Non lo nascondo, prima di Natale ho attraversato un momento molto difficile (n.d.a.: francamente, mi risulta difficile giustificare la goduria di certe persone di fronte a questo).
*Momento difficile* nel mio linguaggio corrisponde a *la fine del mondo*. Tanto è vero che, con il senno di poi, mi rendo conto che il Moschettiere mi vuole proprio bene e che il suo sdrammatizzare, che mi fa anche tanto incazzare, alla fine mi salva.
Ma quanto è difficile. Se è vero che tendo spudoratamente e incontrollabilmente a creare tempeste in bicchieri d' acqua, è anche vero che ora mi auto-giustifico dicendo che quello che sono oggi, in questo preciso momento, è il risultato degli sforzi che ho fatto negli ultimi anni e delle salite che ho affrontato, un po' per scelta un po' perchè qualcuno mi ha portato su quella strada. Insomma, ci sono arrivata stanca a questo momento. Non sono una martire, per carità, ma per una come me che ha abitato nella stessa casa per 27 anni è stato facile accusare molto forte il colpo di qualche trasloco, tante tantissime parole (e non tutte felici) e di un definitivo e radicale cambiamento di vita, abitudini, aria. Colpo accusato, ovviamente, quando mi sono fermata.
La cosa che mi preoccupa, ma che mi rincuora allo stesso tempo (!), è che, come basta poco per farmi vedere la fine del mondo, basta altrettanto poco per farmi cambiare la prospettiva delle cose. Capita che sia stremata - non solo stanca - e, improvvisamente, ribaltando le idee nella testa, rinasco anche a livello fisico. Spesso non so giustificare come io riesca ad uscire da certi momenti, perchè credo di capirmi solo io.
Tante volte ci scherzo sopra e illudo me e gli altri che una sessione di shopping possa disinfettarmi le ferite. E invece, anche in questo, io sono strana. Certo, mi fa bene. Ma il mio rapporto con i vestiti è talmente naturale, istintivo, continuo, che non li ho mai visti come uno strumento o, tanto meno, una medicina.
Piuttosto, tendo ad affidarmi ai fiori. Perchè lì sono meno irresponsabile, mi affido ai manuali (e, a volte, alla sapienza popolare, in cui credo fermamente), calcolo i tempi, ragiono. In fondo, mi prendo cura di esseri viventi e sono figlia e suddita devota della nostra grande madre, la Natura.
Con i vestiti, invece, sono troppo diretta, sicura. So benissimo ciò che devo fare, non devo rendere conto a nessuno. E non mi basta comprarne uno - o dieci - per mandar via la tempesta che ho dentro. Preferisco sognare un' intera collezione (e non mi basta nemmeno questo :D).