la separazione nella nostra vita di tutti i giorni. e nei pensieri degli altri.
Quando ci si separa si ha spesso la mente offuscata dalla rabbia e dal rancore. L' unica cosa che fa rinsavire è il pensiero dei propri figli, se questi ci sono. A volte è proprio questo pensiero che non fa trovare il cancello d' uscita dal labirinto dei pensieri autodistruttivi.
I sensi di colpa, la preoccupazione per quello che sarà il domani e la tristezza infinita per il fallimento non permettono di dormire, di ragionare, di lavorare.
Quando passa l' uragano dei conflitti che, purtroppo, troppo spesso si svolgono tramite avvocati, prendono il via i cambiamenti pratici nel quotidiano. Ritrovarsi soli in una casa che fino a poco tempo prima aveva visto solo momenti piacevoli - ma anche no - e la nascita di un figlio ( o più ) è devastante. Sapere che Lui è via. E non importa se fino a quel momento era ciò che avevi desiderato. Crescere un figlio in un momento in cui avresti solo voglia di rannicchiarti in un angolino e piangere. Vedere che tuo figlio ha 40 di febbre e renderti conto che non puoi più chiedere conforto e appoggio a Lui. E poi lo fai lo stesso. Perchè da sola non reggi, la sera tardi, quando la febbre non vuole scendere. Battere i pugni contro il muro perchè sai che nella vita di tuo figlio ci sarà un' altra donna ( che non sarà sua moglie ). Aprire le bollette e voler piangere in ascensore urlando. Desiderare di buttare dal balcone tutti i debiti: avvocato, mutuo, luce, gas, macchina. Non avere i soldi per fare la spesa. Non accendere il riscaldamento quando tuo figlio dorme da suo padre. E, colmo dei colmi, usare per scaldarti la coperta di cashmere che ti hanno regalato per il matrimonio.
Tante volte mi sono chiesta come ha affrontato Lui i primi momenti. Non si poteva parlare in quel periodo, non era nemmeno lontanamente pensabile un possibile dialogo. In quei giorni pensavo spesso che fino a poco tempo prima con quell' uomo avevo dormito per anni e anni. Avrei voluto - nella mia mente utopica - sedermi con lui a parlare della nostra sofferenza. Forse per soffrire di più. Forse di meno. Anche ora lo vorrei. E gliel' ho detto.
In una società in cui le separazioni sono all' ordine del giorno e in cui ovunque vada incontri persone separate - o divorziate - non è così scontato nella vita di tutti i giorni essere capiti. Sabato sera, per esempio, io e il Moschettiere eravamo alla serata di gala dello Squadrone Italiano dei "Mousquetaires d' Armagnac", appunto. E al tavolo eravamo: tre coppie formate da persone entrambe separate/divorziate - anche pluri, un amico pluriseparato, una coppia che resiste insieme da molti anni, per fortuna, ma con un figlio separato.
Questo è solo un esempio. Quotidianamente incontro persone separate o divorziate, soprattutto nel mio ambiente di lavoro. A volte è quasi scontato. Eppure mi sento spesso fuori luogo o giudicata. O meglio, non è una mia sensazione: vengo spesso giudicata. E la cosa che mi fa più male è che si pensa che una donna separata sia "protetta" dal fatto di avere uno o più figli e si faccia forte di questo, pretendendo di essere mantenuta. Non è sempre così. Io ricevo un mantenimento per mio figlio. Ma tutti sanno quanto costi ora mantenere un bambino, dalle piccole cose all' asilo. Dai giochi che chiede ( e che non gli darei in abbondanza nemmeno se fossi ricca, per principio ) ai vestiti.
Il fatto che io abbia un compagno, poi, non fa che allargare a dismisura il pensiero dei giudicanti. Come se la maggiore aspirazione di una donna fosse quella di essere mantenuta. E non di farcela da sola.
Mi ferisce la concezione ancora così retrò, semplicistica e spesso scontata della donna vista come una che ha acquisito talmente tanta libertà da potersi separare ( cosa che fino a pochi decenni fa era pensabile solo nelle alte sfere ), ma che non può però riuscire a gestire la sua vita da sola. Senza avere per forza un uomo che la mantenga. Non che le voglia bene, che le faccia ritrovare la serenità, che la aiuti nel quotidiano, che accetti suo figlio. No. Che la mantenga.
