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giovedì 2 maggio 2013

La mattina, i bambini.

Quando accompagno Francesco allo scuolabus ci sono sempre due bambini - che avranno più o meno 10 anni - che sono già sul pulmino. Arrivano dalla "Casa dei bambini", così la chiamiamo noi, una casa-famiglia che si trova appena sopra la salita di casa nostra in cui vivono ragazze madri ma anche bimbi che non possono stare con i loro genitori o che sono stati abbandonati.
Ecco, io, quando saluto Francesco dicendogli "Ciao amore, ci vediamo oggi", vorrei allungare la mano e dare una carezza anche a quei bambini. 
Lo so, cado nel patetico, ma a me dispiace.
Perché la mattina, i bambini, si svegliano che sono profumati e poi vogliono un bacio. Non hanno voglia di fare niente perché devono andare a scuola. 
La mattina, i bambini ti raccontano i loro sogni e i sogni sono segreti importanti da custodire, non si possono dire a tutti. 
La mattina, i bambini hanno la cartella che pesa e devono anche salire sul pulmino. Spesso inciampano.
A volte li vedo tutti insieme, che vanno a fare una passeggiata con le ragazze che a turno lavorano lì. Sono di tutte le età, alcuni neonati. E a me viene da piangere.

mercoledì 27 ottobre 2010

le sere a gambe incrociate davanti all' armadio spalancato

Ieri sera, come sempre, Francesco stava scegliendo i vestiti per il giorno dopo.
"Mamma, posso mettere ancora i pantaloni con le tasche da muratore???"
"Ancora? Ma amore, li hai messi gia' due giorni!"
"Per favore, mamma! Per favore!!! Si abbinano bene al verde della polo!"
( ... )
Il Moschettiere si affaccia alla porta: "Hai creato un mostro"
E va via col ghigno di chi pensa " Adesso son cazzi tuoi "
.
Stamattina Francesco era felice: ha indossato delle calze che "riprendevano il colore dei pantaloni ( con le tasche da muratore )", come dice lui.
E' andato di corsa in cucina dal Moschettiere mostrandogli tutto fiero le sue calze, parlando dei colori e sottolineando l' originalita' dei suoi abbinamenti ( a volte mi sembra piu' bravo di certe venditrici che ho conosciuto in showroom ).
E io mi sono affacciata alla porta col ghigno di chi pensa " Adesso mi sa proprio che son cazzi nostri, non solo miei ..."
.
( Forse quelle sere in cui io e Francesco ci mettevamo a gambe incrociate davanti all' armadio spalancato giocando a fare gli stilisti lo hanno segnato in modo particolare. Come lo hanno segnato i libri letti e riletti su castelli, cantieri, pompieri e dinosauri.
Mi chiedo per l' ennesima volta cosa crescera' da questo germoglio che dentro ha un po' dello stilista e un po' del muratore. Io me lo sposerei. Ma io son di parte. )

lunedì 15 marzo 2010

l' estate devi sognarla, se no non arriva.

Parola di Francesco.
La sera lascio che si addormenti da solo sognando l' estate. Ogni tanto riapre un occhio e controlla se sono ancora lì a guardarlo. Io sono ancora lì, ma lui non mi vede.
A volte reclama un bacio e una carezza. A volte mi comunica urlando che ha già sognato il primo pezzo d' estate ( che per lui significa tirare fuori la sua piccola moto dal garage e accenderla ) e che si prepara per sognare il secondo.


La mattina se c' è il sole è felice perchè sa che potremo fare i giardinieri. Insieme. Questo periodo dell' anno è fatto di semi, germogli, buche nella terra. Abbiamo anche un rastrello tutto nuovo per raccogliere le foglie secche sbucate sotto l' ultima neve e portarle in fondo in fondo a bruciare.


