martedì 21 ottobre 2014
mercoledì 10 settembre 2014
Io che mi voglio così bene.
Pubblicato da PaolaFrancy h 17:05 Etichette: dai che ce la fai, flower power, pensieri autodistruttivi, questa sono io
giovedì 27 marzo 2014
I perché
Erano tempi ben diversi, certo, ma con Francesco cerco di non ripetere questi errori che, con tutto il bene che mi hanno voluto i miei genitori, hanno creato un mostro completamente senza autostima, sempre convinto di non essere all'altezza o di non poter esprimere tutto quello che pensa.
Pubblicato da PaolaFrancy h 08:25 Etichette: countrylife, crescere insieme, dai che ce la fai, io e Francesco, mammità, questa sono io
martedì 26 febbraio 2013
E quindi, caro Francesco
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:24 Etichette: crescere insieme, dai che ce la fai, dreams, io e Francesco
giovedì 24 gennaio 2013
Cosa succede in questi giorni frenetici
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:47 Etichette: dai che ce la fai, fratture rotture, i progressi di Francesco, il lavoro, io e Francesco
giovedì 19 luglio 2012
Ieri sera. E stanotte.
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:57 Etichette: countrylife, crescere insieme, dai che ce la fai, family and friends, fatti della vita, il mio uomo ideale, il Moschettiere, profumi, questa sono io
mercoledì 29 febbraio 2012
Per Rossella
questa mattina abbiamo bucato due gomme, mentre il Moschettiere mi portava al treno.
Erano le 7 del mattino. Persi nel nulla, capirai.
Siamo stati ad aspettare 3 ore.
In quelle 3 ore ho letto la lettera che una professoressa di tuo fratello gli ha scritto.
Cazzo, se mi sono messa a piangere.
Posso dirti solo questo: che mi sono messa a piangere. E continuo a pensarci. A riguardare le tue foto. Mi dispiace, mi dispiace terribilmente. Io lo dico sempre, che non sono fatta per questo mondo. Perché non sono una realista, una cinica che riesce a spiegare certe cose, che le guarda da fuori e magari riesce a fare qualcosa. No, io sono un' idealista, una sognatrice romantica che spera e crede nel lieto fine.
Beh, sai cosa ti dico? Che io credo anche in questo lieto fine.
Lo dico sempre anche a mio figlio: "Il bene trionferà".
Pubblicato da PaolaFrancy h 17:22 Etichette: dai che ce la fai, dreams, fatti della vita, il cuore, questa sono io
giovedì 12 gennaio 2012
Di fiori e di vestiti [quali sono i nostri strumenti?]
*Momento difficile* nel mio linguaggio corrisponde a *la fine del mondo*. Tanto è vero che, con il senno di poi, mi rendo conto che il Moschettiere mi vuole proprio bene e che il suo sdrammatizzare, che mi fa anche tanto incazzare, alla fine mi salva.
Ma quanto è difficile. Se è vero che tendo spudoratamente e incontrollabilmente a creare tempeste in bicchieri d' acqua, è anche vero che ora mi auto-giustifico dicendo che quello che sono oggi, in questo preciso momento, è il risultato degli sforzi che ho fatto negli ultimi anni e delle salite che ho affrontato, un po' per scelta un po' perchè qualcuno mi ha portato su quella strada. Insomma, ci sono arrivata stanca a questo momento. Non sono una martire, per carità, ma per una come me che ha abitato nella stessa casa per 27 anni è stato facile accusare molto forte il colpo di qualche trasloco, tante tantissime parole (e non tutte felici) e di un definitivo e radicale cambiamento di vita, abitudini, aria. Colpo accusato, ovviamente, quando mi sono fermata.
Pubblicato da PaolaFrancy h 08:42 Etichette: cattiverie, countrylife, dai che ce la fai, dreams, fatti della vita, flower power, il Moschettiere, inverno, questa sono io
martedì 29 marzo 2011
Racconti al ritorno da una balconata liberty, da un vicolo con i panni stesi fuori, da una chiesa che sembra una moschea. Storia di un giorno di terapia.
