venerdì 12 settembre 2008

la mia mamma


Ci sono dei momenti nella vita in cui ritorni bambino. E' come se avessi nuovamente bisogno di attaccarti al seno di tua madre e prenderne la linfa, di sdraiarti su un fasciatoio di legno e attendere di essere cambiato, di farti mettere il pannolino e toglierti anche questo pensiero ...

Ci sono dei momenti in cui vorresti tornare piccolo piccolo e farti coccolare. E invece non puoi, perchè sei grande, inevitabimente grande.

Però esistono tanti modi per coccolare anche un grande e mia mamma ne ha trovato uno, perchè ha capito che ne avevo bisogno. Volevo lei e il suo aiuto, la sua mano perfetta tra i capelli, il suo passo spedito, il suo seno accogliente, il suo rossetto rosso, i suoi capelli che qualsiasi cosa faccia sono sempre crespi. E le ho avute, queste cose, tutte per me. Non fisicamente, ma in un altro modo, nel suo modo.

Grazie mamma, sei stata grande. E continui ad esserlo.

Spero di non darti dispiaceri.

mercoledì 3 settembre 2008

A Marta

C’ era una volta un giardino incantato.
All’ ombra di una superba magnolia e di una delicata betulla, orchidee, mughetti, ranuncoli, rose, peonie, ortensie, camelie, margherite, tulipani e molti altri fiori venivano scrupolosamente curati dall’ anziana contessa proprietaria del castello adiacente al giardino.
Nessuno poteva immaginare che, non appena la contessa lasciava le sue belle aiuole e poneva tutti i suoi attrezzi nella casetta di legno all’ angolo del giardino, quest’ ultimo diventasse il fulcro di una vera e propria vita sociale.
C’ era la scuola per i più piccoli e attività commerciali come le pittoresche bancarelle dove le viole vendevano, oltre ad un’ infinità di bacche ornamentali, calde foglie di acero per l’ inverno e cappellini di rosmarino intrecciato per ripararsi dal sole estivo.
C’erano anche locali notturni gestiti dalle sinuose orchidee, capaci di allietare nell’ oscurità anche i clienti più difficili da gestire, come il cactus che ogni sera si spostava - non senza far danni – dal vivaio che la contessa aveva accanto all’ ala est del castello.
Durante una ordinaria mattinata di scuola, una margherita stava aspettando di essere interrogata dalla sua professoressa, una spinosa piantina di biancospino, quando notò una tulipana con delle bellissime foglie alle radici. Subito le chiese dove le avesse trovate e da lì cominciò una lunga conversazione a proposito del vecchio fogliame usato dalle loro nonne e di concimi miracolosi per petali.
Giorno dopo giorno, interrogazione dopo interrogazione, i due fiori cominciarono a conoscersi e a frequentarsi anche dopo la scuola. La margherita usciva con un gigantesco girasole sempre allegro … la tulipana girava per il giardino con un fides saffier, dai petali talmente fitti che sembrava quasi essere una palla liscia.
Tra varie vicissitudini, la tulipana terminò gli studi, mentre la margherita li lasciò in sospeso ( dove sono tuttora ) ed entrambe ebbero la fortuna/sfortuna di lavorare con i garofani screziati, i fiori che, grazie al loro gusto e alla loro finezza, avevano aperto degli atelier di successo dove davano consigli sui motivi ornamentali di tendenza.


I loro percorsi di vita furono molto differenti.
La margherita sposò il girasole ed ebbe con lui uno splendido fiorellino, portato da un’ ape nel mezzo di una calda estate. Purtroppo, proprio a conferma del significato del suo nome, il girasole si rivelò un amore infelice che finì lasciandosi alle spalle cuori spezzati ma consapevoli del fatto che il destino aveva ormai segnato la loro strada.

La margherita si ritrovò con una profonda ferita nei pistilli che colmò solo in parte frequentando un orgoglioso oleandro che la faceva sentire una rosa, la regina del giardino. Non riuscì mai ad eliminare tutta la tristezza che provava quando il suo fiorellino trascorreva la notte dall’ altra parte del giardino con i girasoli, ma almeno trovò l’ amore.
La tulipana, dopo essersi lasciata alle spalle il fides saffier, ebbe il cuore spezzato da un papavero bianco che, appunto per la sua incostanza, non seppe darle la sicurezza di cui lei aveva bisogno, si imbatté in una serie di narcisi, troppo preoccupati dei loro petali per darle conforto.
Solo un fiero ibiscus seppe corteggiarla nel modo giusto ma, al momento, non si sa ancora come è andata a finire …
Inutile dire che la margherita, per il bene che le voleva, sperava solo che questa altalena di sentimenti potesse un giorno aver fine e che la sua cara amica trovasse un fiore per tutta la vita.




Margherita significa Semplicità e Tulipano Onestà – forse non è solo una coincidenza. In te ho trovato una persona, un’ amica, una sorella che mi parla onestamente e sinceramente, anche quando sa che mi fa male e che cerca di aiutarmi e di guidarmi in questo momento troppo duro della mia vita.
Ti voglio bene, paola