Visualizzazione post con etichetta vintage. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta vintage. Mostra tutti i post

lunedì 13 maggio 2013

Stylish Monferrato

C'è questo mercatino, a Casale Monferrato, ogni secondo week-end del mese, dove si comprano passamanerie e gioielli vintage, mobili di modernariato, dischi, lenzuola di lino ricamate.
Quest'anno, un po' per l'operazione al ginocchio, un po' perché non lo so, non ci sono andata molte volte e, tornandoci sabato scorso, ho pensato di essere stata proprio una stupida.
C'è una bancarella, in particolare, che mi piace terribilmente. Vende gioielli vintage e tra i tanti ci sono sempre pezzi di Kenneth Lane, Coro, Chanel, Valentino.
Dall'inizio della mia carriera di cercatrice di pezzi vintage, venti anni fa, ho cambiato diverse volte preferenze e, se intorno ai vent'anni non potevo non ricoprirmi di bracciali in bachelite, ora non posso fare a meno degli orecchini. 
Li conto tra gli accessori che, con più semplicità, può deviare un look verso la direzione che voglio fargli prendere: con un paio di jeans stracciati metto solitamente delle perle piccole e semplici, con un abito basico, in colori neutri, indosso grandi orecchini colorati.
Complice il caldo che è finalmente arrivato, penso di archiviare per un po' la bachelite nera (aspetterò settembre per usarl ancora, quando la pelle sarà abbronzata e avrà perso quel velo di rosso che arriva la sera, dopo una giornata al mare) sostituendola con i colori: il verde con il cipria, il giallo con il bianco, il blu con il verde, e così via, verso l'estate.

Orecchini vintage Valentino

martedì 22 gennaio 2013

Funky Fashion Tips: ingioiellatevi, ma...

...ma fatelo in modo che anche un anello, un bracciale, una collana parlino di voi o della vostra storia. Qui trovate i miei consigli per sdrammatizzare un oggetto importante o per fare in modo che un piccolo bijoux diventi la chiave di tutto il vostro look ; Vi aspetto! Paola

martedì 11 dicembre 2012

Racconti al ritorno da un compleanno in una NYC Rollingstoniana

Vedere i Rolling Stones in concerto, a Brooklyn, NYC. Il giorno del mio 35mo compleanno. A chi non interessa nulla di tutto questo, può sembrare una cosa stupida. Per me si è realizzato un sogno. 
In una delle città che più amo e in cui ritorno appena posso. Assistendo ad un concerto dei miei preferiti, nell' anno del loro cinquantesimo. 
Con il mio Moschettiere che mi ha riempito di baci. 

E una mattina, vedere un musical delle Rockettes. Uscire dal Radio City Music Hall quando ancora c' è tanta luce e il giorno è solo cominciato. 
Fermarsi per strada a mangiare qualcosa. Specialmente wafels (non dinges, paola!) con cioccolato fuso e zucchero a velo.
Attraversare Central Park e raccogliere foglie per la mia collezione. Poi trovare un musicista sotto un ponte.
Andare a vedere Matisse al Met, uno dei musei che più amo. 
Fare lo slalom tra gli abeti pronti per essere venduti prima di Natale, per la strada. Ricordare John Lennon, di fronte al suo Dakota Building - perché lui è morto il giorno del mio compleanno, ormai 32 anni fa. 
Fare colazione in una vecchia biblioteca, con i soffitti alti due piani e il legno che scricchiola sotto i piedi (come spesso succede nei locali di NY).
Girare e rigirare per le bancarelle dei Flea markets, la domenica mattina, nel quartiere di Hell' s Kitchen. Comprare vecchi gioielli per pochi dollari. E pagine di libri di botanica stampati negli anni '60.
Scoprire che il Chrysler Building, il grattecielo più bello di Manhattan, fa capolino da una strada, mentre la attraversi. 
Portare a casa un regalo promesso.
NYC. 35 anni. 








giovedì 14 giugno 2012

Lascia che gli alisei riempiano le tue vele

"Tra vent' anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto, che da quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna." 

Mark Twain
da "Cosa tiene accese le stelle", di M. Calabresi.

