martedì 30 giugno 2009

fiumi, alberi. riflessioni sull' essere madri. e donne.

Dell' esperienza di diventare madri una cosa è certa: l' amore. Indiscusso, estremo, viscerale, radicale. Qualsiasi scelta di madre viene presa prima pensando al bene dei propri figli.
Non so per quale strano motivo - forse la colpa è veramente di Eva - ma noi donne sembriamo in qualche modo destinate a soffrire.
Non tutte le donne sono uguali, così come non lo sono le madri, i figli, le famiglie.
E, appunto perchè non siamo tutte uguali, né da single, né da fidanzate, né da sposate, né da madri, né da nonne, viviamo e soffriamo in maniera diversa. E questo dipende anche dalla propria indole.
Io ho "scelto" di soffrire in modo violento perchè per carattere e predisposizione non sono una maratoneta, ma piuttosto una velocista. Una che preferisce il dolore immediato e forte, piuttosto che quello più lieve ma lungo. Ho "scelto" di andare alla ricerca della serenità e di regalare a mio figlio una madre sicuramente molto fragile ma allo stesso tempo tenace e testarda che per amor proprio e amore di suo figlio ha sconvolto la sua vita.
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L' ho già scritto molte volte, lo so. Ho preferito sfidare il destino piuttosto che stare ad aspettare seduta sulla riva del fiume. Io VOGLIO navigare questo fiume, con le rapide che sto attraversando ( e che non finiscono mai ... ) e i tronchi di traverso che mi sbarrano la strada.
Se fossi stata sulla riva del fiume ad aspettare non avrei certo dovuto superare le rapide, ma non avrei mai saputo se fossi stata in grado di navigarlo.
Sinceramente, ancora adesso non so se sarò in grado di arrivare al delta di questo fiume, ma so una cosa: so com' è questo tipo di sofferenza e solo ora posso capire a fondo come interiorizzarla e poi superarla.
Sono una madre sbagliata? Non lo so. Per come la vedo io, credo che nessuna madre debba essere giudicata perchè sono certa che per qualsiasi madre l' amore per i propri figli venga prima di tutto.
Allo stesso tempo, però, sono convinta che per dare amore e serenità ad un figlio, come ad un uomo, ad un' amica, bisogna aver capito se si vuole stare sulla riva o navigare il fiume.
L' importante, secondo me, è aver compreso questo e averlo messo in pratica. Una volta fatto questo, nonostante le rapide o la noia della sponda, si riesce a regalare serenità a chi ci sta intorno. Si riesce perchè si è trovato l' equilibrio sulla zattera o sul pontile in riva al fiume.
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Sono una madre che sogna e che spera che suo figlio diventi un sognatore. Per questo sul nostro comodino c' è sempre "Il piccolo principe".
Sono una madre che vorrebbe avere lo spazio e il tempo di spostare la sedia per vedere il tramonto mille volte in un giorno. Ma con accanto mio figlio e le persone che amo.
Sono una madre che guarda suo figlio salire sullo scivolo ai giardinetti e nello stesso tempo immagina di fare l' amore sotto un albero del parco. Che sia un faggio, una quercia o un albero da frutto, non importa. Io sono così.

