Visualizzazione post con etichetta le feste. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta le feste. Mostra tutti i post

domenica 8 aprile 2012

Ritratto di signora

Dopo Pechino, Mosca, operazione al ginocchio e rientro pieno di amici, io e il Moschettiere ci stiamo godendo una tranquilla Pasqua di giardinaggio, letture al sole e preparazione al ritorno del piccolo Francesco e all' arrivo degli amici.
Questa mattina cazzeggiavo su Pinterest e qualche immagine mi ha ricordato la Pasqua di quando ero piccola. Non era una vera Pasqua se mia zia non cucinava il capretto al forno e mio zio non mi diceva, sapendo di farmi arrabbiare, che il mio seno non era cresciuto rispetto all' anno prima.
Le cose sono cambiate tanto per la nostra famiglia (a parte le mie tette). Siamo dislocati in vari punti dell' Italia e dell' Europa, due cugine su cinque sono state sposate e sono separate, tre convivono. Anzi, quattro. Mio padre e mio zio non ci sono più, ma sono arrivati dei nipoti e uno arriverà quest' estate.
Mia madre è sempre la solita, in compenso.
Continua a dire che, pur essendo nata in un paese di montagna, non potrebbe mai lasciare il suo appartamento di città. Ma quando viene a trovarci in campagna ci sentiamo presi in giro perché sembra proprio che invece sia anche lei una vera ragazza di campagna.
Esce sempre vestita in modo impeccabile ma non la disturba lavorare con giaccone e stivali di gomma.
Poi lei riesce a dimenticare e mettere da parte tutto quello che non le serve più, anche se le piace ancora. Io tendo a regalare chances. A persone, scarpe, borse, vestiti.
Proprio oggi ho avuto l' idea di organizzare una garage sale con gli abitanti della mia collina. Ma l' ho subito abbandonata. Non me la sento ancora di lasciare che siano altre donne a dare una nuova possibilità ai miei vecchi vestiti. E alle mie adorate vecchie scarpe.
Non per niente, in questi giorni post-operazione in cui non posso camminare - tanto meno portare tacchi - ho tirato fuori le mie vecchie Stan Smith verdi dei tempi delle superiori. Si sono logorate in un modo cosí perfetto che mai e poi mai avrei potuto vederle su una bancarella alla mercé di tutti.
Potrei però organizzare la garage sale e non esporre nulla...solo comprare. Mi pare un' ottima idea. L' inverno prossimo potrei vagare per le colline indossando il cappottino con il collo di pelo della vecchietta che abita di fronte. Il Moschettiere ne è già stato informato.

lunedì 13 aprile 2009

il faggio e il lappio



Ieri, per Pasqua, sono andata a trovare la mia mamma a Iseo. Come ho avuto già modo di dire qui , è un posto a me molto caro, che ho imparato ad apprezzare col tempo e che ora mi ricorda terribilmente il mio papà.



Ho passato una tranquilla domenica in famiglia, cercando di stare dietro a mia cugina che col vino va spedita ( in fondo a me il nonno Francesco non faceva pucciare il ditino nella grappa come ha fatto con lei ... ), assaporando la fantastica cucina di mia zia Micheline e facendo diventare rossa Barbara, che non voleva parlare del ragazzo che le piace ...

Poi due passi in paese e in giardino, qualche foglia secca strappata dalle siepi, uno sguardo alla vite che tenta di crescere e ai fioroni che già si vedono sul fico.

E quell' albero, il faggio di mio padre. Affrontarlo è sempre difficile per me. Guardarlo nella sua austerità e fragilità allo stesso tempo, ora che non è ancora fiorito.
La terra è brulla sotto di lui, c' è ancora qualcuna delle foglie secche cadute in autunno e che mia madre lascia per proteggere le radici.
E poi c' è un lappio. Sì, un lappio. Un lappio sotto l' albero che amava mio padre, che Francesco adora. L' albero che accoglie mio padre, quando ha voglia di appoggiare la schiena al suo tronco e leggere un buon libro.
La mia vita è così strana, sembra legata da un filo. Sembra che tutto si ricolleghi, torni, giri. Forse tutte le vite sono così, forse ci passano davanti tanti piccoli segni che troppo presi dalle nostre cose non guardiamo.