Ho letto questo libro in un giorno, con la schiena piena di brividi un po' per l' emozione che mi danno sempre i ricordi raccontati e un po' perché in tante frasi - come quella sopra - mi sono riconosciuta. Io, ossimoro vivente: nostalgica del passato e programmatrice di sogni.
Sono nata dopo 17 anni di un matrimonio felice, quando i miei genitori erano più che convinti di non poter avere figli e avevano improntato la loro vita a due, sommersi da vari interessi come il teatro, le uscite con gli amici e, soprattutto, i viaggi.
Essendo nata così tardi, quando i figli degli amici dei miei genitori erano già grandi, sono diventata presto la mascotte del gruppo e sono stata cresciuta da tante zie (in realtà amiche di mia mamma) che hanno riscoperto con me la gioia di riavere un piccolo cucciolo per casa. 
Durante la mia infanzia giocavo tutti i giorni in un cortile con almeno una quindicina di bambini e mia nonna Cecilia mi preparava pane, burro e zucchero per merenda. Di lei mi ricordo gli gnocchi che faceva la domenica, le urla dietro ai bambini che tiravano la palla contro la finestra e la merenda, appunto. Suo marito Andrea è morto prima che nascessi, lei quando avevo 13 anni. 
La nonna Luigina e il nonno Francesco abitavano nel paese di nascita di mia mamma, a due ore di distanza da Milano. Lui è morto quando avevo 6 anni, lei quando ero un po' più grande ma non abbastanza per ricordarmi poche cose di lei (quella più impressa nella mente è il profumo del suo bagnoschiuma, alle rose).
Forse sarebbero morti comunque prima che io diventassi grande, ma di sicuro il fatto di essere nata "tardi" ha contribuito a farmeli vivere poco.
Io mi ricordo, quando ero piccola e guardavo e riguardavo le foto, che mia madre mi raccontava solo sommariamente della sua famiglia: tante cose non le ricordava. E a me questo è mancato. Avrei voluto sapere di più di loro, cosa facevano durante il giorno, quali erano i loro piatti preferiti, come si vestivano, come erano il giorno del loro matrimonio. 
Forse è per questo che amo i libri che raccontano saghe familiari. E forse è per questo che ho deciso di lasciare questo diario a mio figlio. 
Magari crescerà come sua nonna, con la testa sempre avanti a guardare il futuro. 
Ma se sarà come sua madre, che ogni tanto si gira e cerca tracce e conferme del suo passato, ecco, allora gli sarà utile e lo apprezzerà. Nel dubbio, io scrivo.

E se tra vent' anni leggerà queste parole - scritte una mattina di giugno dopo aver letto voracemente il libro di M. Calabresi - forse avrà un motivo in più per lasciare gli ormeggi, esplorare e sognare (anche se spero che a quell' epoca lo avrà già fatto. Esattamente come sua madre - quella gran nostalgica sognatrice di sua madre).

lunedì 30 aprile 2012

Mattino {live from Istanbul}

Mi sono seduta sul letto. Francesco e il Moschettiere dormono qua accanto a me.
Mia madre nella stanza accanto.
In effetti sono le 6 del mattino e, calcolando il fuso, in Italia sarebbero le 5.
Ma la preghiera che arrivava da un minareto molto vicino mi ha svegliata un' ora fa. O meglio, ero già sul chivalà e quel forte canto microfonato mi ha dato il colpo di grazia.
Questa notte qua fuori è successo di tutto. Ad un certo punto pensavo che stessero spostando una casa. Ora si sentono le navi che arrivano e i gabbiani che le seguono. Quasi silenzio.

L' appartamento che abbiamo preso è proprio accanto alla torre di Galata, nel quartiere italiano.
Anzi, genovese. È il mio preferito, qui a Istanbul.
Per la posizione, lo stile delle case - vecchie - e per il fatto che pur avendo qualcosa di turistico, è frequentato da istanbuliani. Questo appartamento è bellissimo.

Da uno dei balconcini si vede il mare. I proprietari hanno lasciato dentro tutto e il ragazzo che ci ha dato le chiavi mi ha persino detto che posso prendere i vestiti che voglio e metterli. Non esageriamo. Anche se la tentazione è molta, la ragazza ha del gusto.

In cucina ci sono le pentole appese con l' aglio. In alcuni punti ancora i vecchi stucchi sui muri.

Spero che mia madre questa mattina non si lamenti troppo del casino di stanotte. Mi vedo già mentre litigo con lei attraversando il ponte di Galata e godendo - comunque - di quel vento che solo lì c' è.

Di quel profilo, con i minareti e il promontorio del Topkapı, di quei pescatori che ti guardano quando passi ma se ne fregano anche.

