neve, ricordi. ti ricordi? oh, si' ...
Per la maggior parte dei milanesi neve significa solo problemi. E anche ora che sono diventata una campagnola, ancora il pensiero di una nevicata mi preoccupa.
Soprattutto perche' la mia caviglia non e' ancora guarita e il dottore, al controllo di giovedi', mi ha sgridato perche' mi sono presentata senza stampelle e mi ha ordinato di continuare ad usarle finche' non comincero' la fisioterapia, cioe' fino a Gennaio, almeno ( e pensare che io credevo di essere stata bravissima andando alla visita con le scarpe da tennis ... ).
Da ieri sera, comunque, la neve non e' piu' solo un pensiero, bensi' realta'.
Sorvolando - almeno per il momento - sul significato di infugine di neve, io stessa ho sgranato gli occhi vedendo quello spettacolo e non ho potuto negargli un giretto fuori, da cui e' tornato letteralmente inzuppato.
Si e' comunque fatto perdonare aiutandomi ad appendere guanti, sciarpa e cappello al filo della stufa.
Si e' comunque fatto perdonare aiutandomi ad appendere guanti, sciarpa e cappello al filo della stufa.
Come cambiano le cose.
In effetti, l' ultimo ricordo della neve e' stato un bianco centro di Milano raggiunto un giorno dello scorso inverno dopo esattamente due ore di macchina e duemila parolacce.
Quindi, quest' anno mi sembra cosi' magico vedere la neve coprire campi e colline e ricevere baci da un Moschettiere che torna a casa tutto infreddolito e prepara il letto caldo.
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Se non fosse che Francesco ha rischiato una congestione perche' ha voluto a tutti i costi ( e a tante lacrime ) uscire a fare un pupazzo di neve subito dopo aver bevuto il suo lattuccio del mattino, che alterna alla pasta in bianco ( io, nel titolo del blog l' ho scritto che siamo una strana famiglia ... ).
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E' rientrato in casa e ha vomitato per un quarto d' ora sul pavimento della sala da pranzo mentre io lo guardavo con una stampella e un pezzo di scottex.
Comunque.
Comunque mi e' venuto in mente che qualche anno fa - esattamente 4 - io aspettavo Francesco e aveva nevicato. Ho le foto in cui davanti alla finestra imbiancata mostravo una pancina che appena si vedeva, ma che per me era enorme.
E Beteleyem e Syntayeu arrivavano da lontano per vedere la neve.
E noi ragazze le aspettavamo guardando una foto e piangendo sedute al tavolo di una trattoria sui navigli..
Questa e' la loro storia. Anzi, e' la storia di una meravigliosa famiglia:
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C’ erano una volta due bimbe con tante treccine sulla testa dai nomi beteleyem e sintayeu.
Vivevano in un posto dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, dove incontravano gente che parlava mille lingue diverse, dove si sentiva profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, dove gli uccelli volavano liberi sugli altipiani, dove le fortezze antiche sorgevano in mezzo al nulla e dove le donne erano di una bellezza esaltante, fatta occhi profondi e neri come voragini, di copricapi rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti.
Un giorno le due bimbe incontrarono un uomo e una donna venuti da tanto lontano e tanto diversi da tutte le persone che conoscevano. Avevano capelli biondi come l’ oro dei loro bracciali e occhi azzurri come la tintura che le anziane usavano per i cesti e i copricapi, parlavano una lingua sconosciuta e indossavano abiti dai colori tenui.
Questi due signori raccontarono alle bimbe che in pochi giorni le avrebbero portate con loro in un posto lontano, viaggiando su un grandissimo uccello grigio che andava veloce veloce.
E infatti così fu.
