mercoledì 30 settembre 2009

la Carrie Bradshaw dei poveri


Mi viene da ridere. Perchè una ragazza incontrata nei giorni scorsi mi ha detto che non pensava fossi mamma.
Mi immaginava single, visto che "le ricordavo tanto Sex and the City" ...
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Se lei sapesse che il mio quotidiano è fatto di magliette sporche di biscotto, notti passate con una gamba giù dal letto perchè mio figlio si mette in orizzontale, capelli sporchi di pipì ( sì, l' altro giorno mio figlio ha avuto un impellente bisogno di fare la pipì per strada e con un getto tipo Rocco Siffredi mi ha sporcato i capelli di pipì - ero piegata in avanti per tenergli su la maglietta. Io, che dovevo andare di corsa al lavoro, non sono potuta tornare a casa a lavare i capelli, ma li ho puliti sul treno con la salviettina struccante di Sephora ), ecco, allora forse non mi direbbe questa cosa.
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Ma se io ammettessi che il mio quotidiano è fatto ANCHE di scarpe col tacco, di un' uscita con un' amica, di una canzone cantata a squarciagola in macchina, di una cena con gli amici, ecco, allora, potrei anche sentirmi un po' Carrie Bradshaw. Solo un po'. Un po' la Carrie Bradshaw dei poveri.
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Comunque, visto che leggevo questa cosa da My ieri, ho pensato che forse sarebbe carino invitare questa mamma-non blogger a leggere che nuovamente, noiosamente, monotematicamente, ripetutamente, ho parlato di bambini, pipì, biscotti.
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E già che ci sono, volevo dire sempre a questa mamma-non blogger che se io sono la Carrie Bradshaw dei poveri, lei è la Suzy Menquez de no' altri.
E magari - senza magari, perchè Wikipedia non vale - lei non sa nemmeno chi sia la Suzy Menquez, pensa te. .
Forse è meglio ritornare ad essere monotematiche, così siamo comprensibili nella nostra banalità.
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Menomale che è arrivato un moschettiere nella mia vita. A difendermi dalle commentatrici da due soldi. E da questa mia irresistibile voglia di fare polemica.

giovedì 24 settembre 2009

una ballerina, per caso

Capita che vada a prelevare al bancomat e aspetti il mio turno osservando la signora sull' ottantina che sta digitando i numeri sulla tastiera del bancomat.
Indossa un cappellino di lana messo di traverso sulla testa e orecchini rosa.
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Capita che questa signora si volti in mia direzione dopo aver terminato di prelevare, osservi la spilla che ho appuntato sull' impermeabile e legga la scritta in inglese con un forte accento americano.
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Capita che da lì parta una chiacchierata di 10 minuti in cui scopro che questa signora è un ex-ballerina di danza classica, sbarcata a New York nel 1951 e protagonista di spettacoli girati in tutto il mondo.
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Capita che mi perda per un attimo, dopo averla salutata ed essermi diretta verso l' ufficio, immaginandola sul palco vestita da Odette o Giselle, o radiosa sui marciapiedi della New York degli anni '50, mentre James Dean fa un provino alla CBS, Paul Newman si prepara a recitare "Lassù qualcuno mi ama" e Audrey fa colazione sulla 5a strada.
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A Milano si produceva, si produceva, si produceva.
E a New York si ballava, si ballava, si ballava.
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Che bello trovare un po' di Broadway sul Viale Umbria a Milano.

mercoledì 16 settembre 2009

gocce

Qualche goccia, i primi brividi di freddo, il maglioncino preso dalla parte invernale dell' armadio, il treno in ritardo, le corse dei bambini con la cartella: autunno.
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Francesco la sera fa le prove tecniche per arrivare all' asilo con l' ombrellino nuovo e chiuderlo senza schiacciarsi le ditina, come un grande.
E io riattacco una delle mie spille vintage preferite all' impermeabile beige..
Insieme sentiamo la pioggia che cade in cortile e, mentre io spero che i panni stesi freghino l' umidità e asciughino in fretta, Francesco racconta di immaginari giri in moto nel fango creato dall' acqua.
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Il giorno prima, in macchina, Francesco mi chiedeva insistentemente dal seggiolino cos' era una certa cosa che si stava muovendo. Non riuscivo a capire finchè non ho spiato dallo specchietto e ho visto che lui stava guardando in alto. E la famosa cosa che si stava muovendo era una nuvola dalla forma strana e dal colore più scuro delle altre.
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Forse a noi l' ombrello non serve ( non che io ne abbia mai fatto uso, sinceramente ).
A noi piace guardare in alto, osservare le gocce nuove che rimbalzano sul nostro naso.
A noi non piace guardare a terra le gocce che centrano pozzanghere già piene.

giovedì 10 settembre 2009

Je suis à toi, mousquetaire!