Tutti continuano a dormire, qui. Io proprio non ci riesco. Buongiorno, mia Istanbul.

domenica 8 aprile 2012

Ritratto di signora

Dopo Pechino, Mosca, operazione al ginocchio e rientro pieno di amici, io e il Moschettiere ci stiamo godendo una tranquilla Pasqua di giardinaggio, letture al sole e preparazione al ritorno del piccolo Francesco e all' arrivo degli amici.
Questa mattina cazzeggiavo su Pinterest e qualche immagine mi ha ricordato la Pasqua di quando ero piccola. Non era una vera Pasqua se mia zia non cucinava il capretto al forno e mio zio non mi diceva, sapendo di farmi arrabbiare, che il mio seno non era cresciuto rispetto all' anno prima.
Le cose sono cambiate tanto per la nostra famiglia (a parte le mie tette). Siamo dislocati in vari punti dell' Italia e dell' Europa, due cugine su cinque sono state sposate e sono separate, tre convivono. Anzi, quattro. Mio padre e mio zio non ci sono più, ma sono arrivati dei nipoti e uno arriverà quest' estate.
Mia madre è sempre la solita, in compenso.
Continua a dire che, pur essendo nata in un paese di montagna, non potrebbe mai lasciare il suo appartamento di città. Ma quando viene a trovarci in campagna ci sentiamo presi in giro perché sembra proprio che invece sia anche lei una vera ragazza di campagna.
Esce sempre vestita in modo impeccabile ma non la disturba lavorare con giaccone e stivali di gomma.
Poi lei riesce a dimenticare e mettere da parte tutto quello che non le serve più, anche se le piace ancora. Io tendo a regalare chances. A persone, scarpe, borse, vestiti.
Proprio oggi ho avuto l' idea di organizzare una garage sale con gli abitanti della mia collina. Ma l' ho subito abbandonata. Non me la sento ancora di lasciare che siano altre donne a dare una nuova possibilità ai miei vecchi vestiti. E alle mie adorate vecchie scarpe.
Non per niente, in questi giorni post-operazione in cui non posso camminare - tanto meno portare tacchi - ho tirato fuori le mie vecchie Stan Smith verdi dei tempi delle superiori. Si sono logorate in un modo cosí perfetto che mai e poi mai avrei potuto vederle su una bancarella alla mercé di tutti.
Potrei però organizzare la garage sale e non esporre nulla...solo comprare. Mi pare un' ottima idea. L' inverno prossimo potrei vagare per le colline indossando il cappottino con il collo di pelo della vecchietta che abita di fronte. Il Moschettiere ne è già stato informato.

giovedì 20 ottobre 2011

Autunno. Ghiande, semi, nastri.

Oggi il sole mi sta regalando colori bellissimi. E mio figlio, con questa luce, ha degli occhi stupendi. Qualche giorno fa abbiamo raccolto le eliche degli aceri e le ghiande delle querce del nostro giardino. Ecco cosa abbiamo prodotto: LA TAVOLA FATTA DI GHIANDE, SEMI E NASTRI. 

(nel video io indosso: camicia zara di jeans con rouches, cintura vintage elastica alta in vita, pantaloni in cotone blu elasticizzato, sneakers decathlon - le ricordate? - Francesco indossa: maglia zara kids in cotone blu, pantaloni kaki, scarpe adidas)

martedì 14 giugno 2011

Racconti al ritorno da una casa che sta tra la sabbia e la siepe di oleandri {mini vacanze al mare}

Come se le cose conoscessero i nostri gusti, si sono messe al loro posto per farci un piacere, nella casa del mare. Soffitti altissimi, finestrone bianche, pavimento lucido, ceste e lampadari di vimini. Un vecchio tavolo da cucina che fa da scrivania tra i due lettini della cameretta. Noi. I capelli lunghi e morbidi. Il flipper da cui prendere ogni giorno una nuova pallina rimbalzina.









{prossimamente i look per la spiaggia...stay tuned!}

martedì 17 maggio 2011

Prendete un prato. E apparecchiatelo...