Non importa, Francesco, se dopo ore di lavoro e tre cariole piene, il Moschettiere arriva con la sua macchinaraccoglifoglie e fa sparire le ultime in un battibaleno. Sì, anche io l' ho odiato per un attimo. Ma solo per un attimo.
Nel tardo pomeriggio rientriamo in casa e ci facciamo scaldare dalla stufa mentre compiliamo con grande precisione il nostro diario di giardinaggio, in cui appuntiamo i nomi dei fiori che abbiamo seminato e la data.
Questo week-end è stata la volta di acidanthera ( che manco Wikipedia sa cosa sia ), gypsophila ( o velo da sposa ), muscari , anemone , clarkia , dalhia , fresia. ( In effetti lì da Wikipedia non si sa un cavolo in fatto di fiori ).

La signora del vivaio, così crudele la scorsa estate nel dirmi di non nutrire speranze nella crescita delle zinnie che avevo piantato, quest' anno è stata più clemente e mi ha rassicurato sulle peonie . 100 a uno che non nascono. Spero non mi abbia gufato a distanza anche con la rosa gialla rampicante, perchè di quella sono gelosissima.

Ci sono persone che somigliano all' estate. Anche loro devi sognarle, se no non arrivano. Profumano di fiori, di campi di grano, di the freddo bevuto col pancione su un balcone di città. A volte noi chiudiamo forte forte gli occhi strizzandoli e immaginiamo di averli accanto questi amici ,una volta vicini vicini, che somigliano all' estate. E poi, come una magia, una domenica di quasi primavera si materializzano. Dio, quanto sono felice di avervi rivisto.

p.s. Una piccola idea per il vostro giardino: quando si semina, ci si dimentica facilmente dove lo si è fatto. Per questo io prendo delle piastrelle ( nel mio caso sono vecchissime, trovate sempre nella casa di campagna e, ovviamente, floreali ), scrivo sulla superficie - con un pennarello indelebile - il nome dei fiori o delle piante che ho seminato e le interro leggermente accanto al punto di semina.

I fiori non possono essere vintage ( tranne alcuni, ma questo è un altro capitolo ), per questo metto nella mia adorata terra un po' di quest' altra mia passione.

mercoledì 24 giugno 2009

non voglio morire impiccata con le frange del mocio

In questi giorni ho occupato la casa di mia madre, che mi ha sostituita nella vacanza a Iseo.
E ieri sera ho approfittato della vicinanza per andare a bere qualcosa con la Giò, anche lei separata da poco.
Quando ci vediamo non passiamo di certo la serata a deprimerci, anzi. Ma, ovviamente, tra un racconto e l' altro, una birra, una risata condividiamo anche il pensiero di quelle serate in cui tuo figlio è a dormire dal papà mentre tu sei sola a casa e mediti di impiccarti con le frange del mocio.
Ecco, no. Io è la Giò abbiamo deciso che se proprio proprio dovesse essere al massimo lo facciamo con il filo di perle.
Poi io questa notte ci ho pensato ( non ho un caxxo da fare anche io, lo so ). Altro che filo di perle. Io voglio morire da principessa. Quindi mi sa che prenoterò un sicario e mi farò travolgere quando lo deciderò IO dalla sua macchina sotto il tunnel dell' Alma.
.
Tanto perchè mi sento così principessa, questa mattina alle 5 ero sveglia con gli occhi a palla e ho pensato bene di farmi una bella stirata. Solo che quando mi sono ustionata il dito mignolo perchè io proprio non sono capace di stirare senza bruciarmi ( per fortuna stiro una volta l' anno, cioè quando mia madre è a Iseo ), ho creduto che il mio destino fosse quello di impiccarmi con il cordone del ferro da stiro.
Mi sono quindi buttata sul giardinaggio, che a casa di mia mamma consiste nel ramazzare con una scopa che penso sia del 1820 le foglie dei gerani della Mariangela ( che credo abbiamo deciso di suicidarsi loro questa notte, vista la strage che c' era sulle beole ).
Dopo 5 minuti - 5, dico - sento l' arrivo della mia allergia. No, non quella ai pollini, come tutti i comuni mortali. Io ho un' allergia da principessa. Eh. L' allergia al freddo. Sì, siore e siori. Io sono allergica al freddo. Mi vengono dei fantastici tonfi sulla pelle, tossisco, a volte starnutisco, a volte non respiro bene. Come qualsiasi altra allergia. Solo che io d' inverno, mentre aspetto il treno al mattino, sembra che abbia la varicella. Menomale che il naso che cola ce l' hanno tutti in quel periodo.
Insomma, stamattina, seduta sui gradini di pietra tossendo piena di tonfi, ho improvvisamente avuto ben delineato davanti a me il mio destino: come mi dice sempre qualcuno, io morirò come l' eroina di un romanzo dell' '800: di tisi, tossendo sangue tra le braccia di un bel principe che ha appena sbaragliato a colpi di moschetto il suo rivale in amore.
Ecco. Altro che tunnel dell' Alma, frange del mocio, cordone del ferro da stiro. Così fa molto più figa, dai.

