martedì 9 dicembre 2014
lunedì 30 dicembre 2013
Io ho.
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:00 Etichette: dreams, family and friends, il Moschettiere, io e Francesco, questa sono io
venerdì 14 giugno 2013
Una giornata intensa, molto intensa
Ieri mattina ho dato l'esame finale del corso di progettazione del verde. È stata un'enorme soddisfazione, un po' perché è stato il risultato di un anno di lavoro, un po' perché mi è stato detto che il mio progetto aveva una bella impronta personale, in cui il mio approccio al colore traspariva molto. E a me piace quando gli altri capiscono l'importanza che ha il colore per me.
Pubblicato da PaolaFrancy h 22:43 Etichette: family and friends, fatti della vita, flower power, la mia mamma
lunedì 27 agosto 2012
Agosto (magia di)
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:07 Etichette: crescere insieme, dreams, estate, family and friends, fatti della vita, flower power, il Moschettiere, le amiche, tramonti
giovedì 19 luglio 2012
Ieri sera. E stanotte.
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:57 Etichette: countrylife, crescere insieme, dai che ce la fai, family and friends, fatti della vita, il mio uomo ideale, il Moschettiere, profumi, questa sono io
lunedì 9 luglio 2012
Abbiamo compiuto sei anni. E abbiamo fatto una grande festa.
Pubblicato da PaolaFrancy h 10:09 Etichette: crescere insieme, family and friends, fiesta, gli amici, io e Francesco, le amiche
giovedì 14 giugno 2012
Lascia che gli alisei riempiano le tue vele
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:08 Etichette: dreams, family and friends, io e Francesco, la mia mamma, le pagine bianche, libri, vintage
domenica 3 giugno 2012
Essere amici in campagna
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:11 Etichette: countrylife, crescere insieme, dreams, estate, family and friends, fatti della vita, fiori/flowers, gli amici, il cuore
venerdì 4 maggio 2012
Francesco e Istanbul, la loro prima volta.
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:39 Etichette: family and friends, i turchi, io e Francesco, Istanbul, la gente, la mia mamma
domenica 8 aprile 2012
Ritratto di signora
Dopo Pechino, Mosca, operazione al ginocchio e rientro pieno di amici, io e il Moschettiere ci stiamo godendo una tranquilla Pasqua di giardinaggio, letture al sole e preparazione al ritorno del piccolo Francesco e all' arrivo degli amici.
Questa mattina cazzeggiavo su Pinterest e qualche immagine mi ha ricordato la Pasqua di quando ero piccola. Non era una vera Pasqua se mia zia non cucinava il capretto al forno e mio zio non mi diceva, sapendo di farmi arrabbiare, che il mio seno non era cresciuto rispetto all' anno prima.
Le cose sono cambiate tanto per la nostra famiglia (a parte le mie tette). Siamo dislocati in vari punti dell' Italia e dell' Europa, due cugine su cinque sono state sposate e sono separate, tre convivono. Anzi, quattro. Mio padre e mio zio non ci sono più, ma sono arrivati dei nipoti e uno arriverà quest' estate.
Mia madre è sempre la solita, in compenso.
Continua a dire che, pur essendo nata in un paese di montagna, non potrebbe mai lasciare il suo appartamento di città. Ma quando viene a trovarci in campagna ci sentiamo presi in giro perché sembra proprio che invece sia anche lei una vera ragazza di campagna.
Esce sempre vestita in modo impeccabile ma non la disturba lavorare con giaccone e stivali di gomma.
Poi lei riesce a dimenticare e mettere da parte tutto quello che non le serve più, anche se le piace ancora. Io tendo a regalare chances. A persone, scarpe, borse, vestiti.
Proprio oggi ho avuto l' idea di organizzare una garage sale con gli abitanti della mia collina. Ma l' ho subito abbandonata. Non me la sento ancora di lasciare che siano altre donne a dare una nuova possibilità ai miei vecchi vestiti. E alle mie adorate vecchie scarpe.