17 commenti:
Ti capisco. Capisco la sensazione del giudizio sebbene viva una situazione diversa. Lo sai. Devi in questo senso "diventare snob", cioè circondarti il più possibile di persone che non semplificano la loro vita con punti di vista così limitati ma che vanno oltre e capiscono quello di cui hai bisogno. Sono una minoranza ma ci sono e il fatto che sono poche ti premette di scegliere e di circondartene in esclusiva. Il tuo moschettettiere, oggi e magari domani, il tuo bambino quando sarà adulto e che crescerai secondo i tuoi valori, le persone scelte. Liberati il più possibile del peso delle persone approssimative. Questo è l'unica forma di ghettizzazione che concepisco. Un abbraccio.
bellissimo post, lo sento un po' mio. però io non ne soffro più di tanto perchè ora ho una scorza che mi protegge dal pensiero altrui, sin da quando me ne andavo in giro con la mia seconda pancia e le mie gemelle nel passeggino, lui era (stranamente) in crisi esistenziale e non si faceva mai vedere, e tutti mi dicevano "poverina". a me. orgogliosissima.
e tu e il moschettiere siete una bellissima coppia.
(poi dovrò capire cosa sono i mosquetaires d'armagnac...)
ma infatti, avete ragione da vendere ... l' unica difesa, lo so, è liberarsi da certe realtà ( più che persone ... ) veramente provinciali. assurde. e FREGARSENE!!!!!!!!!!!!
io mi sono trasferita anche per questo. ma a volte non basta ...
poi ci sono i momenti in cui proprio non ce la fai ad accettare tutto. vabbè.
ma ci sto lavorando.
@polly: "i moschettieri d' armagnac" sono un' associazione internazionale che giura fedeltà all' armagnac ( che è un liquore ultracostoso e raro che si produce in francia ) e promettono di aiutarsi sempre a vicenda ( uno per tutti, tutti per uno ... il fondatore è pro-pro-pro nipote di d' artagnan ).
in poche parole si trovano per bere 'sta roba e magnare di brutto. solo che lo fanno in smoking. e le donne in abito lungo ( che è una gran figata ). tutti belli tirati ma ubriachi. quindi ci si diverte sempre ...
Penso che la gente non smetterà mai di giudicare. Giudicare gli altri, sezionarli è uno sport oserei dire nazionale. Io non sono separata ma conosco persone che lo sono,a me anche molto care, e vedo quanto è facile che nasca il chiacchiericcio, quel rumore di sottondo fastidioso che addita lei e spesso santifica lui. Non ti crogiolare per chi troppo facilmente ti giudica. Spesso lo fa per guardare nel proprio giardino e vederlo più bello. Quando non lo è, magari.E grazie per la franchezza. La separazione è oggi qualcosa che fa parte della nostra vita. Succede più spesso semplicemente perchè 'una volta' si abbozzava (come dice mia mamma per intendere che si accettava tutto a testa bassa), oggi no. Si cerca la felicità o qualcosa che ci si avvicini. E non sempre la persona che abbiamo scelto ci accompagna per tutto il viaggio, come noi vorremmo. E anche per i figli la ricerca della felicità dei genitori, penso e spero, è ricerca della felicità per loro stessi. Con questo non esalto la scelta della separazione. Credo solo che per arrivare, e faticosamente, a decidere di chiudere un rapporto, un percorso è stato fatto e a quello va riconosciuto rispetto e dignità.
Magari sono invidiose/i, perchè non solo hai trovato un uomo che ti ha sposato, ma hai trovato un uomo che ti ama, anche se hai già un bambino, magari vorrebbero farlo loro e non hanno il coraggio, magari...
Vivo anche io parecchie delle cose che hai scritto, sei bravissima ad esprimere le emozioni. La gente giudica davvero troppo, non so perchè le persone non si rendono conto che i giudizi fanno male. E che non è giusto giudicare se non ci si è mai trovati in quella identica situazione su cui si vuole per forza dare il proprio parere. Per fortuna ci sono anche delle brave persone, io ne conosco alcune e cerco sempre di preferire la loro compagnia a quella di chi si sente superiore!
@nuvola: brava! ecco quello che si dimentica spesso: il percorso fatto. e poi ... cavolo, è così difficile pensare che una cosa del genere non si faccia con leggerezza???
@amanda gris: certo, sicuramente l' invidia in parte c' è. sono sempre più convinta che di persone che vorrebbero farlo ma non possono è pieno il mondo.