Prendete una donna che:
  • pur vivendo fino a poco tempo fa in una grande città, ha sempre amato la campagna;
  • da piccolina, durante l' estate, partecipava ai pic-nic che organizzavano i suoi genitori quasi ogni domenica;
  • adora avere la scusa di una nuova tovaglia da apparecchiare per acquistare nuovi oggetti per la casa;
  • all' alba dei 30 anni ha capito che il prato è davvero il posto che le sue preziose scarpe preferiscono;
  • ha trovato - sulla sua strada - persone che, come lei, credono nella bellezza, armonia e forza della natura.
Il risultato? Una donna, un figlio, un compagno...insomma, una famiglia che organizzerebbe pic-nic quotidianamente. Anche veloci, improvvisati (come quello del video).
In fondo - come ho già detto altre (tante) volte - basta così poco...




p.s. per il primo appuntamento (no, il secondo, ora che ci penso) il Moschettiere ha organizzato un pic-nic con tanto di cestino vintage. E subito ho capito che era l' uomo della mia vita.
p.p.s. per il pic-nic del video indosso:
  • sandali in cuoio con tacco in legno (zara);
  • skinny jeans (no logo);
  • camicetta bianca in cotone e mini-cardigan arancio a maniche corte (zara bambina mis. 13/14 anni);
  • cintura in cuoio vintage;
  • orecchini floreali vintage.
Quando invece non improvviso, scelgo quasi sempre vestiti ampi e leggeri.
(Io l' ho detto che bastava poco...)

martedì 12 aprile 2011

Le mie domeniche mattina invernali. Viste dalla primavera.

Ecco una parte (consistente) del mio mondo.
Anche questa sono io:  quella che va a spulciare, rovistare.
Le soleggiate domeniche invernali sono il momento che preferisco per farlo. Perchè il sole mette in evidenzia la polvere e gli oggetti sui banchi mi piacciono ancora di più.

domenica 3 aprile 2011

sposto lo sguardo un po' più in là (vintage flower earrings)

Da qualche tempo guardo con sospetto le piccole rughe (sono piccole, vero?) che ora contornano i lati della mia bocca.
Sono i segni lasciati dai sorrisi, qualcuno dice.
Sarà anche così ma io, stasera, indosso dei fiori. E lo sguardo, se vuole, si sposta un po' più in là.
Se vuole, ripeto. Se no, che contìnui a guardare le mie rughe. Io continuerò ad indossare fiori  - non per spostare sguardi, ma (anche) perchè mi piacciono :).



p.s. Quando ero una ragazzina, pensavo all' anno 2000.
Mi dicevo: "Avrò 23 anni. VENTITRE'!"
Sono passati altri 11 anni da quel 2000. E mi sento ancora molto ragazzina, mentre gioco con gli orecchini vintage e fotografo le mie rughe.

venerdì 11 marzo 2011

Consigli di savoir-vivre da una donna del secolo scorso

Consiglio di vita:
"Tieni sempre aperta la mente e libero l' intestino. Chiudi la prima e sarai una noia, chiudili entrambi e sarai un noioso cadavere. E nessuno ti ascolterà più. All' intestino servono fibre: mangia fiocchi d' avena alla mattina e patate con la buccia. Anche la mente ha bisogno di fibre: non addolcirla troppo con romanzi d' amore ma riempila di storie dure. Il tuo cervello ne espellerà la gran parte, così come l' intestino farà con avena e patate."

Da "I consigli di Zia Epp alle donne di oggi", di Elspeth Marr.

Ho scoperto questa chicca per caso.
Da un paio di giorni non riesco a fare a meno di aprire, di tanto in tanto, questo "manuale" (e anche il Moschettiere, ieri sera, si è deliziato con questa lettura) per afferrare qualche piccolo consiglio e/o sorridere della semplicità, spontaneità, raffinatezza mista a grossolanità di questa donna del secolo scorso.
Durante la sua vita ha raccolto nel suo diario i pensieri più disparati, dal senso dell' esistenza all' uso delle erbe mediche, dal sesso all' elastico delle mutande (sì!), dall' abbronzatura alla tristezza post-coitum (eh, già).
Quel che è certo è che, come spesso accade, nella primitività di certe frasi e nella saggezza popolare è racchiusa l' essenza della vita o quantomeno la spiegazione plausibile di tanti piccoli "misteri" quotidiani.
Non servono grandi filosofi, a volte. Magari basterebbe avere accanto le nostre nonne tutta la vita, per continuare a vedere la vita come - forse - va vista.

E queste sono per una mia amica:

Sospirare (questa è la mia preferita)
"Si dice che sospirare accorci la vita, così come baciare e avere rapporti sessuali. In tutti questi casi c'è una resa del respiro, dell' anima e della materia della vita. È solo superstizione.
Così come baci e copuli, sospira pure: tutte e tre le cose ti faranno bene."