Allora. Se riceveste un invito per partecipare allo "Chapitre des Mousquetaires d' Armagnac" a Condom ( un nome un programma ), in Francia ... voi che fareste???
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Beh, non cosa fareste voi, ma so cosa ho fatto io. Ci sono andata.
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Ho preso un aereo talmente piccolo che la mia macchina è più grande ( e non guido una station wagon ), sono atterrata a Toulouse con l' abito da sera in valigia e mi sono tuffata nella meravigliosa Guascogna, terra dei famosi moschettieri di Dumas e patria del caro ( perchè più che buono, è caro ) Armagnac, un distillato di vino che la vodka a confronto sembra la sprite.
La locanda del dolce Pepito è il luogo scelto per la notte, un piccolo albergo/ristorante sulla strada del cammino di Compostela, a pochi passi da un vecchio lavatoio e da un brocante ( in foto ) ... che passione!
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La sera gran galà: mi sono presentata al ricevimento con dei tacchi talmente alti che sarebbe stato più corretto definirli trampoli. Ma se sapevo che metà delle dame francesi si sarebbero presentate con le zeppe di raffia o la minigonna che si era messa Madonna per andare in discoteca in "Cercasi Susan disperatamente", avrei evitato tanta fatica.

Gli uomini, ooopsss i moschettieri, erano tutti - ma dico tutti - in smoking. Alcuni con il mantello.
Comunque, ho scoperto due cose, anzi tre:
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1) che "per ben apparire bisogna soffrire" è il mio motto. Io proprio non ce la faccio ad andare in giro comoda - seeeeeeempre colpa di mia madre.;
2) che il mio uomo ideale - oltre ad avere quell' eleganza da fico scompigliato a cui accennavo qui - deve possedere uno smoking. Non sono tanto una da cene di gala: il mio sogno è che un cavaliere venga a prendermi in smoking su un cavallo - o su una vecchia, vecchissima macchina cabrio - o anche a piedi in realtà, anzi, forse è meglio - e mi porti a fare un pic-nic su un prato.
Però una cosa è certa: a me lo smoking attizza troppo. Poi col capello un po' lungo non vi dico;
3) che il mio uomo ideale era proprio lì, tra i Moschettieri d' Armagnac. Come potrete vedere dalla foto, i moschettieri erano quasi tutti un po' agés. Ma ho detto quasi. E questo è uno scoop.

giovedì 3 settembre 2009

quadretti bianchi e azzurri

Abbiamo messo le Gusella blu con i buchi, i bermuda beige, la polo blu, il grembiulino a quadretti bianchi e azzurri, come quelli di una volta. E siamo andati verso il nostro asilo con la nuvoletta e l' arcobaleno, accompagnati dai nonni..
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Io, come in tutte le esperienze importanti della mia vita, non ho pianto. Io piango e mi agito prima. Il papà di Francesco, invece, aveva gli occhi lucidi. E lo capisco: quel piccolo lord che si metteva in posa ( abbiamo fatto un servizio fotografico degno di un matrimonio ), appoggiava la cartella perchè era pesante, correva emozionato verso l' entrata dell' asilo ... faceva tenerezza.
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Francesco è nei delfini; sarà che io interpreto tutto come un segno del destino, ma a me questa cosa che tutto ritorni sempre al mare fa un certo effetto ... lo so, lo so, lo so che diventerà un biologo marino.
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Comunque - divagazioni mie senza senso a parte - Francesco è entrato nella sua classe, ha adocchiato subito una tipa da puntare ( i gusti sono discutibili, ma in questo momento delicato non me la sento di intervenire ... ), ha giocato in cinque minuti con tutti i giochi disponibili e poi ha deciso di fare da guida e portare i nonni in esplorazione del SUO asilo.
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Al ritorno si è rimesso a giocare come se nulla fosse e nel delirio totale, con bambini che strillavano attaccati alle gonne delle mamme, pianti inconsolabili, urli, grida, insomma, un casino pazzesco ... Francesco non ha fatto un plissé. Un bacio quasi forzato e noi, io, suo padre, i nonni, tutti lì a guardarlo in attesa di un semplice: " non andate via". Invece lui zero.



