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venerdì 12 novembre 2010

Vintage, vintage, vintage shoes and boots

Non ho tempo, ok. Ma voi che fareste se foste me (e gia' e' una bella prospettiva, eh?) e vi venisse detto che un' amica di un' amica vende delle meravigliose e molto economiche scarpe vintage (non usate - ma io son tutt'altro che schizzinosa e ho sempre acquistato abbigliamento e scarpe usati) ?
Non usereste un paio d' ore del vostro preziosissimo tempo per andare a curiosare (mentre il vostro bambino e' all' asilo)?
Io si'. Lo farei. Anzi, l' ho fatto. E - ovviamente - non sono tornata a mani vuote.



E' vero, e' vero, il viola non mi piace ... ma non potevo non acquistare questo pezzo da collezione. Trovare la sera giusta. Rubare a me stessa altri 5 minuti del mio preziosissimo tempo. Infilarmi un paio di ampi pantaloni beige. E vedere quanto bene stanno questi due colori insieme.

Ok, ora mi tolgo gli stivaletti da collezione e torno a giocare con Francesco ai gormiti che bruciano nel cratere del vulcano.
Anzi, li tengo su, va'.

Non vedo l' ora di provare sulla neve gli stivali vintage che ho comprato insieme a queste scarpe.

venerdì 3 luglio 2009

spice cousins

Come in tutte le famiglie, anche nella mia c' erano - e ci sono - i parenti da parte di mamma e quelli da parte di papà. In tutto, tipo 10 persone o giù di lì. Meglio.
I parenti di papà, composti da una sola famiglia di 4 persone, sono sempre vissuti in un loro limbo, molto riservati e non amanti delle feste. Ogni tanto, il sabato, andavo a trovarli con i miei genitori nella loro casa di Milano e trascorrevo il pomeriggio seduta sul divano del loro immacolato appartamento situato in un immacolato condominio con un immacolato giardino, dove comparivano ovunque cartelli che impedivano ai bambini di calpestare le aiuole e girare in bicicletta. Pregavo che i miei non si ammattissero tutto d' un tratto e decidessero di acquistare una casa così.
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Poi c' erano - e ci sono - i parenti da parte di mamma, che io considero la mia vera famiglia.
Qui una premessa è d' obbligo: mia mamma è originaria della ridente Val Camonica, in provincia di Brescia, una zona in cui uno può anche essere agonizzante ma deve sempre avere davanti il piatto di salame nostrano e bicchiere di vinello in mano. No, anzi, di grappa.
E il burro. Ohhh, il burro. Quanto me ne hanno fatto mangiare. Con i casoncelli, con il pane. Insomma, a 14 anni avevo il colesterolo alto. E ho dovuto stragiurare al dottore che la sera prima di fare gli esami non mi ero bevuta 5 birre ( perchè diceva che la birra alza il colesterolo ... vabbè. ).
Durante i nostri pranzi di famiglia se non si cantava non era festa. E se le mie cugine più grandi portavano a casa un nuovo fidanzato, quest' ultimo era accolto dagli uomini della famiglia con il coltello del salame puntato alla gola che veniva tolto solo dopo avergli strappato una serie di promesse. Giuro. Tutto per ridere, ma il povero malcapitato lo sapeva solo alla fine.
Una famiglia di risate, arte, cibo, musica.
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E pensare che le mie cugine mi hanno sempre preso per il culo per il mio accento cittadino e i miei modi da fighetta. Eravamo 5 cugine femmine e, se ai tempi fossero già esistite le spice girls, io sarei di sicuro stata paragonata alla posh spice. Talmente posh che, essendo la penultima ( e l' ultima era troppo picola per giocare), ero quella che doveva sempre fare la conta, che se sbagliava a dire una parola veniva presa in giro per anni, che non trovava i colori impossibili di strega-comanda-color. Insomma, non potevo di certo menarmela come la posh spice, visto che alla fine ero la più goffa.
Ah, ma crescendo mi sono rifatta, eh? Me le sono prese le mie belle rivincite.
Non è vero. Ancora adesso mia cugina Barbara mi guarda e ride ricordando una volta in cui, a sei anni, anzichè dire chewing-gum ho detto ciunghia.
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Dalle mie cugine ho imparato un sacco di cose utili: a fumare, bere la birra, limonare con i ragazzi. Ogni estate trascorsa da Barbara, che mi precedeva di soli 2 anni e da cui trascorrevo parte delle mie vacanze estive, era una nuova conquista. E la cosa più bella era che mia madre era felicissima di allontanarmi dai "pericoli milanesi", convinta che in provincia - la sua provincia - i ragazzi organizzassero gite in montagna per studiare la flora locale.
E poi il mio fascino da milanese conquistava, eh? Altro che ciunghia e strega-comanda-color.
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Scherzi a parte, durante le trasferte, negli anni, ho anche imparato a conoscere la musica: erano i tempi in cui andavano gli U2 di "The Joshua Tree", così come Sting, Prince, Sinead O' Connor. Mia cugina Sonia passava le ore a creare dei mix ( le ho ancora quelle cassette con la scitta in pennarello "REMIX '87" ) e a sognare l' Irlanda.
Una volta mi ha letto tutto d' un fiato "Il piccolo principe". E il giorno dopo "Racconti" di Edgar Allan Poe. Un po' eclettica, eh? E' grazie a lei e al racconto del gatto che è stato trovato sopra la testa di una donna morta e murata in una cantina che io non scendo MAI dopo le 4 del pomeriggio in un seminterrato.