E soprattutto lei, che e' cosi' riservata che faceva parlare solo me (a proposito di obiettivi...). Lei a cui vorrei dire che secondo me quel giardino esposto a nord-owest è una tenera prova da parte di qualcuno. Ci ho pensato tanto al ritorno.
p.s. penso che non riusciro' a camminare per giorni. ma non importa, ho il cuore pieno.
p.p.s. propongo al Moschettiere, che mi legge, di inserire nel budget familiare una quota da destinare ai miei viaggi terapeutici. Sono sicura che ne varrebbe la pena, perche' tutta la famiglia ne trarrebbe vantaggio (non e' una battuta).
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:15 Etichette: aerei, alberi, dai che ce la fai, il Moschettiere, il papà di Francesco, Il sud del Mondo, le amiche, lenzuola stese sui fili, questa sono io, storie di blog, tacchi 12, travelling
venerdì 18 marzo 2011
Non so
Pubblicato da PaolaFrancy h 15:11 Etichette: countrylife, dai che ce la fai, dreams, flower power, il Moschettiere, io e Francesco, lenzuola stese sui fili, primavera, questa sono io
domenica 30 gennaio 2011
Fiori bambini
Pubblicato da PaolaFrancy h 09:01 Etichette: countrylife, dai che ce la fai, flower power, inverno, io e Francesco, questa sono io
lunedì 17 gennaio 2011
Di odio (e tanto amore), pazienza e Mary Jane's
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:06 Etichette: dai che ce la fai, il Moschettiere, io e Francesco, ma come faccio a farcela?, questa sono io, tacchi 12
domenica 24 ottobre 2010
La' fuori, qua dentro.
Questa sera ho scoperto che un mio amico ha paura del mondo. Ci ho pensato. Anche io ho un po' paura del mondo, anche se poi ci sono cose evidentemente pericolose che io affronto senza problemi. Pero' penso che se avessi incontrato prima certe persone, la strada sarebbe stata meno in salita. Meno solitaria nelle mie idee.
Lo so, le persone girano. Le situazioni cambiano. Gli amori passano. Le mode tornano. Alcune cose restano. Altre partono. Altre ricominciano.
Pero' io sono fatta cosi', ho bisogno di parlare. Di partire. Di ricominciare. Mille volte.
Di ricominciare a conoscere le persone, di sentire ancora il contatto con qualcuno che capisca. E qualcuno c'e'. La' fuori non c'e' solo gente che mi giudica, che sa di farmi male con una lettera, che pensa solo ai soldi, che vive di menzogne.
La' fuori, qua dentro ... c'e' anche qualcuno che mangia umanita' e cerca sentimento, come me.
Mentre penso agli abbinamenti del prossimo colore e sorrido al pensiero di questa piccola, semplice, sciocca avventura, mi accorgo che questa rete non e' un freddo contenitore. E' pelle, sangue. E' un mondo di gente che puo' rendermi felice.
Con una pianta di gerbere ( che da cafona non mi ha spedito il giorno prima :D ), con una giornata davanti alla stufa, con due chiacchiere e un the indiano, con tre bambini, con i pastelli a cera.
Ma anche con due parole scambiate ad un tavolino di Via Dante, con il succo di frutta rovesciato sui pantaloni, con gli abbinamenti del nero, con una persona che avrebbe potuto turbarmi, con altri tre bambini che esplodono dalla voglia di gioco.
Sapete cosa penso del mondo? Che nonostante tutto, nonostante sia ancora un po' in ginocchio, nonostante abbia freddo - ora - io penso che voglio conoscerlo. Voglio mangiarmelo, questo mondo. Non voglio essere divorata. Ma a volte mi sembra di essere un piccolo pesce, di quelli che - porco cane - lo san gia' che entro la fine della giornata verrano mangiati da un pesce gigante - o anche da uno un po' piu' grande di loro.
Pero' la' fuori, qua dentro, son contenta di essere solo un piccolo pesce. Mi mangeranno anche, ma so di essere buona.
