mercoledì 1 settembre 2010

vagabondi

Quando e' morto mio padre, mia madre mi ha detto: "Se non ci fossi tu, incomincerei a vagabondare per il mondo".
I due volti di questa affermazione non mi hanno colto di sorpresa; da una parte mi e' sembrato semplicemente ovvio ( pur non avendo ancora la piu' pallida idea di cosa significasse un figlio per una madre ) che lei stesse con me; non avevo nemmeno 20 anni. Ma allo stesso tempo, se mi avesse detto che sarebbe partita per il Tibet, piuttosto che Brasile o Nuova Zelanda , non avrei provato rancore, ne sono sicura. In fondo e' quello che avrei desiderato anche io al suo posto. In fondo e' quello che anche io ho desiderato in quel momento.
Ed e' quello che dicevo sempre al papa' di Francesco prima di ogni ecografia: "Giurami che se qualcosa dovesse andare male, partiremmo all' istante. Dimmi che prenderemmo l' aereo e scapperemmo ovunque". E lui: "Si'".
Per farmi stare tranquilla, non perche' lo avremmo fatto veramente.
E' anche quello che avrei voluto fare uscita dal tribunale, dopo aver giurato che il mio matrimonio era finito.
Sarei andata a casa a prendere Francesco per poi dirigermi all' aeroporto.
Ecco, noi ci leghiamo alle persone - fin troppo -, ma vorremmo prenderle e portarcele in giro per il mondo. Come se in altri luoghi nessuno potesse ricordarci che altre persone - altri amori - non ci sono piu'.
Come se lontano si annullasse tutto. Come se ogni viaggio ci aiutasse a percorrere una tappa della nostra vita.
Non e' una fuga la nostra. Non andiamo via per scappare.
E' un bisogno fisiologico, o piuttosto questione di genetica. Il nostro dna ha radici aeree, come quelle di certe piante tropicali.
Io come mia madre, Francesco come me. E come lei.
Ieri sera e' tornato dopo quindici giorni in cui e' stato in tre case e mille luoghi diversi. Come se niente fosse. E' arrivato con la stessa naturalezza con cui ha preso l' aereo per la Scozia e con cui, al ritorno, e' sceso e si e' messo nelle braccia di suo padre.
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Ieri sera mi ha chiesto di ripartire.
Sara' un grande viaggiatore. Anzi, lo e' gia'.
Foto: Francesco durante il suo primo volo in aereo.

6 commenti:

pollywantsacracker ha detto...

che super cucciolo!!!
a me piaceva partire, allontanarmi da casa (quando potevo)...da quando mi sono comprata la casa, che è semplice semplice, mica una villa, sento che ho finalmente un punto fermo, e andar via mi inquieta un po'. sarà una fase.

nuvola ha detto...

E' vero, non si può partire per scappare perchè non esiste distanza per le paure o le sofferenze. Arrivano ovunque. Il viaggio è curiosità, coraggio, energia e apertura.E' soprattutto crescita. Occhi che sanno vedere e non solo guardare. Imparando dai compagni di viaggio, mamma e papà o solo con uno dei due. E i bambini che crescono con questo amore non possono che essere speciali. Buon viaggio a te e Francesco!

Ruben ha detto...

Capisco perfettamente il senso delle affermazioni di tua madre e ho giurato a me stesso che se mai dovesse succedere qualcosa a Edo, il giorno dopo prenderei l'aereo per andare il più lontano possibile! Niente se e ma, solo la necessità di andare più lontano da questi luoghi.

Se ha detto...

sono contenta che sia tornato
(tra poco tocca anche a me!).
Per me viaggiare è scoprire me stessa.
Zoe ed io siamo girandole per via dei nonni e degli amici lontani che ci costringono a percorrere in lungo e in largo l'Italia e l'Europa. Abbiamo sempre la valigia pronta!!
Sarà un grande viaggiatore Francesco!

PS: un abbraccio forte, mi si è stretto il cuore leggendo il tuo racconto.

Mamma Cattiva ha detto...

Quando ero piccola ed è durata molto, la sera andavo a dormire e prima di addormentarmi immaginavo di essere in una tenda, ogni sera in un posto diverso, lontana, lontanissima. Erano le mie fughe immaginate che desidero intensamente anche oggi quando una malinconia mi soffoca. Questo post è punto di contatto con quelle fughe...gipsy woman

Lalaura ha detto...

Oh, Paola. Mi hai fatto piangere. E tu sai perché. E anche perché è un po' bello sapere di esser capita.