Non per niente, in questi giorni post-operazione in cui non posso camminare - tanto meno portare tacchi - ho tirato fuori le mie vecchie Stan Smith verdi dei tempi delle superiori. Si sono logorate in un modo cosí perfetto che mai e poi mai avrei potuto vederle su una bancarella alla mercé di tutti.
Potrei però organizzare la garage sale e non esporre nulla...solo comprare. Mi pare un' ottima idea. L' inverno prossimo potrei vagare per le colline indossando il cappottino con il collo di pelo della vecchietta che abita di fronte. Il Moschettiere ne è già stato informato.
Pubblicato da PaolaFrancy h 15:59 Etichette: countrylife, family and friends, il Moschettiere, la mia mamma, le feste, Pasqua, per ben apparire bisogna soffrire, questa sono io, sneakers, tempi moderni, vintage
giovedì 26 maggio 2011
Donne moderne {e la ricerca della felicità}
D' istinto mi sento meno moderna di mia madre e mi definisco una donna all' antica per tante mie piccole abitudini quotidiane e per il mio stile di vita, ma il confine non è così netto. Non sono una donna capace di abbassare la testa e accettare qualsiasi cosa, ho lottato per deviare il mio destino verso quello che io volevo, sono indipendente. E ho persino un blog :D
Mio padre mi diceva sempre: "Non si deve mai andare a dormire se prima non è stato chiarito qualsiasi malinteso della giornata trascorsa. Perchè la vita è fatta non di grandi ideali, ma di piccoli dialoghi, piccoli accenni, piccole cose".
È per questo che io mi nutro di parole, petali, boschi, pomodori dell' orto, stelle viste da un telescopio, occhi di Francesco, mani del Moschettiere.
Poi, però,(mannaggia a me) alla fine della giornata, è più forte di me: sento il bisogno di scalare la montagna degli ideali.
E comunque oggi porto la coda di cavallo e un paio di ballerine rasoterra.
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:11 Etichette: dreams, family and friends, il mio papà, il Moschettiere, pensieri autodistruttivi, questa sono io, tacchi 12
venerdì 24 dicembre 2010
Settant' anni di twist
Settant' anni. Mamma, compi settant' anni!
Ok, allora entra nella mia casa, vieni. No, non in quella che pensi tu, ma in questo bizzarro luogo virtuale che io arredo con i miei pensieri.
Siediti comoda, dobbiamo parlare (e sappi che in questa mia casa non hai diritto di replica. Almeno una volta!) Perche' questa decina in piu' arriva insieme ai miei trentatre anni e quindi insieme alla mia VERA maturita'; al mio, al nostro trascorso difficile di separazione, ma anche ai giorni felici della nascita e dei primi anni di Francesco.
Siediti, siediti, tu che fremi sempre. Che vuoi tutto in ordine, che impazzisci guardando la mia casa stracolma di oggetti. Rassegnati, anche qui c'e' casino.
Voglio dirti che ho capito le tue scelte, anche se non so perche' non hai mai voluto condividerle con me. Voglio dirti che mi sento offesa se penso a quei momenti, ma se scavo meglio, mi ricordo che so che mi hai voluto difendere. Voglio dirti che sono una madre diversa da come sei stata tu, ma che ho ben saldi dentro me i valori che mi hai trasmesso.
Voglio dirti che quando sei aggressiva mi fai male.
Voglio dirti che mi dispiace averti fatto soffrire.
Voglio dirti che avrei voluto leggere un tuo diario e capire cosa pensava, temeva, sognava quella splendida donna che ancora oggi fa girare la testa agli uomini.
Ed ora basta con le parole.
Dai, alzati. Dobbiamo ballare il nostro ballo preferito . Siamo troppo brave nel twist.
(e Francesco e' sulla buona strada...)
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:10 Etichette: anni '60, dreams, family and friends, la mia mamma, le pagine bianche, messages, questa sono io
mercoledì 22 dicembre 2010
Noi, che siam figli dei fiori {Sogni}
Negli ultimi giorni, grazie a questo spunto e a questo , ho riflettuto molto sul perche' io abbia il bisogno continuo di attaccarmi al mio passato, a quello della mia famiglia, a quello del mio paese.
Nel mio quotidiano, spesso agisco cercando di lasciare un segno, un ricordo a mio figlio.