venerdì 26 giugno 2009

ritorni

Francesco è tornato dal mare e starà ancora qualche giorno dal suo papà.
Ieri, però, non ho lavorato e ne ho approfittato per starmene un po' con lui, mentre il suo papà era al lavoro.
Siamo andati a vedere gli aerei dalle immense vetrate di Malpensa.
Io mi aspettavo che rimanesse incantato a guardarli sparire nel cielo. Invece Francesco è rimasto colpito dal "traffico di terra": muletti, trenini porta bagagli, pullmini per passeggeri. In effetti c' era un casino pazzesco.
Si è messo a raccontare ad una povera giovane coppia in partenza per la Norvegia ( e che limonava ogni due per tre, allora anche Francesco mi baciava in bocca ... ) che era venuto in aeroporto a prendere Giovannino che tornava da una vacanza ( il suo amico immaginario ) e che l' aereo con cui arrivava era talmente basso e piccolo che non c' era bisogno della scaletta.
Poi - si vede che ieri era in fissa con i gradini - si stava buttando giù dalla scala mobile che voleva prendere a tutti i costi e, quando l' ho trascinato verso l' ascensore ( più che altro perchè la scala mobile saliva, non scendeva ), mi ha odiato perchè è stato interrogato tutto il tempo da un ragazzo inglese che probabilmente non ha capito che in Italia si parla solo l' italiano. Anche con quelli che scrivono sul curriculum "Ottimo Inglese scritto e parlato". Figurati con un bambino di tre anni.
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Sono state ore di ritorni. Non ce la facevo più ad aspettare.
Anche Marta è tornata. Non ci sono perchè e per come; mi basta sapere che posso contare ancora su di lei. E che adesso potremo dirci di nuovo tutto, ma proprio tutto.
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Ore di ritorni ma anche di partenze.
La partenza di un ragazzo rimasto bambino che ricordo quando ero piccola e Fabio, il fratello più grande della mia amica Sara, rispose a noi bambine che volevamo sapere com' era il nuovo video di Michael Jackson: " Solito. Si tocca sempre le palle ". E noi: "Ahhhhh". E poi guardandoci l' un l' altra: " Ma cosa sono le palle? " ( ?!? ).
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La partenza della ragazza che compariva sulla lacca che usava mia mamma negli anni '80; quella che le prendevo dall' armadietto prima di sedermi sullo sgabello a guardarla cotonarsi i capelli.
Mentre fuori tutte le donne del mondo spegnevano candeline esprimendo il desiderio di avere quella chioma e sperando che un certo Charlie le chiamasse per farle diventare uno dei suoi angeli.

Man in the mirror, la mia canzone preferita di Michael Jackson

mercoledì 24 giugno 2009

non voglio morire impiccata con le frange del mocio

In questi giorni ho occupato la casa di mia madre, che mi ha sostituita nella vacanza a Iseo.
E ieri sera ho approfittato della vicinanza per andare a bere qualcosa con la Giò, anche lei separata da poco.
Quando ci vediamo non passiamo di certo la serata a deprimerci, anzi. Ma, ovviamente, tra un racconto e l' altro, una birra, una risata condividiamo anche il pensiero di quelle serate in cui tuo figlio è a dormire dal papà mentre tu sei sola a casa e mediti di impiccarti con le frange del mocio.
Ecco, no. Io è la Giò abbiamo deciso che se proprio proprio dovesse essere al massimo lo facciamo con il filo di perle.
Poi io questa notte ci ho pensato ( non ho un caxxo da fare anche io, lo so ). Altro che filo di perle. Io voglio morire da principessa. Quindi mi sa che prenoterò un sicario e mi farò travolgere quando lo deciderò IO dalla sua macchina sotto il tunnel dell' Alma.
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Tanto perchè mi sento così principessa, questa mattina alle 5 ero sveglia con gli occhi a palla e ho pensato bene di farmi una bella stirata. Solo che quando mi sono ustionata il dito mignolo perchè io proprio non sono capace di stirare senza bruciarmi ( per fortuna stiro una volta l' anno, cioè quando mia madre è a Iseo ), ho creduto che il mio destino fosse quello di impiccarmi con il cordone del ferro da stiro.
Mi sono quindi buttata sul giardinaggio, che a casa di mia mamma consiste nel ramazzare con una scopa che penso sia del 1820 le foglie dei gerani della Mariangela ( che credo abbiamo deciso di suicidarsi loro questa notte, vista la strage che c' era sulle beole ).
Dopo 5 minuti - 5, dico - sento l' arrivo della mia allergia. No, non quella ai pollini, come tutti i comuni mortali. Io ho un' allergia da principessa. Eh. L' allergia al freddo. Sì, siore e siori. Io sono allergica al freddo. Mi vengono dei fantastici tonfi sulla pelle, tossisco, a volte starnutisco, a volte non respiro bene. Come qualsiasi altra allergia. Solo che io d' inverno, mentre aspetto il treno al mattino, sembra che abbia la varicella. Menomale che il naso che cola ce l' hanno tutti in quel periodo.
Insomma, stamattina, seduta sui gradini di pietra tossendo piena di tonfi, ho improvvisamente avuto ben delineato davanti a me il mio destino: come mi dice sempre qualcuno, io morirò come l' eroina di un romanzo dell' '800: di tisi, tossendo sangue tra le braccia di un bel principe che ha appena sbaragliato a colpi di moschetto il suo rivale in amore.
Ecco. Altro che tunnel dell' Alma, frange del mocio, cordone del ferro da stiro. Così fa molto più figa, dai.