Addirittura suo padre, che con la sua altezza può permettersi anche questo, si è messo a spiarlo dalla finestra per vedere se ci stesse cercando. Ma niente.

Io me la ridevo in cortile, osservando la scena in cui è il padre che piange per aver lasciato il figlio all' asilo e non il contrario.

Chissà come sarà nei prossimi giorni.

Quel che è certo è che di questo primo giorno mi rimarrà la tenerezza del profumo di legno delle seggioline, del papà di Francesco che ha gli occhi lucidi e non vuole andare via e del grembiule a quadretti bianchi e azzurri. Con le tasche e il doppiopetto.

martedì 1 settembre 2009

di ricami e di premi

Domani per Francesco sarà il primo giorno di asilo. Il primo, primo in assoluto, il primo della sua vita. Calcolando che ho pianto in merceria quando si è provato il grembiulino, ho già pensato di non mettermi il mascara domani e quindi nelle foto verrò come sempre. E cioè male.


Comunque. Sono mesi che ho comprato il filo e la fettuccia per ricamare il nome da mettere su asciugamani, bavaglini, grembiuli, tovagliette ... ma non ho ancora finito. L' ultimo "Francesco" verrà ricamato sul treno stasera sotto gli occhi increduli delle ragazzine con gli orecchini a smarties . Tipico mio: organizzarsi mesi prima e arrivare all' ultimo minuto.
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Tra l' altro, questa fine d' estate mi sembra più impegnativa del solito: più pensieri, più novità, più lavoro! Infatti, oltre al ricamo, ho ricevuto un bel compitino da Mamma in 3D e Mamma News , che ringrazio di cuore perchè oltre ad essere un compito, è anche un premio. Un bel premio.
Qualche mese fa avevo elencato 7 cose di me per un premio simile a questo e ora ne devo scrivere 10. Visto che avevo imbrogliato la volta precedente e avevo incluso 20 cose anzichè 7 perchè non sapevo decidermi, questa volta non saprei proprio cosa dirvi di me ...............
Proviamoci ....
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1) Ho paura del buio e non solo: da quando all' età di 11 anni mi hanno detto che nel film "Tre scapoli e un bebè" si intravede il fantasma di un bambino dietro ad una tenda, non oso guardare dietro le tende di casa e se mi viene questo pensiero di notte devo cantare per farlo andare via;
2) A proposito di notte, io parlo nel sonno. Ma di brutto. Mi è stato detto che ho parlato anche in francese. Niente, sono chic anche quando dormo. Me lo dico da sola, posso???;
3) Ho scoperto di amare il campeggio. Non l' ho ancora detto a nessuno perchè per una milanese sempre taccata, questa è una confessione pesante. Preferisco però il campeggio libero, sulla riva di un fiume o in un prato di campagna, in completa libertà;
4) I posti che mi sono rimasti nel cuore tra gli altri che ho visto sono: l' Amazzonia, Cape Town e il Kruger Park, la spiaggia di Anse Source d' Argent/La Digue/Seychelles, le cascate di Igussù/Argentina e la regione dei Pirenei francesi, da cui sono appena tornata;
5) New York è sempre dentro di me. Ho portato anche Francesco quando era nella mia pancia. La prossima volta che ci vado, però, mi compro un paio di Manolo's;
6) Vorrei andare in India, Botswana, Perù, Alaska. E prego, prego, prego perchè mio figlio diventi un viaggiatore;
7) Sono capace di indossare un abito in seta con tacco 12 per andare a portare Francesco al parco giochi e dopo poco mettermi bermuda e stivali di gomma e andare a raccogliere i pomodori nell' orto ( cosa che adoro fare, tra l' altro ). Credo si possa mettere quasi tutto quasi ovunque - il limite sta nella naturalezza nel portare qualsiasi cosa e nello stile. Una cosa è certa: non indosserei MAI una tuta, nemmeno per fare ginnastica;
8) Mi piace cambiare ogni sera la camicia da notte e, se proprio devo scegliere, le indosso vintage, anche se ultimamente le ho un po' trascurate;
9) Camminare nei boschi il mattino presto è una delle cose più belle che si possano fare secondo me. Per poi arrivare a casa di un amico che mi offre pane, salame e champagne. Se non sono strani, io non li frequento;
10) Odio la menzogna, la volgarità e la cattiveria. Parlo, parlo, ma io anche se sono incavolata nera, non concludo niente. Non ne sono capace. Non è colpa mia se mia madre mi ha fatto Sagittario.
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