domenica 26 aprile 2009

il verde che sta nascendo

Ore 9 del mattino. Una grande casa, bellissima, immersa nelle colline. Una ventina di amici, bambini, ragazze. Qualcuno nella grande cucina con la tazza di caffè tra le mani, qualcun altro in veranda, a seguire con gli occhi i rami mossi dal vento. Ci sono ancora le camere da disfare. Ma possono aspettare. La salsiccia è sul tavolo, condita.
Abbiamo tutto il giorno davanti, per raccontarcela.
Ieri sera ho avuto nuovamente la conferma che ci sono persone che non vogliono farmi capire le loro emozioni. E altre che invece credono nel confronto. Di idee, di culture.
Ieri nei boschi si sentiva il profumo lieve del verde che sta nascendo. Oggi vento e pioggia. E profumo di terra bagnata, di legna bruciata.

giovedì 26 marzo 2009

mattine milanesi


Chi vive Milano tutti i giorni non può capire certe cose. Milano uno ce l' ha nel DNA e chi non ce l' ha fa fatica a digerire i suoi ritmi, i suoi rumori, i suoi gesti. Per chi ha un DNA diverso è inconcepibile regalare così tanto del proprio prezioso tempo ad una città che fagocita centinaia di persone al minuto e che è capace di bruciare infiniti istanti della tua vita nel percorrere solo poche centinaia di metri. Eppure per i lavoratori milanesi sfidare ogni mattina i mezzi pubblici - che siano essi metropolitane, tram, pullman, treni o filobus - è un fatto del tutto normale ma, a differenza di quanto si possa pensare, nessuno di loro guarda l' orologio, tanta è l' abitudine di dover affidare quotidianamente questi intervalli di tempo alla città.



Un po' perchè già mi sono rotta il naso una volta in bici grazie al fantastico pavé che regna sovrano per le vie del centro e un po' perchè ora mi sono trasferita un po' più in periferia, anche io mi adatto e trascorro ogni mattina un' oretta tra treno e filobus.




Ci sono giorni - e questo è uno di quelli - in cui durante il tragitto non riesci a tirare fuori l' mp3, un libro, il cellulare. Ci sono giorni in cui l' unica cosa che ti va di fare è osservare. Buttare un po' lo sguardo all' esterno e sentire la voglia di aggrapparsi a quel filo che segue i binari e chissà fin dove arriva, vedere come la campagna sia stata intrappolata dal cemento. Oppure guardare gli occhi di chi è seduto di fronte a te. E chiedersi se anche lui è infelice come te o se il solo fatto di essere su un filobus schiacciato da borse, gambe, voci, strilli, non implichi per forza un triste destino.




In giorni come questi arrivare in ufficio e leggere l' e-mail di un amico ti mette in crisi, se non sai dove andare. E allora pensi che forse la gente ha solo voglia di farsi trascinare fino al mare come una foglia sull' acqua, di farsi sorprendere dagli eventi della vita senza far fatica, senza sforzo; ma magari nel cuore avrebbe voglia di essere un salmone. Un salmone che lotta per arrivare alla meta, che non si accontenta di essere cullato dalle onde, ma deve, vuole contrastare la corrente. E rischiare.


Unirmi alla massa delle foglie che si fanno portare al traguardo, seguire quel filo sulla mia testa senza capire dove va non fa per me. Io sono decisamente un salmone, voglio afferrare quel filo e arrivare al mare con le mie forze. Anche se so che il mio destino è in qualche modo segnato. Ma non è detto.


