lunedì 19 gennaio 2009

catwalks and freedom

La settimana della moda di Milano significa per me tanto lavoro. Diversamente da quanto si pensa, chi lavora in questo maledetto mondo di fuori i testa non trascorre queste giornate cazzeggiando tra una sfilata e l' altra o girando per le vie del centro pullulanti di giapponesi impazziti a fotografare tutto, modelli striminziti con le facce da bambini, curiose signore dai cappelli stravaganti.

Eh no, no e ancora no. Noi addetti ai lavori in questi giorni ce ne stiamo chiusi nei nostri show-room a scrivere ordini su ordini con i clienti che arrivano trafelati tra una sfilata e l' altra oppure organizziamo quella del nostro "brand" ( ooops, prima ho detto semplicemente marchio ) e diventiamo scemi a rincorrere giornalisti.
Ieri mattina, però, mi sono presa un' oretta di tempo e mi sono goduta una bella sfilata. Un intermezzo di adolescenti che sfilavano con aria malinconica, musica alta e gente affettata ( e non ho detto affrettata ... che poi ci starebbe bene comunque ).
Chi ha creato questa maison non c' è più, era famoso per i suoi colli e per le geometrie, tanto che era definito l' architetto della moda. Ora la collezione è disegnata da due giovani che a me piacciono molto.

Nel frastuono mi sono venuti in mente i fantastici anni '90, quando Milano era veramente la capitale della moda, quando noi adolescenti mangiavano pane e "Elle", quando Via Montenapoleone dominava Via Della Spiga, quando si andava a bere la cioccolata in Via Manzoni e a teatro in Piazza San Babila, quando la nebbia c' era ancora, ma non c' era la crisi, quando ci si gonfiava la frangetta, quando Versace era come un Dio, quando George Michael cantava questa canzone attorniato dalle uniche top-model che, secondo me, si possono definire tali. La classe non è acqua ...

2 commenti:

Unknown ha detto...

ciao parlavi di Gianfranco Ferrè, suppongo...da fuori il tuo mondo sa di effimero ma anche di tantissimo lavoro di sarte industriose come lo è stata la mia mamma (che ora crea solo per i miei pargoli) e come sarebbe piaciuto a me, quando volevo scegliere delle superiori diverse da quelle imposte...ciao.

PaolaFrancy ha detto...

eh, sì ... proprio lui! un grande ...
anche a me sarebbe piaciuto studiare cose diverse, ma poi il destino ha voluto comunque che finissi in questo mondo ...
anche mia mamma cuce, ma non vuole insegnarmi, uffa!