Fin da quando era nella pancia, ho scritto lettere, conservato cimeli, piccoli oggetti. Francesco non era nemmeno nato e gia' aveva una scatola dei ricordi. Dentro c' e' anche il suo ombelico. [Gia'...]
Forse dipende dal fatto che lo avrei tanto desiderato per me...ma mia madre e' esattamente l' opposto, non prova l' attaccamento che ho io nei confronti del passato e, per questo, non ha mai cercato di lasciarmi qualcosa. [In realta', ho il primo dentino che mi e' caduto. E lo tengo nella scatola (mava'??? Io ho UNA scatola???) delle cose piu' importanti.]
Solo all' eta' di 27 anni sono riuscita ad avere una foto di mia madre incinta. Nella scatola di Francesco ci sono foto della mia pancia dal primo all' ultimo mese.
Purtroppo - e sottolineo purtroppo - credo di aver attaccato questa cosa a Francesco. Spessissimo mi chiede di conservare le sue cose, di non buttare via i suoi piccoli oggetti, dallo spazzolino alla maglietta.
Diciamo che io mi impegno ben poco e condivido con lui le cose vecchie che mi piacciono, dai gioielli degli anni '50 ai Rolling Stones. Guardiamo insieme le nostre foto e sfogliamo i tanti libri (e le tante riviste) vintage che abbiamo.
E da ieri, guardiamo in continuazione questo video .
Qui c'e' la storia di quel video e il testo della canzone.
Saro' anche un' inguaribile idealista ma anche io, se potessi, costruirei per il mondo una grande casa e la riempirei di amore. Poi vorrei tanto vivere in un mondo senza soldi, questo l' ho gia' detto tante volte. Non mi interessa essere creduta o no.
L' anno era il 1971. Ora siamo quasi nel 2011, sono passati 40 anni. Mi vien da piangere se penso che in quegli anni qualcuno credeva che certe si sarebbero DAVVERO potute realizzare.
Io sarei stata sicuramente tra quelle persone. Oh, si'.
Pubblicato da PaolaFrancy h 18:12 Etichette: family and friends, io e Francesco, questa sono io, vintage
sabato 11 settembre 2010
In tutto questo casino, almeno ho spazio per sognare.
Il venerdi' e' iniziato con mia mamma che alle 7 del mattino mi ha chiesto di comprarle un pigiama nuovo per la sua degenza in ospedale. Ok, una buona scusa per andare a fare shopping dopo il lavoro.
Entro da H&M ( sinceramente ... dove si comprano i pigiami??? Io ho tutto vintage, son fuori dal mondo ) e inizio a raccattare abitini in lame', maglie over-size a righe, shorts verde militare ( che alla fine ci stanno sempre ), t-shirts per Francesco, che sembra aver sviluppato un forte senso stilistico e ora vuole indossare SOLO magliette a maniche lunghe. Mi metto in coda alla cassa. Quando ho solo una persona davanti a me per pagare mi rendo conto di non aver assolto il mio compito. Mmmmh. Il pigiama. E in quel punto vendita H&M non vendono pigiami. Tiro su un paio di pantaloni morbidi in cotone color antracite e una maglia bianca con un sobrio scollo V.
Dopo aver portato Francesco da suo padre, fatto due ore in coda con il Moschettiere che odia il traffico milanese, recuperato la macchina alla stazione, raggiunto l' ospedale ... arrivo da mia mamma. Fiera, le mostro quello che avevo acquistato per lei. Ci e' mancato poco che non mi insultasse.
Ora. Capisco che per lei non esista nulla di meglio delle sue camicine da notte con pizzi, merletti e nastrini, abbinate alla vestaglia dello stesso colore e con gli stessi pizzi, merletti e nastrini.
Ma qualcuno deve capire anche me, visto che la mia giornata tipo e': sveglia ore 6,00 - sveglia bambino - lava bambino - vesti bambino - sfama bambino - prendi macchina - prendi treno - prendi filobus - lavoro - riprendi filobus - riprendi treno - riprendi macchina - risfama il bambino - rilava il bambino - rivesti bambino.