Il luogo in cui arrivarono non aveva un clima dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, un popolo che parlava molte lingue, il profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, uccelli che volevano liberi sugli altipiani, fortezze antiche che sorgevano in mezzo al nulla o donne di una bellezza esaltante, fatta di occhi neri come voragini, di copricapo rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti… ma sentivano tanto caldo dentro la loro casa e tanto freddo toccando la neve fuori, ascoltavano suoni e sillabe già familiari, odoravano profumo di pane, rosmarino, agrumi e fragole, guardavano le rondini fare il nido sul loro tetto, vedevano castelli lontani sulle colline e tutte le mattine e tutte le sere osservavano affascinate quella donna bionda dagli occhi trasparenti che era la più bella che avessero mai visto e che chiamavano mamma.
Non dimenticarono mai le loro origini, ma vissero per sempre serene e felici, circondate da un affetto incontenibile e crescendo, conoscendo, moltiplicandosi, portarono avanti quella stirpe multietnica che, da quel momento, era ancora più ricca.
A Lorena e Alessandro, che hanno già raggiunto molte cime…… e che in 4 ne raggiungeranno tante altre………
Vivevano in un posto dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, dove incontravano gente che parlava mille lingue diverse, dove si sentiva profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, dove gli uccelli volavano liberi sugli altipiani, dove le fortezze antiche sorgevano in mezzo al nulla e dove le donne erano di una bellezza esaltante, fatta occhi profondi e neri come voragini, di copricapi rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti.
Un giorno le due bimbe incontrarono un uomo e una donna venuti da tanto lontano e tanto diversi da tutte le persone che conoscevano. Avevano capelli biondi come l’ oro dei loro bracciali e occhi azzurri come la tintura che le anziane usavano per i cesti e i copricapi, parlavano una lingua sconosciuta e indossavano abiti dai colori tenui.
Questi due signori raccontarono alle bimbe che in pochi giorni le avrebbero portate con loro in un posto lontano, viaggiando su un grandissimo uccello grigio che andava veloce veloce.
E infatti così fu.
Il luogo in cui arrivarono non aveva un clima dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, un popolo che parlava molte lingue, il profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, uccelli che volevano liberi sugli altipiani, fortezze antiche che sorgevano in mezzo al nulla o donne di una bellezza esaltante, fatta di occhi neri come voragini, di copricapo rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti… ma sentivano tanto caldo dentro la loro casa e tanto freddo toccando la neve fuori, ascoltavano suoni e sillabe già familiari, odoravano profumo di pane, rosmarino, agrumi e fragole, guardavano le rondini fare il nido sul loro tetto, vedevano castelli lontani sulle colline e tutte le mattine e tutte le sere osservavano affascinate quella donna bionda dagli occhi trasparenti che era la più bella che avessero mai visto e che chiamavano mamma.
Non dimenticarono mai le loro origini, ma vissero per sempre serene e felici, circondate da un affetto incontenibile e crescendo, conoscendo, moltiplicandosi, portarono avanti quella stirpe multietnica che, da quel momento, era ancora più ricca.
A Lorena e Alessandro, che hanno già raggiunto molte cime…… e che in 4 ne raggiungeranno tante altre………
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Stefano mi ha finalmente mandato le foto di questa bella giornata. Anzi, e' da un po' che l' ha fatto. Devo pubblicarle perche' sono dei bei ricordi.
E perche' la Bety e la Synta devono far vedere a tutti quanto sono belle.
4 commenti:
La neve,che gioia per i bambini,posso immaginare quanto è contento il tuo bambino!C'è ne poca anche qui in vicinanza,ieri abbiamo fatto una piccola passeggiata con la nostra bambina,era felicissima!
Sono felice per le bambine dagli occhi profondi, mi rallegra tanto sapere che abbiano trovato amore e famiglia.
Sono passata per augurarti un sereno Natale.
Spero ci siano delle belle giornate con chi ti fa stare bene...;-)
Spero ci siano regali in quantità e un piccolo principe da coccolare che ti coccoli come solo lui sa fare.
Auguri paola
Buon Natale a te e al tuo piccino!
Passo di qui per darti il mio augurio di buon anno anno!!
un abbraccio.
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