Un lappio non si era mai visto in tutto quel giardino e ora è spuntato sotto quell' albero. Un piccolo lappio che vedi solo se ci vai vicino. E' il nonno Angelo che vuole proteggere Francesco.


Vorrei solo che mia madre capisse che lui c'è ancora, è lì che la guarda, che ci guarda - E' lì sotto il suo albero e si sente bene, protetto, come lui proteggeva noi, mamma, come fai a non vederlo, a non crederci???



Comunque, ti voglio bene, mamma. Tu, così diversa e uguale a me, tu che ti commuovi davanti ad un film ma se dovessi leggere queste righe scoppieresti in una risata, tu che per te Pasqua è mangiare il capretto, e non resurrezione.
E invece io lo spero proprio che questa sia una Pasqua di resurrezione, per me e per te. Te lo meriti tanto, più di me.

Abbiamo i visi segnati in questa foto scattata ieri, in giardino. Quegli zigomi pronunciati si vedono ancora di più quando siamo stanche.


E poi non siamo brave a posare, anzi ci viene sempre la faccia da ebete.

Che tu ci creda o no, il papà a Pasqua era lì con noi. Ed è con noi tutti i giorni.





























A sinistra: il faggio di mio padre nel giardino di Iseo - il lappio è troppo piccolo , non si vede; a destra Francesco sotto il faggio fiorito nel maggio del 2008.

giovedì 19 marzo 2009

lo so


Lo so che mi stai guardando, lo so. E magari scuoti la testa.

Questa tua figlia ti fa disperare, eh? Ma lei sta ancora aspettando un tuo cenno, un segno che le indichi la strada da percorrere, il bivio da inforcare.

Che ne so, un uccellino che mi faccia la cacca in testa proprio mentre passo sotto quell'albero, un fulmine che mi eviti per 5 fottuti centimetri, un bambino lentigginoso che assomiglia a te nelle foto di famiglia che mi venda i fiori ... ok, ok, non vivo in un film purtroppo e forse sarebbe meglio una bella e grande freccia al neon, proprio all' inizio della strada che dovrei prendere. Così va meglio?

Papà ecchecavolo, questo me lo devi ... fatti aiutare da qualcuno, non m' interessa, chiama Frate Indovino, la Sibilla, Nostradamus, fatti dire dove caspita devo andare per non farmi ancora male ... ( beh, se riuscissi a rimandarmi sulla Terra Paul Newman con una mappa in mano mi accontenterei comunque ).

Vabbè, papà, sto qui e aspetto. E intanto cresco mio figlio.

Ah ... auguri papà, ovunque tu sia. E quando hai voglia, ti prego, sposta quei rami , così ci riabbracciamo un pochino ...






domenica 22 febbraio 2009

in volo

In un momento come questo il nostro cuore non poteva che portarci a scegliere due ali come vestiti di carnevale.
Guance rosse, capelli a caschetto, mani rotonde che invadono la piazza , profumo di frittelle, fili multicolore, bocche aperte incantate dai numeri del circo ... mentre una piccola ape corre inseguita da una coccinella ormai cresciuta.
Nulla di poetico, no. No, perchè la coccinella ormai cresciuta sono io; ho passato il pomeriggio a correre dietro a Francesco che scappava da me perchè: "mamma, mi beggogno pecchè unica mamma bettita tei tu!" ( "mamma, mi vergogno perchè l' unica mamma vestita sei tu!" )
( ... )
La sera, dopo aver letto una delle storie di Nonna Coniglia, mi hai detto che oggi non avevi paura dei carri. Lo so, amore che hai avuto tantissima paura, ma sei stato coraggioso, un vero ometto. Magari, se mi avessi considerato un po' oggi pomeriggio, sarei stata ancora più contenta ... no???
Vabbè, l' importante è che ti sia divertito. E che tu faccia sogni d' oro con le farfalle in festa nel pancino ...