E, come se non bastasse, notte in bianco per il male alla gamba. Nelle tre ore in cui sono rimasta sveglia, e nell' attesa che il maledettissim oantidolorifico facesse effetto, ho creato la mia collezione su Polyvore , includendo tutto cio' che vorrrei indossare questo inverno.
Possiedo solo alcune delle cose che fanno parte della MIA pseudo-collezione. E cosi' e' ancora piu' divertente: altrimenti non avrei spazio nel mio immaginario per sognarle.
Pubblicato da PaolaFrancy h 13:10 Etichette: dai che ce la fai, dreams, family and friends, fratture rotture, il mio comunismo, la mia mamma, questa sono io, vintage
mercoledì 1 settembre 2010
vagabondi
I due volti di questa affermazione non mi hanno colto di sorpresa; da una parte mi e' sembrato semplicemente ovvio ( pur non avendo ancora la piu' pallida idea di cosa significasse un figlio per una madre ) che lei stesse con me; non avevo nemmeno 20 anni. Ma allo stesso tempo, se mi avesse detto che sarebbe partita per il Tibet, piuttosto che Brasile o Nuova Zelanda , non avrei provato rancore, ne sono sicura. In fondo e' quello che avrei desiderato anche io al suo posto. In fondo e' quello che anche io ho desiderato in quel momento.
Ed e' quello che dicevo sempre al papa' di Francesco prima di ogni ecografia: "Giurami che se qualcosa dovesse andare male, partiremmo all' istante. Dimmi che prenderemmo l' aereo e scapperemmo ovunque". E lui: "Si'".
Per farmi stare tranquilla, non perche' lo avremmo fatto veramente.
E' anche quello che avrei voluto fare uscita dal tribunale, dopo aver giurato che il mio matrimonio era finito.
Sarei andata a casa a prendere Francesco per poi dirigermi all' aeroporto.
Ecco, noi ci leghiamo alle persone - fin troppo -, ma vorremmo prenderle e portarcele in giro per il mondo. Come se in altri luoghi nessuno potesse ricordarci che altre persone - altri amori - non ci sono piu'.
Come se lontano si annullasse tutto. Come se ogni viaggio ci aiutasse a percorrere una tappa della nostra vita.
Non e' una fuga la nostra. Non andiamo via per scappare.
E' un bisogno fisiologico, o piuttosto questione di genetica. Il nostro dna ha radici aeree, come quelle di certe piante tropicali.
Io come mia madre, Francesco come me. E come lei.
Ieri sera e' tornato dopo quindici giorni in cui e' stato in tre case e mille luoghi diversi. Come se niente fosse. E' arrivato con la stessa naturalezza con cui ha preso l' aereo per la Scozia e con cui, al ritorno, e' sceso e si e' messo nelle braccia di suo padre.
.
Ieri sera mi ha chiesto di ripartire.

Pubblicato da PaolaFrancy h 11:30 Etichette: aerei, crescere insieme, dai che ce la fai, family and friends, fatti della vita, il cuore, il papà di Francesco, io e Francesco, la mia mamma, le mie radici, travelling
sabato 29 maggio 2010
ebbene sì, mi sono ubriacata ( anche ) a Istanbul
Berra, Nur e tutti gli altri amici sapranno sicuramente come farvi sentire a casa vostra.
