Quel che resta
Estate. Fine estate.
Primo giorno di lavoro dopo le vacanze. Macchina, parcheggio, treno, metro, camminata, ascensore. Alle 9 ero già stufa.
Comunque.
Tutti mi prendono in giro quando lo dico, ma io sono fermamente convinta che l' aria condizionata dell' aereo mi gratta via tutta l' abbronzatura. Quella che ho ora addosso sembra un suo surrogato.
Poi sono inciampata non mi ricordo dove e ora ho pure una cicatrice sulla gamba sinistra. Il fatto è che poi da lì mi spellerò tutta. Ah, no. Ora che guardo, mi sto già spellando intorno alla cicatrice.
Da piccola arrivavo sempre all' inizio della scuola con le cicatrici sulle gambe. E invece ora accompagno mio figlio a scuola. (Scuola materna, s' intende. Ma scuola nuova, che è sempre un inizio. E mi emoziona)
Sarò "la mamma con la piccola cicatrice sulla gamba". Anzi, no. Sarò "la mamma con i tacchi".
Finisce sempre così, dopo un po' me lo confessano. Le mamme dell' asilo, o quelle del parco. Arriva un momento in cui a turno mi si avvicinano e mi chiedono: "Ma scusa...tu come fai a portare sempre i tacchi?"
E io rispondo sempre allo stesso modo (Ma in questo momento non ho voglia di ripeterlo).
Ad ogni modo, quest' estate i miei tacchi hanno compiuto un' impresa eroica. E io con loro.
E insieme alle labbra screpolate che mi sono venute per l' aria che ho preso dritta in faccia, quel che resta è la splendida sensazione che arriva dal non essermi fermata al "no, non ce la faccio".
Quel che resta è anche un bambino che quest' anno andrà in una nuova scuola, che ha sempre il muso sporco di gelato, che nuota a rana e a dorso, che fa la lotta con il Moschettiere.
E che mi somiglia, vero?