Ok, mi sono sfogata. Vado a lavorare sulle stylish classes ( ... manco fosse un lavoro davvero ).
Pubblicato da PaolaFrancy h 21:52 Etichette: dai che ce la fai, il papà di Francesco, io e Francesco, la gente, le amiche, ma come faccio a farcela?, storie di blog
martedì 5 ottobre 2010
sembra tutto cosi' difficile
Pubblicato da PaolaFrancy h 20:03 Etichette: dai che ce la fai, il cuore, il Moschettiere, ma come faccio a farcela?, pensieri autodistruttivi
mercoledì 29 settembre 2010
Dai, portatemi via la testa
Questa volta abbiamo fatto bingo. Francesco in piena crisi, io alle prese con il rush lavorativo finale, mia mamma ancora impossibilitata a muoversi. Francesco ha probabilmente subito il fatto che mia mamma non e' stata bene - anche parlando con le maestre dell' asilo e' emerso questo. Forse anche il fatto di vederla star male, l' ambulanza che la portava via ( anche se lui era esaltatissimo nel vederla da vicino ), il fatto di non capire bene perche', se non e' una cosa grave, la nonna e' dovuta andare all' ospedale.
E poi, parliamoci chiaro: quando una mamma ha la testa piena, troppe cose da fare per azzeccare le coincidenze, il corri di qua e di la' da/per Milano, da/per l' ospedale, tanti pensieri dal banale: "devo fare la spesa - quando?" al "perche' mia mamma non migliora???" ... ecco, quando una mamma e' cosi', un bimbo lo sente.
Se poi la mamma ha dei sensi di colpa che dimorano fissi nel suo stomaco, pronti a saltar fuori alla prima occasione, la cosa si fa complicata.
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E ieri sera eravamo a tavola io e lui. Qualche capriccio - per fortuna non forti come quelli della sera prima, tutto nella norma. Se non fosse che io mi sentivo come ai vecchi tempi, quando eravamo noi due. Noi due a far la spesa, noi due seduti a tavola, noi due a giocare dopo cena, noi due ad addormentarci.
Lo so, sono pochi giorni ( domani finisce la campagna vendite e il Moschettiere non stara' via molto ), ma quando si sta cosi' le ore sono infinite.
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I nuovi progetti mi stimolano e mi stressano incredibilmente allo stesso tempo. Non riesco a far tutto. Ma persevero, non posso fossilizzarmi su questa terra malinconica. Per questo, studio, penso, leggo, lancio stylish competitions e creo sognando la primavera . Roba da poco. Ma che porta via la testa.
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Detto questo, aspetto con ansia altri set creati da voi. E ascolto la musica che mi piace.
Ayo - ONLY YOU
Caricato da jordhu. - Guarda altri video musicali in HD!
Pubblicato da PaolaFrancy h 06:06 Etichette: dai che ce la fai, il cuore, il lavoro, il Moschettiere, io e Francesco, la musica che mi piace, pensieri autodistruttivi
martedì 21 settembre 2010
avrei potuto accettare altre cose
Si tratta anche di dire le cose come stanno e come forse solo lei sa fare.
Ma non avevo mai parlato di quello che ho accettato. Di quello che L' ALTRA mi ha fatto. Di quello che non posso ancora mandare giù - l' ho scritto anche da mc -: quel desiderio accecante di far male a me, con la pistola puntata in fronte. Questo io non lo voglio nemmeno capire. Perchè avrei anche potuto perdonare il bisogno di amore. Quello lo perdono a prescindere. Avrei potuto ascoltarla se mi avesse fermato per strada supplicandomi di ridarglielo, di renderle quello che UNA VOLTA era suo, di parlare di lui, di piangere insieme, di mandarmi anche a cagare. Ma in faccia. Avrei potuto affrontarla se lei fosse andata oltre quello che sono fuori, perchè io sembro un facile bersaglio. Sembro una donna di plastica, con i tacchi alti e le gambe magre. Ma dentro di me ci sono i miei amori, il mio matrimonio, , c' è mio figlio, l' India, l' università, ci sono le cascate che ho visto, la savana, il Capo di Buona Speranza, c' è il mio parto, il mio latte, c' è la mia mamma, il mio papà, c' è l' uomo della mia vita.