@pollon: sai, anche io sono "fuggita" da una realtà dove ero circondata solo da persone giudicanti. però, visto che di quelle è pieno il mondo, purtroppo mi capita spesso di imbattermi in loro ... e a volte non reggo.
se non avessi fatto tutti quei sacrifici, forse ... ma avendo passato veramente dei momenti NERI, mi ferisce troppo la leggerezza di certa gente su questo argomento.
e poi io sono un' idealista ( e una scema ) ... penso sempre che le persone agiscano nel bene ... dopo tutti i calci nel culo che ho preso, sinceramente non mi capacito di come posso ancora crederci. boh.
Caspita se hai ragione! Sembra il passatempo più diffuso tra le persone sia proprio dare giudizi sull'operato altrui. Non so se conosci la storiella della famiglia che viaggia con figlio ed asino. (http://www.biospazio.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=1122)
Qualsiasi cosa tu faccia quelle persone troveranno qualcosa da criticare. Purtroppo sono d'accordo con te, quelle parole fanno davvero male, perchè le persone che le pronunciano non hanno idee di cosa hai vissuto, pensato, passato...
non conoscevo questa storiella ... è esattamente quello che succede nella realtà!
però vedi, finchè si tratta di pettegolezzi, ok, mi possono dare fastidio ma solitamente me ne frego. ormai ...
ma quando mi si dà della mantenuta o della leggera senza sapere, proprio non mi va. non ho mai chiesto niente a nessuno, mai! quando mi sono separata non c'è stato nessuno - a parte mia madre - che mi abbia chiesto se avevo bisogno di soldi o di qualcosa d' altro.
se ne sono scappati tutti a gambe filate ...
vabbè. io ce l' ho fatta. e sinceramente sono anche fiera di me. ce l' ho fatta.
D'accordissimo con te, proprio una cattiveria dire a qualcuno che è una mantenuta, specie se non si ha la minima idea della verità. Beh, almeno hai avuto modo di scoprire quali erano i veri amici, visto che tutti sono scappati a gambe levate. E fai davvero bene ad essere fiera di te stessa, puoi camminare a testa alta!
grazie pollon. perchè so che mi capisci.
e grazie a tutti. perchè alla fine sono passati due anni da quando mi sono separata. e non sono pochi. tutta la vita che ho messo dentro a questo blog è stata VITA anche grazie a voi.
Bello. Molto bello e molto vero, purtroppo.
E' un'esperienza che non ho vissuto direttamente ma che ho fatto da figlia e tutto quello che scrivi l'ho visto riflettere sulla pelle di mia madre, amplificato da un'epoca in cui le separazioni non erano così comuni come adesso (era il lontano 1976). Quindi ti capisco.
Ti abbraccio
Gallina
ps - per rispondere alla domanda che mi hai lasciato nel pollaio... che dirti... che ti sei persa la Gallina intervistata da Maurizio Costanzo! (incredibile, mi fa ancora effetto solo a scriverlo, ma è andata davvero così)
Ero in onda ieri sera alle 24,20 su Rai Radio Uno ma presto se hai voglia potrai ascoltare la puntata in streaming (appena posso metto il link)
bacio
credo che questo per te sia stato un post difficile, e per questo lo apprezzo ancora di piu'. E capisco che tu abbia avuto, e abbia ancora, voglia di parlare con il tuo ex marito di quello che è stato, anche se puo' fare ancora male, lo capisco perfettamente.
ok ... credo di dover scrivere un altro post ...
Ho letto tutti e due i post.
E' dura affrontare tutto questo. La mia migliore amica si è separata molto ma molto male, con due bambine e tanti problemi economici.
Ci sono poi altre due amiche che sono state lasciate dal marito con il secondo figlio neonato.
Sembra incredibile che la persona con cui hai condiviso tutto, compresa l'esperienza più importante, quella della maternità, diventi una specie di estraneo per non dire un nemico.
Questo è il passato, doloroso, ma passato. La vita la vivi tu, non gli altri. Hai trovato un vero uomo che ti permette di essere la persona che desideri e quindi una mamma felice. Questo conta e basta.
Un abbraccio.
Quello che tu racconti lo ritrovo tutti i giorni in una mia collega: divorziata dal primo marito (da cui ha avuto due figlie ormai ventenni), ora ha un nuovo compagno e un bambino di 10 anni da quest'uomo. Dopo l'ultimo bambino, ha dovuto peregrinare in vari posti prima di trovarne uno (questo) in cui non la giudicassero per essersi "accalappiata" il professore universitario, per aver fatto un figlio tardi, per tante altre cose che non riesco neanche a immaginare perché le vengano imputate.
A volte parliamo e mi sembra di cogliere una sua gratitudine nei miei confronti perché non la giudico male. Ma perché dovrei sentirmi in dovere di giudicarla? È proprio questo che non capisco.
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