Racconti al ritorno da una città rosa, un deserto che parla di storia, un crocevia di civiltà perdute, un mare che si chiama rosso e invece è blu
Mi ha fatto capire che mio figlio sarà un grande viaggiatore.
Un viaggio in cui questo piccolo grande uomo che ha stretto le mani e sorriso e giocato con il popolo giordano, affrontando lunghe camminate e panorami infiniti ai confini tra Libano, Palestina, Siria, Egitto, Iraq e Arabia Saudita.
Non è stato un viaggio facile ma gli/ci ha insegnato tanto, tantissimo.
Gerusalemme ci ha tolto il respiro, da lontano, guardandola dal monte degli ulivi. E tra le sue vie, così colme di storia, cultura, vita.
Amman ci ha accolti con la mano sul cuore e ci siamo innamorati della sua gente, di tutta la gente giordana.
Jerash, favolosa città romana, dai colonnati ancora in piedi, a dirci che noi siamo piccoli.
Petra, che tante volte abbiamo visto sui libri, ci ha illuminati di rosa e trascinati fino in cima ad un monastero unico al mondo, scavato nella montagna in tutta la sua grandiosità.
I castelli dei templari, solide roccaforti in cui perdersi immaginando battaglie. E quello di Erode, in cui Salomé ha danzato in cambio della testa di Giovanni Battista.
E Aqaba, Aqaba città di Aladino, coperta di antichi gioielli e manufatti delle pietre del deserto, accesa dal suo mare ricco di pesci colorati e dalla Plumerie in fiore.
E ancora, il deserto. Quello di Lawrence d'Arabia, inaspettatamente rosso, in cui siamo stati con i beduini nelle loro tende e tra i loro fuochi invernali, ad osservare le impronte dei piccoli abitanti della sabbia e un tramonto che mai ci dimenticheremo.
I confini di questo piccolo paese circondato da storia e guerre ci hanno insegnato che esistono angoli di pace. E ci siamo augurati spesso, viaggiando da nord a sud tra i luoghi che abbiamo letto nei libri di storia e nella Bibbia, che rimanga sempre così, in pace e con la mano sul cuore.