Io ci penso tutti i giorni, dietro ai miei vestiti, dietro ai bolerini di pailettes, dietro il mio lavoro fatto di lustrini e tante cazzate. Dietro a tutto questo io sogno l' umanità.
Come te, Mc, non credo riuscirò mai a sotterrare quell' ascia. Però ci proverò. .
Lui', voglio divorarmi quel libro. Stanotte.
Pubblicato da PaolaFrancy h 09:49 Etichette: cattiverie, dai che ce la fai, io e Francesco, la gente, le pagine bianche, men's, pensieri autodistruttivi, questa sono io, storie di blog
venerdì 17 settembre 2010
pensieri di una mamma, di una figlia, di una donna.
Alle 3 di questa notte ho cominciato a farmi rullare i pensieri nella testa. Come solo io so fare quando mi sforzo di mettere le frivolezze sotto la pila delle preoccupazioni e mi concentro per pensare solo ai problemi cercando di trovare una soluzione in quel momento. Lì, nel letto. Alle 3.
Soluzioni di che, poi? Di certo non posso guarire la schiena di mia mamma. O il raffreddore di Francesco, la sua tosse. O la stanchezza del Moschettiere, che lavora, viaggia, pensa troppo. O la mia gamba, che questa notte mi ha fatto capire che da sola non può smettere di farmi male.
Ho il calendario fisso in mente, con le ore scandite che non bastano mai. Mai, porco cane. Mi sento a metà strada, una figlia poco presente, una mamma che vorrebbe fare solo la mamma ( sì, è così ), ma con degli spazi ritagliati per se stessa nelle ore in cui Francesco è all' asilo. Vorrei quelle poche ore ogni giorno. Mi basterebbero. Per scrivere di borse, di colori, di abbinamenti. Per fare quello che faccio in showroom ma in modo diverso. Per tirare fuori dal cassetto quel libro di cui so già l' evoluzione, la fine. So già quello che voglio dire. Voglio dire di fiori, di vestiti, di persone, di viaggi, di amori. Ma il primo capitolo sembra non finire mai.
Voglio vestirmi così per sedermi in giardino a buttare giù parole. E poi correre correre correre con Francesco.
Pubblicato da PaolaFrancy h 09:55 Etichette: dai che ce la fai, dreams, il Moschettiere, io e Francesco, la mia mamma, le pagine bianche, libri, pensieri autodistruttivi, questa sono io
sabato 11 settembre 2010
In tutto questo casino, almeno ho spazio per sognare.
Il venerdi' e' iniziato con mia mamma che alle 7 del mattino mi ha chiesto di comprarle un pigiama nuovo per la sua degenza in ospedale. Ok, una buona scusa per andare a fare shopping dopo il lavoro.
Entro da H&M ( sinceramente ... dove si comprano i pigiami??? Io ho tutto vintage, son fuori dal mondo ) e inizio a raccattare abitini in lame', maglie over-size a righe, shorts verde militare ( che alla fine ci stanno sempre ), t-shirts per Francesco, che sembra aver sviluppato un forte senso stilistico e ora vuole indossare SOLO magliette a maniche lunghe. Mi metto in coda alla cassa. Quando ho solo una persona davanti a me per pagare mi rendo conto di non aver assolto il mio compito. Mmmmh. Il pigiama. E in quel punto vendita H&M non vendono pigiami. Tiro su un paio di pantaloni morbidi in cotone color antracite e una maglia bianca con un sobrio scollo V.
Dopo aver portato Francesco da suo padre, fatto due ore in coda con il Moschettiere che odia il traffico milanese, recuperato la macchina alla stazione, raggiunto l' ospedale ... arrivo da mia mamma. Fiera, le mostro quello che avevo acquistato per lei. Ci e' mancato poco che non mi insultasse.