giovedì 18 giugno 2009

tramonti di prati e albe di città

Oggi ricomincio a lavorare dopo un paio di settimane di pausa.
Il primo ostacolo da superare è stato vestirmi, perchè quando sono in quel giardino io mi metto bella biotta ( cioè in costume, non pensate male. E' solo che mia zia Micheline non riesce proprio ad accettare la cosa e scuotendo la testa dice: "sei come tua madre" ... ).
Francesco è andato al mare con la nonna e ci starà due settimane. Tornare nel traffico milanese e pensarlo mentre nuota con i suoi braccioli mi riempie il cuore di felicità e tristezza insieme.
Poi mettere piede in showroom con le spalle ancora calde dal sole e scure di lentiggini, l' aria condizionata, il telefono che suona, gli appuntamenti da fissare, volti vecchi e nuovi da affrontare.
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Da questa vacanza ho imparato una cosa: che "Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. Soltanto l'intelligenza che sa essere leggera, può sperare di risalire."
L' intelligenza leggera, sottile, spensierata che ti porta su una collina fischiettando una canzone, a mangiare pane e salame e bere birra su un prato. Mentre il sole va giù e tu risali, ti rivesti, ti metti nella macchina calda e da brava milanese stai attaccato al culo di quello davanti e suoni il clacson, ti siedi alla scrivania e ti specchi nel monitor del computer.
Questa è la tua alba - il tramonto è andato, ma non dimenticato.
In un attimo sei consapevole che la leggerezza ti ha fatto vedere ogni cosa e goderne.
E sai che anche tuo figlio ha potuto farlo.


NORAH JONES - SUNRISE

lunedì 15 giugno 2009

appassionata


Mi è stata passata da Trilly una bella patata bollente ( mi viene in mente un mio ex-collega che diceva sempre:" tieniti il bollente e dammi la patata", ma questa è tutta un' altra storia, va' ), un compito apparentemente semplice ma non per una come me che il dono della sintesi proprio non ce l' ha: devo scrivere 7 - solo 7 - cose che parlano di me.
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Ecco qua:

1) Sono appassionata. E' una cosa che mi è stata detta e sono convinta che sia l' aggettivo che mi descriva meglio. No, non in senso romantico, ma nel senso che mi faccio prendere e trasportare da qualsiasi emozione, anche minuscola. Mi appassiono subito. E a volte mi "spassiono" altrettanto in fretta;

2) Amo i FIORI, la campagna, i campi, le colline, gli alberi - da frutto in particolare, le more dei gelsi, le cascine ( così ho detto 8 cose in una, tiè );

3) Colleziono braccialetti vintage, ma ormai non ho più una lira e vivo di rendita;

4) Mi vesto sempre con le stesse cose, nel senso che metto gli stessi abiti per andare al lavoro, uscire la sera, passeggiare in campagna. Vario gli accessori ma non sempre, porto i tacchi anche nel fango;

5) Adoro i film di Audrey Hepburn e la considero l' unica vera icona dello stile che sia mai esistita;.

6) Ho un sogno nel cassetto: il giro del mondo con lo zaino in spalla. Io non ho avuto il coraggio di compiere quest' impresa, ma in Africa ho incontrato un ragazzo di Parigi che a 8 anni aveva promesso a se stesso che quando sarebbe arrivato all' età di 25 anni l' avrebbe fatto. Da quel giorno ho sempre immaginato di vedere mio figlio partire per quest' avventura per riabbracciarlo al suo ritorno più ricco e maturo ( faccio la figa ma ho già l' ansia adesso );.

7) Ho una vera e propria passione per il "corredo di casa", ovvero tovaglie, lenzuola, asciugamani ma anche piatti, bicchieri, vasi, ciotole, zuppiere, servizi da the. Meglio se vintage, come sempre ( vedi foto in alto a sinistra di alcuni tovaglioli vintage - appunto - che ho scovato nel cassetto di un vecchio armadio ).
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Purtroppo i punti sono solo 7 e non ho potuto scrivere che sono una madre "liberale", moderna, che però sogna ancora di tenere suo figlio di tre anni attaccato al seno, una figlia ribelle, una compagna rompiballe, una votante comunista. E una donna molto appassionata.

