mercoledì 13 aprile 2011

Cosi' coltiviamo la nostra anima. E la vestiamo.

"Ogni pianta ci insegna la pazienza e la capacita' di osservare, lo stupore e il rispetto, la gioia e talvolta il rimpianto, e quando si trova nel nostro vaso o nel nostro giardino richiede da noi AMORE, comprensione e cura. Puo' darci FIDUCIA nella forza della natura e, di conseguenza, nella vita stessa."

"Osservare, imparare e lavorare insieme in giardino per genitori e figli mi pare un elemento della massima importanza. (...) Avere confidenza con uomini, animali, alberi e piante del proprio ambiente, come anche il corso del sole, della luna e delle stelle, contribuisce in maniera decisiva all' orientamento, alla sicurezza e al radicamento di un bambino nel mondo e nella vita in generale."

da "Il giardino come spazio interiore", Ruth Ammann*

Lo scrivo qui, perche' ormai questa e' casa mia (ma e' scritto anche sui biglietti che lascio nelle mie scatole, come sempre): quando smettero' di curare le mie piante, vorra' dire che saro' morta. Perche' avro' smesso di coltivare anche la mia anima.
E trasmettere a Francesco questo senso di appartenenza alla terra (non intesa come paese ma come terra fisica, palpabile, profumata), questo affidarsi ai ritmi della natura, questo mimetizzarsi nel verde - non per nascondersi, ma per mischiarsi - e' una delle mie missioni.

Se penso al mio passato, mi chiedo come potevo accontentarmi di trovare pace solo nel coltivare i pochi vasi che mi permetteva il mio balcone cittadino.
E infatti non avevo trovato la pace.
Ora che vivo in un paese ben diverso dalla metropoli in cui abitavo prima, sento che la gente mi osserva. Guarda i miei tacchi, i colori che mi gira di combinare insieme e, secondo me, mi da' per spacciata, precaria in quella terra. Come se pensasse: "Questa qui, con quei tacchi, quei vestiti, non durera' molto lontano dalla citta'".
E invece no. Il mio, il nostro corpo e' vestito da cittadino. Ma la nostra anima e' coltivata come se fosse un fiore di campo: naturale, semplice, libera.

In ogni caso, spacciata o no, io non abbandonero' mai i miei tacchi. E Francesco le sue scarpe gialle. Ci dispiace per tutti quelli che ci pensano prigionieri dei nostri vestiti. Semplicemente, noi amiamo il nostro corpo - per questo lo vestiamo bene - e la nostra anima - per questo la curiamo come se fosse una margherita (o un lappio) ai bordi di un campo di grano.


(una volta, una donna salutò così la propria terra che scompariva lontano:"Le tue erbe mi cresceranno fra i pensieri e chi mi sarà vicino le sentirà fiorire. I tuoi uccelli mi abiteranno nella voce e chi mi verrà accanto ti potrà ascoltare. Sarai un battito così profondo che la notte, il buio, non lascerà parlare la solitudine." Il bambino, intanto, vicino a sua madre, dormendo sognava di essere un seme avventuroso trasportato dall' acqua e pronto a mettere radici in ogni terra. Da "Nove storie sull' amore", Giovanna Zoboli e Ana Ventura**)

* ricevuto da Gloria. Mi aveva guardata dentro prima di avermi incontrata.
** uno dei più bei libri d' amore che abbia mai letto.

P.s. Secondo me, se le margherite potessero camminare, lo farebbero con un tacco 12. E i lappi con le scarpe gialle come i loro petali {sogni}

16 commenti:

Ondaluna ha detto...

Wow. E' stato come leggere una favola :-)

Anonimo ha detto...

che bello Paola.
Se fossi una margherita andrei a piedi nudi.
Ma se fossi un giglio metterei il tacco 12.

Io son dietro ai miei vasi di città e nonostante tutto coltivo la mia anima, beh certo a modo mio.
Ma ti giuro che sto facendo del mio meglio.

Marilena ha detto...

Bellissima e piena di poesia ... e adorabili le scarpe :)

PaolaFrancy ha detto...

@ondaluna: che bella cosa che mi hai scritto...
@trittoli: lo so, cara. Lo so... Non disdegno i balconi cittadini...ero io che non trovavo la pace lì...
(non so perchè, ma per me le margherite sono di un' eleganza spaventosa, per questo le vedo con i tacchi...)
@marilena: :)

Fabi ha detto...

Stupendo post... anche io amo che i miei bimbi stiano a contatto con la natura e con la terra e leggendoti mi sono venuti in mente i versi di una canzone, per me, stupenda: Sarò il tuo contadino e tu la terra mia, combatterò col vento che non ti porti via poi, getterò il mio seme nella tua verde valle e aspetteremo insieme che venga Primavera" La natura e il suo percorso per descrivere un grande amore...favoloso!!!

Lasissi ha detto...

..mi stai facendo riscoprire la poesia della vita...grazie..

franci e vale ha detto...

E' sempre un piacere leggerti cara Paola, sai scrivere emozioni in maniera semplice e diretta. E' vero, come le favole. Ma vere. Un abbraccio virtuale, Franci

minerva ha detto...

Margherita è il mio secondo nome, non so se te l'ho mai detto.
Quindi un po' margherita lo sono anchio.
se fossi davvero una margherita, probabilmente anchio girerei scalza.
Mi dispiace, ma i tacchi non fanno per me.
Che bello questo tuo post. Spero vivamente tuo figlio non abbandonerà mai l'amore per il verde che gli hai inculcato con una disperata tenerezza.
e spero che tu non abbandoni mai il tuo giardino, e che tu possa curare le tue amate piante fino all'ultimo.
Baci
Minerva
ps: mai letto "la masseria delle allodole" di Antonia Arslan? Chissà perché ho pensato a te dalla prima all'ultima pagina.

caia coconi ha detto...

quanta poesia, paola e quanta meraviglia.
voglio ritrovare pace, quella dei miei elementi, quanto hai ragione.

Unknown ha detto...

Post meraviglioso....
Mi mancano le nostre chiacchierate stendinervi! :D

genny ha detto...

:)dall'alto del tuo tacco 12, ma anche nelle ballerine, puoi solo insegnare a quella gente..

mammadifilippo ha detto...

Le margherite adorano il tacco 12, te lo posso assicurare. Perchè i tacchi sono belli. Perchè sono un'affascinante complicazione. E perchè funzionano come un' ottimo scudo contro gli sguardi indagatori della gente. Sei in alto, dove la cattiveria fa + fatica ad arrivare. Tu continua a curare il tuo giardino, fallo con i vestiti che preferisci e persegui nell'insegnare al tuo bellissimo bambino ad amarsi, amare gli altri ed amare la natura. Margherita

Annek ha detto...

bellissimo questo post.
mi ci rispecchio.
una margherita con tacco dodici è semplicità e ricercatezza allo stesso tempo... un bel binomio no?! :*

M di MS ha detto...

Mi appassiona e incuriosisce la storia tua e del tuo bambino, dalla città alla campagna, molto romanzesca. Non corrispondere ad uno stereotipo, ma ai propri occhi, non a quelli degli altri. Questo è l'importante.

Elisa Stocco ha detto...

Che bello leggerti, mi piacciono le tue interpretazioni!!!
Baci

Donata Curtotti ha detto...

Ma che bel post...
Mi hai emozionata davvero...
un bacio e...
buona domenica!