Forse un salmone lo è anche l' uomo dagli occhi malinconici che mi è seduto di fronte ... e magari è solo un salmone triste come me.
Dai, amico, che stiamo arrivando.
foto scattata dall interno del treno di ritorno a casa, ore 18,40 circa.

martedì 24 marzo 2009

sogni d' oro incasinati


Francesco adora le favole. Ed io con lui, amo immergermi in un mondo in cui gli animali del bosco rubano uno zoccolo al gigante Barbarossa per navigare il fiume, in cui la mucca Cornelia spedisce con una cornata il contadino Contardo al di là della collina, in cui Nonna Coniglia riunisce intorno a sè tutti i suoi nipotini per raccontare loro le avventure della Fattoria del Melo Verde.

Poi ci sono le classiche fiabe che grazie alle rappresentazioni di Walt Disney hanno arricchito il nostro immaginario di bambine.

Francesco cresce con la nonna - mia madre - che non ha la benchè minima intenzione di raccontargli storie di guerrieri, dinosauri o robot. No, lei è convinta che le vere favole siano quelle in cui devono esserci, nell' ordine:


1) una sfigata che come minimo è orfana e come massimo ramazza il pavimento tutto il giorno o parla con gli uccellini, suoi unici amici;

2) una matrigna stronza e magari anche due sorellastre;

3) un principe azzurro ( quello che ha rovinato il rapporto di tutte noi con l' altro sesso - anche se non escluderei il ruolo fondamentale che hanno avuto abel, arthur e terence nel mio approciarmi con gli uomini, visto che nei cartoni animati che guardavo io trombavano tutti, anche tra fratelli ... ).


Comunque, chi meglio di Biancaneve e Cenerentola può racchiudere tutte queste belle caratteristiche? Per questo mia madre racconta queste favole a Francesco dalle 10 alle 20 volte al giorno. E a queste si aggiungono altri 2/3 turni miei prima di andare a dormire.


Questa mattina in bagno Francesco dice di volermi raccontare la storia di Cenerentola. Ecco la sua versione:


" Teneeeentoa è bea; tira tutto i dionno, puissse, ava. Poi ha due toeaste, Anattadia e Benobessa. Cappa ne bocco e tova ua caetta dove ti tono due ettini di à, ei puissse puissse puissse poi aibao tanti nanetti che tono feici.

ei coe, coe, coe e pedde a cappetta di chittaoo. ma poi i pincipe ba in tutte e cae per teccae Teneeeentoa ma tutte hanno i piedone goooooso goooooso.

bangia a mea e domme. i pincipe attuoooo a bacia e ti bbeia."

Traduzione: "Cenerentola è bella, stira tutto il giorno, pulisce, lava. Poi ha due sorellastre, Anastasia e Genoveffa. Scappa nel bosco e trova una casetta dove ci sono due lettini di là, lei pulisce pulisce pulisce, poi arrivano tanti nanetti che sono felici.

Lei corre, corre, corre e perde la scarpetta di cristallo. Ma poi il principe va in tutte le case per cercare Cenerentola ma tutte hanno il piedone grosso grosso.

Mangia una mela e dorme. Il principe azzurro la bacia e si sveglia."


mmmmmmh, mi sa che ha fatto un po' di casino ( o "casinotto", come direbbe la mia zia Micheline, che tanto so che mi legge ... ).
p.s. Ah, questa favola inventata da Francesco è per la dolce LUNA .




mercoledì 11 febbraio 2009

la fiducia nel domani


Ho fatto interpretare i numeri di Francesco ( 07/07/2006 ) ad un' esperta di numerologia.

Questo è il risultato:


Molto protetto dal cielo, sarà molto spirituale e pulito dentro, viaggerà molto, ma qualcosa mi fa pensare a una passione smisurata per le auto e le moto, e anche per l'equitazione.
Caratteristica dominante è la velocità di pensiero, di ragionamento, di spostamento.
Sarà molto amato e protetto e nonostante sia amante del brivido e del rischio,
in lui resterà l'animo ingenuo e candido di un bambino.