Pubblicato da PaolaFrancy h 06:17 Etichette: family and friends, il Moschettiere, il Moschettiere e le sue trovate, Istanbul, movida, tramonti, travelling
sabato 8 maggio 2010
cosa rimarra' di questi giorni ai nostri figli
"Guardo la mia vita. E mi sento a meta'. A meta' tra una donna realizzata, indipendente, sicura e una donna-bambina, che ha paura di crescere suo figlio e se stessa. A meta' tra una cittadina amante di lustrini e pailettes, e una contadina, che affonda le mani nella terra e chiama eccitata Francesco per mostrargli uno strano bruco verde. Cosa vedra' di me mio figlio? Come mi giudichera'? Cosa amera' di me? Le mie lettere - tante, troppe - le mie scatole, i miei piccoli tesori, il bracciale d'oro con il suo nome e la data di nascita, i semi che lascio ovunque vada per non perdere traccia del mio passato? Oppure sara' attratto dal mio lato non romantico - forse un po' in ombra rispetto all' altra meta' del mio io, quello che mi ha fatto lottare, che mi ha fatto fare le valigie e scappare, lasciando ricordi e affetti. I miei viaggi, i miei fiori. Lo annoieranno? O mi chiedera' di raccontargli il mondo com' era. Com' era prima. Com' era l' India, l' America, l' Africa, la Russia, Milano, la campagna. E io cosa gli diro'? Gli mostrero' le foto di una giovane ragazza con la frangetta che attraversa ad occhi sbarrati il Rio delle Amazzoni, gli parlero' della gente che ho incontrato. Gli ricordero' che al ritorno da un viaggio mi sono addormentata e solo il mattino seguente sono andata a prenderlo dal suo papa'. Gli apriro' le mie scatole. Vorra'? Ci sono due poltroncine vintage in veranda. Le ho messe apposta per questo: per sedermi con lui a parlare, disegnare, guardare le foto, scoprire, vedere le piante crescere e i fiori sbocciare.
Francesco, racconto la nostra vita in un diario che tutti possono leggere. Ti mostro gia' da ora quali colori vanno abbinati nei vestiti. Ti insegno ad essere galante con le "donne" e per questo regali una margherita ad ogni bimba del parco. Ti faccio mangiare in piatti vintage e raccolgo i tuoi giochi in una grande borsa marocchina. Mi sveglio all' alba per seminare e ti chiedo di farlo con me dopo cena. Nella tua camera ci sono immagini di Dei indiani, una statuetta di San Francesco e le foto vecchie della nostra famiglia. Lo so, sono strana. Non so cosa amerai di me. Non so nemmeno se mi amerai da grande. Quel che e' certo e' che io ti amo. Davvero. E ti ho sempre amato"
Ora. Questa e' una delle tante riflessioni che ho buttato giu' su questo, come su tanti altri quaderni. Butto giu', butto giu'. non so perche'. Mio figlio lo sa, secondo me, che la sua mamma non e' come tutte le altre. Che si mette i tacchi, prende il computer e gli chiede di sdraiarsi con lei nell' erba per scattare questa foto, una domenica,
e di scegliere tra questa e molte altre quella da pubblicare in un articolo, uscito su "Gioia" in questi giorni ...
Anche se si tratta di poche righe, leggere di me su una rivista mi ha fatto effetto. E per questo ringrazio Paola. Non me, un' altra Paola.
In un momento come questo, in cui, giustamente, ci sono madri che escono allo scoperto e dichiarano apertamente che il post-parto e' stato allucinante, con tanto di desiderio assassino ( la butto sul ridere apposta ), io voglio gridare ad alta voce che per me non e' stata cosi'. Sono stata anche io depressa, ma io non ho mai desiderato di liberarmi di mio figlio, non ho mai provato fastidio quando piangeva, non ho mai trovato pesante allattare.
Sono stata e sono rigida con mio figlio in tante cose e non sono una mamma melensa. Ma, pur sapendo che non e' il concetto di amore ad essere messo in discussione, per me era importante ribadire questo. Il concetto di amore, che va oltre l' autonomia, l' apprensione, la rigidita', le regole, gli ormoni del post-partum. VOGLIO che a mio figlio - di questi giorni, di questo blog, di questa vita - rimanga l' amore. Solo e solamente quello.
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:23 Etichette: aerei, countrylife, crescere insieme, family and friends, flower power, India, io e Francesco, le pagine bianche, questa sono io, storie di blog, vintage
venerdì 23 aprile 2010
dorate coincidenze
La vita di campagna fa proprio per me. Ma devo ammettere che il richiamo di quello che ero prima al cento per cento - della citta', dei locali, del casino, della moda - a volte si fa sentire. Sceglie modi tutti suoi.
Ci sono momenti in cui vorrei catapultarmi nel centro di Milano e comprare comprare comprare. Questo e' strano, calcolando che tutto cio' che va di moda a me di solito non piace. E che faccio shopping compulsivo solo nei mercatini vintage.