Ora. Capisco che per lei non esista nulla di meglio delle sue camicine da notte con pizzi, merletti e nastrini, abbinate alla vestaglia dello stesso colore e con gli stessi pizzi, merletti e nastrini.
Ma qualcuno deve capire anche me, visto che la mia giornata tipo e': sveglia ore 6,00 - sveglia bambino - lava bambino - vesti bambino - sfama bambino - prendi macchina - prendi treno - prendi filobus - lavoro - riprendi filobus - riprendi treno - riprendi macchina - risfama il bambino - rilava il bambino - rivesti bambino.
E, come se non bastasse, notte in bianco per il male alla gamba. Nelle tre ore in cui sono rimasta sveglia, e nell' attesa che il maledettissim oantidolorifico facesse effetto, ho creato la mia collezione su Polyvore , includendo tutto cio' che vorrrei indossare questo inverno.
Possiedo solo alcune delle cose che fanno parte della MIA pseudo-collezione. E cosi' e' ancora piu' divertente: altrimenti non avrei spazio nel mio immaginario per sognarle.
Pubblicato da PaolaFrancy h 13:10 Etichette: dai che ce la fai, dreams, family and friends, fratture rotture, il mio comunismo, la mia mamma, questa sono io, vintage
mercoledì 1 settembre 2010
vagabondi
I due volti di questa affermazione non mi hanno colto di sorpresa; da una parte mi e' sembrato semplicemente ovvio ( pur non avendo ancora la piu' pallida idea di cosa significasse un figlio per una madre ) che lei stesse con me; non avevo nemmeno 20 anni. Ma allo stesso tempo, se mi avesse detto che sarebbe partita per il Tibet, piuttosto che Brasile o Nuova Zelanda , non avrei provato rancore, ne sono sicura. In fondo e' quello che avrei desiderato anche io al suo posto. In fondo e' quello che anche io ho desiderato in quel momento.
Ed e' quello che dicevo sempre al papa' di Francesco prima di ogni ecografia: "Giurami che se qualcosa dovesse andare male, partiremmo all' istante. Dimmi che prenderemmo l' aereo e scapperemmo ovunque". E lui: "Si'".
Per farmi stare tranquilla, non perche' lo avremmo fatto veramente.
E' anche quello che avrei voluto fare uscita dal tribunale, dopo aver giurato che il mio matrimonio era finito.
Sarei andata a casa a prendere Francesco per poi dirigermi all' aeroporto.
Ecco, noi ci leghiamo alle persone - fin troppo -, ma vorremmo prenderle e portarcele in giro per il mondo. Come se in altri luoghi nessuno potesse ricordarci che altre persone - altri amori - non ci sono piu'.
Come se lontano si annullasse tutto. Come se ogni viaggio ci aiutasse a percorrere una tappa della nostra vita.
Non e' una fuga la nostra. Non andiamo via per scappare.
E' un bisogno fisiologico, o piuttosto questione di genetica. Il nostro dna ha radici aeree, come quelle di certe piante tropicali.
Io come mia madre, Francesco come me. E come lei.
Ieri sera e' tornato dopo quindici giorni in cui e' stato in tre case e mille luoghi diversi. Come se niente fosse. E' arrivato con la stessa naturalezza con cui ha preso l' aereo per la Scozia e con cui, al ritorno, e' sceso e si e' messo nelle braccia di suo padre.
.
Ieri sera mi ha chiesto di ripartire.

Pubblicato da PaolaFrancy h 11:30 Etichette: aerei, crescere insieme, dai che ce la fai, family and friends, fatti della vita, il cuore, il papà di Francesco, io e Francesco, la mia mamma, le mie radici, travelling
giovedì 8 luglio 2010
di chiacchierate sui marciapiedi degli showroom
Pubblicato da PaolaFrancy h 18:05 Etichette: cattiverie, dai che ce la fai, gli amici, il lavoro, il Moschettiere, il papà di Francesco, men's, questa sono io