Vita
"Se ti deprime, ricorda che la vita è causa di depressione per molti. La vita può essere un sogno, una farsa, una febbre spasmodica, un misero spettacolo, un' ombra, una vetrata istoriata, una scacchiera di notti e giorni e molto altro. Tante sono le immagini e le espressioni che i poeti hanno trovato per definirla. Solo una cosa è certa: NON È UNA PROVA. Dopo andrai avanti, ma non nella tua forma attuale, e questa vita che stai conducendo è l' unica che avrai. Non tornerà. Per questo non sprecarla. La miglior vita vissuta è quella che ti permette, alla fine di tutto, di dire con sincerità:" ho scaldato entrambe le mani vicino al fuoco della vita: affonda, e io sono pronto ad andarmene."

Ora vado a godermi la parte sull' insonnia e sul rimedio a base di cipolle.
In casa ne abbiamo cassette intere. Però non ne consumiamo tante e infatti facciamo l' amore (andate a leggere il libro...:D)

venerdì 25 febbraio 2011

Retrò

Mia mamma non è una persona attaccata agli oggetti o alla memoria.
Questo ha sortito due effetti a catena:
1) la sua "freddezza" nel regalare, prestare, perdere, dimenticare ricordi, foto, abiti, accessori, tracce;
2) la mia ricerca continua di qualche segno del suo passato.

Per fortuna non tutto è andato perduto.
C' è un servizio da the degli anni '50 (lo ripeto, visto che nel video che segue l' ho detto "solo" 10 volte :D) a cui sono particolarmente affezionata.
In inverno, il sabato pomeriggio, mi diverto ad usarlo giocando alle "signore che bevono il the delle 5".
E Francesco mi segue a ruota, apparecchiando la tavola per i suoi amici, con cui si gusta un buon latte caldo con i biscotti.
Così è come facciamo merenda noi. Forse viviamo in un altro mondo, ma non sappiamo fare diversamente (anzi, ci verrebbe meglio se abitassimo in una casa cilena degli anni '40).

mercoledì 22 dicembre 2010

Noi, che siam figli dei fiori {Sogni}

Negli ultimi giorni, grazie a questo spunto e a questo , ho riflettuto molto sul perche' io abbia il bisogno continuo di attaccarmi al mio passato, a quello della mia famiglia, a quello del mio paese.
Nel mio quotidiano, spesso agisco cercando di lasciare un segno, un ricordo a mio figlio.
Fin da quando era nella pancia, ho scritto lettere, conservato cimeli, piccoli oggetti. Francesco non era nemmeno nato e gia' aveva una scatola dei ricordi. Dentro c' e' anche il suo ombelico. [Gia'...]
Forse dipende dal fatto che lo avrei tanto desiderato per me...ma mia madre e' esattamente l' opposto, non prova l' attaccamento che ho io nei confronti del passato e, per questo, non ha mai cercato di lasciarmi qualcosa. [In realta', ho il primo dentino che mi e' caduto. E lo tengo nella scatola (mava'??? Io ho UNA scatola???) delle cose piu' importanti.]
Solo all' eta' di 27 anni sono riuscita ad avere una foto di mia madre incinta. Nella scatola di Francesco ci sono foto della mia pancia dal primo all' ultimo mese.
Purtroppo - e sottolineo purtroppo - credo di aver attaccato questa cosa a Francesco. Spessissimo mi chiede di conservare le sue cose, di non buttare via i suoi piccoli oggetti, dallo spazzolino alla maglietta.

Diciamo che io mi impegno ben poco e condivido con lui le cose vecchie che mi piacciono, dai gioielli degli anni '50 ai Rolling Stones. Guardiamo insieme le nostre foto e sfogliamo i tanti libri (e le tante riviste) vintage che abbiamo.
E da ieri, guardiamo in continuazione questo video .

Qui c'e' la storia di quel video e il testo della canzone.
Saro' anche un' inguaribile idealista ma anche io, se potessi, costruirei per il mondo una grande casa e la riempirei di amore. Poi vorrei tanto vivere in un mondo senza soldi, questo l' ho gia' detto tante volte. Non mi interessa essere creduta o no.
L' anno era il 1971. Ora siamo quasi nel 2011, sono passati 40 anni. Mi vien da piangere se penso che in quegli anni qualcuno credeva che certe si sarebbero DAVVERO potute realizzare.