Ci sono altri momenti in cui la moda - e tutto quello che ci gira intorno - bussa piano alla mia porta, trovandola per caso. E poi, giorno dopo giorno, contatto dopo contatto, prende spazio sul divano della veranda e si accomoda educatamente bevendo il rhum del Moschettiere.
...
Qualche settimana fa Tosca & Nella ( come poteva chiamare il Moschettiere due sorelle maremmane, se non in questo modo? ) decidono di scappare per la novantesima volta. Disperato, il Moschettiere vaga tra le colline senza avvistare nulla. Finche' non riceve la telefonata di un signore che dice di averle trovate e ospitate nel suo giardino.
Tralasciando le avventure che sono seguite, il tal signore e la sua famiglia si sono rivelati dei personaggi alquanto interessanti.
Non solo cantano gli Abba - e questo gia' fa acquistare 1000 punti - ma sono anche belli, simpatici, piacevoli e, soprattutto, responsabili di un meraviglioso progetto chiamato HORO.
Qui trovate solo parte di quello che e' sortito dalla mente diabolica di un ragazzo che ha pensato di stampare oro zecchino e altri metalli preziosi su tessuto. Un ragazzo a cui la Wintour regalerebbe 100 redazionali in un solo numero di Vogue, se vedesse quel suo sorriso tipo Tom Cruise in Cocktail. Per ora lui si "accontenta" di sbaragliare la stampa italiana. E di bussare. In alto.
Io non vedo l' ora di indossare una t-shirt in cotone ( rigorosamente bio ) screziata d' oro. In pieno giorno, con i jeans strappati e i piedi nudi. Non nel parco ... nel bosco. Da queste parti - lo sapete - si usa cosi'.
p.s. E non e' una marchetta, questa. E' solo una dorata coincidenza, visto che i nostri cuccioli si chiamano proprio Oro e Argento. Ottone si e' trasferito da amici. E Blu? Beh, Blu in realta' non e' un cane. E' una foca.
Pubblicato da PaolaFrancy h 17:01 Etichette: countrylife, family and friends, fatti della vita, gli amici, il lavoro, il Moschettiere e le sue trovate
mercoledì 7 aprile 2010
dieci cose. dieci, non una.
E mi ha dato il compito di elencare dieci cose che mi rendono felici in questo momento. Per me e' un duro esercizio, ma lo faccio volentieri.
Voglio vedere fino a che punto puo' arrivare il mio stoico pessimismo.
1) Francesco mi bacia di brutto e sta imparando dalla sottoscritta a baciare come nei film, con le mani tra i capelli e la testa di traverso ( si', e allora? );

2) Il Moschettiere mi dimostra ogni giorno di piu' quanto mi ama e quanto tenga al fatto che mio figlio cresca sereno. E tutto questo e' fondamentale, visto che lo considero l' altra meta' della mia mela. E che mai nella vita avrei pensato di avere finalmente accanto un uomo maturo, intelligente, colto ... che va nel bosco a buttar giu' alberi e spaccar legna e rientrando ha gli occhi umidi di lacrime perche' si e' commosso davanti ad un tramonto;
3) Partecipo a " Mamma che ridere!";
4) Sono nati i


6) Oggi sono stata in libreria e, anche se di corsa come sempre, mi sono immersa come non facevo da tempo nel profumo dei libri. E ho speso un sacco di soldi. Bene;
7) Ho steso le lenzuola sui fili ( Dio, quanto mi piace! );

8) Ho scoperto che esistono viole bianche nei boschi;
9) Stamattina, in due ore, ho fatto tre commissioni che pensavo di fare in cinque giorni;
10) A Pasqua abbiamo passeggiato nei boschi con i nostri bambini e poi li abbiamo visti partire all' avventura accompagnati solo da due amici cani, qualche bastoncino rubato e dei sassolini tirati fischiettando.



E aggiungo Verdesalvia ... voglio vedere quanti buoni motivi per essere felice ti ha dato la campagna in questi giorni.