Voglio conoscervi meglio: Beba , Cinzia , Mamma in 3d e Paola ... mi dite 7 cose di voi?

martedì 9 giugno 2009

giorni di lago, di pic-nic, di amicizia


Che strano è sentirsi isolati, pensare solo a quale punto del giardino scegliere per giocare con la "uppa" ( ruspa ), quale albero eleggere come ombrellone per il nostro pic-nic tra le vigne della Franciacorta , quale panificio visitare ogni mattina per comprare il pane da dare ai cigni e alle papere, quale lumaca salvare dal veleno messo nell' orto dalla zia.
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Ecco. Tutto qua. Giorni così. Niente punto e croce. E niente posizione yoga dell' albero. Gli alberi in questi giorni li guardo da sotto, sdraiata sotto i loro rami.
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Sono giorni di prati, camicie di lino, pantaloncini, thermos e tovaglie bianche di cotone. Di barche a vela sul lago, giardinetti con l' altalena che quasi ti fa tuffare dentro, di vicoli, ciotoli e piazzette. Di lumache da trovare, farfalle da inseguire, erba da pestare a piedi nudi.

Insomma, ho avuto pochissimi fugaci momenti in cui ho controllato le vostre novità, senza la possibilità di commentare molto. Sì, certo che mi sono sentita in colpa, ci mancherebbe altro. Anche perchè mentre ero immersa nella mia realtà agreste ho ricevuto un premio amicizia da un'ormaiamica, Beba . E un invito a partecipare al gift-away di Snezana.

Che dire ... a parte che voglio vincere IO il gift-away e che le mie BLOGAMICHE sono ormai indispensabili nella mia vita, non posso fare altro che invitarvi tutte a trascorrere qualche giornata tra lago e colline.
Sì, ma tranquille ... qui in zona si beve, eh? Ci sono le bollicine ...
Da avvinazzate poi le lumachine si trovano di brutto ... ( Son soddisfazioni, eh? )

martedì 2 giugno 2009

due amici, una pancia, tanti fiori


Per scappare dalle grinfie della brutta frustrata della mia nuova vicina ( che, tra l' altro, mi ha quasi supplicata di poter mettere le sue piante sotto la mia finestra - io le ho detto di sì, non tanto per gusto estetico, ma perchè almeno mi copre se ho un affare con qualche cliente ... ), sono scappata al lago. Ma con tappa a metà strada, perchè uno degli ultimi reduci della "compagnia del negroni sbagliato" e la sua dolce compagna aspettano una bambina..
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Ci sono arrivati anche loro. Loro che forse avrebbero dovuto essere i primi, perchè che hanno voglia di costruire una famiglia ce l' hanno scritto in fronte. .
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Mi sono ritrovata persino a "rassicurarti", Michela, sulle sue stranormali paure di quasi mamma, io che di consigli proprio non ne posso dare, visto che sono diventata mamma quasi inconsapevolmente, e che sono arrivata al giorno del parto senza aver partecipato a corsi o aver letto libri, e l' unica mia conoscenza del parto era rappresentata da "Reparto Matenità", in onda su Sky, che mi faceva rinunciare per la preoccupazione anche alle due ore di sonno notturno che l' acidità di stomaco mi concedeva ( a sentire gli altri Francesco sarebbe dovuto nascere con un caschetto tipo "Beatles" ... invece era pelato ... ).

Marta è podalica, e forse le viene voglia di girarsi.
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Ma questo non è importante. Importante è il fatto che stia arrivando, che la sua mamma la porti a passeggiare in un mercato pieno di fiori, piante, lanterne, che il suo papà si prepari al suo arrivo giocando con Saetta telecomandata con mio figlio ( dai, dai, Andre, ti dò un anno di tempo e poi so già che ti stripperai son l' ascensore della casa di Barbie ), che le tante foto sul mobile della sala lascino il posto anche a quelle con la pancia, che dei nipoti meravigliosi abbiano preparato e battuto la strada per la piccola Marta, che la culla di quando Michela era piccola è pronta ai piedi del letto.
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Dai, che tutto è perfetto: il momento, la vostra casa, la pancia, tutto. Come vi ho scritto, l' unico consiglio che mi sento di darvi è di sostenervi a vicenda e pensare che entrambi siete indispensabili per la riuscita di questo progetto. Che è il più importante della vostra vita e la segnerà per SEMPRE.