Io sarei stata sicuramente tra quelle persone. Oh, si'.

venerdì 10 dicembre 2010

I nostri biscotti non potevano che essere vintage

Poco meno di un anno fa ero appena tornata dall'India ed ero in crisi nera; da grande idealista quale sono, ero fortemente determinata a dedicare gran parte del mio tempo al mio personalissimo "progetto India".
Partii dal mio blog decidendo di regalare in un give-away due libri che avevo acquistato in una delle giornate più importanti della mia vita, tra le polverose e affollatissime strade di Calcutta. Due libri che - uno in maniera più realistica, l'altro parlando con metafore e sogni - rendevano almeno vagamente l'idea di cosa significasse vivere l'India.
Quel give-away fu vinto da una certa Mamma Cattiva, che cominciai a riqualificare come una delle persone più dolci che avessi conosciuto non appena scoprii il suo nome, antico e musicale, e il suo modo di fare (beh, dolce sì, ma anche ben decisa e con un modo di scrivere e di parlare che ti fa capire che hai di fronte una che non scherza mica tanto).
Preparai il pacchetto immaginando che fosse infinito, che potesse includere tutta l'India con i suoi sari, i suoi bracciali, le sue sete, la sua carta sottile chiusa con lo scotch come si faceva una volta anche qui.
Quando ricevette il regalo, Mamma Cattiva mi scrisse un "Namaste, Paola" che mi prese il cuore (ma davvero).
E poi, con il tempo (lungo nelle settimane, nei mesi - corto nei giorni troppo pieni) abbiamo iniziato a scoprirci, ad incontrarci, a capirci e a pensare anche di condividere qualcosa di più. Il nostro passato e, forse, il nostro futuro.
Quello spirito vintage che ci fa sospirare davanti ad un vecchio divano francese (tanto per dirne una).
Vorrei che lei mi insegnasse a guardare solo avanti.
Io, forse, potrei insegnarle ad apprezzare i volants :-)
Per ora, con la scusa di un concorso - di questo concorso - mi ha donato un segreto (e io le ho aperto le porte della mia casa di campagna): la ricetta dei biscotti di sua nonna Anna che qui raccontano una storia di amicizia. E una giornata che è durata troppo poco per sfogliare riviste, aprire armadi di vecchi vestiti, guardare i nostri bambini ridere, stendere tovaglie antiche, sfornare biscotti con i granellini colorati (e accostarli a rose vintage di ceramica):

  

p.s. La ricetta? Chiedetela a Mamma Cattiva ...

venerdì 12 novembre 2010

Vintage, vintage, vintage shoes and boots

Non ho tempo, ok. Ma voi che fareste se foste me (e gia' e' una bella prospettiva, eh?) e vi venisse detto che un' amica di un' amica vende delle meravigliose e molto economiche scarpe vintage (non usate - ma io son tutt'altro che schizzinosa e ho sempre acquistato abbigliamento e scarpe usati) ?
Non usereste un paio d' ore del vostro preziosissimo tempo per andare a curiosare (mentre il vostro bambino e' all' asilo)?
Io si'. Lo farei. Anzi, l' ho fatto. E - ovviamente - non sono tornata a mani vuote.



E' vero, e' vero, il viola non mi piace ... ma non potevo non acquistare questo pezzo da collezione. Trovare la sera giusta. Rubare a me stessa altri 5 minuti del mio preziosissimo tempo. Infilarmi un paio di ampi pantaloni beige. E vedere quanto bene stanno questi due colori insieme.

Ok, ora mi tolgo gli stivaletti da collezione e torno a giocare con Francesco ai gormiti che bruciano nel cratere del vulcano.
Anzi, li tengo su, va'.

Non vedo l' ora di provare sulla neve gli stivali vintage che ho comprato insieme a queste scarpe.