Pubblicato da PaolaFrancy h 17:32 Etichette: countrylife, dai che ce la fai, family and friends, flower power, il mio uomo ideale, il Moschettiere, io e Francesco, lenzuola stese sui fili, primavera, prize, questa sono io, storie di blog, tramonti
lunedì 29 marzo 2010
cronache di una nonna ( Mamma che ridere! Anche no )
Non so se questo sia trapelato dai miei post, ma mia madre è una tipa un po' particolare.
La regola numero uno per andar d' accordo con lei è: non contraddirla MAI. Nemmeno in pericolo di vita.
La seconda regola è informarsi sulle sue idee, sui suoi gusti, sui suoi modi di fare, in modo da assecondarla SEMPRE. Anche in pericolo di vita.
A questo punto, una volta che si hanno bene in testa questi due principi fondamentali, le si può affidare il proprio figlio mettendo anche lui al corrente di quanto sopra. Io l' ho fatto da quando Francesco aveva 14 mesi.
Lei gli ha dedicato veramente tutta se stessa, ha dimostrato di avere molta pazienza e di saperci fare con lui.
Ogni tanto lui si dimenticava dei due principi fondamentali per andar d' accordo ( come biasimarlo? succede spesso anche a me ). Per questo capitava che io chiamassi mia madre per sapere come stava procedendo la giornata e lei mi rispondesse:
" Sono MOLTO arrabbiata con TUO figlio" ( il maiuscolo sottolinea il tono di voce che si alza )
"Ma perchè? Cos' è successo??? "
" GLI HO DATO UNA COSA E NON VUOLE DIRMI GRAZIE!!! Sono già due ore che insisto!"
"Ma mamma, non ha nemmeno due anni!"
"Non m' interessa! OK? Deve imparare da SUBITO!"
"Ok." ( Ah, sì ... regola numero uno: Non contraddirla MAI. Numero due: assecondarla SEMPRE )
Per non parlare del risvolto politico: ci manca poco che torni a casa e assista ad una lezione di mia madre che indottrina Francesco mostrando il busto di Berlinguer. Se fosse stata una femmina, poi, avrebbe già applicato un garofano rosso al cerchietto.
E le chicche quotidiane? Da non perdere. Tra le più recenti, una è quella della crema autoabbronzante della Johnson's ( che mia madre pensava fosse una crema idratante per bambini perchè secondo lei la Johnson's non può permettersi di spaziare in altri campi ) che ho raccontato in un commento qui.
Un' altra è questa: esiste un prodotto Amuchina che serve a disinfettare ciucci, biberon, ecc. che io non usavo da secoli perchè ormai mio figlio non usava più né ciuccio né biberon. Ultimamente, però, Francesco ha ricominciato a volere il latte nel biberon la sera. Un giorno della scorsa settimana, mia madre decide di disinfettare il biberon. E cosa fa? Non prende il prodotto giusto, no! Ma un altro della stessa marca che serve a disinfettare i fornelli piuttosto che il lavandino o altre superfici lavabili. Un detersivo, praticamente. Uno di quelli tipo sgrassanti o disincrostanti, per interderci. Anche disinfettante, però .. .eh?
Per la serie, chissà cosa si è bevuto Francesco nel latte ultimamente.
Ho preferito chiudere un occhio, piuttosto che combattere una guerra persa in partenza contro qualcuno che mi avrebbe sicuramente cercato di convincere che quello era il prodotto giusto.
Se però penso che mi impegno per far vivere Francesco in un luogo poco inquinato, coltivando verdure nell' orto senza alcun tipo di conservanti e concimate con la cacca del Twenty Millions , allora .... beh, allora m' incazzo. Ma che ci posso fare? Nulla. Se non cestinare quel prodotto e sperare che mia madre non passi al Chillit Bang.
Avete affidato anche voi i vostri bambini a queste sante, indispensabili, ma allo stesso tempo matte, imprevedibili nonne? Ma soprattutto, sono tutte come mia madre?????
p.s. che nessuno che conosce mia madre OSI raccontarle di questo post. A meno che non voglia vedermi morta.
Pubblicato da PaolaFrancy h 09:13 Etichette: family and friends, fatti della vita, io e Francesco, la mia mamma, storie di blog