giovedì 27 febbraio 2014

Le cose importanti

"Da cosa vuoi vestirti per carnevale, Francesco?" "Da niente"
Ecco, bravo. 
Sai, però, quando io ero piccola il carnevale si aspettava con trepidazione. Tutti gli anni speravo di potermi vestire da principessa come quella mia compagna di classe che arrivava in piazza con abiti lunghi e vaporosi, sempre rosa, pieni di pizzi. 
Invece, quando sbirciavo cosa stava cucendo mia mamma alla macchina da cucire, trovavo sempre le frange di un vestito da indiana d'America o il grembiule a fiori di una contadinella. Questo perché tutto doveva combinarsi perfettamente con la parrucca a trecce nere che si tirava fuori per carnevale. 
E prima di andare in piazza a tirare coriandoli, la foto di rito. Io, sui gradini del giardino di casa con il viso paffuto contornato dalle trecce finte e, in mano, un cestino.

Mia mamma, ogni anno, si lamentava perché certi delinquenti le imbrattavano la pelliccia con la schiuma da barba. E io, nonostante tutto, nonostante il mio vestito fatto in casa senza pizzi e merletti, tornavo a casa felice. 
I coriandoli rimanevano in giro per casa per settimane. E quando mia madre pensava di averli eliminati tutti, ecco che ne spuntava un altro, uscito da non si sa dove.

E' strano, ripensandoci, come le cose importanti cambino da persona a persona, da età a età.
Il vestito da principessa ora ha lasciato il posto ad un lavoro gratificante, alla lettura di un buon libro in tutta tranquillità, ad un po' di benessere economico, alle cose che girano bene quotidianamente tra incastri e corse, all'amore ricambiato. Questi sono i desideri di una donna. Niente più vestito da principessa. Troppo futile, non c'è spazio tra gli altri pensieri, ben più importanti.
E invece io, in questo momento, sono così stanca che mi vorrei sedere sui gradini del giardino di mia madre, tra i vasi dove le begonie trionferanno tutta l'estate, e fare una foto con il viso paffuto, la parrucca e il cestino.
Vorrei che i pensieri futili e stupidi e per niente importanti trionfassero su tutto.


A proposito di carnevale e altre cose belle, leggete qui e qui. (E pensate a cose leggere, dai).

sabato 25 gennaio 2014

Di questi giorni

Sono in piena campagna vendite. E questa non è una novità per me una quindicina d'anni. La novità è invece che Francesco cresce e come tutti quelli che crescono e, grazie a Dio, allargano i loro orizzonti, ha voglia di fare. E fare. E ancora fare. E quindi ora il puzzle degli incastri è decisamente diventato uno di quelli difficili, tipo da 5000 pezzi (piccoli), tipo quelli che ci metti mesi a finirli e ti vanno gli occhi insieme.
In fondo, quando era nella pancia, ho pregato che non fosse pigro perché io non riesco proprio a stare dietro alle persone pigre. Non sono proprio portata. 
Ecco, lui non lo è. E tra calcio, tamburello, nuoto e pianoforte i suoi pomeriggi sono decisamente impegnati (e felici, come dice lui). 
In queste settimane di campagna vendite tutta l'organizzazione è gestita telefonicamente e via whatsapp (gli allenatori di Francesco sono social, sempre grazie a Dio) e io mi barcameno tra un messaggio e un'emoticon nella speranza di non lasciare indietro troppe risposte.

Mia madre, nel frattempo, mi sostituisce nella gestione quotidiana di pranzi, cene, scuola-bus e compiti e, anche se si è completamente dimenticata di far esercitare Francesco al pianoforte, anche se pensava che la poesia che recitava Francesco lunedì sera fosse un vezzo e non da dire il giorno seguente alla maestra, anche se lei e suo nipote organizzano partitoni di scopa d'assi ogni  pomeriggio, beh, non posso lamentarmi. 

I giorni liberi torneranno e così tornerà anche la primavera e con lei i suoi fiori, di cui scriveremo a più o non posso.
Per ora vi regalo un pensiero per assaggiare la fine dell'inverno in modo diverso, un po' guardando il cielo e i rami con il naso all'insù e un po' scoprendo che la natura ha sempre qualche chicca da regalare, anche solo per apparecchiare una tavola (e circondarsi di persone amiche).

venerdì 17 gennaio 2014

Racconti al ritorno da una foresta, un canyon, un deserto e un oceano{Francesco e l'America, la loro prima volta}

Non ho esitato un attimo quando ho pensato di cogliere al volo un'occasione e partire per gli Stati Uniti in tre.
E Francesco, senza nessun problema, si è caricato sulle spalle 12 ore di volo e 9 di fuso orario, 5000 kilometri e 10 hotel diversi in 10 giorni. 
Ha solo spalancato gli occhi vedendo aquile, cervi e leoni marini. Foreste infinite, canyon colorati e deserti di Cactus trionfanti. E noi con lui, senza riserve, abbandonandoci alla natura maestosa e imponente, grandiosa in tutta la sua bellezza. 
Un'esperienza magica, che io non dimenticherò mai. 
California, Nevada, Utah, Arizona, Messico e ancora California. La nostra grande madre, la Natura, ha saputo stupirci ancora. E la ringrazio, la ringrazierò sempre per avermi donato anche questo. Per averlo donato a mio figlio e ai suoi occhi innocenti e curiosi che meritano di continuare a vedere, sognare, scoprire. 
Senza fine.









lunedì 6 gennaio 2014

Stelle {live from the Grand Canyon}

Non riuscivo a dormire, dopo aver visto il Grand Canyon.
Lo avevo sognato tante volte ma, arrivando da giorni passati a visitare canyon e valli monumentali e creste di pietra dipinta, mi sembrava di non aver più spazio negli occhi e di stare per vedere un luogo come tanti altri. 
E invece ho pianto.
Non riuscivo a dormire, quella notte. Allora sono uscita e ho visto una distesa buia, nera, che faceva quasi paura, oltre il muretto basso che mi divideva dallo strapiombo. Peró c'erano le stelle, tante, infinite. E non erano solo in alto, arrivavano a toccare la distesa del canyon. 
Le vedevo davanti a me, senza sollevare la testa. 
Ho sorriso e mi sono commossa, come il pomeriggio prima, quando mi sono trovata il Grand Canyon davanti.

È passata poco piú di mezz'ora da quel momento e, ovviamente, non dormo. 
Ho dentro troppe stelle, come non ne avevo mai viste prima. 



lunedì 30 dicembre 2013

Io ho.

Mai come in questo anno mi sono sentita infinitamente felice di non avere piú vicino alcune persone. A prescindere dal male che possono avermi fatto, sono contenta di aver capito certi passaggi, di avere imparato ad andare oltre le semplici apparenze.
Forse, se qualche anno (o mese fa) fossi stata la Paola che sono ora non avrei risparmiato delle parole seduta in quel bar con di fronte una ragazzina che mi stava mancando di rispetto. E magari non avrei nemmeno risposto a quell'email gentile ed educata in cui qualcuno sputava sentenze su qualcosa di infondato. Ed è ancora piú probabile che non avrei mai e poi mai appagato la curiosità di qualche povero pirla parlando di quello che mi stava succedendo dentro.
Vabbè, ormai è fatta. Ormai io sono io. E questo anno in cui ho preso il coraggio di mantenere le distanze non tanto dalle persone (adesso scelgo chi mi sta vicino) ma dai pensieri, è andato.
Mi luccica un dito ma anche il cuore, ho un bambino che suona il pianoforte, l'oceano nell'anima e nei progetti futuri.