Questo post è dedicato alle mie cugine, che per me, figlia unica, sono state delle sorelle maggiori. In particolare, a Sonia , che ormai vive da anni nella sua amata Irlanda e che mi ha girato questo premio.
Sonia che è un' artista e che ama la vita semplice di Dublino, la musica, il vintage, la fotografia, Hemingway ( tanto che nella sua stanza c' era una sua foto e io da piccola pensavo che fosse il nonno ).
Sonia che faceva finta di essere la moglie di Bono Vox, mentre la sua migliore amica era quella di Larry Mullen.
Tra poco, Sonia, torno a trovarti. Promesso.
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Giro il premio a Snezana , perchè anche lei è un' artista. E brava anche. E poi oggi ho sbirciato "da lei" e ho visto che è in vena di premi e regali ...

venerdì 26 giugno 2009

ritorni

Francesco è tornato dal mare e starà ancora qualche giorno dal suo papà.
Ieri, però, non ho lavorato e ne ho approfittato per starmene un po' con lui, mentre il suo papà era al lavoro.
Siamo andati a vedere gli aerei dalle immense vetrate di Malpensa.
Io mi aspettavo che rimanesse incantato a guardarli sparire nel cielo. Invece Francesco è rimasto colpito dal "traffico di terra": muletti, trenini porta bagagli, pullmini per passeggeri. In effetti c' era un casino pazzesco.
Si è messo a raccontare ad una povera giovane coppia in partenza per la Norvegia ( e che limonava ogni due per tre, allora anche Francesco mi baciava in bocca ... ) che era venuto in aeroporto a prendere Giovannino che tornava da una vacanza ( il suo amico immaginario ) e che l' aereo con cui arrivava era talmente basso e piccolo che non c' era bisogno della scaletta.
Poi - si vede che ieri era in fissa con i gradini - si stava buttando giù dalla scala mobile che voleva prendere a tutti i costi e, quando l' ho trascinato verso l' ascensore ( più che altro perchè la scala mobile saliva, non scendeva ), mi ha odiato perchè è stato interrogato tutto il tempo da un ragazzo inglese che probabilmente non ha capito che in Italia si parla solo l' italiano. Anche con quelli che scrivono sul curriculum "Ottimo Inglese scritto e parlato". Figurati con un bambino di tre anni.
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Sono state ore di ritorni. Non ce la facevo più ad aspettare.
Anche Marta è tornata. Non ci sono perchè e per come; mi basta sapere che posso contare ancora su di lei. E che adesso potremo dirci di nuovo tutto, ma proprio tutto.
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Ore di ritorni ma anche di partenze.
La partenza di un ragazzo rimasto bambino che ricordo quando ero piccola e Fabio, il fratello più grande della mia amica Sara, rispose a noi bambine che volevamo sapere com' era il nuovo video di Michael Jackson: " Solito. Si tocca sempre le palle ". E noi: "Ahhhhh". E poi guardandoci l' un l' altra: " Ma cosa sono le palle? " ( ?!? ).
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La partenza della ragazza che compariva sulla lacca che usava mia mamma negli anni '80; quella che le prendevo dall' armadietto prima di sedermi sullo sgabello a guardarla cotonarsi i capelli.
Mentre fuori tutte le donne del mondo spegnevano candeline esprimendo il desiderio di avere quella chioma e sperando che un certo Charlie le chiamasse per farle diventare uno dei suoi angeli.

Man in the mirror, la mia canzone preferita di Michael Jackson

lunedì 25 agosto 2008

in montagna con la 128

Se non le vedi, non ci credi ... e io non le avevo mai viste, le Dolomiti.



Francesco ha avuto la fortuna di andarci a soli due anni, non so quanto e cosa potrà rimanergli nella mente, ma sono sicura che in un cassetto della sua memoria ci sarà sempre spazio per quei prati così perfettamente tagliati, le pecorelle, i cespugli di mirtilli, il bastone da battere sulle rocce per spaventare le vipere, la polenta mangiata al rifugio, l' acqua gelata della sorgente, la salopette.

Com' era bella anche la mia montagna quando ci andavo da piccola e mio padre si arrampicava con la 128 sui tornanti, quando a fine agosto già nevicava, quando eravamo felici e ridevamo nell' erica.

Ti penso sempre papà.