lunedì 25 gennaio 2010

la città della gioia

Ora che son stata in India, ho l' impressione che tutto debba girare intorno a questo.
Se mio figlio fosse stato più grande e non fosse un posto dove la cosa migliore che tu possa prendere è il colera, sarei già partita alla volta di Calcutta. Ma questa volta per viverci. Lo so, il pensiero anche lontano di portarci mio figlio può farmi passare per pazza. Però c' è un lato positivo: si farebbe degli anticorpi che nemmeno salendo sulla metropolitana in Duomo alle sei di una sera di Dicembre, potrebbe beccare qualcosa.
Il Moschettiere ha promesso di seguirmi in capo al mondo, quindi su questo nemmeno discuto.
Non so, è come se dentro di me qualcosa fosse cambiato.
Io lo so. Sono fatta così. A me basta una cavolata e sono triste o allegra per ore, giorni.
Molte notti sto sveglia e penso a delle cavolate.
Immagino dialoghi, scontri verbali, risate, chiarimenti. Fra un po' monto un teatrino e ricostruisco le scene. Perchè io sono una pesante. Sono una che finchè tutto non è chiarito, finchè non ho detto tutto quello che dovevo dire, finchè non mi sembra di avere la soluzione, finchè non so tutto, io non mi dò pace.
Sono stata capace di vagare per ore tra le colline di lavanda per il nervoso. O di sistemare quintali di legna nella legnaia. O di scrivere sul mio "libricino dello sfogo" ( ebbene sì, ce l' ho ) per ore disegnando poi qualcosa come qualche migliaia di margheritine.
.
Su queste basi, continuerò a pensare all' India credo per anni.
O meglio, non me la leverò mai dalla testa. E' come se avessi dentro dell' esplosivo. E l' unico modo per farlo esplodere ( e non implodere ) è tornare là.
Come se non bastasse, io che vanto tra i miei più grandi difetti l' autolesionismo/masochismo, sto rileggendo - questa volta in inglese - "La città della gioia", di Dominique Lapierre.
Ecco, quello che è scritto in quelle pagine, io l' ho visto. Non proprio tutto, perchè i protagonisti vivono in uno slum di Calcutta, in cui io ho non sono entrata.
Però il dolore di quella gente che abita i marciapiedi, di quei "cavalli umani" che portano orgogliosi i loro risciò sputando sangue ( letteralmente ), di quei fedeli urlanti che imprecano i loro Dei colorati o la Dea Kali che taglia le teste io l' ho visto.
Io quel dolore l' ho visto.
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So che c' è tanto da fare. In tutto il mondo. Ora un terremoto ha distrutto anche Haiti.
Ma io ora ho in testa l' India. E' troppo quello che ho visto.
Ma se vi capiterà di leggere quel libro, lo so, ne sono sicura, mi capirete.
E sentirete il bisogno - fisico - di andare là.
Ad aiutare "the lights of the world".

p.s. a parte gli scherzi: mi faccio paura da sola. Se vado avanti così mi viene un coccolone. Non posso mica piangere sul treno perchè a metà libro viene raccontata la storia di un lebbroso a cui viene amputato un braccio e lui era già senza tutte e due le gambe. Non è che non posso. Posso anche piangere. Ma le cose son due: o mi faccio crescere il pelo sullo stomaco come il Moschettiere o torno lì la prossima settimana. Il tempo di vaccinare Francesco. E di farmi denunciare e poi trucidare da suo padre. Ecco, così evito tutto l' iter burocratico. Lo dico al mio ex-marito e mi uccide prima che possa anche immaginare di mettere piede sull 'aereo con mio figlio. Che bello essere liberi.

6 commenti:

caia coconi ha detto...

m'hai fatto mori'.
hai stemperato tutto lo spessore di questa india di cui parli.
e continui a incuriosirmi, soprattutto ora che sono affamata di vita, di storie, di viaggi.

Se ha detto...

Raccontaci.
Dicci tutto.
Proprio tutto. Anche quelle cose che fanno male a raccontarle e ad ascoltarle.

Scrivi e poi scrivi.
Noi ti leggiamo.
Siamo tutte curiose nel bene e nel male.

beba ha detto...

L'hai detto tu noi siamo molto simili... e quel commento sul mio blog... oh cavoli come spiegarti quanto me l'ha confermato? Mi sento capita anche se questo mi fa pensare che abbiamo entrambe molti dolori nel cuore...
ora io questa emozione questo colpo di testa lo capisco e giuro che al solo leggere le tue parole mi verrebbe voglia di mollare tutto e farmi colpire da estrema follia e seguirti.
Sarà che la gioia che trasmetti è contagiosa... sarà che siamo un po' matte... ma ti capisco e sorrido rileggendo tutto questo vortice di emozioni.

Se ha detto...

Oggi ho visto queste immagini su repubblica.

http://www.repubblica.it/esteri/2010/01/26/foto/homeless_india-2081621/1/


E ti ho pensato fortissimo.

erounabravamamma ha detto...

ue' carissima. bel post. sei brava e intensa. mi ha fatto ridere il commento che hai lasciato a marlene quando le hai scritto "dai dimmi di dove sei che magari ci vediamo"... dai paola nel 2010 dobbiamo farcela! domani sera per caso sei in zona 5 giornate verso l'ora dell'aperitivo? se sì ho un microinvito da farti (rispondimi sul blog mio o sulla mail per piacere)

PaolaFrancy ha detto...

@se: è tutto maledettamente vero. anche molto più forte di così. perchè questa sono foto singole. ma lì si vedono le file intere di famiglie che dormono così. e vivono così.
@beba: cavolo se siamo simili. sol oche tu scrivi molto meglio di me!!!!! vabbè, me ne farò una ragione.
@caia: ho deciso che ne parlerò molto di questa india.
e ho pensato ad un' iniziativa.
quindi preparati a viaggiare con la mente. e con il cuore.
paola