domenica 17 ottobre 2010

vorrei che fosse sempre vintage

La moda non e' solo una rivista, una sfilata.
Dopo un po' - anzi - i vestiti annoiano. No? Forse perche' io con i vestiti ci lavoro.
Questo non per lamentarmi di quel che faccio o per snobbare quello che - diciamocelo - una parte del cervello di ogni donna ha inculcato dentro: scarpe, borse, abiti ( Uomini! Ho detto una parte, eh? ).
E' solo per dire che secondo me la moda e' bella se pensata, immaginata, vissuta come cosa personale, soggettiva. E non di massa.
E' anche per questo che il vintage mi piace: quel paio di orecchini, quelle scarpe, quella borsa sono unici. E quella giacca di Chanel l' ha davvero pensata LEI.
E forse l' ha pensata perche' tre donne ieri potessero gustarsela con gli occhi e divertirsi ad indossarla. Tre donne che son tre mamme e che hanno un blog.
Mamma Cattiva , Polly : e' stato bello, eh? *
.
Vorrei che fosse sempre vintage. Che la moda fosse davvero l' espressione di quello che siamo. Come lo era per lei, Coco Gabrielle Chanel:

p.s. Fino a domani il castello di
Belgioioso ospita una grande esibizione vintage. E' un' occasione per vedere la moda sotto un altro punto di vista, per rifarsi gli occhi con i meravigliosi gioielli esposti, per provare un lungo abito di organza o un paio di scarpe fatte su misura per chissa' quale ricca signora degli anni '60.

* e' stato bello anche perche' non abbiamo solo guardato, provato, comprato. E' stato bello perche' eravamo NOI, non i nostri vestiti.

domenica 10 ottobre 2010

ed ora vi spiego - con due pratici esempi - perche' i fiori e certe borse sono un investimento a lungo termine

Quando Francesco e' da suo padre, cerco di ritagliare degli spazi per me, il che significa solitamente leggere un libro e andar per vivai e/o per mercatini ( Penso mi abbiano drogata da piccola ).
Comunque.
Avendo bisogno di un buon numero di vasetti per trapiantare le miriadi di piantine di ortensia moltiplicate per talea, nei giorni scorsi mi sono avventurata alla loro ricerca. Beh, sara' stata anche la mia parlantina - che quando attacco a parlar di fiori non smetterei mai - sara' stato il fatto che facevo pena - visto che ero in giro con i jeans completamente sporchi di fango perche' quella mattina Peonia e Ortensia erano scappate ancora per stare vicino al loro innamorato - ma il signore del vivaio mi ha regalato una ventina di vasetti.
Ed ero felice. Un po' perche' avevo avuto tanti vasetti gratis e con quella scusa ho acquistato una nuova rosa ( per non scroccare e basta, dai ) e un po' perche' avevo trovato, in un poco visibile vivaio di periferia, un po' di quell' umanita' di cui io vado alla ricerca con il lanternino.
Ho pensato che i fiori ripagano sempre.
Come sempre ripagano gli investimenti fatti su certi oggetti.
Ho cominciato a girare per mercatini dell' usato e del vintage in tenera eta', quando tutti a Milano snobbavano cappottini o braccialetti acquistati per 1.000 lire.
Un giorno di un bel po' di anni fa, scovai su una bancarella uno zaino di Chanel. Lo presi per 10.000 lire, perche' vecchio, usato, insomma ... non utile, secondo tante persone.
Oggi ho barattato quello zaino ( che ultimamente proprio non riuscivo piu' a portare ), un' altrettanto vecchia borsa firmata che non mi era mai piaciuta, due paia di orecchini, un bracciale e qualche soldo con una splendida Kelly. Kelly, si'. Hermes.
Originale, degli anni '60. In pelle marrone stampata.
E la cosa mi e' molto piaciuta.
Questo per spiegare, soprattutto alla razza "uomo", quello che intendo quando dico che certe borse e certi oggetti sono davvero un investimento a lungo termine.
Non si svalutano mai. Anzi, crescono di valore, sempre.
Altro che auto, moto e altre diavolerie.

p.s. nonostante tutto, il Moschettiere continua a non dare fiducia ai miei investimenti. Ma perche'?

sabato 11 settembre 2010

In tutto questo casino, almeno ho spazio per sognare.

Il venerdi' e' iniziato con mia mamma che alle 7 del mattino mi ha chiesto di comprarle un pigiama nuovo per la sua degenza in ospedale. Ok, una buona scusa per andare a fare shopping dopo il lavoro.

Entro da H&M ( sinceramente ... dove si comprano i pigiami??? Io ho tutto vintage, son fuori dal mondo ) e inizio a raccattare abitini in lame', maglie over-size a righe, shorts verde militare ( che alla fine ci stanno sempre ), t-shirts per Francesco, che sembra aver sviluppato un forte senso stilistico e ora vuole indossare SOLO magliette a maniche lunghe. Mi metto in coda alla cassa. Quando ho solo una persona davanti a me per pagare mi rendo conto di non aver assolto il mio compito. Mmmmh. Il pigiama. E in quel punto vendita H&M non vendono pigiami. Tiro su un paio di pantaloni morbidi in cotone color antracite e una maglia bianca con un sobrio scollo V.

