste il concetto di vintage.
Un difetto dovrà pur averlo questo paese.