Il leggere queste parole mi ha subito mandato in visibilio, immaginare lui come un Piccolo Grande Principe dall' animo ingenuo e candido mi ha rapito la mente.


Ieri sera a cena una cara amica mi ha sgridato perchè parlo del futuro di mio figlio come se potessi deciderlo io a priori, a tavolino. E mi ha svelato un segreto: se ti prefissi quel che sarà e cercherai di deviare la sua strada in quel senso, non avrai nemmeno il gusto della sorpresa ...

E cavoli, ha ragionissima. E chi ci aveva mai pensato alla sorpresa? Io che sono così curiosa, non posso perdermi il momento in cui mio figlio mi dirà che vorrà essere un biologo marino ... ah, no, oooops, questo quello che vorrei che diventasse, pardon! ...mi dirà che vorrà essere ... vabbè, non mi viene in mente niente, quel che sarà sarà.


E poi devo ascoltare la mia amica, che ieri sera accarezzandomi i capelli e guardandomi nell' anima, mi ha detto di AVERE FIDUCIA NEL DOMANI.

Il domani in fondo mi ha portato la sofferenza, ma anche l' amore e la gioia. E da oggi, che è già domani, prometto a me stessa di scavare, scavare, scavare e stanarla questa fiducia, buttando via tutto ciò che c' è di vecchio in me, fosse l' ultima cosa che faccio. E lo faccio per mio figlio, perchè quel che si merita è una madre spensierata. Spensierata come lui la mattina quando ride con le guance rosse rosse.
Amore, sei proprio buffo. Soprattutto in questa foto.


giovedì 18 dicembre 2008

senza te





Ciao amore, questa mattina mi sono svegliata senza te. Senza te nel letto abbracciato a "osso", sul divano in attesa del biberon, nel lavandino per lavare il culetto, sullo sgabello con il body tirato su per farmi vedere che ti sta venendo una pancia da grande.


I nostri riti del mattino hanno il sapore della gioia di vederti, l' odore della notte sul pigiama appoggiato al calorifero, il gusto del latte con il miele millefiori.


Questa mattina non ho potuto vivere queste emozioni, ma ti avevo nella mente, nel cuore, nell' anima. Questa mattina di quasi Natale splendeva il sole e sapevo che eri felice perchè finalmente potevi uscire a piedi con la nonna Rosanna pucciando i piedini nelle pozzanghere e raccogliendo foglie di acero.
E a me basta questo, saperti felice.


Eccoti una canzone che ti renderà il cuore allegro quando l' ascolterai. Me l' ha donata una mia amica che, come me, ha pensato a te.


mercoledì 10 dicembre 2008

... questo traffico fa pensare ... ( perchè già non lo faccio abbastanza )

E' vero, noi milanesi passiamo metà della nostra vita in macchina ... ore ed ore ad ascoltare la Pina e il Diego su Radio Deejay, a fumarsi una sigarettina, a cantare i Rolling Stones ... mentre si crea una sorta di Grande Fratello, eh sì, perchè diventa un rituale fermarsi allo stesso semaforo tutte le sere e vedere cosa sta guardando in tv la signora che è appena uscita sul balcone ad innaffiare i fiori.
E io, da buona rappresentante della mia "razza", ieri sera, come ogni benedetta sera, me ne stavo in macchina con la mia Radio Deejay, le guance di mio figlio fisse nella mente, l' occhio lungo nella casa illuminata al piano terra del palazzo al semaforo ... e i miei pensieri.
Quando si ha del tempo vengono in mente tante cose, troppe, vecchie, nuove, tristi, felici.
Ieri sera mi è venuta in mente una mia vecchia cara amica ... e l'ho chiamata. Ricordi lontani di quando la mia vita era totalmente diversa, di quando avevo altre priorità, altre preoccupazioni, altre speranze.
Ora è tutto diverso, quante cose sono successe, quante non tornano più, quanto ho riso, pianto, sofferto.
Spero che tu, amica mia, in questi mesi abbia pianto solo di gioia.