martedì 30 agosto 2011

Quel che resta

Estate. Fine estate.
Primo giorno di lavoro dopo le vacanze. Macchina, parcheggio, treno, metro, camminata, ascensore. Alle 9 ero già stufa.
Comunque.
Tutti mi prendono in giro quando lo dico, ma io sono fermamente convinta che l' aria condizionata dell' aereo mi gratta via tutta l' abbronzatura. Quella che ho ora addosso sembra un suo surrogato.
Poi sono inciampata non mi ricordo dove e ora ho pure una cicatrice sulla gamba sinistra. Il fatto è che poi da lì mi spellerò tutta. Ah, no. Ora che guardo, mi sto già spellando intorno alla cicatrice.

Da piccola arrivavo sempre all' inizio della scuola con le cicatrici sulle gambe. E invece ora accompagno mio figlio a scuola. (Scuola materna, s' intende. Ma scuola nuova, che è sempre un inizio. E mi emoziona)
Sarò "la mamma con la piccola cicatrice sulla gamba". Anzi, no. Sarò "la mamma con i tacchi". 
Finisce sempre così, dopo un po' me lo confessano. Le mamme dell' asilo, o quelle del parco. Arriva un momento in cui a turno mi si avvicinano e mi chiedono: "Ma scusa...tu come fai a portare sempre i tacchi?"
E io rispondo sempre allo stesso modo (Ma in questo momento non ho voglia di ripeterlo).

Ad ogni modo, quest' estate i miei tacchi hanno compiuto un' impresa eroica. E io con loro.
E insieme alle labbra screpolate che mi sono venute per l' aria che ho preso dritta in faccia, quel che resta è la splendida sensazione che arriva dal non essermi fermata al "no, non ce la faccio".


Quel che resta è anche un bambino che quest' anno andrà in una nuova scuola, che ha sempre il muso sporco di gelato, che nuota a rana e a dorso, che fa la lotta con il Moschettiere. 
E che mi somiglia, vero?

venerdì 26 agosto 2011

Racconti al ritorno da un' isola fatta di vento e acqua chiara, chiarissima (con scalo ad Atene)

Dopo anni, una vacanza fatta di (quasi) solo mare. Ci voleva.
Il Moschettiere ha fatto crescere persino la barba, anche solo per piacere di accarezzarsela in totale relax, guardando la linea del mare infinito.
Io e Francesco abbiamo collezionato pietre e abbiamo la schiena abbronzatissima.
Karpathos è un' isola meravigliosa (e Atene non è affatto male).










Outfit Atene: abito in jersey senza spalline color tortora, H&M.
Cintura vintage elastica da portare proprio sotto il seno.
Sandali con tacco in legno, Zara.
Cappello in paglia color panna, no logo.
Outfit Karpathos: tanti tantissimi costumi, abiti morbidi in cotone bianco, mini abiti stretch neri, shorts in jeans, canotte a righe multicolor, giubbino manica 3/4 in tela color panna con applicazioni, infradito, Sandali piatti in cuoio, borsa in tela a righe beige, bianche e lilla per la spiaggia, clutch bag cuoio + suede arancio per la sera.

domenica 14 agosto 2011

Racconti al ritorno da una magica cavalcata tra Italia e Turchia

...cosa mi ricorderò di più di quest' avventura? Il Moschettiere che mi dice di respirare il profumo del bosco (sulla strada sterrata che costeggia il Mar di Marmara dopo la citta di Tekirdag o andando verso il faro dell' isoletta di Bozcaada).
E girare in moto per le vie di Istanbul, la sera, con le luci.
Ero scettica - diciamo pure molto scettica all' idea di partire per un viaggio del genere. E invece ora ho dentro qualcosa che solo quest' esperienza poteva darmi. E che mi rimarrà dentro per sempre.

Su una delle borse della nostra moto c' è un adesivo che il Moschettiere ha preso negli USA: "Freedom is not free". È vero, la libertà va conquistata e si suda. Non è gratis. Ma quando la si ha tra le mani, anche solo per poco tempo, Dio quanto si viene ripagati!

6 giorni, 2000 km in macchina con moto al seguito, 2800 km in moto da Igoumenitsa (Grecia) ad Assos (Turchia), passando per Istanbul - e ritorno, 6 traghetti, un uomo e una donna.

Oggi pomeriggio ripartiamo. Questa volta in aereo. E in tre.








giovedì 4 agosto 2011

La valigia di una non fashion-victim in partenza per Istanbul. IN MOTO.

Non mi dite nulla. Son cose che si fanno per amore. Come il fatto di far entrare tutte le mie cose in una minuscola borsa da moto (quelle pesanti da utilizzare per il viaggio - fuseaux, maglie, scaldamuscoli, sneakers - sono state messe in un borsone a parte. Che comunque è sempre piccolo rispetto ai mie standard).
Come ho fatto?
Ho puntato sulla leggerezza. E ho scelto i colori in base alle uniche 3 (tre!!!) paia di scarpe che potevo portarmi: un sandalo piatto in cuoio, un sandalo con tacco in legno e un paio di tacchi 12 color corallo con plateau.

Nella borsa, quindi:
* Un solo paio di jeans - che non si sa mai;
* Quattro paia di shorts - per le soste in spiaggia lungo il tragitto e da abbinare ai sandali color cuoio in città durante il giorno;
* T-shirts/bluse a righe e canotte basiche bianche;
* Top in pizzo per una serata a Istanbul - l' avevo detto che avevo voglia di pizzo, no?;
* Due abiti a fiori e due a tinta unita azzurri, due corti e due lunghi - interscambiabili per giorno e sera;
* Un abito a righe - leggerissimo, fresco, per il giorno;
* Mini a piegoline bianca + fiori - perfetta con un top bianco e i sandali in legno;




Le borse? Ovviamente piatte, in modo che ci stiano nella borsa da moto: a tracolla color cuoio per il giorno e due clutch bags: una in corda colorata per il giorno e una bustona cuoio + suede arancio per la sera (o anche per il giorno).



Il tutto racchiuso in una borsa 40 x 30 x 50 cm.
Ora voglio una standing ovation. :)

lunedì 1 agosto 2011

Selvatica

Ieri ero sola a casa e ho passeggiato a lungo in giardino.
Sono andata anche dove non vado mai, dietro le due quercie o sotto i ciliegi. I fiori selvatici mi fanno impazzire. Perchè io e loro siamo uguali (hanno scelto loro di arrivare da me; e so che ora non se ne andranno più).
Ho scattato delle foto, mentre mi ronzava in testa una frase*.  





Francesco è al mare con suo padre.
Ho bisogno di un qualcuno, o qualcosa, di fermo, radicato = i miei fiori.

* "Un dramma umano si può sempre esprimere con la metafora della pesantezza. Diciamo, ad esempio, che ci è caduto un fardello sulle spalle. Sopportiamo o non sopportiamo questo fardello, sprofondiamo sotto il suo peso, lottiamo con esso, perdiamo o vinciamo. Ma che cos'era successo in realtà a Sabina? Niente. Aveva lasciato un uomo perché voleva lasciarlo. Lui l'aveva forse perseguitata? Aveva cercato di vendicarsi? No. Il suo non era un dramma della pesantezza, ma della leggerezza. Sulle spalle di Sabina non era caduto un fardello, ma l'insostenibile leggerezza dell'essere"
Da "L' insostenibile leggerezza dell' essere", Milan Kundera