
L' altra sera ero seduta sul treno del ritorno a casa.
Di fronte a me due ragazzine che credo non abbiano avuto più di tredici anni. Avevano addosso talmente tanti gioiellini colorati, rotondi, plasticosi, che sembravano dei negozi ambulanti di caramelle gommose.
Entrambe portavano quella nuova pettinatura con il ciuffo di traverso che copre tutta la fronte ma tipo sberla e avevano gli occhi truccati del colore che quando lavoravo in Ballantyne chiamavamo "eyeshadow", cioè "ombretto", perchè è quell' azzurro un po' pastelloso e madreperlato che ricorda proprio gli ombretti anni '50.
Magliettina aderente con scritta un po' art-decò, jeans strettissimi e ballerine.
Niente, le tipiche ragazze milanesi di adesso.
.Comunque, una dice: "Senti, ma ... domani che fai?"
L' altra: "La mattina dormo, al pome cazzeggio e la sera bordello"
Fin qui, niente di che. Ho capito il significato.
La prima riprende: "Ma l' hai più sentito XXX?"
L' altra:" Sì, ma non mi prende per un caxxo"
La prima:" Ma sì, che caxxo te ne fotte ... è un morto di figa"
!!!???!!!
Ma cosa vuol dire? Sono io che sono rimasta indietro o è normale non capire?
Istintivamente, ho guardato il signore che era seduto di fronte a me, che ha fatto anche lui la faccia di quello che non aveva capito niente. Peccato che lui avrà avuto almeno settant' anni ( e infatti non avrà capito nemmeno le prime due righe ).
Improvvisamente mi sono sentita vecchia.
.
A parte che io ho avuto l' "autorizzazione" a dire parolacce quando ho compiuto diciottanni. Tutto in proporzione, perchè i buchi alle orecchie mi hanno permesso di farli a sedici ... poi mi sono lanciata, eh? Piercing, tatuaggio ... e basta, dai. Cose che non rifarei. Ma ormai ci sono.
Poi mio padre, se a tredici anni mi fossi presentata conciata in quel modo, mi avrebbe fatto rientrare in casa e cambiare. Mentre mia madre è sempre stata più sugli abbinamenti. Secondo lei già da adolescente avrei dovuto abbinare intimo e t-shirt, eventuali gioielli e camicetta. Che ansia.
Tant' è che una volta mi ha fatto fare una gran figura di merda in cortile con i miei amici. Lei era uscita e io mi ero vestita come volevo io, finalmente, anche per attirare l' attenzione del tipo che mi piaceva. Lei è arrivata e davanti a tutti mi ha detto: "Paola, ma come ti sei vestita? Non si abbinano MAI ( calcato con la voce ) fiori e righe".
Come se avessi combinato chissà cosa.
In effetti, però, fiori e righe ... ma io anticipavo la moda, visto che ora tutti lo fanno in sfilata, no?
Rientrata in casa mi ha fatto una romanzina sui colori, su quali stanno bene con cosa, ecc. ribadendo SEMPRE il concetto che "per ben apparire bisogna soffrire". E allora giù con le lezioni di camminata perchè secondo lei facevo i passi troppo lunghi ( e continuo a farlo ), con le spiegazioni su come ci si pettina, ci si depila, ci si fa la manicure ...
.Comunque, alla luce di tutto questo, sarò anche rimasta indietro col vocabolario, ma in quanto a vestiti, scarpe e cura del corpo, ho avuto una gran maestra.
E infatti le due tredicenni hanno guardato i miei sandali e mi hanno detto: "Fighe 'ste scarpe! Ma come fai a camminare con dei tacchi così alti???".
E io: "Beh, per ben apparire bisogna soffrire, ragazze. Ricordatevelo sempre. Io alla vostra età magari mi vestivo ancora da Prenatal, ma portavo già delle grandi scarpe."
E me ne sono scesa dal treno ridendo e pensando che in realtà a tredici anni passavo le sere a ballare davanti allo specchio sognando di portare i tacchi di mia madre, di ingioiellarmi tutta e di vestirmi come Audrey Hepburn ( si, di già ).
Mentre loro la sera si vestono da negozi ambulanti di caramelle gommose e fanno "bordello" ( però non con i "morti di figa", eh? ).
nella foto: le scarpe del treno ...