Dopo aver portato Francesco da suo padre, fatto due ore in coda con il Moschettiere che odia il traffico milanese, recuperato la macchina alla stazione, raggiunto l' ospedale ... arrivo da mia mamma. Fiera, le mostro quello che avevo acquistato per lei. Ci e' mancato poco che non mi insultasse.

Ora. Capisco che per lei non esista nulla di meglio delle sue camicine da notte con pizzi, merletti e nastrini, abbinate alla vestaglia dello stesso colore e con gli stessi pizzi, merletti e nastrini.

Ma qualcuno deve capire anche me, visto che la mia giornata tipo e': sveglia ore 6,00 - sveglia bambino - lava bambino - vesti bambino - sfama bambino - prendi macchina - prendi treno - prendi filobus - lavoro - riprendi filobus - riprendi treno - riprendi macchina - risfama il bambino - rilava il bambino - rivesti bambino.

E, come se non bastasse, notte in bianco per il male alla gamba. Nelle tre ore in cui sono rimasta sveglia, e nell' attesa che il maledettissim oantidolorifico facesse effetto, ho creato la mia collezione su Polyvore , includendo tutto cio' che vorrrei indossare questo inverno.

Possiedo solo alcune delle cose che fanno parte della MIA pseudo-collezione. E cosi' e' ancora piu' divertente: altrimenti non avrei spazio nel mio immaginario per sognarle.

sabato 28 agosto 2010

vintage, vintage Istanbul

Trascinare il Moschettiere nei sotterranei di un edificio del Suriye Pasaji, Istiklal, e' stata un' impresa. Ma alla fine anche lui e' stato contento ( ?!? ). Quando siamo scesi da "By Retro", abbiamo trovato ad accoglierci Jose Miguel, un ragazzo spagnolo vestito da donna - l' ho adorato da subito, io - trapiantato a Istanbul per amore. Niente di meglio per essere accompagnate, cullate, consigliate alla ricerca di qualche pezzo vintage.
Lo scantinato si e' rivelato un gran bazaar, ben arredato e fornito. Con una bella atmosfera, di quelle che piacciono a me, con le persone che cercano, frugano, provano. Ho acquistato due paia di stivali a 30 lire turche il paio ( 15 euro ) e due meravigliosi abiti lunghi a fiori. Uno con grandi petali sui toni del blu - da indossare per una passeggiata al tramonto ( o per andare a bere un chai/the sulle terrazze sul mare della parte asiatica, perche' no ). L' altro abito e' una sottoveste beige/arancio, veramente "Seventies", che mi ricorda mia madre quando ero piccola.
Avevo bisogno di fiori per soffocare il desiderio di Francesco e non farlo uscire .

Purtroppo Istanbul non ha una grande cultura vintage ( reduce dal Regno Unito, io ... ) ed e' difficile trovare negozi di questo tipo. L' antiquariato e' piu' diffuso, ma molto caro e questo e' un gran peccato, visto che ci sono luoghi che pullulano di botteghe stracolme di piccole meraviglie, purtroppo spesso non abbordabili o comunque overprized.

Ma per fortuna il vintage non e' solo nei nostri giochi di donna. Non e' un vestito, un ciondolo. Non e' uno sfizio.
Vintage e' la memoria di quello che e' stato. E' una casa stretta e chiusa tra le altre, con una targa fuori. E' il quartiere di Galata, di Brera. E' una finestra sul Bosforo, sul Duomo, sul giardino davanti a casa. E' una vetrina con 200 cucchiaini d' argento. E' una piastrella del Topkapi, della cucina di mia madre. E' un mercato, una bottega, un pasaji. E' un libro, una poesia, una fotografia. E' uno stile di vita.

E' dover ammettere ogni giorno che ieri era meglio di oggi.
O forse no.
Forse, forse no.
.
A Laura:
Su un viaggio
Apriamo le porte
chiudiamo le porte
passiamo le porte
e alla mèta dell'unico viaggio
né città né porto.
Il treno deraglia
la nave naufraga
l'aereo s'abbatte
un biglietto è stampato sul ghiaccio.
Se potessi
ricominciare o no questo viaggio
ricomincerei.
--
Nazim Hikmet ( poeta turco, 1901 - 1963 )